14-03-2023, 08:22 AM
Pierre-Marie Cloarec (Fra)
Nato il 14 marzo 1909 a Pleyben (Finistère), deceduto il 7 dicembre 1994 a Pont-l'Abbé (Finistère). Passista. Professionista dal 1931 al 1946 con 23 vittorie.
Nato in una famiglia di braccianti agricoli, dopo essersi fatto le ossa nelle gare locali, si distinse a 17 anni al Prix Dunlop del Dipartimento del Finistère. All’indomani iniziò a lavorare in una acciaieria a Longwy. Rimase lì per tre anni, ciononostante in quel lasso vinse una decina di corse e nel 1929 divenne Campione della Meurthe-et-Moselle. Ebbe inoltre la possibilità di correre in Belgio e Lussemburgo. Finì 15° e poi 6° alla Paris-Longwy nel ‘28 e ‘29. Alla fine del servizio militare, Cloarec tornò a Pleyben, qui si sposò, ed aprì il suo primo negozio di biciclette. Successivamente, ne aprirà un secondo a Quimper, sotto l'insegna "Au Tour de France". Soprannominato “Cloclo” dai suoi compagni per la sua somiglianza con l'attore Michel Simon, Pierre intensificò l’attività dal 1930 e dal 1931 entrò a far parte degli indipendenti. Il suo potere in gara e la sua statura di lottatore gli valsero il soprannome di "Pleyben's Bull". Si classificò 8°, 3° e ancora 8° al già famoso Circuit de l'Ouest nel ‘31, ‘32 e ’33, anno nel quale passò ufficialmente fra i professionisti. Nell’élite ciclistica partecipò a cinque Tour de France. Qui, nel ’33 si classificò 38°, nel ’35 fu 9° in tre tappe: Parigi-Lille, Belfort-Genève, Rochefort-La Rochelle, e finì 18° assoluto. L’anno seguente arrivò 7° nella tappa Parigi-Lille, 2° nella Grenoble-Briançon (dove fu primo in cima al Col Bayard) e chiuse 22° a Parigi. Nel 1937 arrivò 6° nella tappa di Royan-Saintes e si classificò 32° assoluto. Il 1939 fu il suo anno d’oro nella Grande Boucle: vinse due tappe, la Rennes-Brest e la Monaco-Digne, e si classificherà 5° nell'ultima tappa Troyes-Parigi. Chiuse il Tour de France al 31° posto.
Nel suo ruolino anche un 2° posto nel 1935 al Circuit du Morbihan alle spalle di Le Grevès e un 44° al Giro d'Italia. Per due anni consecutivi, nel 1935 e nel 1936, vinse il Circuit de l'Aulne a Châteaulin. Nel 1937 vinse la Paris-Saint Étienne e finì 3° al Circuit de Paris. Nel 1938 vinse il Circuit du Morbihan, Marsiglia-Lione, Rouen-Caen-Rouen e ottenne il 3° posto nella Parigi-Caen. Finì 1° anche nell'edizione 1939 della Paris-Vimoutiers (Paris-Camembert) e vinse la gara Nantes-Les Sables-d'Olonne. Nel 1941, Pierre Cloarec si classificò 8° nel Campionato francese su strada e 3° nella Parigi-Tours. Una brutta frattura del femore durante una caduta pose fine alla sua carriera sportiva nel 1942. Ma la sua passione per il ciclismo non lo abbandonò. Nel 1947 divenne direttore tecnico della squadra francese dell’Ovest che partecipò al Tour de France. Il suo leader, il bretone Jean Robic vinse quella edizione. Fu ancora direttore tecnico di quella selezione nel 1950 e nel 1951. Nel 1999 cinque anni dopo la sua morte, la palestra di Pleyben, sua città natale, fu intitolata a lui.
Giuseppe Dante
Nato a Piove di Sacco di Padova il 14 marzo 1931, deceduto a Desio il 21 novembre 2018. Passista e fondista, alto 1,77 m. per 75 kg. Professionista dal 1957 al 1965 con una vittoria.
