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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 7 aprile
#1
Joaquim Agostinho (Por)
[Immagine: 15292528131325Agostinho,Joaquim.jpg]
Nato il 7 aprile 1942 a Sìlverira do Concelho-Torrés (Portogallo), deceduto in corsa ad Amindera il 10 maggio 1984. Passista-scalatore. Professionista dal 1968 al 1984 con 108 vittorie.
Una caduta all'arrivo di una tappa del Giro di Porto, mentre dopo un'interruzione riprendeva la sua lunga carriera, gli fu fatale. Può considerarsi senza ombra di dubbio il più forte ciclista portoghese ogni tempo, anche se fra i connazionali c'è chi ha .....persino una maglia iridata. S'era fatto notare allorché, ventiseienne, dopo la vittoria a sensazione nel Giro di San Paolo (Brasile) fra i dilettanti, debuttò nel campionato del mondo dei prof a Imola, nel quale fu protagonista. Corridore della potenza fisica esplosiva e di eccezionale temperamento non ha ottenuto le vittorie che avrebbe meritato, anche a causa dell'irrazionalità del suo comportamento: è stato, fra l'altro, retrocesso perdendo i successi già ottenuti, nei Giri del Portogallo del '69 e '73 e in due tappe del Tour de France (a vantaggio di Mogens Frey e di Eddy Merckx), per scorrettezze e positività al controllo doping. È stato campione nazionale dal '68 al '73 su strada, nel '71 dell'inseguimento; ha vinto il Giro del Portogallo nel '70, '71 e '72. Fra le sue tante vittorie, anche 3 tappe al Tour, 3 alla Vuelta e 2 al Giro di Svizzera. In Italia (corse per la Magniflex) vinse un Trofeo Baracchi in coppia con Van Springel nel '69.

Andrew Hampsten (USA)
[Immagine: 16393382911325Hampsten,Andrew.jpg]
Nato il 7 aprile 1962 a Boulder (Colorado). Corridore completo, alto 1,75 per 63/64 kg. Professionista dal 1985 al 1996 con 28 vittorie.
Un corridore sottostimato e oscurato dai connazionali Lemond e Armstrong. Eppure, non molto distante da loro, anzi, del texano decisamente più credibile come naturale corridore da corse a tappe. Cominciò a correre nel 1975 e i suoi migliori risultati da junior li ottenne nella cronometro individuale con il 4° posto al campionato nazionale del 1978 e la vittoria nel 1980. Con la squadra nazionale ottenne il terzo posto nella crono-squadre al Campionato del Mondo junior nel 1979 e il secondo posto nella stessa prova nel 1980.
Passò professionista nel 1985, con il team 7 Eleven diretto da Jim Ochowicz. Il suo talento si notò subito. Vinse infatti, alla prima stagione, quattro gare: il Memorial Gastone Nencini (cronoscalata della Futa), la Caracol Montana (con una vittoria di tappa) e, soprattutto, una tappa al Giro d'Italia. Dello stesso anno da ricordare il secondo posto ottenuto alla Coors Classic. L'anno successivo, passò alla francese La Vie Claire di Paul Kochli, dove trovò Bernard Hinault e Greg Lemond. In questa squadra militò una sola stagione ottenendo comunque una prestigiosa vittoria: il Giro di Svizzera, vincendo anche il cronoprologo. Nello stesso anno si piazzò al quarto posto al Tour de France, aiutando il compagno Greg Lemond a conquistare la maglia gialla finale, con Hinault 2°. Nel 1987 tornò alla 7 Eleven, team con cui rimase quattro anni, ottenendo grandi vittorie. Una su tutte, il Giro d'Italia nel 1988, vittoria che gli ha consentì di entrare nella storia del ciclismo: fu infatti il primo vincitore statunitense e il primo vincitore non europeo del Giro d'Italia. Sue anche due tappe, con l'indimenticabile traversata del passo del Gavia innevato. Di rilievo nel suo secondo segmento di permanenza alla 7 Eleven, il bis al Giro di Svizzera nel 1987, tre tappe alla Coors Classic e una tappa alla Parigi-Nizza.
