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Il nuovo ciclismo
#1
La fusione tra Jumbo e Soudal certifica la fine del ciclismo che conoscevamo.

Fine pure preventivabile, perché il processo non è iniziato oggi.

Il ciclismo di Armstrong, seppur diretto dall'alto, era comunque un ciclismo che aveva nelle competizioni sportive il proprio core business.

Il nuovo ciclismo, invece, ha il fine ultimo di produrre materiale per i documentari di Netflix e Prime. Guarda caso ambedue partner della Jumbo-Visma. E i potenziali fruitori di quel prodotto a cui guardano i colossi di cui sopra non siamo noi. O sicuramente non sono io.

Scordatevi le crono lunghe, i tapponi e tutto ciò che da anni invochiamo.

Questo ciclismo deve produrre momenti.

La Vuelta o il Giro vi hanno fatto cagare e sarà così a lungo, temo.

Ciò che è conta è che produca episodi come il sorpasso di Roglic su Thomas all'ultima tappa o Kuss che viene attaccato dallo stesso Roglic sull'Angliru.

Siamo come il wrestling, in cui la lotta non è altro che uno dei mezzi tramite il quale viene raccontata una storia.
 
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#2
Tra un paio d'anni, se reggo, ti darò ragione.

Di certo a favore della tua ricostruzione depongono le cose irreali a cui abbiamo assistito negli ultimissimi anni.
 
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#3
Però se continuiamo così, almeno nelle corse a tappe, sono sicuro che si perderà un sacco di interesse e di spettatori.
Chi ha il coraggio di guardare corse come gli ultimi Giro e Vuelta per due/tre anni ancora?
 
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#4
Ci interessano gli spettatori del documentario, mica quelli delle corse a tappe in sé.
 
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#5
Ma hanno fatto successo questi documentari? Io li ho guardati per curiosità, ma non so se vedrei una seconda stagione della serie Netflix sul Tour per esempio, l'ho trovata molto brutta e banale. Se segui il ciclismo la serie a mio avviso non è un granché.
E poi, sempre secondo, me i non appassionati non calcolano nemmeno di striscio questi documentari, per questo però mi baso sulla mia "cerchia" di conoscenze e amici.
 
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#6
È tutto più pilotato che nel passato per fare audience e a tal proposito hanno scritto il copione di quelli che secondo i più sono stati due dei peggiori GT di sempre?
 
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#7
si certo tutto pilotato.......sono tutti amici e ordini d'arrivo li decide la camorra,ormai se ne leggono di assurdità
 
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#8
Impara l'italiano Jan, che sarebbe ora.

Siete talmente somari che effettivamente una corsa sono appena riusciti a pilotarla e non ve ne siete nemmeno accorti.

Ma c'è poco da pilotare quando sei talmente superiore alla concorrenza.

@Verza: scritto sopra, mi dispiace tu non abbia capito. Della bellezza intrinseca del ciclismo non frega una mazza a nessuno. Al giorno d'oggi devi vendere la serie TV di poche ore e i reel sui social. Che la tappa dell'Angliru fosse ridicola è ininfluente, dal momento che si può abbondantemente ricamare sull'attacco di Roglic.
 
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#9
Un po' di roba for dummies.

Il ciclismo non è uno sport che produce introiti diretti.

I diritti tv valgono pochissimo, non c'è la compravendita dei cartellini degli atleti e gli spettatori non pagano alcun biglietto....ah, e non si vendono nemmeno le magliette.

Il ciclismo si è retto per decenni, diciamo almeno dagli anni '50, quando viene concesso agli sponsor extra ciclistici di investire sulle due ruote, agli anni '00, su un sistema legato, per l'appunto, alle sponsorizzazioni, dunque a introiti indiretti.

