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Storia e gloria del grande ciclismo prima della seconda guerra mondiale
#38
Verso il 1910 in Italia…..

Corsa Nazionale

Questa gara si distaccò dall’abbinamento con la Gran Fondo, le cui edizioni furono sospese, per il cambiamento di strategia organizzativa dell’Unione Sportiva Milanese. Il sodalizio, da tempo, era corteggiato da “La Gazzetta dello sport”, il giovane giornale stampato su fogli rosa, ansioso di entrare a riferimento del ciclismo intero. La testata, infatti, per volere del Capo Redattore Tullo Morgagni, aveva intessuto una serie di rapporti col mondo della bicicletta e prima di lanciarsi in una organizzazione diretta, intendeva crearsi una base, attraverso specifici patrocini. Camillo Costamagna. il Direttore era d’accordo, tanto più che fra lui ed il dinamico Morgagni, l’Amministratore, nonché prima firma del giornale, Armando Cougnet, scrivendo di ciclismo e coi suoi reportage dal Tour, era divenuto popolarissimo nel pedale dell’epoca. Fu così che la Gazzetta dello sport patrocinando la Corsa Nazionale, diede sicurezza all’Unione Sportiva Milanese e si affinò nell’organizzazione di quegli eventi che la vedranno poi protagonista storica. Non a caso, solo qualche mese dopo, iniziò ad organizzare direttamente il Giro di Lombardia. Rispetto alla Gran Fondo la Corsa Nazionale si presentò più corta e più facile nel tracciato scelto, che, per tre edizioni, propose l’itinerario Milano-Voghera-Alessandria-Asti-Torino-Novara-Milano, per un totale di 340 chilometri.

Prima Edizione 23 luglio 1905
Una folla incredibile, salutò la partenza, alle 4 del mattino, degli ottantanove partecipanti alla prima Corsa Nazionale disgiunta dalla Gran Fondo – La Seicento. Le cronache di quegli anni narrano di quattromila persone. Con una relativa stabilità, il gruppo dei più preparati, una quarantina, giunse senza registrare tentativi a Torino per disputare la volata per il traguardo a premio, vinto da Giovanni Cuniolo sul due volte vincitore della Gran Fondo, nonché Campione Olimpico (ma ancora non lo sapeva….), Enrico Brusoni, indi Massimo Remondino che, di lì a poco, si ritirerà e il già celeberrimo “Diavolo Rosso” Giovanni Gerbi. Costui, sentendo aria di casa, trenta chilometri dopo si scatenò in un affondo strepitoso che lo portò a frantumare il gruppo. Solo un ispirato e sorprendente Mario Gaioni riuscì a tenergli la ruota per una quarantina di chilometri, ma sulla di Dusino mollò. Fra due ali di folla che lo inneggiava il Diavolo Rosso, continuò imperterrito il suo affondo che di lì a poco diventò leggendario. Ad Asti, quando il suo vantaggio aveva assunto dimensioni notevoli, l’entusiasmo dell’enorme folla che lo aspettava, provocò un fattaccio: un ragazzo attraversò la strada improvvisamente e fece cadere. Gerbi, che rimase a terra, semisvenuto e con la testa sanguinante. Fu sollevato di peso e portato in una vicina farmacia, dove un medico prima gli applicò del ghiaccio sulla testa e poi suturò la ferita sul capo con alcuni punti. Quel dottore considerò quella medicazione come il primo passo, prima del trasporto in ospedale, ma quando Gaioni, il primo netto inseguitore passò da Asti, il Diavolo Rosso,  improvvisamente si rianimò al punto di urlare e resistere a qualsivoglia forma di forza per farlo recedere dalla sua volontà di ritornare in bicicletta e proseguire la corsa. E la vinse. Dopo un gran sorso di cognac fu di nuovo sul mezzo, con la testa  e le braccia fasciate che lo facevano somigliare ad una mummia, si elevò ad un inseguimento sugli stessi ritmi di quando era solo al comando. Già prima di Alessandria superò a doppia velocità Gaioni ed al rilevamento della città, passò vove minuti prima del suo primo inseguitore e venti slla coppia composta da Carlo Galetti e Mario Fortuna. Continuò come una furia fino al traguardo di Milano scrivendo, come detto, un pagina leggendaria.
[Immagine: 502px-Giovanni_Gerbi_1920.jpg]
Ordine d’arrivo:
1° Giovanni Gerbi in 12h2'36" alla media di 28,231 kmh; 2° Mario Gaioni a 23'49"; 3° Eberardo Pavesi a 40'44"; 4° Carlo Galetti a 49'44"; 5° Pierino Albini a 1h00'42"; 6° Battista Danesi a 1h13'21"; 7° Mario Fortuna a 1h47'46"; 8° Francesco Faravelli a 1h55'21"; 9° Cesare Luigi Brambilla a 1h55'22"; 10° Francesco Pinardi; 11° Ferruccio Mirancelli a 2h05'24"; 12° Agostino Rava; 13° Paolo Albertario a 2h44'14"; 14° Dante Bergomi a 2h50'54"; 15° Egidio Gambato; 16° Antonio Locatelli; 17° Benedetto Fiori a 2h54'04"; 18° Angelo Bergamini a 3h12'59"; 19° Ferruccio Maino a 3h51'18"; 20° Gualtiero Farina a 3h51’20".

