26-12-2018, 12:44 PM
Tredicesima Edizione – 20 settembre 1914
Diciotto partenti alle 23,15 da Porta San Giovanni, per un’edizione che tornava all’antico, sia come itinerario che come formula. Lo stato delle strade, migliorato, esaltò la cavalcata vincente di Dario Beni, che se ne andò poco dopo Frosinone, giunse a Napoli, con oltre un quarto d’ora su Agostoni e quasi ventisette minuti su Piffferi e proseguì senza cedimento alcuno. Dietro, intanto, diverse forature tolsero di gara atleti già demoralizzati per il dominio che il corridore romano stava dimostrando. Sull’arrivo di Roma posto a Centocelle fuori Porta San Giovanni, il tanto pubblico, poté festeggiare il proprio idolo autore davvero di un’impresa. Beni, al terzo successo nella classica, lasciò Agostoni e Pifferi, giunti insieme e nell’ordine, a più di cinquanta minuti.
Ordine d’arrivo:
1° Dario Beni Km 461 in 17h38'10" alla media di 26,14 kmh; 2° Ugo Agostoni a 50'17"; 3° Giuseppe Pifferi; 4° Michelangeli a 2h29'50"; 5° Gino Brizzi; 6° Nicola Bianchedi a 2h30'20"; 7° Taroni a 2h30'35".
Una corsa organizzata dalla Gazzetta dello sport, ovvero chi proponeva il Giro d’Italia, quindi con un peso “politico” enorme, che prevedeva due tappe, di cui la prima, proprio il 20 settembre. A quel punto, la “Forza e Coraggio”, decise di non cambiare data ed itinerario alla pensata propria creatura, ma ne modificò il nome: da Roma-Napoli-Roma a “Corsa del XX Settembre”, non già per chiarire differenze che, di fatto, si erano già sovrapposte e confuse senza cambiare le sostanze, ma per far capire che il percorso della manifestazione poteva cambiare, e non vedere Napoli come traguardo intermedio. Inoltre, pensò di affrontare la concomitanza pesante, senza abbandonare il mondo dei professionisti, le cui differenze con quello dei dilettanti, erano comunque all’epoca spesso inesistenti, o solo delle inezie, ma pensò di indirizzare la propria gara, almeno per il 1918, al termine significativo di “professionisti juniores”, ovvero un intendimento dell’UVI, per distinguere chi, indipendentemente dall’età, passava fra i professionisti. Erano i primordi di quella categoria, definita “indipendenti”, che si istituzionalizzò poco dopo, e che arriverà fino agli anni sessanta.
La XX Settembre di quell’anno, inoltre, propose una partenza unica fra i professionisti di poca militanza nella massima categoria, con quei dilettanti che, nelle altre edizioni passate, avevano corso a gruppo loro (come d’altronde avverrà in futuro). Ovviamente, le classifiche rimanevano separate. Fatto sta, che l’impiccio della concomitanza fra due gare col medesimo arrivo in Roma, creato principalmente per colpe dell’UVI, non fu indolore: la Milano-Bologna-Roma, che si corse 12 anni dopo la prima trionfale edizione, nonostante qualche presenza straniera, fu un fiasco e non venne più riproposta e la XX Settembre del 1918, passò inosservata nella storia del ciclismo, tant’è che tanti, tantissimi storici e conseguenti almanacchi, non la considerano. Ma ci fu, eccome! Anzi, fra le due manifestazioni cosiddette concorrenti di quell’anno, a perderci di meno, fu la XX Settembre, non solo perché continuò, ma anche perché poté collaudare perfettamente un percorso nuovo, che verrà riproposto quasi interamente l’anno successivo. Un tracciato che era da tempo negli intendimenti degli organizzatori e che vedeva traguardo intermedio, nonché di tappa, la città di Perugia, per poi ritornare in Roma, con la seconda frazione. Le due tappe, di 170 chilometri la prima e di 175 la seconda, vennero poi unite con una classifica finale a punti. Aderirono a questa proposta, 41 corridori: 10 professionisti e 31 dilettanti.
