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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 11 maggio
#1
Paolo Corallini (Fra)
[Immagine: 16429312191325Corallini,Paul.jpg]
Nato a Piacenza l’11 maggio 1911, deceduto a Bry-sur-Marne (Ile-de- France) il 29 febbraio 1992. Passista veloce. Professionista dal 1935 al 1939 con 4 vittorie.
Ennesimo caso di emigrante italiano in Francia, poi divenuto cittadino francese a tutti gli effetti. Nel caso di Paolo Corallini il passaggio di nazionalità, avvenne il 3 giugno 1930 e la sua carriera ciclistica, su svolse interamente come francese. Era partito con la famiglia per il nord della Francia quando aveva otto anni.
La passione verso il ciclismo, non lo portò presto alla pratica poi la sua voglia di emergere e le buone qualità, lo fecero presto notare dagli emissari delle migliori squadre d’oltralpe. L’Helyett lo fece esordire fra i professionisti nel 1935 e Corallini li ringraziò, riportando un successo di pregio nella Parigi Ezy. Nell’anno d’esordio professionistico fu pure 3° nella Parigi Reims, mentre al Tour de France si ritirò nel corso della 5a tappa. L’anno seguente fra vari piazzamenti minori, Corallini vinse un’altra classica del calendario di Francia: la Parigi-Valenciennes. Nel ’37, mancò di poco la  
Parigi-Camembert, che chiuse 3°. Tornò alla vittoria l’anno dopo, vincendo una pregevole corsa a tappe come il Circuit de l'Indre. Sempre nel 1938 finì 2° nella Classifica Generale finale del Tour du Calvados e terminò 2° nella Lussemburgo-Nancy. Nel 1939 fu 3° nella Rouen - Caen – Rouen. Fu quello l’ultimo sussulto di una carriera che terminò ai primi venti di guerra.

Gabriele Colombo
[Immagine: 16545185781325Colombo,Gabriele.jpg]
Nato a Varese, l'11 maggio 1972. Passista. Professionista dal 1994 al 2007, con 11 vittorie. Pareva spaccare il mondo, ma si fermò presto, anche se la sua carriera s'allungò per quasi tre lustri. Forse nel suo vistoso calo, hanno pesato l'intensa attività dilettantistica, sfociata nella conquista del Titolo Iridato Militari '92 e nel secondo posto ai Tricolori della categoria l'anno successivo, nonché l'iper uso del suo motore nei primi tre anni di professionismo. Fatto sta che Gabriele, ragioniere e figlio d'arte (il padre Ambrogio, era stato professionista a metà degli anni sessanta, come gregario di Motta, ed il nonno materno Luigi Macchi, vittorioso in una tappa del Giro della Svizzera '33, era stato gregario di Binda), non ha saputo dare gambe alle attese notevoli che aveva fatto nascere in quel triennio d'esordio nell'elite del ciclismo. Un lasso nel quale non solo si mostrò vincente, ma pure estremamente generoso nell'affrontare ogni competizione. Formidabili trenate, scatti alla finisseur, ed una buona tenuta in salita, si evidenziarono in lui tanto da elevare negli appassionati, un numero di tifosi notevole. Passò prof nel '94, nelle file vincenti della Gewiss Ballan, una squadra che nelle gare di un giorno e non solo, era da considerarsi la più forte del mondo. Il primo anno Gabriele lo passò in apparente sordina sul piano delle risultanze personali, solo un 3° posto nel GP de Lugano, ma ben più sostanzioso come lavoro per la serie infinita di capitani e vincenti che il sodalizio esprimeva. Nel '95 le prime vittorie: la 2a tappa della Vuelta a Burgos in Spagna, chiusa poi al 3° posto, e la cronosquadre di Alencon, al Tour de France dove chiuse al 51° posto e dove lavorò non poco per Berzin e Rijs. La sua esplosione nel 1996, quando vinse la prima frazione del Giro di Calabria a tappe e, due giorni dopo, la Classifica finale della manifestazione, indi niente popò di meno che, la Milano Sanremo, da campione, tra l'altro, e il Giro di Sardegna. A completare i successi di quell'anno strepitoso, la vittoria nella Settimana Ciclistica Internazionale, davanti a Baffi e Fondriest. Ne seguì un periodo di appannamento che nemmeno il 3° posto nella Liegi Bastogne Liegi '97, riuscì ad invertire. Tornò a galla e alla vittoria l'anno successivo, sempre in primavera, quando vinse la 4a tappa della Terreno Adriatico e, un paio di mesi dopo, la 5a tappa della Quattro Giorni di Dunkerque. Ne seguì un altro periodo di appannamento, dove comunque lavorò, ed un ritorno al successo nel 2000, quando colse la 2a tappa della Settimana Catalana e la 4a della Bicicletta Basca, che fu pure il suo canto del cigno. Continuò a correre, a fare da spalla o da gregario, fino al 2007, alla cui fine, chiuse col ciclismo.

