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05-12-2014, 12:31 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 05-12-2014, 12:35 AM da SarriTheBest.)
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Planimetria e percorso, non è ancora ufficiale, ma dovrebbe essere confermato!
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Il Giro di Pechino è il male del ciclismo? Pensa al Tour Down Under, era una corsetta dall'altra parte del mondo, niente a che vedere con la "tradizione" eppure in poco tempo è diventata una delle corse più spettacolari della stagione e porta in strada almeno il triplo della gente che va a vedere le corse italiane. Pechino non ha funzionato per vari motivi e l'hanno cancellata ma valeva la pena provare. Non se ne rende conto nessuno ma il ciclismo non è mai stato così sano, ci sono corse in tutto il mondo ogni giorno, squadre di ogni tipo, corridori africani, asiatici, Cunego. Francamente, chi se ne frega del Trofeo Laigueglia, se c'è bene, se scompare amen, il ciclismo è diventato uno sport globale, si può seguire in mille modi anche senza che ti passi sotto casa. Le corse da cui il ciclismo non può prescindere sono i grandi giri (e poi sì e no) e le Classiche Monumento, tutto il resto se funziona bene, se non funziona si sostituisce
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A proposito di idee nuove, il Giro del Colorado farà scegliere la sede di arrivo della sesta tappa con un sondaggio sul sito della corsa in cui ognuno può proporre la città che vuole. Piccole cose che fanno vedere la distanza che c'è tra le nostre corse tradizionali e con un piede nella fossa e quelle emergenti.
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Cartolina da Laigueglia, la vittoria di Alessandro Ballan 2006............ - 75 giorni al 52° Trofeo Laigueglia
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GIORNALISTA MALGIOGLIO
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Ma tu amico mio, ora si sincero, rinunceresti ad una scopata per guardarti il trofeo Laigueglia?
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Quando ci venivano Merckx, De Vlaeminck, Dancelli, Gimondi, Baronchelli, Saronni, Maertens, Moser ecc. doveva essere una roba grossa però.
Sarà anche una corsa decaduta, ma a me le corse demmerda degli arabi e tutto 'sto ciclismo global, mi stanno profondamente sulle scatole. Sono orgogliosamente schierato su una posizione di insano ed ottuso oltranzismo reazionario passatista, anche se ahimè, perdente.
Il Trofeo Laigueglia è meglio del fetish sex.
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Perché se il Giro di Pechino ti funziona hai 100 milioni di nuovi appassionati, se il Trofeo Laigueglia muore ne perdi 1000 al massimo. Poi quando sponsorizzi una corsa da 20 anni, puoi continuare a farlo solo per passione, dopo un certo punto il ritorno economico non esiste più. Quindi uno sponsor preferisce mille volte sponsorizzare una gara cinese nuova che fare il ventunesimo anno col Laigueglia
Ogni volta che leggo un commento di Tomze, muore una piccola parte di me
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Ecco manca solo che i Cinesi entrino di prepotenza in questo sport e poi si che ne vedremo delle belle, in fatto di porcherie.
Per fortuna quell' ulteriore passo verso l' orrore è fallito, almeno per ora
Quest' idea che più allarghi la platea, il teatro e l' utenza e più la qualità dello spettacolo ne riceverà un beneficio, è un controsenso per me.
Servirà solo a muovere più soldi, farà da sponda a nuovi competitors commerciali, ma il ciclismo inteso nella sua essenza ne sarà sempre più sfigurato e oltraggiato. Come anche l' idea che le mille gare sovrapposte creino più qualità spettacolare: tutte fregnacce.
Negli anni 70 c'erano un piccolo gruppo di corridori per squadra ed erano sempre gli stessi a darsi battaglia su un numero di teatri consolidato e di tradizione, c'erano le grandi rivalità (il vero sale dello sport e del ciclismo) i corridori universali pronti a confrontarsi su tutti i terreni e al Laigueglia venivano tutti i fenomeni. Ora è impossibile tornare a questo, sarebbe un non sense anacronistico, ma l' idea che spingere verso un allargamento sempre maggiore, porti buoni frutti questo mi pare un concetto pericoloso.
