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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 18 aprile
#1
Emile Abegg (Fra)
Nato il 18 aprile 1886 a Belfort, ed ivi deceduto il 29/02/1920. Fondista. Professionista nel 1910 senza vittorie.
Grazie a buone prestazioni nel ciclismo dell'intorno di Belfort, riuscì a trovar posto, nel suo esordio professionistico, avvenuto nel 1910, nella già fortissima Alcyon-Dunlop, la squadra che raccoglieva grandi nomi del ciclismo internazionale del periodo. Ma l'impatto nell'élite fu disastroso. Nel Tour de France, che faceva tappa nella sua città natale, finì la sua avventura nella quarta frazione, dopo aver raccolto un 60° posto nella suggestiva apertura che ripercorreva la classica Parigi Roubaix, un 50° posto nella Roubaix Metz, ed un 31° posto nella Metz Belfort. In quest'ultima tappa, che comprendeva la scalata al Ballon d'Alsace, consumò le ultime energie e nella Belfort Lyon si ritirò. Chiuse praticamente lì la sua esperienza ciclistica. Dieci anni dopo, a soli 34 anni, la nefrite se lo portò via.

Lorenzo Agazzi
[Immagine: 1263110560AGAZZILorenzo.jpg]
Nato a Centallo (CN) il 18 aprile 1940. Passista veloce, alto m. 1,72 per kg. 68. Professionista nel 1963 senza ottenere vittorie.
Una scommessa di Vincenzo Giacotto finita senza realizzarsi vittoriosa. Lorenzo Agazzi, dal fisico compatto e dalla pedalata fluida, pareva un predestinato al ruolo di spalla o gregario. Da dilettante, infatti, nel Velo Club Gios, aveva imparato a proteggere l'estro del giovane compagno Italo Zilioli e, più che a vincere, si dimostrò uno che guardava la sostanza del piazzamento, dopo aver lavorato per l'amico campioncino. A settembre del 1962, Giacotto fece fare il salto di categoria al ventunenne Zilioli, ed a febbraio 1963, decise di riservare un posto nella sua Carpano, anche al per lui già pronto Agazzi. La realtà di quella stagione però, smentì il grande nocchiero torinese: il ventitreenne di Centallo deluse, collezionò tanti ritiri, fra i quali anche quello nella nevosa tappa di Celerina al Tour de Suisse. Il solo piazzamento di nota stagionale fu il 42° posto nel Campionato di Zurigo. Ed a fine anno, Agazzi, lasciò il ciclismo.

Alessandro Catalani
[Immagine: 1206301235Catalani,%20A.jpg]
Nato a Pavia il 18 aprile 1905, deceduto a Gemonio il 6 agosto 1986. Passista. Professionista dal 1927 al 1932 con una vittoria. Con Catalani incontriamo un altro corridore la cui traiettoria d'atleta s'è trovata deviata dal periodo e dalle difficoltà che poteva provare un ciclista poco assistito negli spostamenti ed in tutto ciò che una simile attività contemplava. Diversi si rifugiavano nel gregariato proprio per questo, perlomeno ancor prima di poter vedere ciò che potevano valere, e non è un dopo anni di servizio trovano a tarda età l'occasione per dimostrare, a livello di albi d'oro, quella bravura che i conta-vittorie non rilevano. Alessandro Catalani, è stato un corridore caparbio e coriaceo, buon fondista, che nella seconda metà degli anni '20 ottenne qualche dignitoso piazzamento e si segnalò talvolta come valido gregario, soprattutto di Binda. Ma il suo spessore non poteva evidenziarsi compiutamente per il suo status di accasato saltuario. Conquistò nel 1928 il Giro di Toscana e fatto molto importante, purtroppo non raccolto, vinse nello stesso anno la Classifica degli Isolati al Giro d'Italia, dove si piazzò 12° assoluto. Finì poi la stagione con un 5° posto nel "Lombardia". Nel '29 fu 2° per un soffio nella Tre Valli Varesine, battuto da Morelli, 5° nella XX Settembre e 7° sia alla Milano Sanremo che nel campionato italiano, mentre al Giro chiuse 16°.
Nel 1930, gli fu più difficile del solito svolgere l'attività, ma tornò l'anno seguente risparmiando tutte le risorse per correre il Tour de France come "Touristes-routiers", dove venne battuto in una volata a due dall'austriaco Max Bulla, nella tappa di Marsiglia e fu costretto al ritiro alla penultima frazione per una caduta. Provò di nuovo nel 1932, ma oramai la convinzione non c'era più e lasciò il ciclismo.

