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Alberto Contador
Pedala sulle acque Sese
 
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[+] A 1 utente piace il post di Hiko
Contador: «Cerco nuove sfide, voglio il Giro»
«Provo ancora le stesse emozioni di sempre»

Le motivazioni fanno tanto, più di quanto si pensi. Capita così che un corridore, il mi­gliore degli ultimi anni almeno stando al palmarès, decida di rinunciare ad un avvicinamento collaudato alla gara più importante del mondo e rivoluzionare tutto.
«Nel 2015 il principale obiettivo è il Gi­ro d’Italia» così aveva annunciato Al­berto Contandor nella conferenza stampa di presentazione del suo evento in Valtellina lo scorso mese di settembre. Una notizia giunta inaspettata, per certi versi scioccante e all’apparenza di difficile comprensione. Sarà perché ab­biamo vissuto la generazione di Le­mond, Indurain, Armstrong e Schleck, tutta gente che ha sempre messo il Tour de France al centro delle proprie attenzioni, tralasciando o quasi il resto del calendario internazionale.
Alberto no, è uno che sa sorprendere, basta vedere cosa si è inventato in questo 2014 dove è passato dalla barella, il 14 luglio dopo la caduta nella decima tappa del Tour, alla gloria di Madrid dove, 60 giorni più tardi, ha conquistato la Vuelta.
«Il 2014 è andato molto bene se guardo i risultati - racconta sereno il campione di Pinto -, meno se penso al mio obiettivo principale. Nibali ha vinto il Tour e per questo è il numero uno in questo momento. Chi vince ha sempre ragione. La strada ha dato il suo verdetto ed è inutile pensare a come sa­reb­bero andate le cose con me e Froo­me in gara».
Fino a qui il passato. Alberto è un campione e ha già voglia di nuove sfide. Guarda da tempo al 2015. Ai primi di novembre le vacanze e poi direzione Kenya per il training camp sul Kyli­man­giaro: «Una cosa alla Bjarne Riis - precisa - un bel modo per svagare la testa e pensare al Giro».

Già, il Giro, la corsa più bella per lui.
«I ricordi più forti sono quelli del 2011, proprio alla corsa della Gazzetta. Ho gareggiato come se fosse la mia ul­tima corsa e ho vinto su un percorso che ritengo fosse uno dei più duri di tut­­ti i tempi. Per questo ho deciso di tornare. È il cuore, l’istinto che mi por­ta qui».

Gli facciamo notare che la cronometro di 60 chilometri potrebbe non favorirlo e che Froome e Nibali stanno iniziando a fare l’occhiolino alla corsa rosa.
«Non sono le corse a doversi adattare alle mie caratteristiche ma sarò io a do­vermi adattare alla corsa e saper tirar fuori il meglio da me stesso. Certo, una cronometro così lunga è decisamente atipica per il Giro d’Italia, ma cercheremo di prepararla al meglio».
E aggiunge: «Il Giro è un’extra motivazione, quella che cercavo - aggiunge il pistolero con tono deciso -, non voglio ripetere la stessa stagione del 2014. Sa­rebbe troppo faticoso a livello mentale ed è giusto cambiare. Non so come ar­riverò a luglio al Tour de France, ma ho già pianificato una strategia che po­trebbe essere vincente».

A questo punto Contador si sbilancia e si lascia anche ad alcune considerazioni mol­to interessanti per l’ascoltatore ap­passionato.
«Se prendo parte a due grandi giri è ov­vio che ho ambizioni importanti. L’oc­ca­sione forse irripetibile per tentare qualcosa di unico, riuscito per l’ultima volta nel 1998 a Marco Pantani, campione che seguivo sempre sulle stra­de del Tour de France in tv».

Scopriamo un dettaglio che ha dell’incredibile. Alberto Contador conosce poco o nulla delle imprese del Pira­ta sulle strade del Giro.
«In Spagna non vedevamo il Giro d’Italia in tv, Pantani l’ho scoperto grazie alle imprese sull’Alpe d’Huez e sui Pirenei».
Gli spieghiamo che la leggenda di Mar­co è nata sul Mortirolo e quei filmati, reperibili anche su Youtube, se li deve guardare. Lui ci promette che lo farà.

Ci siamo distratti un attimo, Alberto riparte dalle considerazioni sul doppio impegno. «Ci vorrà una preparazione speciale per affrontare il doppio impegno».
Diventiamo incalzanti per capire cosa si celi dietro al termine speciale.
«Dovrò partire tardi con le corse e fare pochi sforzi fino al Giro. Terminata la gara italiana sarà importante recuperare al meglio. Nessuna corsa e niente altura fino alla gara francese. Ora dico tutto questo, ma poi il piano nel dettaglio sarà deciso dal mio preparatore. Sono attorniato da un valido staff, ci confronteremo e sceglieremo la strategia che riterremo più opportuna».

