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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 13 maggio
#1
Mario Di Fausto
[Immagine: 1308952501DIFAUSTOMario.jpg]
Nato a Frattocchie (Roma) il 13 maggio 1940. Passista. Alto m. 1,74 per 73 kg. Professionista nel 1962 e nel '63, senza ottenere vittorie.
Un piazzato fra i dilettanti al quale, Alfredo Sivocci, nocchiero e direttore sportivo dell'Atala, pensò di poter concedere una opportunità nel professionismo. A convincere il vecchio faro del sodalizio grigioblu, il bel comportamento di Mario Di Fausto nel Gran Premio Liberazione 1961, quando salì sul terzo gradino del podio, nonché per la sua giovanissima età. L'esordio nell'elite del ciclismo a febbraio 1962 del ragazzo di Frattocchie, avvenne dunque in seno all'Atala, ma gli auspici dell'intero sodalizio non si concretizzarono. Di Fausto, infatti, schierato al Giro d'Italia, si ritirò nella famosa tappa della neve, con l'arrivo anticipato al Passo Rolle, potremmo dire in buona compagnia, perché furono ben 55 ad abbandonare. La delusione, dunque, non fu lì, bensì nelle 13 tappe precedenti, che si consumarono tutte senza cenni di protagonismo da parte del corridore laziale. Anche nel resto di stagione non si distinse, ed a fine anno l'Atala lo lasciò libero. Con molta fatica s'accasò alla Springoil-Fuchs, ma la sua stagione fu incolore, anche a causa di vari malanni. Ed a soli 23 anni, decise di smettere.

Edoardo Severgnini
http://www.dewielersite.net/db2/wielersi...uardo4.jpg
Nato a Milano il 13 maggio 1904. Deceduto a Milano il 7 febbraio 1969. Velocista e stayer. Professionista dal 1929 al 1939 con 7 vittorie titolate ed una trentina di valore minore.
Bella e valente figura di pistard dell'ultimo decennio anteguerra. Dotato di buone fibre sia bianche che rosse, fu un esempio tra i non certo tanti che, partendo dalla velocità, riuscirono poi ad emergere nel mezzofondo, o gli stayer, come erano già definiti i corridori che gareggiavano dietro moto. Da dilettante si segnalò nel 1927, vincendo il Titolo Italiano della velocità. Titolo che bissò l'anno seguente, quando riuscì pure a raggiungere le semifinali (4°) ai Campionati del Mondo. Sempre nella velocità, partecipò alle Olimpiadi di Amsterdam, dove però fu eliminato nelle batterie. Nel '29 entrò nella elite del ciclismo, vincendo il Tricolore fra i professionisti junior, finendo terzo a livello assoluto. L'anno seguente finì secondo agli Italiani e provò qualcosa di diverso andando in Francia a correre la "Corsa della Cote di Nizza", una prova con salita che chiuse secondo. Capì che su pista poteva indirizzarsi verso prove più lunghe e di minor potenza. Nel 1932, in piena metamorfosi agonistica, andò negli Stati Uniti a correre la Sei Giorni di Philadelphia, che vinse, in coppia con l'americano Grimm. In patria giunse terzo ai Tricolori della velocità, ma sempre più deciso ad abbandonare questa specialità. Ed infatti, nel 1933, iniziò a gareggiare fra gli stayer. L'anno successivo arrivarono le conferme che attendeva: vinse il Titolo Italiano di Mezzofondo e finì 3° ai Campionati del Mondo della specialità. Queste risultanze lo elessero richiamo delle tante riunioni a livello internazionale degli stayer. Nel '35 finì 5° nella prova iridata, così come nel '36, anno nel quale tornò a vincere il Tricolore. Migliore il suo 1937: di nuovo Campione Italiano e 4° al Mondiale. Ancora migliore l'anno successivo, quando al "solito" Tricolore aggiunse il podio iridato (3°). Nel 1939, partì lanciatissimo, rivinse il Campionato Italiano ed ai Mondiali guadagnò la finale in grande scioltezza. Ma quella gara sulla quale aveva puntato tantissimo, non si disputò a causa della sospensione per gli eventi bellici. Con l'inizio della guerra, ebbe pure fine la sua carriera.