Bernt Johansson (Swe)
[Immagine: 16758793511325Johansson,Bernt.jpg]
Nato a Goteborg (Svezia) il 18 aprile 1953. Passista scalatore, alto 1,76 per 68 kg. Professionista dal 1977 al 1981 con 16 vittorie.
Fu una vedette assoluta fra i "puri", vincendo ripetuti titoli nazionali, di Scandinavia e classiche internazionali, col fare del corridore superiore. Nel 1974, a Montreal, in quella che diverrà la sua città preferita, conquistò coi compagni Nilsson, Gagerlund, Filipsson il titolo mondiale nella cronosquadre e poi, singolarmente, la Medaglia d'Oro alle Olimpiadi nel 1976, anticipando di 31", l'italiano Giuseppe Martinelli (colui che da direttore sportivo legherà la sua carriera al compianto ed indimenticabile Pantani e ai recenti Simoni, Cunego e Nibali), nonché il polacco Nowicki e il belga, tanto talentuoso quanto svogliato, Alfons De Wolf.
Passò professionista nel '77, in Italia, il paese dove consumerà praticamente tutta la sua breve carriera nell'elite del ciclismo, all'interno della Magniflex. Lo si attese all'esplosione verso quei livelli che si vedevano come suoi naturalmente, ma Johansson non donò più le giornate splendenti vissute fra i dilettanti. Belle vittorie, anche una certa regolarità nel novero dei migliori in corsa, ma niente da paragonare a quel passato che via via si allontanava.
Fra i suoi successi vanno segnalati il Giro del Levante, proprio all'esordio, nel 1977, quindi, nella medesima stagione, il Trofeo Baracchi in coppia con Carmelo Barone. Il Giro dell'Emilia e la Cronostaffetta con Giovanni Battaglin nel 1978, il Gran Premio di Prato nel '78 e '79, il Giro del Lazio nel 1980. Nel 1978 fu battuto da Francesco Moser nel Giro di Lombardia. L'annata '79 fu la migliore di Johansson: al Giro d'Italia vinse le tappe di Voghera e Boscochiesanuova (con una stupenda azione di forza su Moser e Knudsen) e chiuse la corsa rosa sul podio, dietro a Saronni e Moser. Nello stesso anno si classificò terzo nella Freccia Vallone, piegato, non senza problemi, da Hinault e Saronni.
Nel biennio '78-'79, partecipò ad ambedue le edizioni del GP Terme di Castrocaro a cronometro e le vinse entrambe. Nella prima occasione, battagliò a lungo con Carmelo Barone e nella seconda, niente popò di meno che con lo specialista olandese Roy Schuiten. Costruì i suoi successi con condotte regolari senza pagare alla distanza lo sforzo richiesto dalla lunghezza e dalle difficoltà del percorso. La flessione di rendimento, già avvertita nella stagione '80, si amplificò nel 1981 e Bernt, senza pensarci troppo, abbandonò il ciclismo pedalato proprio alla fine di quell'anno, a soli 28 anni.
Arrivato alimentando curiosità, se ne andò in silenzio, ma non si può dire abbia deluso, per la semplice ragione che in questo sport si chiede troppo, sbagliando, di rivedere e riprendere nella verità del professionismo, gli echi del dilettantismo. Johansson, nell'elite ciclistica, avrebbe potuto fare di più, ma il raccolto non è per niente da disprezzare, anzi. Nel dopo carriera, ha poi ricoperto incarichi importanti all'interno della nazionale svedese.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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