04-12-2010, 05:19 PM
Michele Ferrari: l'Uci e l'antidoping integralista e giacobino
Lo cercano, lo invocano, lo vedono anche dove non c'è, lui è l'anima oscura di un movimento che procede a fari spenti. Pensieri e Parole di Michele Ferrari presi dal suo sito 53x12.com. Parole pesanti e pensanti , dal suo punto di vista. Parole che lasciato attoniti e che meritano una riflessione, magari anche qualche risposta e presa di posizione. A più livelli e in più stanze.
Vero o Falso?
Il P.M. Benedetto Roberti in una recente intervista afferma che "i corridori che non si dopano perdono circa il 40% in prestazione atletica rispetto agli atleti che si aiutano con farmaci o pratiche proibite". Analizzando le performance dei primi 15 arrivati della cronoscalata Plan de Corones del Giro 2010 (classifica che comprende praticamente tutti i migliori aspiranti alla vittoria finale), la differenza in performance tra il vincitore Garzelli (18.8 Km/h) e il 15° arrivato Szmyd (17.8 km/h) è di circa il 5%. Ora 3 sono le spiegazioni possibili:
- tutti i primi 15 erano dopati
- nessuno tra questi era dopato
- il doping non migliora le performance del 40%.
Doping Libero?
Recentemente ha suscitato clamore l'affermazione del Procuratore antidoping Ettore Torri: "i ciclisti sono tutti dopati... Se il doping non facesse male alla salute andrebbe liberalizzato, almeno tra i professionisti".
Già nel 2004 il P.M. Giovanni Spinosa (che rappresentava l'accusa nel mio processo!) affermava in una bella intervista che per lui "ciclisti, calciatori, tennisti, non sono più sportivi, ma gente di spettacolo e come tali vanno considerati: basta con l'ipocrisia, il vero scandalo è chi fa finta di scandalizzarsi, è arrivato il momento di distinguere tra professionismo e il resto dello sport".
Il prestigioso ricercatore David Owen, in un' intervista al Financial Times, va oltre: "Uno sport senza medicine è più dannoso del doping. Lo sport fa male".
Personalmente penso che l' utilizzo dei farmaci, anche nello sport professionistico, debba essere contrastato, ma l'approccio al problema dovrebbe essere diverso.
Non un proibizionismo integralista e giacobino, servito con un protagonismo spettacolare dall'antidoping, ma un intervento che abbia il realistico obiettivo di mettere tutti sullo stesso piano, al tempo stesso tutelando la salute degli atleti.
Seguire le Regole
Pochi giorni fa la notizia che Alejandro Valverde ha perso il ricorso presentato al Tribunale Federale Svizzero contro la sospensione a livello mondiale decretata dal TAS. Fin qui nulla di strano.
Il Tribunale sottolinea però che "delibera sulla base dei fatti stabiliti dal TAS" e non può dunque "rettificare o completare d'ufficio le constatazioni degli arbitri, anche se i fatti sono stati accertati in modo manifestamente INESATTO o IN VIOLAZIONE DEL DIRITTO". Cioè sostanzialmente la "giustizia sportiva" può muoversi e agire come vuole, anche violando le regole della giustizia ordinaria.
Martin Hardie, esperto in antidoping e professore in legge alla Deakin University in Australia, riguardo alla politica antidoping dell'UCI dichiara: "The current system is not sufficiently transparent and the key
roles are not sufficiently indipendent. The UCI acts as ADMINISTRATOR, INVESTIGATOR, PROSECUTOR and JUDGE". (Il sistema attuale non è sufficientemente trasparente e i ruoli-chiave non sono indipendenti. L'UCI agisce come amministratore, investigatore, pubblico ministero e giudice).
L'ematologo Giuseppe Banfi, che ha assistito Franco Pellizotti, in un recente convegno si è così espresso: "Francamente, riguardo al passaporto biologico, c'è un atteggiamento di chiusura dal punto di vista scientifico: il sistema è AUTOREFERENZIALE". Sostanzialmente se la raccontano tra di loro: WADA, UCI, "Esperti indipendenti".