Eugeen Van Roosbroeck (Bel)
[Immagine: 1208450821Vanroosbroeck%20Eugene%202.jpg]
Nato a Noorderwijk (Anversa) il 13 maggio 1928, deceduto a Westerlo (Anversa) il 28 marzo 2018. Passista veloce e pistard. Professionista dal 1949 al 1957 con 11 vittorie.
Sessantadue anni dopo il suo trionfo alle Olimpiadi di Londra, Eugeen Van Roosbroeck ha ricevuto la sua Medaglia d'Oro dal presidente del CIO Jacques Rogge. Si trattava dell’Oro nella Classifica a Squadre che altri non era che la proiezione dei tempi della prova individuale, fra i primi tre componenti arrivati, di ogni squadra nazionale. Van Roosbroeck era arrivato nono nella competizione individuale, ma insieme al terzo posto di Lode Wouters e al quarto posto di Leon de Lathouwer, i tre belgi erano arrivati nettamente primi nella Classifica della prova a squadre. “L'abbiamo saputo solo dopo", disse Van Roosbroeck. "Nessuno aveva pensato di andare a prendere la sua medaglia". Attraverso i media, Eugeen era venuto a conoscenza che l'ex marinaio André Nelis aveva ricevuto copie di medaglie perdute e, conseguentemente, anche lui, al pari dei compagni, iniziò ad interessarsi di quella Medaglia dimenticata.
Van Roosbroeck dopo esser stato un buon dilettante, forte soprattutto sul passo e discreto in volata, divenne professionista con l’Alcyon Dunlop nel 1949. Nella prima stagione professionistica, vinse il Tour di Hinaut e finì 3° nella Schelde-Dender-Leie. Dopo un ’50 avaro di soddisfazioni, tornò al successo nel ’51, conquistando il Gp Noorderwijk e, soprattutto, chiudendo 2° la Roubaix Huy e, 3° la Ronde van Haspengouw.
La stagione 1952 fu la migliore della sua carriera, in quanto colse cinque successi, tre su strada e due su pista. Vinse l’Omloop der Vlaamse Gewesten, una allora semiclassica di 275 chilometri, il Gp Tessenderlo ed Gp Overpelt, mentre su pista l’Eliminazione e la Corsa a Punti a Zwartberg. L’anno seguente fece suo il Gp Tremelo e colse diversi piazzamenti, mentre nel 1954, vinse la Freccia Haspengouwse e fra le tante piazze ottenute anche il 3° posto alla Anversa-Liegi-Anversa.
Nel ’55 conquistò due belle vittorie in corse lunghe e difficili come la Anversa-Herselt e la Drielandentrofee, nonché il 3° posto nella Kessel-Lier. Fu quella l’ultima positiva stagione della sua carriera, anche se la prolungò fino al 1957.

Maarten Wynants (Bel)
[Immagine: 1454306791PortraitMaartenWynants1_thumbnail.jpg]
Nato ad Hasselt il 13 maggio 1982. Passista su strada e mountain biker, alto 1,90 x 74 kg. Professionista dal 2005 al 2021 con 6 vittorie (5 cronosquadre e una corsa open).
