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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 1 aprile
#1
Jean Alavoine (Fra)
[Immagine: 16404243151325Alavoine,Jean3.jpg]
Nato il 1° aprile 1888 a Roubaix-Nord, deceduto il 18 luglio 1943 a Parigi. Passista e velocista. Professionista dal 1909 al 1925 con una 32 vittorie. Il Tour de France è stato la palestra ideale per l'esaltazione delle sue non comuni possibilità e anche se la sfortuna lo ha preso di mira impedendogli di far meglio (nel 1919 fu appiedato da ben 46 forature!), nelle 11 edizioni della Grande Boucle, s'è imposto in 17 tappe, piazzandosi 2° nella classifica finale nel 1919 e nel 1922 (preceduto in entrambe le occasioni dal belga Lambot) e 3° nel 1909 e nel '14. Si fece onore anche nell'unica apparizione nel Giro d'Italia del '20: fu 3°, dei dieci che portarono a termine la corsa, dopo essersi imposto in tre tappe. Due tappe le vinse pure nel Giro del Belgio del 1909. Per due anni campione di Francia nel 1909 e nel '20. “Le gars Jean”, corridore gentleman, vanta pure il primato nella Strasburgo-Parigi (GP dell'Armistizio) '19 e nel-la Parigi-Lione (GP Sporting) nel '22-‘23. Prima della morte, avvenuta per un incidente stradale, stava entrando in politica. Le sue vittorie. 1909: Campionato Nazionale su strada, 8a e 14° Tappa Tour de France; 5a e 6a Tappa Giro del Belgio. 1911: Course de Cote de Vilennes. 1912: 11a, 13a e 15a Tappa Tour de France. 1914: 7a Tappa Tour de France. 1919: Strasbourg-Paris; 4a, 5a, 7a, 8a e 15a Tappa del Tour de France; Circuit des Champs de Bataille. 1920: Campionato Nazionale su strada; 4a, 6a, 8a Tappa Giro d’Italia; Course de Cote de Mont-Chauve. 1922: Paris-Lyon; 5a, 6a e 7a Tappa Tour de France; GP Mont Chauve. 1923: 1a nella Paris-Lyon, 6a, 7a e 9° Tappa Tour de France. 1924: 2a Tappa Bordeaux – Marseille.

Paolo Bettini
[Immagine: 15757388851325Bettini,Paolo.jpg]
Nato a Cecina il primo aprile 1974. Passista veloce. Professionista dal 1997 al 2008, con 74 vittorie. Sicuramente uno dei più grandi atipici affermatisi tra gli evidenti della storia del pedale. Piccolino, anche leggero (1,67 per 60 kg), ma non scalatore da GT. In possesso di uno scatto forte e secco, ma da solo non letale, perciò ripetuto più volte ed a quel punto devastante. Veloce fino a vincere volate di gruppo, in un'era di treni. Assistito da qualità sul passo solo discrete, eppure gladiatorio nelle giornate di vena e, complessivamente, un "animale da classiche", tanto raro, quanto efficace. Ne è uscito uno dei corridori più spettacolari dell'ultimo mezzo secolo nelle corse di un giorno e nelle brevi corse a tappe. Uno che non ha mai vinto tanto in una sola stagione, ma le sue erano sempre vittorie importanti e con un andamento nei piazzamenti sempre in codeste gare, impressionante. Il "Grillo", come venne chiamato in tenera età, per la sua incapacità di stare fermo ed aspettare la zampata, è stato uno di quei corridori che sanno trasportare il tifo ovunque: dalla TV alla strada, senza confini geografici e capace di essere tanto gregario o spalla. quanto capitano, con una completezza d'atteggiamento che sfociava in una indubbia capacità di essere leader. Faceva gruppo e graffiava gli avversari, stava nascosto per un poco e poi esplodeva al punto di rendere le sue ripetute rasoiate, sacchi di acido lattico per chi intendeva rispondergli. In altre parole Paolo Bettini è un capitolo obbligato, aldilà del palmares, per qualsivoglia storico, ed è inoltre incredibile il suo itinerario che partì da giovanissimo, quando aveva solo 7 anni, ed è cresciuto fino ai 34 anni. Si è ritirato ancora vincente, da capitano, addirittura da carismatico leader, col numero uno sulla schiena, ad un Mondiale, arricchendo, anche in quella ultima pagina agonistica, la sua originalità complessiva. Chapeau!