Nel 1991 passò alla Motorola e vi rimase fino al 1994. In queste quattro stagioni tra i successi da ricordare un Giro di Romandia (1992), un Giro della Galizia ed una grande vittoria di tappa al Tour de France: Alpe d'Huez nel 1992. In questa edizione del Tour, chiuse nella generale al quarto posto. Il 1992 fu la sua ultima grande stagione. Dopo la Motorola, passò nel 1995 alla Banesto e chiuse la carriera nel 1996, alla U.S. Postal, senza ottenere più vittorie. Ricordato ancora oggi per quella straordinaria impresa al Giro d'Italia ’88 e stato sicuramente un campione che ha regalato emozioni agli appassionati di ciclismo ed a dimostrato valori di nota. Abbastanza per provare una certa amarezza nel vederlo così oscurato da connazionali che, contrariamente a lui, hanno avuto dalla loro fattori esterni decisamente favorevoli.

Louis Proost (Bel)
[Immagine: 16405392341325Proost,Louis3.jpg]
Nato il 7 aprile 1935 ad Halle (Anversa), deceduto a Lier (Anversa) il 2 febbraio 2009. Passista veloce. Professionista dal 1958 al 1967 con 62 vittorie. Vinse l'iride su strada fra i dilettanti nel 1957, a Waregem. In quell'occasione beffò a pochi metri dalla linea d'arrivo l'italiano Arnaldo Pambianco, dopo che questi era riuscito grazie ad una fuga solitaria a dare l'impressione di una sicura conquista del mondiale. Fu una giornata infelice per gli azzurri, perché la sconfitta di Pambianco prima ancora dell'acuto finale di Proost, trovò inaspettate peculiarità nel veemente inseguimento dell'italiano Pizzoglio. Fu proprio costui a permettere al belga di sfoderare le sue doti di finisseur e di coronare come meglio non si poteva una stagione che l'aveva visto sugli scudi, grazie a tre vittorie di tappa nella Corsa della Pace e nel Giro d'Austria.
Louis Proost era un corridore potente, con la peculiarità visiva di non radersi troppo il pelo sulle gambe, che non ebbe poi una grande carriera fra i professionisti. Vinse comunque una sessantina di corse, alcune delle quali di buon livello come Bruxelles-Charleroi-Bruxelles, Roubaix-Cassel-Roubaix, il G.P. Odelen, il G.P.Kalmthout, la Bruxelles-Ingooigem e, soprattutto, la tappa di Millau al Tour de France 1960 e quella di Palermo al Giro d'Italia 1961, poi vinto proprio da Pambianco. Corse pure in Italia con la Carpano di Vincenzo Giacotto, ed in quella multinazionale di marca italiana che era la Faema. Con le maglie biancorosse di quest'ultima squadra, vinse le tappe al Giro e al Tour. Insomma un corridore non certo super, ma pur sempre uno che ha vinto una maglia iridata e che ha lasciato un segno ben visibile nella sua epoca.

Jean-Marie Wampers (Bel)
[Immagine: 16452935601325Wampers,Jean-Marie.jpg]
Nato a Uccle il 7 aprile 1959. Passista veloce. Alto 1,93m. per 79 kg. Professionista dal 1981 al 1992 con 15 vittorie.
Un corridore non fortunato, di buon valore, ma non un campione. Nato in una località dei sobborghi di Bruxelles, si trasferì appena maggiorenne ad Halles, a 20 chilometri di distanza, ma sempre nel territorio brussellese. Aspetti che pesarono non poco nella crescita agonistica di Jean Marie che, non essendo fiammingo e nemmeno vallone, si trovò a vivere il ciclismo in quella minoranza che poi, aveva allora forse ancor più di oggi un peso nelle considerazioni dell'ambiente, soprattutto se non si era un Merckx (altro brussellese, anche se d'adozione). Non a caso, il giovane Wampers, divenuto ottimo dilettante in grado di emergere in corse di più giorni come il Giro della Provincia di Namur, ed il Trittico Ardennese, fino a conquistare il Campionato Belga della categoria nel 1980, non trovò accasamento nazionale quando decise di passare fra i professionisti. Ed infatti, solo nell'aprile 1981, trovò un contratto professionistico, nella italiana "Santini Selle Italia". Venuto da noi fu fatto subito esordire al Giro d'Italia, dove si comportò bene, tanto da piazzarsi in un paio di tappe e di chiudere la corsa al 94° posto. Nell'anno d'esordio vinse il Criterium Helchteren, si piazzò più volte in medie corse del suo paese e finì 3° nel Giro del Lazio. Insomma una buona stagione.