Una carriera lunga, senza mai una concreta occasione di poter vincere una gara che non fosse una crono-squadre o una gara semiprofessionistica. Uno stereotipo di ciclista del pedale odierno, fatto e deciso dall’ammiraglia dove operano direttori sportivi secondini o figli essi stessi di figure trasversali, più mediche che preparatrici per conoscenze fisico atletiche senza figurati camici bianchi, ma tutte più o meno vinte da prospettive e visioni da catena di montaggio. Tutto ciò ha prodotto corridori che se sono brillanti e di un certo valore, ma con fisici non idonei al credo settario del gruppo ammiraglia, rischiano di rovinarsi carriere, oppure divengono metaforici muli di servizio a tattiche di squadra noiose e scaccia-spettatori sul video nonché qualitativamente sempre più scadenti. In questo marasma, il singolo corridore, nato fuoriclasse (che oggi fortunatamente ci sono), può ugualmente emergere, ma chi ha qualità medie o discrete ed un fisico riconosciuto legale da chi comanda, corre il rischio di fare una carriera da “mulo”, senza provare mai la gioia di un personale acuto. Proprio come Maarten Wynants, a cui poco han detti piccole fughe in Mountain Bike, dove peraltro possedeva meno talento che su strada. Non ha caso, coronò la sua positiva parentesi da dilettante con la vittoria nel 2004 nel Campionato belga su strada, a livello under 23. Un titolo, questo, partorito dal Paese che vive il ciclismo più sentito e monumentale che ci sia al mondo. Non è perciò blasfemo considerarlo di peso superiore. Wynants diventò professionista nel 2005, con la squadra “Chocolade Jacques-Capri Sonne”, con la quale corse un paio d’anni, partecipando alle prime classiche e dove vinse, nel 2006, l’unica gara individuale della sua carriera: a Ninove, il GP Beeckman-De Caluwè, gara open.  
Nel 2007 si trasferì tra le file della Quick Step, rimanendovi per quattro anni ed iniziò lì il suo lavoro di gregariato sine die. Nel 2008 vinse la crono-squadre al Tour di Doha e nel 2009 partecipò alla Vuelta a España, arrivando 113º. L'anno successivo si classificò 117º nel Tour de France. Qui visse però un’altra pagina da menzionare, perché ebbe la possibilità di giocarsi un disperato tentativo individuale. Accadde in occasione della prima tappa la Rotterdam-Bruxelles di 223 km.
Qui, alla partenza, Maarten partì assieme a Boom e lo spagnolo Perez Lezaun, verso una improbabile fuga. Per duecento chilometri, tirando quasi sempre lui, il tentativo restò in piedi (punta massima di vantaggio 4 minuti), poi, quando il gruppo tramite le radioline dei diesse azionò il veemente inseguimento, Wynants si rese conto di avere probabilità pressoché nulle. Tentò così un disperato assolo e staccò i due compagni d’avventura. Dal gruppo nel frattempo era uscito il russo Pliuschin che lo raggiunse, ma entrambi videro il sogno di arrivare, svanire a poco più di 5 chilometri dal termine. A frazione chiusa, a Wynants andò il Premio della Combattività. Nel 2011 entro nelle file della Rabobank, rinominata successivamente Blanco, Belkin, Lotto NL e Jumbo Visma nelle stagioni successive, fino alla chiusura di carriera nel 2021. Con la maglia del team olandese, Wynants prese parte al Giro d’Italia 2013, dove si ritirò alla 16esimatappa e, nuovamente parte al Tour de France, piazzandosi 132º nel 2013, 117º nel 2014 e 138º nel 2016. Nelle corse classiche a svettare nel ruolino di Maarten è stato il comportamento nella Parigi Roubaix dove fu 4 volte fra i primi 15 (10° nel 2012). Nel lasso finale di carriera vinse le Crono-squadre della Tirreno Adriatico a Marina di Carrara nel 2011, al Tour de Britain nel 2018 e, nel 2019, nell’Hammer Stavanger in Norvegia, dove al successo di frazione si aggiunse la Classifica Finale a Squadre.
Non ha mai partecipato ad un Mondiale. Insomma un corridore che valeva di più di quel che s’è visto, perfetto figlio del ciclismo targato idrovora Uci e relativi Assistenti.  Oggi Maaerten Wynants è un aiuto diesse alla Jumbo Visma.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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