05-09-2021, 02:27 PM
Peter Winnen, il biondissimo camoscio
Nato a Vernay il 5 settembre 1957. Scalatore. Professionista dal 1980 al 1991 con 19 vittorie. Uno dei più forti scalatori mai apparsi nella terra dei tulipani, ed atleta a cui l'osservatorio poteva prestare più attenzioni in carriera e meno pressapochismo "bacchettone" dopo, quando Peter ammise di aver pure usato quel doping che, nella storia intera dello sport, è migliaia di volte più esteso del setaccio, ottimisticamente pulito, dell'antidoping. Un corridore pure colto e se vogliamo intellettuale, perlomeno al cospetto della disciplina che gli ha dato notorietà. Dopo una gran carriera da dilettante, dove partecipò ai Giochi Olimpici di Mosca, all'indomani di questi, passò prof e già nel 1981 divenne protagonista, vincendo in solitudine, sul mitico traguardo dell'Alpe d'Huez al Tour de France. Chiuse la Grande Boucle al 5° posto e vinse la Classifica dei Giovani. Si confermò camoscio di valore anche l'anno seguente, quando trionfò, ancora in solitudine, nella durissima tappa che si concludeva a Morzine. Chiuse 4° quel Tour. Nel 1983, corse un bel Giro di Svizzera, vincendo la tappa di Davos e finì 2° nella Generale Finale dietro Sean Kelly. Al Tour de France riesplose, vincendo la tappa dell'Alpe d'Huez (nella storia sul mitico traguardo han fatto doppietta solo lui, i connazionali Zoetemelk e Kuiper, Bugno e Pantani), fino a chiudere 3° a Parigi, nonostante una fastidiosa bronchite e una non perfetta disponibilità della sua squadra. Con l'84, iniziò un calo di prestazioni anche dovute alle nuove mansioni da svolgere nella sua squadra, ove un paio d'anno dopo, s'iniziò ad attendere l'astro, mai divenuto completamente tale, di Erik Breukink. Peter, tornò a ruggire nell'87, al Giro di Svizzera, quando vinse la tappa di Cadamario e chiuse 2° nella Classifica Finale, dietro lo statunitense Hampsten per un solo secondo! L'anno seguente vinse la cronosquadre di Ancenis al Tour de France e nel '90, dopo uno stop lunghissimo a causa di una caduta tornò ai vertici vincendo sempre in solitudine il Titolo Nazionale su strada. Un altro incidente lo spinse a chiudere col ciclismo nel '91. Nel "dopo", è divenuto giornalista nella "NRC Handelsblad", ed ha scritto pure un libro "Da Santander a Santander", nonché testi teatrali.
Maurizio Ricci detto Morris
Nato a Vernay il 5 settembre 1957. Scalatore. Professionista dal 1980 al 1991 con 19 vittorie. Uno dei più forti scalatori mai apparsi nella terra dei tulipani, ed atleta a cui l'osservatorio poteva prestare più attenzioni in carriera e meno pressapochismo "bacchettone" dopo, quando Peter ammise di aver pure usato quel doping che, nella storia intera dello sport, è migliaia di volte più esteso del setaccio, ottimisticamente pulito, dell'antidoping. Un corridore pure colto e se vogliamo intellettuale, perlomeno al cospetto della disciplina che gli ha dato notorietà. Dopo una gran carriera da dilettante, dove partecipò ai Giochi Olimpici di Mosca, all'indomani di questi, passò prof e già nel 1981 divenne protagonista, vincendo in solitudine, sul mitico traguardo dell'Alpe d'Huez al Tour de France. Chiuse la Grande Boucle al 5° posto e vinse la Classifica dei Giovani. Si confermò camoscio di valore anche l'anno seguente, quando trionfò, ancora in solitudine, nella durissima tappa che si concludeva a Morzine. Chiuse 4° quel Tour. Nel 1983, corse un bel Giro di Svizzera, vincendo la tappa di Davos e finì 2° nella Generale Finale dietro Sean Kelly. Al Tour de France riesplose, vincendo la tappa dell'Alpe d'Huez (nella storia sul mitico traguardo han fatto doppietta solo lui, i connazionali Zoetemelk e Kuiper, Bugno e Pantani), fino a chiudere 3° a Parigi, nonostante una fastidiosa bronchite e una non perfetta disponibilità della sua squadra. Con l'84, iniziò un calo di prestazioni anche dovute alle nuove mansioni da svolgere nella sua squadra, ove un paio d'anno dopo, s'iniziò ad attendere l'astro, mai divenuto completamente tale, di Erik Breukink. Peter, tornò a ruggire nell'87, al Giro di Svizzera, quando vinse la tappa di Cadamario e chiuse 2° nella Classifica Finale, dietro lo statunitense Hampsten per un solo secondo! L'anno seguente vinse la cronosquadre di Ancenis al Tour de France e nel '90, dopo uno stop lunghissimo a causa di una caduta tornò ai vertici vincendo sempre in solitudine il Titolo Nazionale su strada. Un altro incidente lo spinse a chiudere col ciclismo nel '91. Nel "dopo", è divenuto giornalista nella "NRC Handelsblad", ed ha scritto pure un libro "Da Santander a Santander", nonché testi teatrali.
Maurizio Ricci detto Morris