Un occhio di riguardo, ovviamente, lo merita il Mortirolo.
«È una salita che conosco bene, da due anni vengo qui per un evento che raccoglie tanti amanti della bicicletta e su queste strade vado a pedalare quando posso. Almeno questa tappa del Giro non dovrò andare a scoprirla in ricognizione...»

Il pistolero ha già analizzato bene an­che il percorso francese.
«Sarà importante arrivare già in palla perché la crono, anche se corta, farà la differenza. E i due arrivi in salita della prima settimana, su ascese brevi come Huy e Mur de Bretagne, possono an­che fare più distacchi che le salite lunghe. La chiave della prima parte del Tour sarà riuscire a non perdere né tem­po né uomini. Poi arriveranno i Pirenei con traguardi importanti, quindi Mende, che è una salita che conosco bene e che può fare belle differenze. In vista dell’ultima settimana, sarà più che mai importante recuperare: le Alpi de­cideranno le sorti della cor­sa. In conclusione, è un Tour che mi piace, più duro rispetto agli ul­timi anni».

Alberto continua a parlare. Una cosa è lampante. È consapevole di non es­sere un corridore qualsiasi e non teme la sfida. È stato lui a lanciarla per primo, ha voluto anticipare gli avversari e stanarli. «Il corridore vive di sfide, di stimoli, di passione. Provo ancora le stesse emozioni di sempre ad andare in bici e questo è importante».
È un punto di riferimento per tanti e porta avanti la sua personale campagna a favore dei giovani attraverso un suo progetto, la Fundacion Contador. Un’idea che tende ad aprire la men­te degli atleti che devono mettere al primo posto il valore del gruppo ed il rispetto delle regole.
Proprio per questo, riportiamo un aneddoto significativo. Durante il suo soggiorno a Bormio ha incontrato un giovane scalatore italiano, Da­nie­le Can­toni, che per una settimana ha pe­dalato con i suoi ragazzi guidandoli sulle strade. Cantoni si è prodigato con emozione al fianco dei talenti spagnoli in quella che ha definito la più bella settimana della sua vita.
Era già pronto a scalare il Mortirolo con il suo idolo quando il team lo ha richiamato all’ordine per una gara nella categoria Juniores. Il ragazzo ci è rimasto malissimo.
Contador, fuoriclasse non solo sui pe­dali, lo ha convocato nella sua camera, gli ha donato la maglia gialloblu della Tinkoff-Saxo spiegandogli un concetto importate. “Devi ubbidire al tuo diesse. Noi abbiamo apprezzato il tuo im­pegno e ti invitiamo in Spagna a gareggiare nel 2015. Sei un talento delle montagne, devi ancora crescere. At­tieniti agli ordini di squadra anche se sarebbe più facile rimanere qui tra amici». Cantoni, tra l’incredulo e l’attonito ha preso maglia ed altri omaggi ed è andato alle corse riportando 2 vittorie.
Un personaggio unico Alberto Con­ta­dor, pronto ad insegnare, ad ascoltare, a divertirsi, ma per ora concentrato su un unico obiettivo: vincere.

Pietro Illarietti, da tuttoBICI di novembre
http://www.tuttobiciweb.it/?page=news&cod=74434&tp=n
 
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Contador: “Giro e Tour? Lo faccio per i tifosi”
Lo spagnolo si sta allenando a Gran Canaria con i compagni della Tinkoff-Saxo: “Molti mi dicono che vincere entrambi nello stesso anno è impossibile, e questo mi motiva”

http://www.gazzetta.it/Ciclismo/16-12-20...2800.shtml
 
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Contador parla del suo futuro. Il contratto con la Tinkoff scade nel 2015: ha tante opzioni, ma di certo questo sarà l'ultimo contratto della sua vita ciclistica perchè a 35 anni si vede giù dalla bici...

http://www.marca.com/2014/12/19/ciclismo...98726.html
 
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Che campione, non ho parole... Heart Heart
 
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Tinkov: «Contador potrebbe anche smettere a fine stagione»
«Se deciderà di continuare, lo farà con il nostro team»

«Il futuro di Contador? Potrebbe smettere a fine stagione o continuare ancora un anno: in ogni caso lo farà con la maglia della nostra squadra». Le dichiarazioni di Oleg Tinkov, rilasciate a Cyclingnews, stanno facendo il giro del mondo.
Il campione spagnolo è in scadenza di contratto e il magnate russo spiega: «In realtà non ne abbiamo ancora parlato, lo faremo solo quando lui vorrà. Certo, c'è la possibilità che alla fine di quest'anno, dopo aver disputato e vinto Giro e Tour, decida di fermarsi. In ogni caso sarà una decisione sua, completamente sua».

tuttobiciweb.it
 
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Secondo me alla fine va avanti, non so se con la Tinkoff o meno (dipende anche da come va la stagione, ma si è capito che se non sarà questa la sua ultima stagione, sarà la prossima...
 