Roma – Perugia
La partenza fu data alle 8 del mattino da Piazzale Ponte Milvio e la corsa si mosse abbastanza spedita fino al traguardo a premio di Narni, dove passò primo Mario Santagostino. Il medesimo corridore passò in testa, stavolta in solitudine a Terni, ed al traguardo di tappa di Perugia, superò in volata Marzio Germoni. A due minuti e 32”, completò il podio, il sorrentino Francesco Di Gennaro, mentre Orlando, 4° assoluto a 9’17”, fu il primo dei dilettanti. Completarono il percorso della prima tappa in tempo massimo, 26 ciclisti.
Sul vincitore.
![[Immagine: 13470.jpg]](http://www.museociclismo.it/media/fotociclisti200/13470.jpg)
Mario Santagostino nacque a Settimo Milanese (MI) l’11 gennaio 1893, ed è morto nel paese di nascita il 7 luglio 1923. Professionista dal 1909 al 1921, con una vittoria. Un corridore tenace, che a quanto si sa, non ha mai praticato il ciclismo con costanza, anche se la sua carriera professionistica è stata lunga. Come tanti altri, fu frenato nel periodo atleticamente migliore, dalla guerra. La vittoria nella prima tappa della “XX Settembre” 1918, è l’unica del suo palmares, ma i piazzamenti ottenuti sono a dimostrare un discreto valore. Nel 1912, l’unico anno in cui fu accasato, correndo per la Globe, chiuse 5° il Giro d’Italia che si svolse per squadre. Nel 1915, fu 2° nella Milano-Pavia-Milano e nel 1918, cinquanta giorni dopo la XX settembre, finì 12° il Giro di Lombardia. L’anno successivo, fu 6° nella Milano Sanremo e, nel 1920, fu 3° nella seconda tappa del Giro dei Tre Mari, che si concludeva a Benevento.
Ordine d’arrivo:
1° Mario Santagostino Km 170 in 7h21’48” alla media di 23,129 kmh; 2° Marzio Germoni; 3° Francesco Di Gennaro a 2’32”; 4° Orlando (1° dilettante) a 9’17”; 5° Giuseppe Pifferi a 10’24”; 6° Giovanni Cocchi a 19’17”; 7° Massimiliano Porta; 8° Attilio Montagni; 9° Alfredo Jacobini; 10° Nicola Landi; 11° Nicola Bianchedi. Seguono altri 15 corridori in tempo massimo.
Perugia - Roma
La seconda tappa s’avviò da Perugia alle 10,15 del mattino e vide alla partenza tutti i 26 corridori classificati il giorno prima. La frazione, come quella del giorno precedente, iniziò all’insegna del dominio di Mario Santagostino, il quale però, poco dopo al traguardo a premio posto a Città della Pieve, un’altura di 500 metri sul livello del mare, si sentì male e fu costretto al ritiro. La corsa fu poi dominata da un quartetto di professionisti, che andarono a disputarsi la volata decisiva sul traguardo dei Cessati Spiriti. Qui vinse Giuseppe Pifferi, che superò Marzio Germoni, Giovanni Cocchi e Alfredo Jacobini. I pochi altri rimasti in gara, tutti dilettanti, giunsero con distacchi abissali. Germoni vinse la classifica a punti che univa le due tappe, fu primo anche in quella a tempo e, giustamente, va considerato come il vincitore della XX Settembre 1918.
Ordine d’arrivo:
1° Giuseppe Pifferi Km 175 in 8h15’ alla media di 21,212 kmh; 2° Marzio Germoni; 3° Giovanni Cocchi; 4° Alfredo Jacobini. Seguono altri 7 corridori in tempo massimo.
Classifica generale finale:1° Marzio Germoni punti 4; 2° Giuseppe Pifferi punti 6; 3° Giovanni Cocchi punti 9; 4° Alfredo Jacobini punti 13.
Sul vincitore dell’edizione.