Pietro Musone
[Immagine: 9963.jpg]
Nato a Milano l'11 marzo 1937. Passista su strada e pistard stayer, alto m. 1,80 per kg. 70-72. Professionista dal 1959 al 1964, senza ottenere vittorie su strada, ma ne colse una decina su pista.
Il suo fisico possente e ben proporzionato ne fecero un precoce, tanto vincente, quanto evidente. A livello di grande ciclismo, un gran bel passista che non poté giocarsi completamente le sue carte perché il pedale dei suoi tempi consentiva minori opportunità d calendario e mostrava capitani “ogni-corsa” ed in più Musone milanese e così vicino al “magico Vigorelli” mostrava troppa qualità su pista per non fare dei velodromi i palcoscenici migliori per il suo potenziale. Divenne ciclista spinto dal padre, che aveva scommesso con un amico, circa le bravure sulla bicicletta dei rispettivi figli. Pietro iniziò così a correre fra gli esordienti nel 1953 ed in quell’anno fu incredibile: vinse 17 volte sulle 18 corse in cui fu alla partenza. Fra queste anche il Campionato Lombardo. Anche da allievo tenne una media vittoriosa di rispetto e quando arrivò fra i dilettanti, in particolare su pista era già uno di massima evidenza nazionale. Basti citare che nel 1957 divenne Campione Italiano di Mezzofondo e si classificò 2° al Mondiale vinto da Virginio Pizzali. Fu poi 2° nel Campionato Italiano Indoor dell’Inseguimento ed al Palasport della Fiera di Milano stabilì il Record Mondiale Indoor sui 10 km con 13’24”40. Sempre su pista restò fra i migliori italiani anche nel 1958, dove fu ancora 2° agli Italiani Indoor nell’Inseguimento. Fu però un anno anche di sfortuna perché in una caduta rimediò un guaio al gomito sinistro che ne limitò il rendimento futuro soprattutto sull’asfalto. Passò professionista con la Bianchi a fine ’59 in occasione della Crono-coppie (con Chiodini) del Trofeo Boldrini a Cicognara, dove finì 3°. Fu poi 14° al Giro di Lombardia. Nel 1960 finì 4° nella tappa di Napoli e 5° a quella di Oristano al Giro di Sardegna. Partecipò al suo primo Giro d’Italia, dove si ritirò alla nona tappa, ma prima arrivò 10° nella frazione di Rimini e 7° nella cronometro del giorno dopo a Bellaria. Su pista nel 1960 vinse il Titolo Italiano nel Mezzofondo, fu 3° nel Tricolore Indoor dell’Inseguimento, mentre ai Mondiali Stayer fu eliminato in batteria. Nel 1961 passò alla Philco ed iniziò bene su strada, dove fu protagonista della Mentone Roma, che altri non era che la prosecuzione verso Roma della Parigi Nizza. Qui, Musone fu 5° nella seconda tappa che si concludeva a Reggio Emilia, poi 3° nella successiva di Bologna; 2° il giorno dopo nella frazione di Poggibonsi e 9° nella cronometro, sempre a Poggibonsi. A Roma chiuse la corsa a tappe al 13° posto. Fu poi 7° alla Milano Torino, 9° alla Milano-Sanremo e 10° al Giro di Toscana. Nel 1962, in maglia Ignis, corse solo su pista, ma all’appuntamento del Mondiale di Mezzofondo si ritirò nel corso dei recuperi. Nel 1963 diradò enormemente l’attività, aprì un bar all’interno della Concessionaria Fiat di Milan e non cambiò impegno nel 1964, quando la GBC gli offrì un contratto.   

Josè Samyn (Bel)
[Immagine: Samyn%20Jose%2069.jpg]
Nato a Quiévrain (Belgio) l'11 maggio 1946, deceduto a Zingem (Belgio) il 28 Agosto 1969. Completo. Professionista dal 1967 al 1969 con 8 vittorie. Un corridore tragico, di buone doti, per la gran parte inespresse a causa di un destino crudele che se lo portò via a soli 23 anni, per circostanze che lasceranno perennemente allibiti. Un corridore che continua a vivere nelle memorie odierne, non già per le risultanze eclatanti della sua breve carriera, ma per la riconoscenza di chi, l'anno seguente la sua morte, gli ha dedicato una corsa, "Le Samyn", di buon livello e ben presente nel calendario professionistico. Josè Samyn, era figlio di Maurice, prof una sola stagione, nel 1938, prima che la guerra togliesse a lui, come a tanti altri, ogni speranza agonistica. Aveva un fratello più grande, Gilbert, buon dilettante, che non era riuscito a passare prof. Nacque in Belgio, nell'Hainaut, una provincia confinante con la Francia, paese nel quale si trasferì bambino e del quale ottenne compiuta cittadinanza nel 1964, quando, a dispetto dell'età, era già un dilettante affermato. Notevoli i successi giovanili di Samyn, culminati nelle vittorie al Campionato Nazionale Militari ('65) e nel GP delle Fiandre Francesi ('66). Passato prof il 30 aprile 1967, nella squadra francese del nord, la Pelforth Sauvage, si dimostrò subito un vincente, cogliendo il prestigioso GP Denain. Fu portato al Tour de France e la sua risposta fu da gran corridore: vinse l'undicesima tappa, la dura Briancon-Digne, dove disintegrò un gruppetto composto da ottimi corridori, grazie ad un'azione da finisseur di razza. Chiuse il Tour 17°.
Al Campionato Nazionale finì 6°, ed in stagione, fra una caterva di piazzamenti, tra i quali il 3° posto alla Parigi Tours, trovò il modo di gioire un'altra volta, nel GP Solesmes. L'anno successivo, vinse l'8a tappa della Parigi-Nizza, il Criterium di Dunkerque, ed i GP di Wingene e di Fait-le-Franc, in Belgio, la gara che, dal 1969, diverrà in sua memoria "Le Samyn". Finì poi 2° nella Freccia Vallone e nel Trofeo Mansferrer. Nel 1969, sempre più protagonista, vinse il Tour de l'Oise e si piazzò più volte. Poi, il 25 agosto, mentre era in corsa nel Criterium di Zingem, uno spettatore distratto entro nella carreggiata e lo colpì facendolo cadere in piena velocità. Morì cinque giorni dopo nell'Ospedale di Gand, per gli effetti di quella caduta, dove si era fratturato in più punti il cranio.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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