17-01-2024, 11:33 PM
Il mese di gennaio pare proprio essere un segmento favorevole per gli acuti del ciclismo. A cavallo delle idi di questo mese, sono infatti nati tre dei vertici assoluti di settore della storia del pedale: il 13/1/1970 nasceva Marco Pantani, il più forte scalatore, il 14/1/1974 Fabiana Luperini, la più forte scalatrice, ed il 17/1/1959, Lutz Hesslich, il più forte velocista su pista di sempre. Ed il 14 gennaio diede i natali anche ad Antonio Maspes, un mito assoluto della velocità, nella più bella stagione dei velodromi. Sì dirà, soprattutto fra le frattaglie ciclowebbistiche che qui vengono a leggere, che queste sono opinioni personali, che c’è l’ombra del doping persino di stato nel caso del corridore tedesco e che i raffronti cronometrici coi protagonisti odierni, dimostrano ben altro.
D’altronde su un ciclismo dove nessun dirigente paga le porcherie fatte o favorite (altro che calcio!), che è ormai meno credibile del wrestling, dove i campioni corrono anche meno della metà di quelli di 40 anni fa e dove al corredo dopante esistente dai Giochi Olimpici dell’antica Grecia, s’è aggiunto anche quello tecnologico (altro che anni ’90!); dove un Eddy Merckx non può godere dell’immunità dei significati di minimo comun denominatore fra gli sport di forza resistente, aspetto insistente fra colleghi eletti e di storico sangue blu come Paul Tergat e Paul Radcliffe, è tutto possibile. Anche nei commenti, perbacco. Resta però, quell’onestà e quel condensato di buon senso che scaturisce da una scala come quella Wechsler, così capace di dimostrarci, anche con queste scintillanti evidenze, quanto certe parti del genere umano abbiano scavato il terreno che porta alla miopia più assoluta.
Comunque oggi è il 17 gennaio e voglio riportare un frammento di quel che scrissi sul neo sessantacinquenne Lutz Hesslich.
……Univa alla pedalata potentissima la redditizia armonia della compostezza, senza mai perdere di vista quell’avversario che poteva infastidire la sua linea di volata. Sapeva ondeggiare lungo quella tre quarti di rettilineo dove si costruiscono gli acuti e dove si cerca di far partire il contendente per rendere meno aculeo il di questi affondo. Sapeva pure abbozzare il surplace quando serviva ed era un perfetto insieme dell’arte velocistica dei Maspes, Van Vliet, Derksen e del mai iridato De Bakker, con la potenza devastante del coetaneo Michael Hubner, lui sì una montagna di muscoli. Hesslich, dunque, si compose per i palati fini della pista come la sublimazione delle migliori facoltà ed ai miei occhi resterà la personificazione della perfezione dello sprinter. Un giudizio condiviso dallo stesso Hubner, il grande avversario mattacchione che, il 27 maggio 1992, al Velodromo Servadei di Forlì me lo confermò…. dopo avermi scassato una spalla con una pacca di consenso davanti al divertito asso australiano Gary Neiwand. Avevo pure una foto di quello specchietto, ma chissà dove l’ho messa.
Per chi non ha potuto vedere e conoscere Hesslich, questo è il suo stringato curriculum. A premessa va evidenziato il fatto che pur non avendo mai corso fra i professionisti, nelle gare open dei grandi Gran Premi come quelli di Parigi o Copenaghen non ha mai perso un match con gli avversari della cosiddetta massima categoria. Lutz nel 1976 e ’77 vinse i Titoli Mondiali juniores della velocità, indi fra i dilettanti fu iridato nel 1979, 1983, 1985, 1987, finì 2° nel 1981, ’82 e ’86. Hesslich vinse l'oro olimpico nel 1980 a Mosca e nel 1988 a Seul, anni in cui non furono organizzati Campionati del Mondo dilettantistici. Avrebbe sicuramente vinto anche i Giochi di Los Angeles, se la Germania dell'Est non avesse boicottato quelle Olimpiadi. Ha vinto sei volte il citato G.P. di Parigi, ovvero il più importante meeting ad inviti open della velocità. A livello nazionale, fece suoi 10 Titoli DDR della velocità. Si ritirò all’indomani di Seul ’88, divenendo membro del NOC dell'ex DDR e, dopo la riunificazione tedesca del NOC della Germania. Nella sua città natale, Cottbus aprì un negozio dedicato al ciclismo che è diventato negli anni un riferimento della regione e non solo. Andare là e stringergli la mano, rappresenta un inestimabile souvenir. Anche suo figlio Nico s’è cimentato nello sprint con buoni risultati a livello nazionale.