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Il tipico sportivo che gareggia solo per i soldi/ha qualcosa da nascondere
 
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Come del resto faceva il suo compare, quello che si è ritirato a neanche 30 anni.

Che poi non è apprezzabile come cosa, ma è comprensibilissima.
 
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Se per te è comprensibile arrivare a rubare e barare per accrescere la fama del proprio nome, okay. Io è una cosa che fatico a concepire, quando ci provo ho l'istinto che mi ferma e le poche volte che non mi ha fermato non me le perdonerò mai.
Contenti voi che riuscite a vivere senza rimorsi. Io fossi in Contador mi sarei già suicidato
 
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Non stavo di certo dicendo questo, mi riferivo al "gareggiare solo per soldi" mi pare ovvio.

La seconda parte del tuo messaggio mi spaventa - e lo dico per te - avere dei rimorsi è una cosa che NON HA SENSO amico mio, ed attenzione che questo non vuol dire poter fare tutte le cazzate di questo mondo, no. Ma siamo esseri umani e sbagliamo, è una cosa normale, bisogna sapersi perdonare, che senso ha vivere portandoci dietro delle zavorre dal passato che ci limitano?
 
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Uno che smette a 33 anni quando potrebbe ancora trovare ingaggi milionari non mi sembra uno che corre solo per soldi, anzi tutto l'opposto!

Poi mi sembra assurdo che uno si ritiri da detentore di Giro/Tour/Mondiale, perchè è improbabile che le motivazioni calino così all'improvviso, quando avresti ancora tanto da dare a te e agli altri, però sempre meglio rispetto a quelli che corrono oltre i 40 anni, andando a raccattare con il lumicino sempre un ultimo contratto. Applausi per l'impegno, ma bisognerebbe capire quando è ora di dire basta...
 
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Dillo a Voigt, Horner o a Rebellin Asd
 
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Voigt avrebbe potuto correre altri 20 anni. Sisi Sisi
 
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(10-02-2015, 02:22 PM)Hiko Ha scritto: Uno che smette a 33 anni quando potrebbe ancora trovare ingaggi milionari non mi sembra uno che corre solo per soldi, anzi tutto l'opposto!
Meno male che c'è qualcuno che ragiona... Piuttosto si può dire che corre solo per vincere, ma non solo per soldi.
Vabbè ma se ora ci mettiamo a ragionare con Andy è finito il mondo
 
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[+] A 1 utente piace il post di Carles Puyol 1
Mi correggo, intendevo meglio "ha corso solo per i soldi" e non per la passione per il ciclismo. L'ha preso come un lavoro, e tutto il mondo si è esaltato per questo personaggio. Vabbe', ritengo sia una cosa triste.
 
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Non è che l'ha preso come un lavoro, il ciclismo è il suo lavoro, non è un cicloamatore che ogni tanto va a farsi una scampagnata sull'Alpe d'Huez o sul Galibier. Da questo punto di vista tutti i professionisti corrono per soldi, avendo la fortuna di fare un lavoro che gli piace.
 
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Pare che la Sky pensi che Contador non farà nemmeno il Giro, sarebbe un bel bluff, staremo a vedere...

Poi secondo me ritirarsi a 33/34 anni è triste ma comprensibile, a parte qualche macchia ciò che ha dato al ciclismo basta e avanza..
 
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(11-02-2015, 08:49 PM)Paruzzo Ha scritto: Non è che l'ha preso come un lavoro, il ciclismo è il suo lavoro, non è un cicloamatore che ogni tanto va a farsi una scampagnata sull'Alpe d'Huez o sul Galibier. Da questo punto di vista tutti i professionisti corrono per soldi, avendo la fortuna di fare un lavoro che gli piace.
Qua non sono d'accordo, non credo proprio che gente come Evans, Pantani, Armstrong, gli Schleck, Voigt, ecc. corresse per i soldi...
Tutti inseguivano un sogno o lo facevano per passione. Poi bisogna campare e andare avanti, ma finché hanno visto che il corpo non rispondeva più hanno inseguito il loro sogno/continuato con la loro passione
 
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Armstrong nasce come triatleta, sport in cui era fortissimo, fu Eddy Borysewicz a portarlo al ciclismo dopo aver visto il suo talento. Non so se il ciclismo fosse la sua reale passione, non credo, più che altro era uno a cui piaceva primeggiare sugli altri, questo sì. E comunque a suo tempo anche lui si ritirò relativamente presto(34 anni, Contador quest'anno ne ha 33).

Pantani dopo la squalifica correva solo per soldi e perché a tutti faceva comodo farlo correre ancora(squadra, genitori, sponsor, Giro ecc.), i non risultati penso siano una prova sufficiente. Prima di Madonna di Campiglio sì correva per passione, ma anche perché a lui come ad Armstrong piaceva primeggiare sugli altri.

Su Evans e Voigt ci metto la mano sul fuoco che corressero per passione, su Andy Schleck - mi dispiace - ma non ci credo nemmeno un po', su Frank boh, penso di sì comunque.
 
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