Però il giocattolo è chiaramente rotto. Per millemila motivi. Il ciclismo costa sempre di più, dunque possono investire solo soggetti che in grossissima parte non hanno bisogno del ciclismo per farsi pubblicità. Il ciclismo è sempre meno popolare, schiacciato tra un'offerta televisiva sempre più ampia e le nuove tecnologie che permettono di fruire di tantissimi altri prodotti. Tutto molto più semplice ai tempi della televisione a sei canali, quando i telefonini avevano i tasti e al massimo potevi usarli per fare foto e video. E parliamo di venti anni fa, non cinquanta. E poi oggi hai molti nuovi modi per farti pubblicità. Una storia di una influencer sta online 24 ore, una gara di ciclismo devi beccarla in diretta.

Di fatto oggi nel ciclismo investono solo sponsor di paesi in cui le due ruote sono ancora un minimo rilevanti (Francia e Belgio) e stati che devono fare il cosiddetto sportwashing (UAE, Bahrain).

Per la stessa Ineos il ciclismo non è il core business, come lo era per Sky, ma solamente uno degli elementi di un vasto portafoglio sportivo.

Un soggetto come Red Bull investe anche nel ciclismo. Solo che non lo fa in maniera tradizionale, perché quella maniera non è più redditizia. Red Bull investe sul singolo atleta, che oggi è anche influencer, e si produce per conto suo dei contenuti via Red Bull TV.

In questo contesto desolato e desolante ecco che si inseriscono dei soggetti che per fare anche solamente uno 0.5% di fatturato in più sono disposti a tutto.

Del resto è notizia degli ultimi giorni che Amazon è finita sotto inchiesta da parte dell'Antitrust statunitense.

Mi pare chiaro ed evidente che Amazon non ha bisogno del ciclismo per farsi pubblicità ( Asd )

Amazon vuole solamente confezionare il suo drive to survive, così come fa Netflix che vuole fare un altro drive to survive.

Il valore dei diritti TV della Formula 1 è cresciuto di 16 volte dopo Drive to survive.

Per soggetti economicamente molto deboli in relazione alla posizione che occupano, questa è un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Non vorrei dire, ma l'UCI, come troppe volte ha ripetuto, parlando evidentemente con il muro, l'amico Winter, non fattura neanche 50 milioni. La UEFA fattura 4,7 miliardi di euro. La NBA fattura 10 miliardi di dollari. Solamente nel mio COMUNE ci sono tre aziende con un fatturato superiore a quello dell'UCI. Una di queste per qualche anno ha investito nel ciclismo e, ad oggi, ha un fatturato che è 12 volte quello dell'UCI. Rendetevi conto di quanto sono piccoli i soggetti che dovrebbero gestire questo """"""sport""""".

Amazon (514 miliardi di fatturato) e Netflix (30 miliardi di fatturato) decidono di entrare nel ciclismo e, ovviamente, lo fanno alle loro condizioni, ovvero confezionando un tipo di prodotto diverso da quello standard, che per loro paga dividendi. Del resto il ciclismo in sé e per sé fu un salasso già per Mediaset negli anni '90 (infatti nessuno, da allora, prova a sfilare i diritti TV del Giro alla Rai). Perché Amazon dovrebbe mettersi a produrre l'intero Tour de France senza aver un minimo di ritorno? Non ha senso, molto meglio il documentario.

Mi pare chiaro che la linea, dunque, la dettano loro e gli enti che comandavano, illo tempore, questo sport, si adattano, nella speranza di ricevere le "briciole" dai colossi. La Formula 1 stessa, pur con un fatturato astronomico rispetto al ciclismo, è 15 volte più piccola di Netflix.

L'asino di turno pensa che stiamo qua a parlare di complotti, come se non venisse già fatto tutto alla luce del sole. Peraltro siamo ancora qua a dare dei complottisti a chi solleva dei dubbi riguardanti le prestazioni degli atleti nello sport che giusto vent'anni fa ci aveva regalato Armstrong.

Il Modus operandi è sempre lo stesso, dai tempi del texano. I soggetti più grossi dell'UCI fanno quello che vogliono, mentre i più piccoli devono tenere la testa bassa. Quindi ecco il ciclismo del duopolio Jumbo-UAE.

