20-11-2014, 09:01 PM
Paolo Bettini e la squadra che non c'è
Con il passare del tempo il team è rimasto ai box
I progetti si possono congelare, in attesa di tempi migliori. Le persone però non le si può mettere dentro un freezer (a meno che di mestiere non si faccia l’anatomo-patologo): Paolo Bettini da qualche settimana si trova a fare i conti con una squadra che non c’è e un futuro che deve ancora prendere forma.
Un anno fa l’ex campione olimpico e mondiale lasciò l’Italia per dedicarsi a uno dei progetti più intriganti approdati nel mondo del ciclismo: creare una squadra professionistica per conto di Fernando Alonso. Per mesi il Grillo ha sondato corridori, contattato manager e studiato budget. A marzo l’ipotetica rosa era fatta, ma con il passare del tempo il team Alonso è finito ai box e così pure la prospettiva di vedere la squadra in strada nel 2015. Il termine della stagione di Formula 1, domenica ad Abu Dhabi, sarà l’occasione per capire se e come la collaborazione tra l’ormai ex ferrarista e Bettini potrà proseguire. «Con Fernando siamo sempre in contatto e nelle prossime settimane ci incontreremo per decidere cosa fare - spiega l’ex ct dell’Italia - Lui è ancora molto motivato, si tratta di capire se il progetto è percorribile da subito, mettendosi già al lavoro per il 2016 o se invece è meglio indirizzarsi su altro».
Nella seconda ipotesi, cosa farà Paolo Bettini nel 2015?
«Parleremo anche di questo. Attualmente io sono legato al progetto».
Negli ultimi tempi si è mai pentito di aver lasciato la guida della Nazionale?
«No. È stata una scelta impegnativa perché rinunciare all’Italia può far male, ma la maglia azzurra con Cassani è in ottime mani. E poi per me questi mesi sono stati preziosi, perché confrontandomi con Fernando e il suo entourage mi sono fatto un bagaglio di cultura che restando all’interno del mondo del ciclismo non avrei mai accumulato».
Squadra a parte, è possibile che la sua collaborazione con Alonso prosegua?
«Fernando ha idee davvero innovative sull’uso della tecnologia applicata al ciclismo. Per lui parlare di telemetria è come per me discutere dei panini per il rifornimento: se ci sarà la possibilità di lavorare insieme allo sviluppo di nuove applicazioni, io sono pronto a dirgli di sì».
Rispetto al lavoro fatto nei mesi scorsi qual è il suo più grande rimpianto?
«Mi sarebbe piaciuto lavorare con Boasson Hagen per farlo tornare al livello che merita. E poi avrei voluto contribuire a riportare l’attenzione sulle grandi corse di un giorno».
Da osservatore forzatamente esterno, sarà la Tinkoff la squadra da battere nel 2015?
«Dal punto di vista del potenziale è la squadra più forte. Ma non è detto che con i migliori necessariamente si vinca di più. Dipende dagli equilibri all’interno del team. Anche quando gareggiavo alla Mapei di campioni ce n’erano tanti... e siamo riusciti a vincere molto».
E l’Astana di Nibali?
«Si è concentrata sui grandi giri. Vincenzo avrà il supporto che serve per affrontare il Tour».
Con o senza Aru?
«Se riuscirà a smaltire la fatica del Giro, vivere un Tour da gregario potrebbe essere un’esperienza importante per Fabio».
da «Tuttosport» del 20 novembre 2014 a firma Andrea Schiavon
Con il passare del tempo il team è rimasto ai box
I progetti si possono congelare, in attesa di tempi migliori. Le persone però non le si può mettere dentro un freezer (a meno che di mestiere non si faccia l’anatomo-patologo): Paolo Bettini da qualche settimana si trova a fare i conti con una squadra che non c’è e un futuro che deve ancora prendere forma.
Un anno fa l’ex campione olimpico e mondiale lasciò l’Italia per dedicarsi a uno dei progetti più intriganti approdati nel mondo del ciclismo: creare una squadra professionistica per conto di Fernando Alonso. Per mesi il Grillo ha sondato corridori, contattato manager e studiato budget. A marzo l’ipotetica rosa era fatta, ma con il passare del tempo il team Alonso è finito ai box e così pure la prospettiva di vedere la squadra in strada nel 2015. Il termine della stagione di Formula 1, domenica ad Abu Dhabi, sarà l’occasione per capire se e come la collaborazione tra l’ormai ex ferrarista e Bettini potrà proseguire. «Con Fernando siamo sempre in contatto e nelle prossime settimane ci incontreremo per decidere cosa fare - spiega l’ex ct dell’Italia - Lui è ancora molto motivato, si tratta di capire se il progetto è percorribile da subito, mettendosi già al lavoro per il 2016 o se invece è meglio indirizzarsi su altro».
Nella seconda ipotesi, cosa farà Paolo Bettini nel 2015?
«Parleremo anche di questo. Attualmente io sono legato al progetto».
Negli ultimi tempi si è mai pentito di aver lasciato la guida della Nazionale?
«No. È stata una scelta impegnativa perché rinunciare all’Italia può far male, ma la maglia azzurra con Cassani è in ottime mani. E poi per me questi mesi sono stati preziosi, perché confrontandomi con Fernando e il suo entourage mi sono fatto un bagaglio di cultura che restando all’interno del mondo del ciclismo non avrei mai accumulato».
Squadra a parte, è possibile che la sua collaborazione con Alonso prosegua?
«Fernando ha idee davvero innovative sull’uso della tecnologia applicata al ciclismo. Per lui parlare di telemetria è come per me discutere dei panini per il rifornimento: se ci sarà la possibilità di lavorare insieme allo sviluppo di nuove applicazioni, io sono pronto a dirgli di sì».
Rispetto al lavoro fatto nei mesi scorsi qual è il suo più grande rimpianto?
«Mi sarebbe piaciuto lavorare con Boasson Hagen per farlo tornare al livello che merita. E poi avrei voluto contribuire a riportare l’attenzione sulle grandi corse di un giorno».
Da osservatore forzatamente esterno, sarà la Tinkoff la squadra da battere nel 2015?
«Dal punto di vista del potenziale è la squadra più forte. Ma non è detto che con i migliori necessariamente si vinca di più. Dipende dagli equilibri all’interno del team. Anche quando gareggiavo alla Mapei di campioni ce n’erano tanti... e siamo riusciti a vincere molto».
E l’Astana di Nibali?
«Si è concentrata sui grandi giri. Vincenzo avrà il supporto che serve per affrontare il Tour».
Con o senza Aru?
«Se riuscirà a smaltire la fatica del Giro, vivere un Tour da gregario potrebbe essere un’esperienza importante per Fabio».
da «Tuttosport» del 20 novembre 2014 a firma Andrea Schiavon