Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Il doping negli altri sport
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Dichiarazione di Murray che fa capire da che parte sta andando lo sport in generale

http://www.gazzetta.it/Tennis/04-11-2013...5121.shtml
Costa Rica, antidoping per sette giocatori dopo la vittoria sull'Italia
Come riportato da gazzetta.it, ben sette giocatori della Costa Rica sono stati chiamati per dei controlli antidoping dopo la vittoria per 1-0 sull'Italia. La Fifa, tuttavia, ha precisato sul proprio sito ufficiale che solo due calciatori hanno svolto i controlli di routine, mentre gli altri cinque hanno semplicemente recuperato dei test non svolti prima dell'inizio del torneo :O.

http://www.alfredopedulla.com/articoli/4...sullitalia

Allucinanti anche i commenti che si leggono. Tutti dalla parte della Costa Rica, a prescindere. Si fosse chiamata Costa Rica Cycling Team altro che due righe della Gazza o notizietta data così, come se fosse una stronzatina qualsiasi... Sweat
SCHWAZER. Incredibile, diventa campione del mondo per doping!
Squalificato il russo Stanislav Emelyanov

Sappiamo bene che questa notizia non ha niente a che fare con il ciclismo, ma merita di essere diffusa per capire come negli altri sport viene affrontato (e quanto velocemente) il fenomeno del doping.

Un paradosso. Per Alex Schwazer, a quattro anni di distanza, e' in arrivo la medaglia d'oro della 20 km di marcia degli Europei di Barcellona perche' il vincitore di quella gara, il russo Stanislav Emelyanov, e' stato infatti privato del titolo dalla Iaaf per irregolarita' nel passaporto biologico, come riporta la stampa irlandese che celebra cosi' il bronzo di Rob Heffernan, all'epoca quarto. Ma la squalifica di Emelyanov, come detto, rivoluziona anche il resto del podio e Schwazer, argento per 20 centesimi, sale sul gradino piu' alto davanti al portoghese Joao Vieira.

Heffernan che esulta via Twitter: "mi e' stato detto ufficiosamente che ricevero' il bronzo per la 20 km di marcia degli Europei 2010 dopo che il russo e' stato punito per doping". La sanzione di Emelyanov, si legge sull'"Irish Times" che cita fonti Iaaf, prevede l'annullamento di tutti i risultati ottenuti per due anni a partire dal 26 luglio 2010, esattamente alla vigilia della gara di Barcellona. Schwazer, che nell'aprile 2013 e' stato squalificato per tre anni e mezzo per la positivita' all'Epo alla vigilia dei Giochi olimpici di Londra, sarebbe inoltre il secondo azzurro ad arrivare all'oro grazie alle squalifiche altrui: dal 2010 a oggi, infatti, anche Anna Incerti ha scalato il podio della maratona dal terzo al primo posto per le sanzioni inflitte prima alla lituana Zivile Balciunaite e poi alla russa Nailya Yulamanova, in origine seconda classificata.

tuttobiciweb.it
Anche Ivano Brugnetti a Siviglia 1999
[edit] si parlava di Barcellona 2010 soltanto nell'articolo, chiedo scusa
(31-07-2014, 01:00 AM)SarriTheBest Ha scritto: [ -> ]SCHWAZER. Incredibile, diventa campione del mondo per doping!
Squalificato il russo Stanislav Emelyanov

Sappiamo bene che questa notizia non ha niente a che fare con il ciclismo, ma merita di essere diffusa per capire come negli altri sport viene affrontato (e quanto velocemente) il fenomeno del doping.

Un paradosso. Per Alex Schwazer, a quattro anni di distanza, e' in arrivo la medaglia d'oro della 20 km di marcia degli Europei di Barcellona perche' il vincitore di quella gara, il russo Stanislav Emelyanov, e' stato infatti privato del titolo dalla Iaaf per irregolarita' nel passaporto biologico, come riporta la stampa irlandese che celebra cosi' il bronzo di Rob Heffernan, all'epoca quarto. Ma la squalifica di Emelyanov, come detto, rivoluziona anche il resto del podio e Schwazer, argento per 20 centesimi, sale sul gradino piu' alto davanti al portoghese Joao Vieira.