Giuseppe "Peppino" Dante, come tanti gregari della sua epoca, è stato principalmente un buon corridore e per chi scrive ciò va letto come una tacita ammissione, che in epoche più povere o più servite del ciclismo (che ci sono, perbacco!), poteva togliersi la soddisfazione di aggiungere diverse vittorie all’unica realmente ottenuta in carriera. Già, perché il suo ruolino, pur essendo privo di spunto veloce, evidenzia una caterva di piazzamenti nei dieci, correndo, appunto, da gregario. Ed il gregario di allora non doveva fare solo il “mulo” come avviene oggi, ma di tutto, proprio di tutto, correndo di più e su chilometraggi oggi rarissimi.
Nato a Piove di Sacco di Padova, si trasferì in Lombardia sin dalla tenera età e la Brianza è poi divenuta la sua terra di crescita agonistica e di vita. Aspirante muratore, divenne ciclista spinto da amici e coetanei, che avevano visto quanto fosse forte su bici ovviamente prestate, perché i soldi per una tutta sua, il ragazzino Dante, non li aveva. Cresciuto nella Ciclistica di Rovello Porro, iniziò a vincere a Meda, ed a confermarsi protagonista, ma sempre con pochi successi a causa della mancanza di spunto veloce. Poi, da dilettante col GS Tre Ponti, mise sulla vetrina nazionale le sue doti sul passo, vincendo la Coppa Italia nella crono-squadre, nonché quella Coppa Caduti Nervianesi che, in Lombardia, era considerata classicissima. All’indomani di quest’ultimo successo, il CT Proietti, mentre si preparava alla trasferta alle Olimpiadi di Melbourne, prospettò a “Peppino” la possibilità di essere inserito nei Probabili Olimpici per Roma ’60, ma il già venticinquenne corridore, preferì scegliere la promessa di Bartali, per passare professionista con la San Pellegrino. E così fu. Dal 1957 al ’65 Giuseppe Dante ha corso 7 Giri d'Italia concludendone 4, col 28° posto nel ’62 come miglior piazzamento; 2 Tour de France terminando quello del ’62 al 66° posto. Fra le classiche, di nota la sua partecipazione a 7 Giri di Lombardia col 6° posto del ’61 come miglior piazzamento. La sua unica vittoria da prof, ci porta al 1959, ed è stata la 4a tappa della Volta Ciclista a Catalunya, che da Tortosa si concludeva a Lleida. Fra i successi dei capitani del gregario “Peppino”, di nota la Sanremo ’59 di Miguel Poblet ed il Giro d’Italia del Centenario di Arnaldo Pambianco nel ’61. Ma il valore del corridore Giuseppe Dante, lo si vede da questo ruolino di piazzamenti, anno per anno. 1957: 5° al Giro di Sicilia, 7° nel Giro delle Alpi Apuane, 9° nel GP Busto Arsizio, 11° nel Giro di Romagna, 12° nel Giro dell'Appennino e 15° nel Giro dell'Emilia.
1958: 2° nel GP Biagioni, 4° nel GP Busto Arsizio, 5° nella Coppa Bernocchi, 6° nel Giro del Veneto, 7° nel Giro dell'Appennino, 8° nella Coppa Sabatini, 9° nel Giro della Provincia di Reggio Calabria, 10° nel Giro di Toscana, 15° nella Milano-Torino. 1959: 1° nella Tappa di Lerida al Giro di Catalogna, 8° nella Tappa di Firenze della Parigi-Nizza-Roma, 8° nel Giro di Campania, 8° nel GP Ponzano Magra, 9° nella Milano-Mantova. 1960: 6° nel Tour de Suisse con un quinto ed un sesto posto di tappa, 6° nel Giro delle Alpi Apuane, 7° nella Tappa di Carrara al Giro d’Italia, 9° nella Coppa Agostoni, 10° nella Coppa Sabatini. 1961: 6° nel Giro di Lombardia, 7° nel Campionato Italiano, 7° nella Coppa Bernocchi, 8° nella Tappa di Genova del Giro d’Italia, 9° nel Giro del Lazio, 9° nel GP di Como. 1962: 5° nella Tappa di Porrentruy del Tour de Romandie, 6° nel GP Italsilva Seregno, 9° nel Giro dell'Emilia, 12° nel Giro dell'Appennino, 13° nella Coppa Sabatini. 1963: 8° nel Campionato di Zurigo. Morì ad 87 anni, per le conseguenze di un attacco di cuore, che lo colpi mentre lavorava nel suo orto. Suo nipote, Stefano Dante, è stato professionista nella seconda metà degli anni novanta.
