26-01-2024, 11:20 AM
Vent'anni fa Damiano Cunego si rendeva protagonista di una delle stagioni più straordinarie del nuovo millennio.
14 vittorie tra cui Giro, con quattro tappe, e Lombardia.
Un corridore straordinario, l'ultimo capace di interessare veramente il grande pubblico e, probabilmente, la prima vera vittima degli idioti che tirano i fili.
Un corridore finito nel tritacarne del dilemma "grandi giri o classiche", che non aveva senso di esistere, snaturato fisicamente e trasformato in un boiler perché "doveva andare forte a cronometro".
Prima si gasavano per una maleodorante maglia bianca ottenuta al Tour de France senza nemmeno entrare nei 10 (lui, che due anni prima aveva vinto il Giro).....poi lo hanno demolito per qualsiasi cosa.
Il suo palmares se lo è costruito, ma la sua carriera poteva essere ben altro. L'osservatorio era evidentemente troppo miope per capire che Gonchar non era Indurain e vincere un Giro a 22 anni non significa diventare un futuro dominatore. Allo stesso tempo, erano anche troppo scemi e arroganti per capire che Cunego andava bene così (Cristo, 14 vittorie Giro e Lombardia a 22 anni, ma che vuoi trasformare). Non c'era nulla da toccare.
Il suo rapido declino ha fatto felici quel branco di appiccicosi pseudo comunisti che tifano, di default, contro il talento. E ha segnato la fine della popolarità del ciclismo in Italia.
Con Cunego hanno perso gli zambottini di Ferrara, ma, purtroppo, abbiamo perso tutti.
14 vittorie tra cui Giro, con quattro tappe, e Lombardia.
Un corridore straordinario, l'ultimo capace di interessare veramente il grande pubblico e, probabilmente, la prima vera vittima degli idioti che tirano i fili.
Un corridore finito nel tritacarne del dilemma "grandi giri o classiche", che non aveva senso di esistere, snaturato fisicamente e trasformato in un boiler perché "doveva andare forte a cronometro".
Prima si gasavano per una maleodorante maglia bianca ottenuta al Tour de France senza nemmeno entrare nei 10 (lui, che due anni prima aveva vinto il Giro).....poi lo hanno demolito per qualsiasi cosa.
Il suo palmares se lo è costruito, ma la sua carriera poteva essere ben altro. L'osservatorio era evidentemente troppo miope per capire che Gonchar non era Indurain e vincere un Giro a 22 anni non significa diventare un futuro dominatore. Allo stesso tempo, erano anche troppo scemi e arroganti per capire che Cunego andava bene così (Cristo, 14 vittorie Giro e Lombardia a 22 anni, ma che vuoi trasformare). Non c'era nulla da toccare.
Il suo rapido declino ha fatto felici quel branco di appiccicosi pseudo comunisti che tifano, di default, contro il talento. E ha segnato la fine della popolarità del ciclismo in Italia.
Con Cunego hanno perso gli zambottini di Ferrara, ma, purtroppo, abbiamo perso tutti.