Marzio Germoni nacque a Pieve Torina di Macerata, il 31 marzo 1890, deceduto a Roma il 16 gennaio 1967. Passista e fondista. Professionista dal 1918 al 1924, con 4 vittorie. Dopo aver vinto da dilettante, nel 1913, proprio la XX Settembre riservata alla categoria, nella medesima corsa colse il suo primo successo da professionista, nel 1918, che fu pure la prima stagione nella massima categoria. Anche per lui, ovviamente, ci fu il freno della guerra. Grazie comunque alla vittoria nella classica citata, nel 1919 trovò l’accasamento nella Verdi, ma fu un anno abbastanza sfortunato, anche se il 2° posto nel Giro dell'Umbria l'aveva fatto sperare. Ritornato “individuale”, nella stagione successiva, non si mise in luce, ma corse pochissimo. Nel 1921, invece, giunsero le vittorie nella Coppa Frattese e nel GP di Natale di Roma, 2° nella Coppa Caivano, 3° nella Coppa Principe Piemontese, 4° nel Giro dell’Umbria e sempre 4° nel Giro di Campania. Nel ’22, raccolse importanti piazzamenti nel Giro di Calabria, dove fu secondo nella prima tappa, terzo nella seconda e nella terza, nonchè 2° nella Classifica finale. Fu poi 3° nel GP Roccapiemonte e nel Giro delle Terre del Lavoro a Napoli e 4° nel Giro dei Due Golfi. Continuò a correre ma solo poco prima di chiudere col ciclismo, nel '24, raccolse un piazzamento: 4° nella Reggio-Monteleone-Reggio.
Maurizio Ricci detto Morris
.....segue
Diciotto partenti alle 23,15 da Porta San Giovanni, per un’edizione che tornava all’antico, sia come itinerario che come formula. Lo stato delle strade, migliorato, esaltò la cavalcata vincente di Dario Beni, che se ne andò poco dopo Frosinone, giunse a Napoli, con oltre un quarto d’ora su Agostoni e quasi ventisette minuti su Piffferi e proseguì senza cedimento alcuno. Dietro, intanto, diverse forature tolsero di gara atleti già demoralizzati per il dominio che il corridore romano stava dimostrando. Sull’arrivo di Roma posto a Centocelle fuori Porta San Giovanni, il tanto pubblico, poté festeggiare il proprio idolo autore davvero di un’impresa. Beni, al terzo successo nella classica, lasciò Agostoni e Pifferi, giunti insieme e nell’ordine, a più di cinquanta minuti.
Ordine d’arrivo:
1° Dario Beni Km 461 in 17h38'10" alla media di 26,14 kmh; 2° Ugo Agostoni a 50'17"; 3° Giuseppe Pifferi; 4° Michelangeli a 2h29'50"; 5° Gino Brizzi; 6° Nicola Bianchedi a 2h30'20"; 7° Taroni a 2h30'35".
Quattordicesima Edizione – 19/20 settembre 1918
(Corsa del XX Settembre)
Il periodo particolare post conflitto, provocò diversi problemi alle società sportive, anche e soprattutto perché le Federazioni si stavano nazionalizzando con fatica e, spesso, si mostravano ancora legate ai localismi dei dirigenti. In più, insistevano difetti di comunicazione e circolazione di programmi ed intendimenti che, poi, finivano per creare sovrapposizioni o eccessivi buchi, nei calendari delle gare. In questo contesto, la Società “Forza e Coraggio” di Roma e, conseguentemente, il giornale “Il Messaggero”, sostenitore principale dell’attività ciclistica del sodalizio capitolino, si trovarono a conoscere abbastanza tardi della concomitanza con una manifestazione affascinante che, guarda caso, non escludeva la Capitale, anzi ne era sede d’arrivo, ovvero la Milano-Bologna-Roma. Una corsa organizzata dalla Gazzetta dello sport, ovvero chi proponeva il Giro d’Italia, quindi con un peso “politico” enorme, che prevedeva due tappe, di cui la prima, proprio il 20 settembre. A quel punto, la “Forza e Coraggio”, decise di non cambiare data ed itinerario alla pensata propria creatura, ma ne modificò il nome: da Roma-Napoli-Roma a “Corsa del XX Settembre”, non già per chiarire differenze che, di fatto, si erano già sovrapposte e confuse senza cambiare le sostanze, ma per far capire che il percorso della manifestazione poteva cambiare, e non vedere Napoli come traguardo intermedio. Inoltre, pensò di affrontare la concomitanza pesante, senza abbandonare il mondo dei professionisti, le cui differenze con quello dei dilettanti, erano comunque all’epoca spesso inesistenti, o solo delle inezie, ma pensò di indirizzare la propria gara, almeno per il 1918, al termine significativo di “professionisti juniores”, ovvero un intendimento dell’UVI, per distinguere chi, indipendentemente dall’età, passava fra i professionisti. Erano i primordi di quella categoria, definita “indipendenti”, che si istituzionalizzò poco dopo, e che arriverà fino agli anni sessanta.