Heffernan che esulta via Twitter: "mi e' stato detto ufficiosamente che ricevero' il bronzo per la 20 km di marcia degli Europei 2010 dopo che il russo e' stato punito per doping". La sanzione di Emelyanov, si legge sull'"Irish Times" che cita fonti Iaaf, prevede l'annullamento di tutti i risultati ottenuti per due anni a partire dal 26 luglio 2010, esattamente alla vigilia della gara di Barcellona. Schwazer, che nell'aprile 2013 e' stato squalificato per tre anni e mezzo per la positivita' all'Epo alla vigilia dei Giochi olimpici di Londra, sarebbe inoltre il secondo azzurro ad arrivare all'oro grazie alle squalifiche altrui: dal 2010 a oggi, infatti, anche Anna Incerti ha scalato il podio della maratona dal terzo al primo posto per le sanzioni inflitte prima alla lituana Zivile Balciunaite e poi alla russa Nailya Yulamanova, in origine seconda classificata.

tuttobiciweb.it

Chi di "spada" perisce di "spada" si insignisce.

La morale è che per quanto tu sia disposto a doparti, c'è sempre stato uno che disposto lo era ben prima di te. Per non parlare di quello dopo.
I conti fatti quattro anni dopo (o 14) in questa maniera poi, sono veramente grotteschi.
l'atletica russa in particolare la marcia è qualcosa di osceno
(31-07-2014, 01:41 AM)BidoneJack Ha scritto: [ -> ]l'atletica russa in particolare la marcia è qualcosa di osceno

LOL, era la tesi anche di Schwazer. In più lui ci aveva aggiunto in precedenza il pistolotto moralistico-savonaroliano, che gli atleti che non avendo talento bastante, si avvalevano di certe pratiche erano per lui non solo persone in (grave) errore ma una specie di feccia, dei paria paralebbrosi, una vergogna cosmica.

Del predicare e del razzolare parte 1267ma
I russi sono i peggiori..tra qualche anno uscirà sicuramente qualche russo dopato a Sochi....
Nel nuoto se non sbaglio sono stati trovati positivi 14 atleti Russi in 2 anni...
Il caso del marciatore altoatesino Schwazer: dietro quel doping c'era tutto un «sistema»

di Claudio Gatti 09 settembre 2014

Chi avrebbe dovuto sapere, sapeva. E chi sarebbe dovuto intervenire per impedire che il marciatore altoatesino Alex Schwazer si dopasse, non solo non è intervenuto ma lo ha addirittura favorito. È questa la clamorosa conclusione a cui si arriva leggendo le oltre 400 pagine di avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato qualche settimana fa agli avvocati di Schwazer e a quelli dei medici federali Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella e dell'ex dirigente Fidal Rita Bottiglieri.

Ma la Procura di Bolzano non si è limitata a puntare il dito su quelle quattro persone. Ha fatto molto di più, lanciando una pesantissima accusa all'intero sistema sportivo italiano. Dalla lunga e meticolosa indagine, coordinata dal procuratore Guido Rispoli e condotta dal sostituto Giancarlo Bramante con il supporto investigativo del Ros di Trento, con il tenente colonnello Michael Senn e il maresciallo capo Alessandro Fontana, assieme ai Nas di Firenze e di Trento, è infatti emerso che nell'epoca in cui il Coni era presieduto da Gianni Petrucci il sistema anti-doping ha fatto acqua da tutte le parti. Non solo, abbiamo anche appreso che nelle rare occasioni in cui hanno rischiato di finire nelle seppur larghissime maglie della rete anti-doping, atleti di punta sono stati puntualmente aiutati a uscirne indenni. Per fare nomi e cognomi, a parte Schwazer si parla degli staffettisti che nel 2010 hanno vinto l'argento nella 4x100 agli Europei di Barcellona e del velocista/saltatore Andrew Howe.