Firmin Lambot (Bel)
Nato a Florennes il 14 marzo 1886, deceduto ad Anversa il 19 gennaio 1964. Professionista dal 1908 al 1924 con 13 vittorie.
Un belga anomalo, che alle gare di un giorno, ha preferito le massacranti prove a tappe della sua epoca. Un regolarista molto forte in salita e buono sul passo, che trovò nel Tour de France il terreno di elezione. A parte i cinque successi colti nel 1908 in gare minori in patria, le sue restanti 8 vittorie, stanno tutte nella Grande Boucle. Disputò il Tour 10 volte, lo concluse in 8 occasioni, vinse 6 tappe, tutte molto pesanti per la classifica e, soprattutto, colse 2 successi finali, nel 1919 e nel 1922. Piazzamenti di nota nel 1920, quando chiuse 3° e nel 1913, quando finì 4°. Col successo nel '22, Lambot è stato il più anziano vincitore dell'intera storia della corsa: 36 anni, 4 mesi e 9 giorni. Un atleta che maturò lentamente e che solo oltre la trentina, trovò gli acuti giusti per entrare da protagonista nel grande romanzo della corsa a tappe francese.
Entrambe le sue vittorie al Tour, tuttavia, hanno lasciato nell'osservatorio delle riserve, visto che nel '19 fu avvantaggiato dalla rottura della forcella di Eugene Christophe, che portava la Maglia Gialla nella penultima tappa, mentre nel '22, il leader della classifica, il connazionale Hector Heusghem, venne penalizzato a due tappe dalla conclusione, per irregolare cambio di bici.
In questa seconda occasione però, Lambot lavorò a lungo per il capitano Jean Alavoine e solo col cedimento di questi, poté giocarsi le proprie carte. Le sei vittorie di frazione furono colte nel '13 a Nizza; nel tappone pirenaico di Luchon nel '14; a Dunkerque, nel Tour vinto del '19; nel '20 a Bayonne e, nuovamente, nel tappone pirenaico di Luchon. Il suo ultimo successo di tappa, a Nizza, nel '21. Grande rammarico per Firmin Lambot, la sconfitta in volata ad opera del connazionale Leon Scieur, nella tappa di Gex, al Tour del '20, dopo essere passato primo e solitario sul mitico Galibier e sull'Aravis.
Cleto Maule
Nato a Gambellara (Vicenza) il 14 marzo 1931, deceduto a Golfo Aranci (Sassari) il 28 luglio 2013. Passista veloce, alto 1,80 per kg. 74. Professionista dal 1954 al 1961 con 9 vittorie.
Gran dilettante, vinse fra le tante corse, autentiche classiche per “puri”, come la Vicenza-Bionde e l'Astico-Brenta nel ’52, la Coppa Berga nel ’53, il G.P. Liberazione e ancora l’Astico-Brenta nel ’54. Atleta dotato di una potenza non comune e di un tempera-mento da lottatore, al passaggio fra i prof a fine ’54, era attesissimo. Ed il suo ’55 fu degno delle speranze che si riponevano su di lui. L’aprì con una vittoria nella Milano-Torino, dove superò allo sprint il compagno Aldo Moser, col quale aveva staccato tutti sulla Rezza e lo chiuse trionfalmente, conquistando il Giro di Lombardia sull’asso belga De Bruyne e “Penna Bianca” Conterno. Dopo questo successo però, Maule non fu pari alle attese, anche se riuscì a vincere ancora qualche bella corsa. Nel ’56, conquistò la tappa di Merano al Giro, proprio la frazione che aveva affrontato il Passo dello Stelvio e chiuse la “Corsa rosa” al quarto posto. Fu un Giro per lui perso nella tremenda tappa del Bondone, ove dovette fermarsi per rifocillarsi, perdendo minuti preziosi in classifica, dopo essere stato per 30 km "maglia rosa virtuale". Sempre nel ’56, vinse il prestigioso Giro dell'Appennino, successo che bissò nel '58, anno della sua ultima vittoria: il Giro dei Quattro Cantoni a Zurigo. Corse fino al ’60, senza più riuscire a centrare nessun bersaglio.