Il sunto della sua carriera da professionista dice tanto, soprattutto evidenza quanto sia stupido per non dir di peggio giudicare arrivato un corridore che, magari, vince il Mondiale più inutile della storia, quello dei dilettanti (e non è un caso, se, nel gergo, fra cabala e lettura realistica, quella maglia porti sfiga). Lo ricordiamo piangente, ai piedi del podio, con quella medaglia di legno che tanto si menziona e che mai si porta al collo, dopo il Mondiale di Lugano, nel '96, quando in un'oasi azzurra, fu superato dai compagni Figueras, Sgambelluri e Sironi, tutti decorati, annunciati, considerati da un osservatorio, specie giornalistico, che, verso le categorie minori, ha sempre capito poco. Lui piangeva, e quel tipo che qui scrive, da sempre assai scettico su chi esprime troppo fra i cosiddetti "puri", si lasciò andare, e se ne vanta con piglio immutato ancor oggi, ad una frase: "...Fra questi qui, chi sfonderà, sarà solo Bettini!". E così è stato, come tante, tantissime volte nella storia, abbastanza per fare opera di convincimento, sugli atleti, gli operatori, gli allenatori, i giornalisti e l'elefante dormiente FCI, a prendere le categorie precedenti il professionismo, come fase propedeutica al ciclismo, non come capitolo decisionale sulle virtù di un corridore. Fatto sta che, mentre gli altri tre di quella giornata iridata svizzera, consumarono lì, quasi o tutto l'intero loro vertice agonistico, il Bettini mise quel legno a piedistallo di una carriera fra le più belle in assoluto del ciclismo italiano di sempre. E lo dicono questi dati, gravitanti su 74 vittorie, non lunghi dunque centinaia di centri, ma con sette decine pesanti a migliaia: 2 volte Campione del Mondo su strada (2006- 2007, consecutivi dunque, come riuscirono a fare solo Georges Ronsse, Rik Van Steenbergen, Rik Van Looy, Gianni Bugno e Peter Sagan); Campione Olimpico su strada (2004, con l'impresa di unire Titolo Olimpico a Mondiale prof, riuscita, oltre a Bettini, ai soli Ercole Baldini, ed Hennie Kuiper); 2 volte Campione Italiano su strada (2003- 2006); 3 volte vincitore della Coppa del Mondo (2002-2003- 2004, unico ad esserci riuscito tre volte, consecutivamente tra l'altro); 2 volte vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi (2000- 2002); 2 volte vincitore del Giro di Lombardia (2005-2006); 2 volte vincitore del Campionato di Zurigo (2001-2005, allora gara di Coppa del Mondo); vincitore della Milano-Sanremo (2003); vincitore della Clasica di San Sebastian (2003); vincitore del Hew Cyclassics (2003, allora gara di Coppa del Mondo); 2 volte vincitore della Classifica a Punti del Giro d'Italia (2005-2006); Numero Uno Mondiale nel Ranking UCI (2003); ha vinto 5 tappe alla Vuelta di Spagna, 2 al Giro d'Italia, una al Tour de France. Altri riconoscimenti speciali: Mendrisio d'Oro (2003); Velo d'Or (2006); Trofeo delle Fiandre (2006).

Roger De Neef (Bel)
[Immagine: 16669758701325Deneef,Roger2.jpg]
Nato il primo aprile 1906 a Lokeren (Fiandre Orientali) ed ivi deceduto il 25 ottobre 2001. Pistard e passista veloce su strada. Professionista al 1929 al 1942 e nel 1945 con 10 vittorie.
Un corridore dal portamento nobile che arrivò a correre in bicicletta perché il pedale stava diventando una sorta di religione per la sua terra e lui si adeguò. Ma era uno (e lo dimostrò nel dopo) che poteva far tutto, anche se atleticamente si cimentò solo nel ciclismo. Uno che amava viaggiare, conoscere, custodire valori e impegnarsi in molteplici attività. Non disprezzava nemmeno la bella vita. Un corridore, da subito, a mezzo servizio: che s’allenava correndo e che non si dannava per vincere. Alla fine, una bella persona.
Si segnalò ciclisticamente nel 1926, quando vinse il GP Bosdorp Criterium, dove in gara c’erano parecchi professionisti. Lui passò nell’élite ciclistica solo tre anni dopo, vincendo subito, col fare di un corridore navigato il Gp di Hulste su strada e, soprattutto, la Seigiorni di Colonia, in coppia con Pierre Alfons Goossens. La pista era già da tempo la casa di De Neef, il suo abito, perché si cuciva perfettamente alle sue volontà. Lì per un decennio fu uno dei più evidenti a livello mondiale, sobbarcandosi diverse trasferte oltre oceano l’ultima delle quali, per partecipare alla Seigiorni di Buenos Aires. All’indomani della conclusione di quella prova, dove finì 3°, scoppio la Guerra e Roger De Neef, fu così costretto a restare in Argentina. Ma il suo animo non poteva accettare quella situazione e così via Canada, si unì come volontario alle truppe alleate e combatté come paracadutista nella battaglia delle Ardenne 1944-45 guadagnandosi la decorazione della "Croce di guerra con palma". Successivamente, dopo un breve ed insignificante ritorno al ciclismo, diventò un buon uomo d'affari e un politico che divenne assessore a Lokeren dove morì serenamente a quasi 96 anni. Anche suo figlio Killian è stato un corridore professionista.