L'atto di accusa che emerge dalle carte di un'inchiesta condotta da un team di Carabinieri di due reparti e due città diverse, mette a nudo un intreccio di interessi e connivenze sportive ed economiche (vedi box su Asics) che fa inevitabilmente tornare a mente l'epoca buia del "doping di Stato", quando il professore ferrarese Francesco Conconi era sotto contratto del Coni per sperimentare sostanze o tecniche di "potenziamento artificiale" della performance atletica.
«Dopo la vicenda Conconi, in cui Coni e federazioni sono stati colti con le mani nel sacco, il sistema è cambiato. La scelta dei vertici è stata quella del sbrigatevela da soli, noi non vogliamo sapere niente», sostiene Alessandro Donati, consulente dell'Agenzia antidoping mondiale, Wada, e recente autore del libro Lo sport del doping - Chi lo subisce, chi lo combatte. «Non a caso Schwazer è stato beccato dalla Wada e non dalla Fidal o dal Coni».
Dopo la clamorosa confessione televisiva di Schwazer, i dirigenti sportivi hanno fatto a gara a chi si dichiarava più sorpreso.

A partire da chi aveva la più diretta responsabilità, e cioè il medico Giuseppe Fischetto, responsabile sanitario della Fidal: «Nulla era mai trapelato, né ci era stata mai comunicata (...) la collaborazione "parallela" dell'atleta con il Dr. Ferrari", ha scritto il Dott. Fischetto in una lettera al presidente della Fidal riferendosi al medico ripetutamente accusato di doping e bandito dalle autorità sportive dal quale Schwazer aveva ammesso di essere stato seguito.

Ma non era affatto così. Vittorio Visini, tecnico federale della marcia dal 2000 al 2012, ha ammesso che la Fidal aveva appreso di contatti tra Schwazer e Ferrari già nella primavera del 2010, dopo un raduno a Teide, nelle Isole Canarie: «Io ho riferito a Fischetto, al Direttore tecnico Uguagliati e a Rita Bottiglieri che Ferrari era presente e che (a Teide) il dottore e il marciatore si erano parlati». Contattato da Il Sole 24 Ore, il Dottor Fischetto ha negato di aver mai saputo che il marciatore si fosse incontrato con Ferrari a Teide: «A me questo non risulta... altrimenti mi domanderei come mai gli altri non lo hanno denunciato?».

Se lo sono domandati anche gli inquirenti. Ed ecco come ha risposto Visini: «Ritengo di aver fatto il mio dovere e di aver sufficientemente allertato chi si sarebbe dovuto attivare». Il dirigente Fidal ritiene di aver fatto il proprio dovere anche l'anno successivo, quando Schwazer chiese nuovamente alla Federazione di pagargli un viaggio/training a Teide nonostante fosse una destinazione fino al 2010 mai scelta e lui non ritenne ci fosse alcun problema. «Il fatto che nel 2010 avessero avuto luogo degli incontri tra Schwazer e Ferrari non voleva dire che anche per il 2011 fosse stata scelta quella location per rinnovare le sedute con Ferrari», ha spiegato.
A Il Sole 24 Ore Rita Bottiglieri ha dichiarato di non avere «nessuna intenzione di rilasciare dichiarazioni», ma anche lei ha dichiarato di aver «sempre rispettato le regole».
Resta il fatto che nel rispetto del proprio dovere e delle regole, nessuno ha fatto nulla. Non lo sostiene solo la procura, ma lo stesso direttore tecnico della Fidal Uguagliati, che nella sua deposizione sugli incontri tra Schwazer e Ferrari a Teide dice: «La comune conoscenza di questo fatto (...) ci portò a discuterne insieme. Sulla scorta di queste discussioni io non ho preso provvedimenti. Non mi risulta che nessuno ne abbia presi. Semplicemente, decidemmo di non fare nulla».


Per la procura quello è «il punto di non ritorno, quello cioè oltre il quale più nessuno in Federazione, nel suo entourage e nella sua società di appartenenza può ignorare il grave rischio doping che grava sull'atleta».
Ma torniamo ai medici federali: Fischetto non era l'unico ad avere avuto motivo di pensare che Schwazer si dopasse. Anche Pierluigi Fiorella, responsabile sanitario di fondo e marcia, aveva tutti gli elementi per sospettarlo. «Io ho ripetutamente detto a Fiorella, a Visini e agli altri tecnici della nazionale di marcia che a mio giudizio Alex si dopava. Ma mi invitarono sempre a "non pensar male" e soprattutto a farmi i fatti miei», rivela a Il Sole 24 Ore Ivano Brugnetti, medaglia d'oro nella 20 km ad Atene.