Maurizio Ricci detto Morris
Nato il 14 marzo 1909 a Pleyben (Finistère), deceduto il 7 dicembre 1994 a Pont-l'Abbé (Finistère). Passista. Professionista dal 1931 al 1946 con 23 vittorie.
Nato in una famiglia di braccianti agricoli, dopo essersi fatto le ossa nelle gare locali, si distinse a 17 anni al Prix Dunlop del Dipartimento del Finistère. All’indomani iniziò a lavorare in una acciaieria a Longwy. Rimase lì per tre anni, ciononostante in quel lasso vinse una decina di corse e nel 1929 divenne Campione della Meurthe-et-Moselle. Ebbe inoltre la possibilità di correre in Belgio e Lussemburgo. Finì 15° e poi 6° alla Paris-Longwy nel ‘28 e ‘29. Alla fine del servizio militare, Cloarec tornò a Pleyben, qui si sposò, ed aprì il suo primo negozio di biciclette. Successivamente, ne aprirà un secondo a Quimper, sotto l'insegna "Au Tour de France". Soprannominato “Cloclo” dai suoi compagni per la sua somiglianza con l'attore Michel Simon, Pierre intensificò l’attività dal 1930 e dal 1931 entrò a far parte degli indipendenti. Il suo potere in gara e la sua statura di lottatore gli valsero il soprannome di "Pleyben's Bull". Si classificò 8°, 3° e ancora 8° al già famoso Circuit de l'Ouest nel ‘31, ‘32 e ’33, anno nel quale passò ufficialmente fra i professionisti. Nell’élite ciclistica partecipò a cinque Tour de France. Qui, nel ’33 si classificò 38°, nel ’35 fu 9° in tre tappe: Parigi-Lille, Belfort-Genève, Rochefort-La Rochelle, e finì 18° assoluto. L’anno seguente arrivò 7° nella tappa Parigi-Lille, 2° nella Grenoble-Briançon (dove fu primo in cima al Col Bayard) e chiuse 22° a Parigi. Nel 1937 arrivò 6° nella tappa di Royan-Saintes e si classificò 32° assoluto. Il 1939 fu il suo anno d’oro nella Grande Boucle: vinse due tappe, la Rennes-Brest e la Monaco-Digne, e si classificherà 5° nell'ultima tappa Troyes-Parigi. Chiuse il Tour de France al 31° posto.
Nel suo ruolino anche un 2° posto nel 1935 al Circuit du Morbihan alle spalle di Le Grevès e un 44° al Giro d'Italia. Per due anni consecutivi, nel 1935 e nel 1936, vinse il Circuit de l'Aulne a Châteaulin. Nel 1937 vinse la Paris-Saint Étienne e finì 3° al Circuit de Paris. Nel 1938 vinse il Circuit du Morbihan, Marsiglia-Lione, Rouen-Caen-Rouen e ottenne il 3° posto nella Parigi-Caen. Finì 1° anche nell'edizione 1939 della Paris-Vimoutiers (Paris-Camembert) e vinse la gara Nantes-Les Sables-d'Olonne. Nel 1941, Pierre Cloarec si classificò 8° nel Campionato francese su strada e 3° nella Parigi-Tours. Una brutta frattura del femore durante una caduta pose fine alla sua carriera sportiva nel 1942. Ma la sua passione per il ciclismo non lo abbandonò. Nel 1947 divenne direttore tecnico della squadra francese dell’Ovest che partecipò al Tour de France. Il suo leader, il bretone Jean Robic vinse quella edizione. Fu ancora direttore tecnico di quella selezione nel 1950 e nel 1951. Nel 1999 cinque anni dopo la sua morte, la palestra di Pleyben, sua città natale, fu intitolata a lui.
Giuseppe Dante
Nato a Piove di Sacco di Padova il 14 marzo 1931, deceduto a Desio il 21 novembre 2018. Passista e fondista, alto 1,77 m. per 75 kg. Professionista dal 1957 al 1965 con una vittoria.