Tutte le sue vittorie.

1926 (1): Gp Bosdorp Criterium. 1929 (2): Gp Hulste, Seigiorni di Colonia (con Goossens). 1930 (2): Prix du Salon (Madison con Charlier), Prix Houlier-Comès (Madison con Charlier). 1931 (2):  Seigiorni di Bruxelles con Adolphe Charlier, Prix Goullet-Fogler (Madison con Charlier. 1933 (2): Seigiorni di Berlino con Albert Buysse, G.P. Lokeren su strada. 1935 (1): Seigiorni di Bruxelles con Adolphe Charlier.
I suoi migliori piazzamenti. 1929: 2° nella Seigiorni di Bruxelles. 1930: 2° nella Seigiorni di New York, 2° nella Seigiorni di Chicago. 1931: 2° nella Prix du Salon-Madison, 2° nel Gp Wasmunster, 3° nella Seigiorni di Stoccarda. 1932: 2° nelle Seigiorni di Parigi e di Bruxelles, 3° nelle Seigiorni di Amsterdam, Dortmund e Berlino. 1933: 2° nelle Seigiorni di Bruxelles e di Marsiglia. 1934: 2° nella Seigiorni di Anversa, 3° nelle Seigiorni di Parigi e di Amsterdam, 3° nel Prix Goullet-Fogler-Madison. 1935: 3° nella Seigiorni di Parigi, 3° nel Gp di Hekelgem. 1936: 2° nelle Seigiorni di Bruxelles e di Copenaghen, 3° nella Seigiorni di Amsterdam. 1937: 2° nella Seigiorni di Bruxelles. 1940: 2° nella Seigiorni di Anversa, 3° nella Seigiorni di Buenos Aires.

Edgardo Scappini
[Immagine: 15324132231325Scappini,Edgardo.jpg]
Nato a Monselice (PD) il primo aprile 1911. Passista veloce. Professionista dal 1938 al 1946 con 7 vittorie su strada ed un record su pista.
Un corridore che aveva qualità migliori rispetto al raccolto, ma che per tanti motivi e per periodo particolare, non riuscì ad emergere compiutamente, pur interpretando una buona carriera. Si segnalò per il posto d’onore colto alla Milano Mantova del 1935, un’edizione riservata a dilettanti ed indipendenti. Scappini, che era al primo anno fra gli indipendenti fu quello che poi ebbe la carriera migliore fra i protagonisti di quella corsa che faticava a decollare compiutamente. Arrivò al professionismo nel 1938, dopo aver stabilito l’anno prima, il Record Italiano dell'Ora dietro motori, con 66,499 km. Corse il Giro d’Italia dell’anno d’esordio nella formazione dell’Azzini e chiuse la grande corsa al 24° posto. Nell’anno vinse la Coppa Peveralli a Casalpusterlengo e il GP Rossi a Stradella, fu 2° nella Coppa Guarneri, nel Piccolo Giro di Lombardia e nel GP Pozzoni, 3° invece nella Coppa Magnani Carniti e 5° nel GP Industriali. Nel 1939, non partecipò alla Corsa Rosa. Nella stagione vinse la Coppa Santagostino e la Coppa Giovinezza, finì 2° nella Coppa Del Grande, nella Coppa Quaranta, nella Coppa Città di Pavia, nel Giro del Medio Polesine, nella Coppa Acquistapace (crono-coppie con Boffo), 3° nella Targa Mandrile, 4° nel Circuito di Susa, 5° nel GP Varese, nella Coppa San Geo e 6° nella Milano Modena. Nel 1940 asso alla Viscontea e chiuse il Giro d’Italia al 36° posto. Vinse la Coppa Castelli, il Trofeo Locatelli e la Coppa Scotti. Finì 2° nella Coppa Magni, 3° nella Coppa Caldiroli e nella Coppa San Geo, 4° nella Coppa Balbo e nella Coppa Guastoni, 5° nella Coppa Città di Busto, 8° nella Milano Modena. L’arrivo della Guerra lo portò a correre dove si poteva. Fu 5° nel Campionato Italiano di Ciclocross categoria unica nel ’42. Al termine del conflitto si ripresentò alle competizioni ma non ottenne risultati di nota. Chiuse col ciclismo a fine ’46.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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