A Il Sole 24 Ore, il Dottor Fiorella ha detto di non voler rilasciare dichiarazioni finché non avrà modo di leggere gli atti. Ma dopo aver smentito «categoricamente» quello che sostiene Brunetti ha aggiunto: «Dire che uno è dopato… bisogna vedere in base a cosa, a quale criteri».

Effettivamente i sospetti di altri marciatori potrebbero anche essere frutto di invidia, ma il Dottor Fiorella aveva ben altre evidenze. A partire dai vari "missed test" di Schwazer, cioè le occasioni in cui non si era fatto trovare per i test a sorpresa previsti dai regolamenti nazionali e internazionali. A marzo e a settembre del 2010, periodo in cui lo stesso Schwazer ha ammesso di essere "in cura" da Ferrari, ne aveva saltati due (al terzo in 18 mesi scatta la squalifica automatica). E Fiorella ne era stato informato dallo stesso Schwazer. La risposta di Fiorella alla mail in cui il marciatore lo informava che per la seconda volta in sei mesi gli ispettori dell'antidoping lo avevano cercato senza trovarlo: «Certo che come sfiga non scherzi!!!!!!».

Non basta: quando, alla vigilia delle Olimpiadi di Londra, Fiorella viene informato dall'atleta della sua intenzione di non risiedere nel villaggio olimpico con tutti gli altri atleti ma di fare base in Germania, a casa dell'allora fidanzata Carolina Kostner, Fiorella scrive: «La decisione sulla permanenza a Londra o meno spetta a te, ma ricorda che certamente alla Iaaf (la federazione internazionale NdR) "puzzerà" questo tuo andar su e giù». Ancora più emblematico è il post scriptum di quel messaggio: «Se fai qualche stronzata ti taglio le palle». Al quale Schwazer risponde invitando il medico a non preoccuparsi perché «le cazzate le ho fatto a marzo», con un chiaro riferimento a due gare, nella 20 e nella 50km, nelle quali aveva sorpreso un po' tutti con performance straordinarie (e un record italiano).
Conclusione degli inquirenti: quello scambio di mail «appare ragionevolmente interpretabile quale indice della consapevolezza del medico in merito all'attività di doping seguita dall'atleta».

Ancora più grave quello che è successo con gli staffettisti della 4x100 che agli Europei di Barcellona hanno vinto l'argento battendo lo storico record stabilito 27 anni prima dal quartetto guidato da Pietro Mennea (vedi box). Oppure quello che ha ammesso Andrew Howe nella propria deposizione: «Quando in giugno ho chiamato Fiorella per esprimergli solidarietà (dopo la perquisizione dei Carabinieri, NdR) gli ho espresso la mia preoccupazione sul fatto che i messaggi di whatsapp da me inviatigli nel 2012 potessero trovarsi nei telefoni o tablet che gli erano stati sequestrati. Fiorella mi disse di non preoccuparmi che ciò non sarebbe accaduto in quanto lui aveva provveduto a cancellarli (...) (In quei messaggi) io gli avevo chiesto informazioni circa la durata dell'effetto terapeutico del cortisone nel corpo umano. Tale richiesta era giustificata dal fatto che volevo essere sicuro di non presentarmi in gara con residui del farmaco nel mio organismo (...) in quella circostanza vinsi i campionati italiani sui 200 metri ma non sono stato sottoposto al controllo antidoping». Conclusione degli inquirenti: «L'unico intento di Fiorella sembra quello di proteggere l'atleta dalle possibili conseguenze di un'azione potenzialmente illecita che lui avrebbe avuto comunque il dovere di denunciare, non certo di coprire».

«Adesso abbiamo due scelte: continuare a tenere gli occhi chiusi, oppure ammettere che il sistema antidoping così come è stato predisposto dopo la legge del 2000 non funziona. Perché non si può mettere la volpe a guardia del pollaio», dice Donati a Il Sole 24 Ore.
La legge del 2000 contemplava la creazione di un'agenzia indipendente anti-doping, come previsto nella maggior parte degli altri Paesi. Ma il 16 ottobre 2007, l'intento dei legislatori è stato snaturato da un accordo sottoscritto dagli allora ministri della Salute Livia Turco e delle Politiche giovanili Giovanna Melandri insieme al presidente del Coni Gianni Petrucci. «L'accordo, si leggeva nel comunicato governativo di quel giorno, prevede di riservare alla commissione Coni-Nado i controlli sullo sport agonistico di livello nazionale e internazionale e alla commissione interministeriale i controlli sanitari antidoping sulle attività sportive non agonistiche».