Giuseppe "Peppino" Dante, come tanti gregari della sua epoca, è stato principalmente un buon corridore e per chi scrive ciò va letto come una tacita ammissione, che in epoche più povere o più servite del ciclismo (che ci sono, perbacco!), poteva togliersi la soddisfazione di aggiungere diverse vittorie all’unica realmente ottenuta in carriera. Già, perché il suo ruolino, pur essendo privo di spunto veloce, evidenzia una caterva di piazzamenti nei dieci, correndo, appunto, da gregario. Ed il gregario di allora non doveva fare solo il “mulo” come avviene oggi, ma di tutto, proprio di tutto, correndo di più e su chilometraggi oggi rarissimi.
Nato a Piove di Sacco di Padova, si trasferì in Lombardia sin dalla tenera età e la Brianza è poi divenuta la sua terra di crescita agonistica e di vita. Aspirante muratore, divenne ciclista spinto da amici e coetanei, che avevano visto quanto fosse forte su bici ovviamente prestate, perché i soldi per una tutta sua, il ragazzino Dante, non li aveva. Cresciuto nella Ciclistica di Rovello Porro, iniziò a vincere a Meda, ed a confermarsi protagonista, ma sempre con pochi successi a causa della mancanza di spunto veloce. Poi, da dilettante col GS Tre Ponti, mise sulla vetrina nazionale le sue doti sul passo, vincendo la Coppa Italia nella crono-squadre, nonché quella Coppa Caduti Nervianesi che, in Lombardia, era considerata classicissima. All’indomani di quest’ultimo successo, il CT Proietti, mentre si preparava alla trasferta alle Olimpiadi di Melbourne, prospettò a “Peppino” la possibilità di essere inserito nei Probabili Olimpici per Roma ’60, ma il già venticinquenne corridore, preferì scegliere la promessa di Bartali, per passare professionista con la San Pellegrino. E così fu. Dal 1957 al ’65 Giuseppe Dante ha corso 7 Giri d'Italia concludendone 4, col 28° posto nel ’62 come miglior piazzamento; 2 Tour de France terminando quello del ’62 al 66° posto. Fra le classiche, di nota la sua partecipazione a 7 Giri di Lombardia col 6° posto del ’61 come miglior piazzamento. La sua unica vittoria da prof, ci porta al 1959, ed è stata la 4a tappa della Volta Ciclista a Catalunya, che da Tortosa si concludeva a Lleida. Fra i successi dei capitani del gregario “Peppino”, di nota la Sanremo ’59 di Miguel Poblet ed il Giro d’Italia del Centenario di Arnaldo Pambianco nel ’61. Ma il valore del corridore Giuseppe Dante, lo si vede da questo ruolino di piazzamenti, anno per anno. 1957: 5° al Giro di Sicilia, 7° nel Giro delle Alpi Apuane, 9° nel GP Busto Arsizio, 11° nel Giro di Romagna, 12° nel Giro dell'Appennino e 15° nel Giro dell'Emilia.
1958: 2° nel GP Biagioni, 4° nel GP Busto Arsizio, 5° nella Coppa Bernocchi, 6° nel Giro del Veneto, 7° nel Giro dell'Appennino, 8° nella Coppa Sabatini, 9° nel Giro della Provincia di Reggio Calabria, 10° nel Giro di Toscana, 15° nella Milano-Torino. 1959: 1° nella Tappa di Lerida al Giro di Catalogna, 8° nella Tappa di Firenze della Parigi-Nizza-Roma, 8° nel Giro di Campania, 8° nel GP Ponzano Magra, 9° nella Milano-Mantova. 1960: 6° nel Tour de Suisse con un quinto ed un sesto posto di tappa, 6° nel Giro delle Alpi Apuane, 7° nella Tappa di Carrara al Giro d’Italia, 9° nella Coppa Agostoni, 10° nella Coppa Sabatini. 1961: 6° nel Giro di Lombardia, 7° nel Campionato Italiano, 7° nella Coppa Bernocchi, 8° nella Tappa di Genova del Giro d’Italia, 9° nel Giro del Lazio, 9° nel GP di Como. 1962: 5° nella Tappa di Porrentruy del Tour de Romandie, 6° nel GP Italsilva Seregno, 9° nel Giro dell'Emilia, 12° nel Giro dell'Appennino, 13° nella Coppa Sabatini. 1963: 8° nel Campionato di Zurigo. Morì ad 87 anni, per le conseguenze di un attacco di cuore, che lo colpi mentre lavorava nel suo orto. Suo nipote, Stefano Dante, è stato professionista nella seconda metà degli anni novanta.