Vecchio vizio già denunciato in passato dal Ricercatore Inigo Mujika: "It is obvious that WADA is a closed organization that does not follow the international rules of scientific pubblication procedures". (E' ovvio che la WADA è un'organizzazione chiusa che non segue le norme internazionali delle procedure di pubblicazione scientifica).
da 53x12.com
Lo cercano, lo invocano, lo vedono anche dove non c'è, lui è l'anima oscura di un movimento che procede a fari spenti. Pensieri e Parole di Michele Ferrari presi dal suo sito 53x12.com. Parole pesanti e pensanti , dal suo punto di vista. Parole che lasciato attoniti e che meritano una riflessione, magari anche qualche risposta e presa di posizione. A più livelli e in più stanze.
Vero o Falso?
Il P.M. Benedetto Roberti in una recente intervista afferma che "i corridori che non si dopano perdono circa il 40% in prestazione atletica rispetto agli atleti che si aiutano con farmaci o pratiche proibite". Analizzando le performance dei primi 15 arrivati della cronoscalata Plan de Corones del Giro 2010 (classifica che comprende praticamente tutti i migliori aspiranti alla vittoria finale), la differenza in performance tra il vincitore Garzelli (18.8 Km/h) e il 15° arrivato Szmyd (17.8 km/h) è di circa il 5%. Ora 3 sono le spiegazioni possibili:
- tutti i primi 15 erano dopati
- nessuno tra questi era dopato
- il doping non migliora le performance del 40%.
Doping Libero?
Recentemente ha suscitato clamore l'affermazione del Procuratore antidoping Ettore Torri: "i ciclisti sono tutti dopati... Se il doping non facesse male alla salute andrebbe liberalizzato, almeno tra i professionisti".
Già nel 2004 il P.M. Giovanni Spinosa (che rappresentava l'accusa nel mio processo!) affermava in una bella intervista che per lui "ciclisti, calciatori, tennisti, non sono più sportivi, ma gente di spettacolo e come tali vanno considerati: basta con l'ipocrisia, il vero scandalo è chi fa finta di scandalizzarsi, è arrivato il momento di distinguere tra professionismo e il resto dello sport".
Il prestigioso ricercatore David Owen, in un' intervista al Financial Times, va oltre: "Uno sport senza medicine è più dannoso del doping. Lo sport fa male".
Personalmente penso che l' utilizzo dei farmaci, anche nello sport professionistico, debba essere contrastato, ma l'approccio al problema dovrebbe essere diverso.
Non un proibizionismo integralista e giacobino, servito con un protagonismo spettacolare dall'antidoping, ma un intervento che abbia il realistico obiettivo di mettere tutti sullo stesso piano, al tempo stesso tutelando la salute degli atleti.
Seguire le Regole
Pochi giorni fa la notizia che Alejandro Valverde ha perso il ricorso presentato al Tribunale Federale Svizzero contro la sospensione a livello mondiale decretata dal TAS. Fin qui nulla di strano.
Il Tribunale sottolinea però che "delibera sulla base dei fatti stabiliti dal TAS" e non può dunque "rettificare o completare d'ufficio le constatazioni degli arbitri, anche se i fatti sono stati accertati in modo manifestamente INESATTO o IN VIOLAZIONE DEL DIRITTO". Cioè sostanzialmente la "giustizia sportiva" può muoversi e agire come vuole, anche violando le regole della giustizia ordinaria.
Martin Hardie, esperto in antidoping e professore in legge alla Deakin University in Australia, riguardo alla politica antidoping dell'UCI dichiara: "The current system is not sufficiently transparent and the key
roles are not sufficiently indipendent. The UCI acts as ADMINISTRATOR, INVESTIGATOR, PROSECUTOR and JUDGE". (Il sistema attuale non è sufficientemente trasparente e i ruoli-chiave non sono indipendenti. L'UCI agisce come amministratore, investigatore, pubblico ministero e giudice).
L'ematologo Giuseppe Banfi, che ha assistito Franco Pellizotti, in un recente convegno si è così espresso: "Francamente, riguardo al passaporto biologico, c'è un atteggiamento di chiusura dal punto di vista scientifico: il sistema è AUTOREFERENZIALE". Sostanzialmente se la raccontano tra di loro: WADA, UCI, "Esperti indipendenti".
Vecchio vizio già denunciato in passato dal Ricercatore Inigo Mujika: "It is obvious that WADA is a closed organization that does not follow the international rules of scientific pubblication procedures". (E' ovvio che la WADA è un'organizzazione chiusa che non segue le norme internazionali delle procedure di pubblicazione scientifica).
da 53x12.com