Quanto poco seri siano stati gli sforzi della nucleo anti-doping del Coni, il cosiddetto Nado, è solo attestato dagli atti appena depositati a Bolzano. Secondo la Procura il Nado non solo ha per anni gestito l'antidoping «secondo una perversa logica della riduzione del danno» ma ha addirittura «deliberatamente allestito un sistema "colabrodo" - come lo definisce lo stesso Fischetto in una telefonata intercettata - fatto solo di apparenza e che quindi lascia agli atleti malintenzionati enormi varchi per sfuggire ai controlli e per evitare le positività».
A Il Sole 24 Ore il Coni ha tenuto a sottolineare che «l'indagine della Procura verte su circostanze ed eventi che risalgono fino al 2012, prima del cambio dei vertici e dell'elezione del Presidente Malagò, che non può quindi conoscere il quadro generale di riferimento e i fatti antecedenti alla sua nomina». Il Coni ci ha detto che «si riserva di esprimere comunque la propria posizione sulla vicenda dopo aver preso visione formale degli atti del procedimento».


ilsole24ore.com
Il fatto è che credere che i risultati, negli sport di endurance e di velocità attuali, siano raggiungibili senza pratiche farmacologiche di complemento è una pura ingenuità e qualsiasi medico o esperto del settore lo può tranquillamente confermare. L'andazzo Coni, Federazioni varie ecc. è uno schema molto poco limitato alla nostra piccola penisoletta e molto più universale e funzionale. Combattere la piaga è sacrosanto e doveroso, pensare di sconfiggerla è una convinzione puerile. Lo sport (semi)professionistico è nato praticamente assieme al doping e col doping dovrà convivere per sempre e sempre più. E' un fenomeno molto più vasto, tentacolare e complesso del singolo che viene beccato e paga per i tanti che la fanno franca: è un gigantesco business che macina profitti spaventosi, un ramificato sistema di potere che può condizionare qualsiasi baraccone mediatico-sportivo e infettarlo. In più c'è una cultura di base di chi pratica che è ormai talmente distorta e irrecuperabilmente corrotta che il pessimismo e lo scetticismo di fronte a certi proclami o propositi, sono quantomeno doverosi, se non si vuol fare la figura dell' ingenuo.
non mi va di leggere adesso

dico dal titolo strano :o io pensavo che avesse fatto tutto da solo come ha confessato Sisi
Considera comunque che le malelingue, fin da allora, han sempre sostenuto che, a Pechino, l'argento di Rebellin fu "sacrificato" per l'oro di Schwarzer. Magari era tutta un'esagerazione, o magari no: però questo la dice lunga sull'atleta e su come funzionavano le cose attorno a lui... Sese
LA FAVOLA DI CAROLINA
Pronti a spiegare che dalle macerie non se ne esce più

Diciamoci la verità, senza inutili ipocrisie, noi del dannato mondo ciclistico: la storia del doping in casa Schwazer-Kostner, due cuori e una provetta, ci appassiona parecchio. Sincerità per sincerità: in un modo un po’ perverso, ci provoca persino una specie di piacevole consolazione.

Dicono i saggi dell’antichità che è dell’uomo forte riconoscere le proprie debolezze. E allora riconosciamole tranquillamente, sperando di essere uomini forti. Personalmente, devo proprio ammetterlo: la novela dei due piccioncini delle nevi mi diverte. Ma non tanto perché mi piaccia godere delle sventure altrui: fino a quei pun­ti di abiezione non mi spingo. Non riesco a infierire sui disgraziati. Il livello di di­vertimento non è legato ai guai e alle angosce che stanno rovinando il clima in quella casa dei sogni, la casa dei suadenti spot tutti montagna, amore e pulizia, quanto agli imbarazzi e ai finti stupori che stanno turbando il mondo dello sport olimpico italiano.