Firmin Lambot (Bel)
Nato a Florennes il 14 marzo 1886, deceduto ad Anversa il 19 gennaio 1964. Professionista dal 1908 al 1924 con 13 vittorie.
Un belga anomalo, che alle gare di un giorno, ha preferito le massacranti prove a tappe della sua epoca. Un regolarista molto forte in salita e buono sul passo, che trovò nel Tour de France il terreno di elezione. A parte i cinque successi colti nel 1908 in gare minori in patria, le sue restanti 8 vittorie, stanno tutte nella Grande Boucle. Disputò il Tour 10 volte, lo concluse in 8 occasioni, vinse 6 tappe, tutte molto pesanti per la classifica e, soprattutto, colse 2 successi finali, nel 1919 e nel 1922. Piazzamenti di nota nel 1920, quando chiuse 3° e nel 1913, quando finì 4°. Col successo nel '22, Lambot è stato il più anziano vincitore dell'intera storia della corsa: 36 anni, 4 mesi e 9 giorni. Un atleta che maturò lentamente e che solo oltre la trentina, trovò gli acuti giusti per entrare da protagonista nel grande romanzo della corsa a tappe francese.
Entrambe le sue vittorie al Tour, tuttavia, hanno lasciato nell'osservatorio delle riserve, visto che nel '19 fu avvantaggiato dalla rottura della forcella di Eugene Christophe, che portava la Maglia Gialla nella penultima tappa, mentre nel '22, il leader della classifica, il connazionale Hector Heusghem, venne penalizzato a due tappe dalla conclusione, per irregolare cambio di bici.
In questa seconda occasione però, Lambot lavorò a lungo per il capitano Jean Alavoine e solo col cedimento di questi, poté giocarsi le proprie carte. Le sei vittorie di frazione furono colte nel '13 a Nizza; nel tappone pirenaico di Luchon nel '14; a Dunkerque, nel Tour vinto del '19; nel '20 a Bayonne e, nuovamente, nel tappone pirenaico di Luchon. Il suo ultimo successo di tappa, a Nizza, nel '21. Grande rammarico per Firmin Lambot, la sconfitta in volata ad opera del connazionale Leon Scieur, nella tappa di Gex, al Tour del '20, dopo essere passato primo e solitario sul mitico Galibier e sull'Aravis.
Cleto Maule
Nato a Gambellara (Vicenza) il 14 marzo 1931, deceduto a Golfo Aranci (Sassari) il 28 luglio 2013. Passista veloce, alto 1,80 per kg. 74. Professionista dal 1954 al 1961 con 9 vittorie.
Gran dilettante, vinse fra le tante corse, autentiche classiche per “puri”, come la Vicenza-Bionde e l'Astico-Brenta nel ’52, la Coppa Berga nel ’53, il G.P. Liberazione e ancora l’Astico-Brenta nel ’54. Atleta dotato di una potenza non comune e di un tempera-mento da lottatore, al passaggio fra i prof a fine ’54, era attesissimo. Ed il suo ’55 fu degno delle speranze che si riponevano su di lui. L’aprì con una vittoria nella Milano-Torino, dove superò allo sprint il compagno Aldo Moser, col quale aveva staccato tutti sulla Rezza e lo chiuse trionfalmente, conquistando il Giro di Lombardia sull’asso belga De Bruyne e “Penna Bianca” Conterno. Dopo questo successo però, Maule non fu pari alle attese, anche se riuscì a vincere ancora qualche bella corsa. Nel ’56, conquistò la tappa di Merano al Giro, proprio la frazione che aveva affrontato il Passo dello Stelvio e chiuse la “Corsa rosa” al quarto posto. Fu un Giro per lui perso nella tremenda tappa del Bondone, ove dovette fermarsi per rifocillarsi, perdendo minuti preziosi in classifica, dopo essere stato per 30 km "maglia rosa virtuale". Sempre nel ’56, vinse il prestigioso Giro dell'Appennino, successo che bissò nel '58, anno della sua ultima vittoria: il Giro dei Quattro Cantoni a Zurigo. Corse fino al ’60, senza più riuscire a centrare nessun bersaglio.
Maurizio Ricci detto Morris