Ma questo non è manco il punto focale. Dire "Eh, ma tutti questi complotti per il Giro e la Vuelta più brutti di sempre" significa non aver capito nulla. Anche i panini del McDonald fanno cagare, ma McDonald fattura comunque 23 miliardi di dollari. Perché il prodotto di McDonald è un prodotto di massa, che si vende a tutti con una buona campagna di marketing. Se domani McDonald sostituisse gli happy meal con le aragoste, proporrebbe un prodotto di qualità un miliardo di volte superiore, ma fallirebbe nel giro di poche ore.

La competizione ciclistica in sé, ad oggi, non si vende più. Si fa fatica a vendere il calcio, figurarsi uno sport pieno di tempi morti dove non accade nulla per giorni interi. Il documentario pop corn di un'ora su Netflix o Amazon Prime, invece, si vende che è una meraviglia, perché è ricco di pathos e drama, ingredienti che possono catturare tantissimi occasionali.

Una lite dietro le quinte tra Roglic e Vingegaard può potenzialmente catturare molti più spettatori rispetto a un assolo di 50 chilometri di Evenepoel. A maggior ragione in un'epoca, quella attuale, in cui puoi fare costante promozione via social.

Per cui si sta già andando da mo verso un ciclismo dove è il documentario a trainare la competizione sportiva e non il contrario. E tutti quegli aspetti che a noi piacciono sono già spariti. Amazon ha bisogno di quei due chilometri in cui Roglic attacca Kuss, non della Merano-Aprica del Giro d'Italia 1994.

Mucho texto, mi rendo conto. Mi sento Primo della Cignala quando scrive su Ciclostalla.
 
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#10
Dovresti ritenerti fortunato a sentirti me.
Poteva andarti peggio. Potevi sentirti nemcoso ad esempio.
Lì si che erano cazzi tuoi.
 
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#11
Mazza sti walls of text
 
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#12
Comunque, vorrei intervenire ma, per citare il mito del mitico, NON ME NE FOTTE NULLA.
La ricostruzione è interessante. Se pensate che Luca stia esagerando potete leggerla mutando leggermente prospettiva.

Quello che Luca vuol dirvi è che non si torna più indietro. Il processo è irreversibile. Non hai più il pubblico e il primitivo sistema di funzionamento "mi piace/lascio, non mi piace/cambio canale".
Non hai più il pubblico a cui questo sport può piacere, perché c'è stata una naturale staffetta generazionale e una rivoluzione tecnologica.
I grandi cambiamenti tecnici e la scandalosa distribuzione delle risorse che ci hanno condotto alle ultime, vomitevoli rappresentazioni, non possono più essere oggetto di riforma.
Non c'è la forza e il terreno per riformare alcunché, si può semplicemente assecondare il cambiamento trovando nuovi sistemi per vendere il prodotto.
Luca questo lo spiega benissimo.

Non è che la Vuelta è pilotata per fare apposta un prodotto di merda perché il prodotto di merda si vende meglio.
La Vuelta è la conseguenza della creazione di una posizione dominante, non certo la prima che si vede nel ciclismo.
E gli ultimi Giri sono la conseguenza di uno sfacelo tecnico (ma anche gestionale).

Sono fattori paralleli e Luca dice che nessuno sarà più interessato a cambiarli perché è tanta la debolezza del soggetto economico che la rassegnazione, l'incapacità, vanno a braccetto con l'appecoramento di fronte a chi viene e ti dice: "Fanno effettivamente schifo, ma a sto branco di rincoglioniti sono capace di venderli lo stesso".

Quelli del ritorno a passato possono chiudere baracca.
 
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#13
immagino il successone di Giro e Vuelta su Netflix grazie a un maxisorpasso virtuale in una cronoscalata o all'attacco di Roglic alla Vuelta, a fronte di due ciclisti che si sono dati legnate da tutte le parti al Tour per due anni pur con una terza settimana sempre anticlimatica o di diversi altri GT del passato (Giro 2010, Tour 2010 e 2011, Giro 2016 per dirne qualcuno a caso)
 
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#14
I Giri ridicoli di Moser e Saronni erano molto più seguiti del Giro 2016.
 
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#15
(29-09-2023, 10:46 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Impara l'italiano Jan, che sarebbe ora.

Siete talmente somari che effettivamente una corsa sono appena riusciti a pilotarla e non ve ne siete nemmeno accorti.