Seconda Edizione 24 giugno 1906
Con la solita partenza alle quattro del mattino e con una folla che stava facendo capire sia agli organizzatori dell’Unione Sportiva Milanese, che ai patrocinatori della Gazzetta dello sport, che agli altri giornali, quanto il ciclismo fosse lo sport più sentito dalla gente, partirono in 44. Era praticamente il massimo numero possibili di chi poteva porsi allo start con delle velleità, per il ciclismo di quei tempi. Ad un inizio falcidiato dalle cadute, fortunatamente senza conseguenze, probabilmente dettate dalla velocità con la quale partirono i corridori, lo stato delle strade e la precarietà dell’impianto frenante delle biciclette di quei tempi, seguì una fase di relativa tranquillità. Ai traguardi intermedi di Pavia fu primo Pierino Albini, idem a quello di Casteggio, poi entrò in azione Giovanni Gerbi che sgretolò il gruppo e ad Alessandria, dove passò in testa Eberardo Pavesi, al comando restò un drappello composto oltre che dai due citati, da Galetti, Ganna, Rossignoli e Ceretti. Ad Asti fu il Diavolo Rosso a  vincere il traguardo a premio, poi su Torino, Pavesi ebbe una crisi passeggera. Poco più avanti i morsi della fatica colpirono completamente Ceretti. I tre rimasti in testa, ovvero Gerni, Galetti e Ganna però non approfittarono delle difficoltà degli avversari ex compagni di fuga e Rossignoli e Pavesi rientrarono. A disputarsi la corsa al traguardo posto in un padiglione dell'Esposizione Universale di Milano, si presentarono così in cinque. La volata fu tumultuosa, anche perchè prima del rettilineo d’arrivo i corridori sui trovarono di fronte ad una serie di curve ad angolo retto. Pavesi entrò in testa nel Padiglione, con Gerbi a ruota. I due lottando gomito a gomito, presero troppo velocemente la curva che immetteva nel rettilineo e finirono per sbandare. Il Diavolo Rosso finì addirittura fra i pubblico proprio ai margini del palco dove assisteva al tutto la Regina, mentre Pavesi urtando contro le transenne costrinse anche gli altri a frenare bruscamente. Carlo Galetti (foto accanto) fu il più lesto a rimettersi in marcia e vinse su Rossignoli, Pavesi, Ganna e lo sfortunatissimo Gerbi. Tutti però divisi da qualche secondo. Dopo circa un’ora arrivarono, uno alla volta, Giuseppe Ceretti, Angelo Lodi, Mario Lonati e Gualtiero Farina.
[Immagine: 3f253fdc399bbcf6fa3d00c1d267f322.jpg]
Ordine d’arrivo:1° Carlo Galetti in 12h e 59’ alla media di 26,187 kmh; 2° Giovanni Rossignoli a 1"; 3° Eberardo Pavesi a 6”;  4° Luigi Ganna a 11"; 5° Giovanni Gerbi a 12".