La XX Settembre di quell’anno, inoltre, propose una partenza unica fra i professionisti di poca militanza nella massima categoria, con quei dilettanti che, nelle altre edizioni passate, avevano corso a gruppo loro (come d’altronde avverrà in futuro). Ovviamente, le classifiche rimanevano separate. Fatto sta, che l’impiccio della concomitanza fra due gare col medesimo arrivo in Roma, creato principalmente per colpe dell’UVI, non fu indolore: la Milano-Bologna-Roma, che si corse 12 anni dopo la prima trionfale edizione, nonostante qualche presenza straniera, fu un fiasco e non venne più riproposta e la XX Settembre del 1918, passò inosservata nella storia del ciclismo, tant’è che tanti, tantissimi storici e conseguenti almanacchi, non la considerano. Ma ci fu, eccome! Anzi, fra le due manifestazioni cosiddette concorrenti di quell’anno, a perderci di meno, fu la XX Settembre, non solo perché continuò, ma anche perché poté collaudare perfettamente un percorso nuovo, che verrà riproposto quasi interamente l’anno successivo. Un tracciato che era da tempo negli intendimenti degli organizzatori e che vedeva traguardo intermedio, nonché di tappa, la città di Perugia, per poi ritornare in Roma, con la seconda frazione. Le due tappe, di 170 chilometri la prima e di 175 la seconda, vennero poi unite con una classifica finale a punti. Aderirono a questa proposta, 41 corridori: 10 professionisti e 31 dilettanti.
Roma – Perugia
La partenza fu data alle 8 del mattino da Piazzale Ponte Milvio e la corsa si mosse abbastanza spedita fino al traguardo a premio di Narni, dove passò primo Mario Santagostino. Il medesimo corridore passò in testa, stavolta in solitudine a Terni, ed al traguardo di tappa di Perugia, superò in volata Marzio Germoni. A due minuti e 32”, completò il podio, il sorrentino Francesco Di Gennaro, mentre Orlando, 4° assoluto a 9’17”, fu il primo dei dilettanti. Completarono il percorso della prima tappa in tempo massimo, 26 ciclisti.
Sul vincitore.
![[Immagine: 13470.jpg]](http://www.museociclismo.it/media/fotociclisti200/13470.jpg)
Mario Santagostino nacque a Settimo Milanese (MI) l’11 gennaio 1893, ed è morto nel paese di nascita il 7 luglio 1923. Professionista dal 1909 al 1921, con una vittoria. Un corridore tenace, che a quanto si sa, non ha mai praticato il ciclismo con costanza, anche se la sua carriera professionistica è stata lunga. Come tanti altri, fu frenato nel periodo atleticamente migliore, dalla guerra. La vittoria nella prima tappa della “XX Settembre” 1918, è l’unica del suo palmares, ma i piazzamenti ottenuti sono a dimostrare un discreto valore. Nel 1912, l’unico anno in cui fu accasato, correndo per la Globe, chiuse 5° il Giro d’Italia che si svolse per squadre. Nel 1915, fu 2° nella Milano-Pavia-Milano e nel 1918, cinquanta giorni dopo la XX settembre, finì 12° il Giro di Lombardia. L’anno successivo, fu 6° nella Milano Sanremo e, nel 1920, fu 3° nella seconda tappa del Giro dei Tre Mari, che si concludeva a Benevento.