Finora, alla bella gente cresciuta a pane e De Coubertin, faceva un gran gioco raccontarsi che gli sporcaccioni e i farabutti stavano tutti in bicicletta. Loro duri e puri, il ciclismo losco e truffaldino. Inutile tirarla in lungo: sul ciclismo non avevano neanche torto, ma era sul dogma della castità nelle altre discipline che chiaramente ciurlavano nel manico. Poi il terremoto alla vigilia dei Giochi di Londra, con la bella faccia del ragazzone d’alta montagna che improvvisamente si sporca di Epo. E lei, la fidanzatina? La fidanzata di Schwazer e la fidanzata d’Italia? Tanto leggiadra, candida come giglio, il più bel visino e il più bel vitino dello sport azzurro, improvvisamente raccontata come povera gioia finita nel baratro di un compagno imbroglione. All’inizio, più avvincente di una fiction: lui a tramare cose turche con Michele Ferrari, il satana di tutti gli scandali, lei poverina all’oscuro, vittima ignara, innamoratissima e romanticissima nella casetta delle cose belle, delle medaglie preziose e dei valori veri. Alla faccia dei valori. Messa mano a quelli ematici, un cataclisma.
Non lo dico per malvagità congenita: già dal primo attimo, non mi sono mai bevuto questo film di lui mascalzone e baro che vive dentro la stessa casa, facendo di tutto, a totale insaputa dell’ingenua compagna. Carolina all’oscuro? Ma per favore. Sarà che noialtri in questi venti anni ci siamo fatti un immane master su modalità e messinscene del doping, su recite e complicità, ma l’idea che davvero una convivente possa risultare completamente estranea e ignara è francamente fuori da ogni limite. Possiamo essere benevoli e creduloni, ma questa mi sembra davvero eccessiva. Difatti.

Difatti l’inchiesta della Procura di Bolzano, cui poi ha fatto riferimento quella del Coni, squarcia il velo sulla favoletta sud-tirolese. La cara Carolina, tanto cara e tanto ingenua, finisce sotto accusa per complicità e omessa denuncia. Altro che ignara e vittima: deve difendersi e spiegare perché mai abbia coperto - a dir poco - il cmpagno.
Lasciandola alla nuova fatica di rifarsi una verginità a livello pubblico, augurandole le migliori fortune, noi possiamo tranquillamente avvertire lei e i suoi cantori che comprendiamo bene il dramma, avendolo più e più volte sperimentato in vent’anni d’inferno. Diciamo però nel contempo che proprio in questa interminabile odissea abbiamo imparato bene che le favolette stanno a zero. Niente duri e puri, niente isole felici, niente casette di montagna al di fuori e al di sopra delle miserie umane. Il male non sta tutto nel ciclismo, il bene non sta tutto fuori, negli sport e negli spot poetici dell’olimpismo idealizzato. Per quanto ci riguarda, adesso stiamo un po’ noi alla finestra. Vediamo come se la cavano, vediamo cosa raccontano. Se trovano choccante e faticoso muoversi tra le macerie, chiedano pure. Siamo sempre qui, pronti a spiegare che dalle macerie non se ne esce più.

Cristiano Gatti, da tuttoBICI di ottobre
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...73346&tp=n
Per una volta sono d'accordo con Gatti. Provo un certo piacere nel vedere che gli altri sport sono messi peggio. Non vedo l'ora che arrivi un caso simile nelle manifestazioni dove i record si fanno grazie ai costumi di gomma...
Proposta in Germania: tre anni di prigione per chi si dopa
Presentata una proposta di legge dai ministri dell’Interno e della Giustizia tedeschi. Pene più dure per i medici coinvolti che rischierebbero fino a 10 anni. Aggravanti per chi dopa gli atleti minorenni

Aumentano i rischi in Germania per chi ha intenzione di doparsi. La proposta di legge presentata ieri congiuntamente dai ministri di Interni Thomas de Maiziere e della Giustizia Heiko Maas che mira a preservare «l’integrità» dello sport, prevede pene sino a tre anni di carcere per gli atleti trovati positivi ai controlli antidoping. La nuova legge, che punirà anche il possesso di sostanze illecite, è la risposta del governo tedesco alla lotta a tutto campo intrapresa per «preservare l’integrità dello sport».