Nel 1982, passò al più blasonato team della Gis Gelati. Dopo una primavera tribolata a causa di problemi fisici che gli fecero saltare il Giro d'Italia, si rifece in estate, vincendo il Gran Premio di Camaiore e piazzandosi più volte. Lo notarono finalmente in patria e, nel 1983, si accasò alla belga Euro Shop,. Fu una stagione ancora tribolata causa gli ormai siamesi problemi fisici. Ciononostante, riuscì a piazzarsi più volte e ad esordire al Tour de France, dove però fu costretto al ritiro nella 17a tappa.
L'Euro Shop, divenne nella stagione successiva "Splendor", con un corridore come Claude Criquielion, sempre più evidente, e per Wampers, sempre alle prese con una salute ballerina, iniziarono a farsi largo i compiti di spalla o di vero e proprio gregario. Ma la stagione fu positiva anche per lui che vinse due buone corse, la Druivenkoers-Overijse e il GP Buggenhout, e si piazzò altre 8 volte a podio (notevole il 2° posto nell'Escaut). Nel 1985, la Splendor s'abbinò con l'Hitachi e ne uscì un team ancora più forte. Jean Marie tornò al Tour de France che chiuse 117°, finì 2° nella Freccia del Brabante e vinse la Nationale Sluitingsprijs. 
La stagione successiva fu densa di soddisfazioni per Jean Marie che vinse una tappa della Quattro Giorni di Dunkerque, il GP Dilsen e, soprattutto, una classica come il GP di Francoforte, dal gran cast, dove emerse come finisseur. Fu poi 3° nella Gand Wevelgem, nella Freccia di Picardia e nel GP di Fourmies. Il 1987 l'aprì bene con il 3° posto nella Freccia del Brabante, ma poi cominciò a stare poco bene, proprio mentre con anticipo riuscì a strappare un contratto con la blasonatissima Panasonic di Peter Post. Gli fu diagnosticata la mononucleosi: quella malattia perfida che impoverisce il sangue attraverso un tasso importante e anormale di globuli bianchi. Il suo medico gli disse di lasciar perdere col ciclismo, ma Jean Marie con forza d'animo si risollevò anche se rimase oltre un anno senza correre. Post, che lo aveva praticamente pagato senza vederlo gareggiare, gli rinnovò il contratto, ma a patto che diradasse l'intensità delle corse. La riconoscenza di Wampers per quello che verrà, si concretizzò coi connotati della favola. Nel 1989, infatti, le risposte dello spilungone brussellese dalla chioma nera e gli occhi blu, furono quelle che anche i più ottimisti non avrebbero mai pensato. Jean Marie vinse la Parigi Roubaix, meritandosela tutta tra l'altro, indi il GP Escaut e, nuovamente, il GP di Francoforte. In altre parole una classica monumento e due classiche di tradizione e buonissimo cast. Poi fece suo il Criterium Wouw , finì 2° nella tappa di Lussemburgo al Tour de France (che chiuse 133°) e nel finale di stagione vinse il GP Sint-Truiden. Davanti a tanti sfilarono le immagini di Wampers che, dopo la vittoria nella Classica del pavè, inseguiva Peter Post per urlargli un immenso "Mercì!".
E da brava persona quale è sempre stato, Jean Marie, a 30 anni suonati, si mise a disposizione dello squadrone olandese, togliendosi velleità e lavorando sodo per gli altri, quando la salute glielo consentiva. Nel 1992, dopo un altro periodo di lunghi acciacchi si accasò alla Callstrop, giusto per dire ancora la sua prima di smettere. Abbastanza per recitare il canto del cigno col successo nella semiclassica Binche-Tournai-Binche.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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