Quando il Tour de France partirà da Shangai, poi non venitevi a lamentare...
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06-12-2014, 04:14 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-12-2014, 04:14 PM da Manuel The Volder.)
75 giorni a una differita RAI aperta con il foglio firma pieno di 80enni che fanno foto coi cicloamatori delle squadre scrause invitate...
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Trent'anni fa sarà stato più bello con tutti i più forti in tutte le gare (che poi non è che era proprio così) ma di fatto le gare non potevi seguirle, ci sarà stata qualche diretta per il Giro, il resto lo leggevi sul giornale la mattina dopo al massimo
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GIORNALISTA MALGIOGLIO
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06-12-2014, 04:37 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-12-2014, 04:38 PM da Luciano Pagliarini.)
La dirette delle corse italiane c'erano anche 30 anni fa Gersh eh.
Però sta di fatto che il mondo si evolve, e chi non sta al passo finisce male.
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06-12-2014, 05:05 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-12-2014, 05:14 PM da Tomze30.)
Beh la copertura mediatica è un altro conto. La sostanza dei fatti è come quella che ho prospettato io.
Poi se andiamo a vedere, l' ingresso degli americani (non ai tempi di Lemond e Andrew Hampsten ma con lo strapotere Postal) ha
portato il ciclismo ad una delle sue epoche più buie: corruzione gabellata come "donativi", ingerenze di un corridore spalleggiato da
una immensa tecnostruttura (e un' amministrazione potentissima) nella scelta delle tappe del Tour, una gigantesca opera di rastrellamento fatta a botte di milioni di dollari di tutti i migliori per fare da gregari al Boss violento e vendicativo, la protezione garantita
in relazione ai controlli da parte di un governo del ciclismo totalmente asservito, le denunce infami e sotteranee nei confronti di chi si ribellava o non voleva stare a questo gioco o semplicemente voleva confrontarsi ad armi pari (le fece Armstrong in persona...), l' iperesposizione mediatica per avere sempre più ascendente e potere, la programmazione verso un UNICO EVENTO CATALIZZATORE in funzione di logiche che sono di puro business (ai danni del Giro ad esempio) ecc. Tutte distorsioni pesanti, introdotte da chi rispetto alla cultura di questo sport era estraneo e che hanno lasciato proprio una bella eredità
Una terribile cicatrice lunga sette anni e una totale distruzione dell' immagine di questo sport.
Ma abbiamo il Tour della California, dello Utah, cazzo ne è valsa la pena.
Poi il mondo cambia, evolve; pure il mondo del ciclismo. Non si vive nel passato.
Però quel passato bisogna anche capirlo, altrimenti rischi di riviverlo.
E la prima volta è tragedia, la seconda è farsa, la terza è un tizio occhi a mandorla che fa il burnout sul traguardo del Ventoux dopo averlo scalato in meno di mezz' ora
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No la copertura mediatica è la causa più diretta in assoluto della globalizzazione del ciclismo
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06-12-2014, 05:24 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-12-2014, 05:28 PM da Tomze30.)
Si ma la copertura mediatica è conseguente. La volontà è di natura POLITICA.
Armstrong, la Postal sono figli di un' idea Kissingeriana di esportazione della cultura americana anche attraverso lo sport. Che col calcio fallì e col ciclismo ha portato i frutti sotto gli occhi di tutti. Se si muove un GOVERNO, si muovono anche le sue televisioni e ci sono valanghe di quattrini che FANNO SALTARE IL BANCO.
Gli Arabi lo stanno facendo saltare nel calcio, in Spagna in Francia.
I mezzi di informazione non sono NEUTRI, hanno precise visioni di politica industriale e politique politicienne alle spalle.
E il modo più saggio di trattarli è cercare di limitarli AL MASSIMO e non stendere loro un tappeto rosso.
Ma è una battaglia perdente, quello è pacifico.
Resta fastidioso l' epinicio nei confronti di questo tipo di logiche, alla lunga ESIZIALI.
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