Terza Edizione 24 giugno 1907
Con una partenza anticipata alle 3,16 di notte, nel piazzale di Vigentino, sul medesimo percorso degli anni precedenti, ovvero Milano-Voghera-Alessandria-Asti-Torino-Novara-Milano di 340 chilometri, partì la terza edizione della Corsa Nazionale. Quarantadue i ciclisti partenti, tutti i più forti corridori italiani, tranne Rossignoli. Dopo fasi concitate che provocarono le cadute di Clemente Canepari e del Diavolo Rosso Gerbi, sul traguardo a premio di Tortona col gruppo dei migliori in testa alla corsa, tranne Eberardo Pavesi, attardato da una serie di incidenti, passò primo Cuniolo. Pavesi, causa cadute e guasti si staccò. Ad Alessandria il drappello s’era ridotto ad una decina d’unità, ed ancora Cuniolo vinse il traguardo a premio. Sulla salita di Dusino scattò Gerbi a cui tenne la ruota il solo Ganna, poi qualche chilometro dopo, ritornarono sui due Cuniolo, Galetti, Galazzi e Chiodi. A Torino i sei vantavano un quarto d’ora sugli altri sgranati. Verso Milano iniziò a piovere che diventò temporale proprio negli ultimi chilometri. A quattro dal termine, rischiando tutto il possibile Gerbì allungò e Chiodio mollò. L’attacco del Diavolo Rosso, inaspettato, sorprese Ganna, Galetti, entrambi votati a marcare la ruota del favorito Cuniolo che, a sua volta, attendeva solo lo sprint.  Gerbi ebbe così partita vinta, al punto di permettersi di compiere gli ultimi trecento metri con la calòma di chi vuiol godersi la vittoria. Sulla linea anticipò di pochissimi metro il sorprendente Felice Galazzi, di Busto Arsizio che, zitto zitto, fu capace di anticipare il veloce Cuniolo per la piazza d’onore.
Ordine d’arrivo:
1° Giovanni Gerbi in 12h24'15" alla media di 27.41 kmh; 2° Felice Gallazzi; 3° Giovanni Cuniolo; 4° Carlo Galetti; 5° Luigi Ganna; 6° Luigi Chiodi a 1'07”; 7° Giovanni Ponti a 31'; 8° Amleto Belloni a 43'; 9° Mario Lonati a 48'; 10° Andrea Massironi a 1h3'; 11° Eberardo Pavesi a 1h04'; 12° Giovanni Rabaioli a 1h26'; 13° Felice Della Casa a 1h27'; 14° Ruggero Pirovano a 1h37'; 15° Renzo Vecchi.

Quarta Edizione 18 giugno 1908
Nel 1908, su volere della Gazzetta dello sport, che patrocinava, l’Unione Sportiva Milanese, modificò il percorso della Corsa Nazionale. L’itinerario, Milano-Lodi-Piacenza-Parma-Mantova-Verona-Brescia-Crema-Lodi-Milano, lungo 392 chilometri si presentò diverso anche come altimetria poiché quasi interamente pianeggiante. A partire dalla quartiere di Rogoredo furono in 44, i migliori italiani senza defezioni di nota. La prova si mosse all’insegna del controllo fra i più forti e, praticamente fino a due terzi di gara la selezione avvenne naturale, senza il sollecito di particolari tentativi. A Brescia giunsero insieme in 15: Gerbi, Galetti, Rossignoli, Chiodi, Massironi, Ganna, Pavesi, Cuniolo, Danesi, Canepari, Della Casa, Beni, Oriani, L. Azzini e Gaioni. Qui però, si registrò la sortita di Ganna e Galetti ai quali s’accodarono dopo poco Gerbi e Chiodi, ma 15 chilometro dopo, sui quattro si riportarono anche Canepari, Rossignoli, Cuniolo, Beni, Massironi e Danesi. In dieci di testa restarono compatti e con vantaggio crescente fino a  Melegnano, dove la presenza di incauti e numerosi spettatori ciclisti creò confusione e cadute. Ne fecero le spese Chiodi e, soprattutto, Ganna che fu costretto al ritiro. In quel caos l’astuto Gerbi che era in testa, affondò un acuto, favorito dal fatto che fu uno dei pochissimi, grazie alla posizione originaria a rimanere in sella. In un primo momento Galetti riuscì a seguirlo, ma poi subì un appannamento che gli fu fatale. La manciata di secondi che l’astigiano guadagnò, fu decisiva per il suo arrivo solitario sul traguardo di Rogoredo. Alla fine 27” divisero il Diavolo Rosso da Galetti. Addirittura oltre sei minuti fu il distacco di Masironi che colse il terzo gradino del podio, superando allo sprint quel che restava del drappello che aveva dominato la corsa.
Ordine d’arrivo:
1° Giovanni Gerbi in 14h22'45" alla media di 27.262 kmh; 2° Carlo Galetti a 27"; 3° Andrea Massironi a 6'15"; 4° Giovanni Rossignoli;  5° Luigi Chiodi; 6° Eberardo Pavesi; 7° Battista Danesi a 8'15" 8° Giovanni Cuniolo; 9° Clemente Canepari; 10° Felice Della Casa a 27' 15"; 11° Dario Beni a 28'37"; 12° Carlo Oriani a 1h09'15"; 13° Enrico Verde a 1h40'15"; 14° Vincenzo Mora a 1h42'15"; 15° Antonio Rotondi a 1h50'47"; 16° Canzio Canzi a 1h50'50"; 17° Giovanni Visconti a 2h 41'15"; 18° Giuseppe Brambilla a 3h12'15".

Maurizio Ricci detto Morris
 
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RE: Storia e gloria del grande ciclismo prima della seconda guerra mondiale - da Morris - 15-12-2018, 06:15 PM

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