PASSO AVANTI«E’ un passo avanti enorme nella lotta contro il doping – ha commentato Clemens Prokop, presidente della Federazione di atletica tedesca –. Si deve comunque passare per l’iter parlamentare, speriamo che il progetto diventi legge». A subire pene più severe saranno anche i medici che aiutano gli atleti a doparsi; nel testo è specificata una pena che può arrivare a 10 anni di reclusione «per chi mette in pericolo la vita di un gran numero di persone». E lo stesso accadrà nei casi di doping che provocano problemi di salute e la morte degli atleti coinvolti con una aggravante nel caso di atleti minorenni. La nuova normativa non toglierà comunque alle autorità sportive il potere di sospendere chi è accusato di doping. Ora si spera che la proposta di legge riceva il via libero dell’Esecutivo tedesco in aprile per poi cominciare l’iter parlamentare nei due rami del Parlamento, il Bundestag e successivamente nella Camera alta, il Bundesrat. Non è invece ancora chiaro quali responsabilità verranno ascritte agli allenatori. Non sono invece ricomprese nella proposta di legge scommesse e manipolazione delle competizioni sportive.

gazzetta.it
Controllato il Barcellona. Messi: «A me sangue e urine, perché?»
Il ciclismo ha e avrà i suoi problemi, ma il calcio vive nel proprio mondo. La notizia rimbalza dalla Spagna, e a chi segue il ciclismo come noi sembra assistere ad una farsa. Cinque giocatori del Barcellona sono stati sottoposti a controllo antidoping a sorpresa dagli ispettori dell'agenzia antidoping spagnola presentatisi oggi alla 'Ciutat Esportiva' Joan Gamper. Uno di loro è Lionel Messi, e a rivelarlo è stato lo stesso n. 10, che ha postato una sua foto su Instagram con un commento ironico sul fatto che solo lui sia stato sottoposto a doppio test su sangue e urine. «Io l'unico che ha fatto sangue e urina. Che strano...». Successivamente si è saputo che gli altri quattro giocatori a essere stati controllati sono Andres Iniesta, Ivan Rakitic, Claudio Bravo e Jordi Alba. È proprio strano, in Spagna fanno anche i controlli ai giocatori, e arrivano persino a fare doppio esame: sangue e urina. Cose da pazzi. Ma la cosa bella è che un semplice controllo di routine passa come qualcosa di eccezionale. Questo cosa significa? Che nel calcio i controlli sono davvero un fatto eccezionale. E la reazione di Messi è lì ad avvalorare quanto stiamo dicendo.

tuttobiciweb.it
Madò quanto odio 'sta cosa di dire:"Eh, ma nel ciclismo abbiamo i controlli migliori", "eh, ma anche negli altri sport si dopano". Ma farci i cazzi nostri fa così schifo!?
Quoto. Se nel calcio non è previsto il sangue-urine avranno i loro motivi, vuol dire che non hanno bisogno, anche perchè non hanno un passato disastroso come il ciclismo in fatto di doping.

Detto questo, il doping esiste sia nel calcio sia nel ciclismo, ma non saprei dire in che misura...
Il ciclismo è quarto nella classifica dei casi del 2014
Atletica leggera e baseball guidano la graduatoria

Nel 2014 il ciclismo è stato il quarto sport come numero di dopati, decisamente molto lontano dai primi tre. I dati, riferiti ai soli casi rivelati ufficialmente dalle autorità preposte, sono stati pubblicati sul sito del Movimento Per un Ciclismo Credibile.
Lo sport più colpito è stata l'atletica leggera con ben 95 controlli positivi, seguito dal baseball con 62 e dal sollevamento pesi con 28 casi. Il ciclismo, come detto, occupa il quarto posto con 16 positività: 13 arrivano dalla strada, 2 dalla pista e 1 dalla mountain bike.
In assoluto la nazione con più casi di doping sono gli Stati Uniti con 61, seguiti dalla Russia con 47. L'Italia è al decimo posto con 6 casi, al pari di Francia, Ucraina e Uzbekistan.

tuttobiciweb.it
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