Ma c'è poco da pilotare quando sei talmente superiore alla concorrenza.

@Verza: scritto sopra, mi dispiace tu non abbia capito. Della bellezza intrinseca del ciclismo non frega una mazza a nessuno. Al giorno d'oggi devi vendere la serie TV di poche ore e i reel sui social. Che la tappa dell'Angliru fosse ridicola è ininfluente, dal momento che si può abbondantemente ricamare sull'attacco di Roglic.
Se per pilotato parli della vittoria di Kuss non ci sarebbe niente di pilotato,visto che da che mondo e mondo la maglia in squadra non si attacca,soprattutto se ha le potenzialità per portarla al traguardo finale.
Ormai sei 1 anno che continui a gettare cacca sul ciclismo,se non ti piace non capisco perchè lo commenti a fare.....vai sulle corse di cavalli che magari ti dieverti di più
 
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[+] A 1 utente piace il post di jan80
#16
I Bahrein invece......
 
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#17
(30-09-2023, 02:17 PM)jan80 Ha scritto:
(29-09-2023, 10:46 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Impara l'italiano Jan, che sarebbe ora.

Siete talmente somari che effettivamente una corsa sono appena riusciti a pilotarla e non ve ne siete nemmeno accorti.

Ma c'è poco da pilotare quando sei talmente superiore alla concorrenza.

@Verza: scritto sopra, mi dispiace tu non abbia capito. Della bellezza intrinseca del ciclismo non frega una mazza a nessuno. Al giorno d'oggi devi vendere la serie TV di poche ore e i reel sui social. Che la tappa dell'Angliru fosse ridicola è ininfluente, dal momento che si può abbondantemente ricamare sull'attacco di Roglic.
Se per pilotato parli della vittoria di Kuss non ci sarebbe niente di pilotato,visto che da che mondo e mondo la maglia in squadra non si attacca,soprattutto se ha le potenzialità per portarla al traguardo finale.
Ormai sei 1 anno che continui a gettare cacca sul ciclismo,se non ti piace non capisco perchè lo commenti a fare.....vai sulle corse di cavalli che magari ti dieverti di più

Palio > Strade Bianche
 
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#18
(30-09-2023, 02:17 PM)jan80 Ha scritto:
(29-09-2023, 10:46 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Impara l'italiano Jan, che sarebbe ora.

Siete talmente somari che effettivamente una corsa sono appena riusciti a pilotarla e non ve ne siete nemmeno accorti.

Ma c'è poco da pilotare quando sei talmente superiore alla concorrenza.

@Verza: scritto sopra, mi dispiace tu non abbia capito. Della bellezza intrinseca del ciclismo non frega una mazza a nessuno. Al giorno d'oggi devi vendere la serie TV di poche ore e i reel sui social. Che la tappa dell'Angliru fosse ridicola è ininfluente, dal momento che si può abbondantemente ricamare sull'attacco di Roglic.
Se per pilotato parli della vittoria di Kuss non ci sarebbe niente di pilotato,visto che da che mondo e mondo la maglia in squadra non si attacca,soprattutto se ha le potenzialità per portarla al traguardo finale.
Ormai sei 1 anno che continui a gettare cacca sul ciclismo,se non ti piace non capisco perchè lo commenti a fare.....vai sulle corse di cavalli che magari ti dieverti di più

Non stavo manco parlando di ciclismo pedalato, ma mi rendo conto che sia troppo complesso per te.

Comunque sono libero di parlare del cazzo che mi pare senza dover rendere conto a nessuno, men che meno a te, una persona di cui non so nulla se non che l'acume gli fa difetto.
 
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#19
Io capisco il discorso di Luciano, ma secondo me non essendo il ciclismo la formula 1 o altri sport, con questo sistema perderà i vecchi appassionati senza guadagnarne nessuno o pochi tra quelli nuovi. Comunque sono d'accordo che stiamo andando verso una brutta evoluzione dello sport in questione.
 
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#20
I vecchi appassionati hanno un'età media di 67 anni.

Li perderesti comunque.
 
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