Una medaglia alle Olimpiadi ha un altissimo valore, specialmente se d'oro, ovviamente, ma si rischia sempre un po' di ridurre lo sport al massimo successo, a volte considerando il singolo atleta solo per l'eventuale medaglia. Da eroe a delusione a schiappa indegna di rappresentare l'Italia ai giochi il passo è spesso troppo breve. In questo il nostro CONI credo che sia l'esempio più alto: interi stormi di dirigenti per i quali una medaglia è ciò che giustifica e completa la loro poltrona e i privilegi che comporta. E se non arriva... Non importa se si è lavorato bene, se si è aumentata la base dei praticanti, no medaglia > poltrona a rischio > fine...
La RAI ci mette da sempre il carico, ogni atleta è in odor di medaglia, l'audience va pompato con attese roboanti, poco importa se poco plausibili, un quarto o quinto posto sono sempre una delusione, raramente rappresentano una prestazione di alto livello mondiale (qualche commentino alla fine, magari). Altrettanto rara la giusta considerazione degli avversari. C'è sottilmente poco rispetto, dei singoli atleti italiani come degli stranieri, alla fine poco rispetto dello sport e dei suoi valori.
Vincere è bello, per carità. Ma le Olimpiadi sono ancora più belle, ben al di là delle singole vittorie. E' questo fascino dello sport e delle Olimpiadi che mi sembra manchi un poco nelle cronache, nel racconto. Nel percorso di un atleta ci sono successi come fallimenti, alla fine emerge l'uomo, il singolo essere umano con la sua storia, che è l'elemento di maggior interesse. Ma viviamo in un mondo in cui solo il successo ha diritto di esistenza.
Basta leggere un pezzo di Morris su queste pagine (

) per ricordarsi come lo sport sia ben di più.