Ordine d’arrivo:
1° Mario Santagostino Km 170 in 7h21’48” alla media di 23,129 kmh; 2° Marzio Germoni; 3° Francesco Di Gennaro a 2’32”; 4° Orlando (1° dilettante) a 9’17”; 5° Giuseppe Pifferi a 10’24”; 6° Giovanni Cocchi a 19’17”; 7° Massimiliano Porta; 8° Attilio Montagni; 9° Alfredo Jacobini; 10° Nicola Landi; 11° Nicola Bianchedi. Seguono altri 15 corridori in tempo massimo.
Perugia - Roma
La seconda tappa s’avviò da Perugia alle 10,15 del mattino e vide alla partenza tutti i 26 corridori classificati il giorno prima. La frazione, come quella del giorno precedente, iniziò all’insegna del dominio di Mario Santagostino, il quale però, poco dopo al traguardo a premio posto a Città della Pieve, un’altura di 500 metri sul livello del mare, si sentì male e fu costretto al ritiro. La corsa fu poi dominata da un quartetto di professionisti, che andarono a disputarsi la volata decisiva sul traguardo dei Cessati Spiriti. Qui vinse Giuseppe Pifferi, che superò Marzio Germoni, Giovanni Cocchi e Alfredo Jacobini. I pochi altri rimasti in gara, tutti dilettanti, giunsero con distacchi abissali. Germoni vinse la classifica a punti che univa le due tappe, fu primo anche in quella a tempo e, giustamente, va considerato come il vincitore della XX Settembre 1918.
Ordine d’arrivo:
1° Giuseppe Pifferi Km 175 in 8h15’ alla media di 21,212 kmh; 2° Marzio Germoni; 3° Giovanni Cocchi; 4° Alfredo Jacobini. Seguono altri 7 corridori in tempo massimo.
Classifica generale finale:1° Marzio Germoni punti 4; 2° Giuseppe Pifferi punti 6; 3° Giovanni Cocchi punti 9; 4° Alfredo Jacobini punti 13.
Sul vincitore dell’edizione.
Marzio Germoni nacque a Pieve Torina di Macerata, il 31 marzo 1890, deceduto a Roma il 16 gennaio 1967. Passista e fondista. Professionista dal 1918 al 1924, con 4 vittorie. Dopo aver vinto da dilettante, nel 1913, proprio la XX Settembre riservata alla categoria, nella medesima corsa colse il suo primo successo da professionista, nel 1918, che fu pure la prima stagione nella massima categoria. Anche per lui, ovviamente, ci fu il freno della guerra. Grazie comunque alla vittoria nella classica citata, nel 1919 trovò l’accasamento nella Verdi, ma fu un anno abbastanza sfortunato, anche se il 2° posto nel Giro dell'Umbria l'aveva fatto sperare. Ritornato “individuale”, nella stagione successiva, non si mise in luce, ma corse pochissimo. Nel 1921, invece, giunsero le vittorie nella Coppa Frattese e nel GP di Natale di Roma, 2° nella Coppa Caivano, 3° nella Coppa Principe Piemontese, 4° nel Giro dell’Umbria e sempre 4° nel Giro di Campania. Nel ’22, raccolse importanti piazzamenti nel Giro di Calabria, dove fu secondo nella prima tappa, terzo nella seconda e nella terza, nonchè 2° nella Classifica finale. Fu poi 3° nel GP Roccapiemonte e nel Giro delle Terre del Lavoro a Napoli e 4° nel Giro dei Due Golfi. Continuò a correre ma solo poco prima di chiudere col ciclismo, nel '24, raccolse un piazzamento: 4° nella Reggio-Monteleone-Reggio.
Maurizio Ricci detto Morris
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