Alla prossima puntata…..
Morris
D’altronde su un ciclismo dove nessun dirigente paga le porcherie fatte o favorite (altro che calcio!), che è ormai meno credibile del wrestling, dove i campioni corrono anche meno della metà di quelli di 40 anni fa e dove al corredo dopante esistente dai Giochi Olimpici dell’antica Grecia, s’è aggiunto anche quello tecnologico (altro che anni ’90!); dove un Eddy Merckx non può godere dell’immunità dei significati di minimo comun denominatore fra gli sport di forza resistente, aspetto insistente fra colleghi eletti e di storico sangue blu come Paul Tergat e Paul Radcliffe, è tutto possibile. Anche nei commenti, perbacco. Resta però, quell’onestà e quel condensato di buon senso che scaturisce da una scala come quella Wechsler, così capace di dimostrarci, anche con queste scintillanti evidenze, quanto certe parti del genere umano abbiano scavato il terreno che porta alla miopia più assoluta.
Comunque oggi è il 17 gennaio e voglio riportare un frammento di quel che scrissi sul neo sessantacinquenne Lutz Hesslich.
……Univa alla pedalata potentissima la redditizia armonia della compostezza, senza mai perdere di vista quell’avversario che poteva infastidire la sua linea di volata. Sapeva ondeggiare lungo quella tre quarti di rettilineo dove si costruiscono gli acuti e dove si cerca di far partire il contendente per rendere meno aculeo il di questi affondo. Sapeva pure abbozzare il surplace quando serviva ed era un perfetto insieme dell’arte velocistica dei Maspes, Van Vliet, Derksen e del mai iridato De Bakker, con la potenza devastante del coetaneo Michael Hubner, lui sì una montagna di muscoli. Hesslich, dunque, si compose per i palati fini della pista come la sublimazione delle migliori facoltà ed ai miei occhi resterà la personificazione della perfezione dello sprinter. Un giudizio condiviso dallo stesso Hubner, il grande avversario mattacchione che, il 27 maggio 1992, al Velodromo Servadei di Forlì me lo confermò…. dopo avermi scassato una spalla con una pacca di consenso davanti al divertito asso australiano Gary Neiwand. Avevo pure una foto di quello specchietto, ma chissà dove l’ho messa.
Per chi non ha potuto vedere e conoscere Hesslich, questo è il suo stringato curriculum. A premessa va evidenziato il fatto che pur non avendo mai corso fra i professionisti, nelle gare open dei grandi Gran Premi come quelli di Parigi o Copenaghen non ha mai perso un match con gli avversari della cosiddetta massima categoria. Lutz nel 1976 e ’77 vinse i Titoli Mondiali juniores della velocità, indi fra i dilettanti fu iridato nel 1979, 1983, 1985, 1987, finì 2° nel 1981, ’82 e ’86. Hesslich vinse l'oro olimpico nel 1980 a Mosca e nel 1988 a Seul, anni in cui non furono organizzati Campionati del Mondo dilettantistici. Avrebbe sicuramente vinto anche i Giochi di Los Angeles, se la Germania dell'Est non avesse boicottato quelle Olimpiadi. Ha vinto sei volte il citato G.P. di Parigi, ovvero il più importante meeting ad inviti open della velocità. A livello nazionale, fece suoi 10 Titoli DDR della velocità. Si ritirò all’indomani di Seul ’88, divenendo membro del NOC dell'ex DDR e, dopo la riunificazione tedesca del NOC della Germania. Nella sua città natale, Cottbus aprì un negozio dedicato al ciclismo che è diventato negli anni un riferimento della regione e non solo. Andare là e stringergli la mano, rappresenta un inestimabile souvenir. Anche suo figlio Nico s’è cimentato nello sprint con buoni risultati a livello nazionale.
Alla prossima puntata…..
Morris