29-11-2021, 06:35 PM
GIRONE A
Jan Raas
Miguel Indurain +6
Stephen Roche
Bartolomeo Aymo
Felice Gimondi +4
Ramon Hoyos Vallejo
Arnaldo Pambianco
Jo De Roo +2
Steven Rooks
Roger De Vlaeminck +8
Do il buon esempio e partiamo subito con un girone di ferro.
I primi due posti sono abbastanza chiari, dato che abbiamo due iperspecialisti da top-5 nei loro rispettivi settori.
Preferisco De Vlaeminck per maggiore longevità, maggior eclettismo e per aver dimostrato, nel suo magico 1975, di poter essere addirittura capace di avvicinare il podio in un grande giro. Se vogliamo trovare l'imperfezione nella perfezione, a Indurain possiamo imputare di non aver mai avuto un picco assoluto in cui era capace tanto di dominare in salita quanto a cronometro.
Poi, nel confronto con De Vlaeminck, paga l'essere uscito molto meno dalle sue zone di comfort rispetto al Gitano.
Degli altri tendo scarto subito il grande piazzato Aymo e il pur bravo, sottovalutato e trasversale Rooks.
Io non amo Gimondi e non posso non notare come, durante stagioni del suo prime, infilasse appena 3/4 vittorie. E di certo non era solamente per colpa di Merckx che vinceva così poco.
Se, poi, andiamo a considerare il modo in cui ha ottenuto alcune delle sue vittorie più prestigiose, ecco che pure il suo punto di forza, il palmares, si sgonfia.
Mi sa che peak Gimondi è, a tutti gli effetti, quello del 1966.
Per ora sospendo il giudizio.
Jo de Roo, seppur dalla parabola breve, fu un classicomane di incredibile caratura. Tanto era atleta totale che nel suo magico 1963, quando infilò la tripletta Parigi-Tours - Bordeaux-Parigi - Giro di Lombardia, vinse addirittura il Super Prestige Pernod. Su di lui mi piacerebbe sentire Morris.
Stephen Roche, per una stagione, fu una divinità. Ma è anche vero che il Giro lo vinse poiché si trovava nella posizione ideale per approfittare delle debolezze di Visentini. Roberto, nella cronometro di San Marino, lo aveva polverizzato, dimostrando di essere lui quello più forte dal punto di vista atletico. Prima e dopo, complici i problemi fisici, un ottimo corridore, capace pure di arrivare sul podio al Tour. La sua candidatura, ad ogni mdo, mi sembra più debole rispetto a quelle di De Roo e Gimondi.
Jan Raas uno che ha vinto tantissimo, correndo col coltello tra i denti, e abbinando alle ottime doti che madre natura gli ha dato una ferocia rara nella storia del ciclismo.
Pambianco da dilettante era un'iradiddio (gli rubarono pure un Mondiale), da professionista qualche anno di gregariato e qualche infortunio lo rallentarono, ma ottenne comunque ottimi risultati già prima di quel Giro del 1961 in cui fece il fenomeno tra i fenomeni. Per motivi che non dipendono dalle sue mere qualità atletiche, successivamente, non ha dato continuità a quel risultato fantastico.
Ramon Hoyos Vallejo, sicuramente il nome più esotico presente nel girone, giganteggiò sulle Ande per un decennio. Vinse cinque edizioni della Vuelta a Colombia e confermò il suo dominio al di là dell'oceano conquistando anche l'oro nella prova in linea dei giochi panamericani nel 1955. I crepuscolari Fausto Coppi e Hugo Koblet, quando lo affrontarono al Clasico El Colombiano, non poterono nulla contro di lui. E' comunque troppo poco per poter realmente inquadrare il suo valore.
Vado col +4 a Gimondi, premiandone la longevità e la polivalenza, e il +2 a De Roo.
Jan Raas
Miguel Indurain +6
Stephen Roche
Bartolomeo Aymo
Felice Gimondi +4
Ramon Hoyos Vallejo
Arnaldo Pambianco
Jo De Roo +2
Steven Rooks
Roger De Vlaeminck +8
Do il buon esempio e partiamo subito con un girone di ferro.
I primi due posti sono abbastanza chiari, dato che abbiamo due iperspecialisti da top-5 nei loro rispettivi settori.
Preferisco De Vlaeminck per maggiore longevità, maggior eclettismo e per aver dimostrato, nel suo magico 1975, di poter essere addirittura capace di avvicinare il podio in un grande giro. Se vogliamo trovare l'imperfezione nella perfezione, a Indurain possiamo imputare di non aver mai avuto un picco assoluto in cui era capace tanto di dominare in salita quanto a cronometro.
Poi, nel confronto con De Vlaeminck, paga l'essere uscito molto meno dalle sue zone di comfort rispetto al Gitano.
Degli altri tendo scarto subito il grande piazzato Aymo e il pur bravo, sottovalutato e trasversale Rooks.
Io non amo Gimondi e non posso non notare come, durante stagioni del suo prime, infilasse appena 3/4 vittorie. E di certo non era solamente per colpa di Merckx che vinceva così poco.
Se, poi, andiamo a considerare il modo in cui ha ottenuto alcune delle sue vittorie più prestigiose, ecco che pure il suo punto di forza, il palmares, si sgonfia.
Mi sa che peak Gimondi è, a tutti gli effetti, quello del 1966.
Per ora sospendo il giudizio.
Jo de Roo, seppur dalla parabola breve, fu un classicomane di incredibile caratura. Tanto era atleta totale che nel suo magico 1963, quando infilò la tripletta Parigi-Tours - Bordeaux-Parigi - Giro di Lombardia, vinse addirittura il Super Prestige Pernod. Su di lui mi piacerebbe sentire Morris.
Stephen Roche, per una stagione, fu una divinità. Ma è anche vero che il Giro lo vinse poiché si trovava nella posizione ideale per approfittare delle debolezze di Visentini. Roberto, nella cronometro di San Marino, lo aveva polverizzato, dimostrando di essere lui quello più forte dal punto di vista atletico. Prima e dopo, complici i problemi fisici, un ottimo corridore, capace pure di arrivare sul podio al Tour. La sua candidatura, ad ogni mdo, mi sembra più debole rispetto a quelle di De Roo e Gimondi.
Jan Raas uno che ha vinto tantissimo, correndo col coltello tra i denti, e abbinando alle ottime doti che madre natura gli ha dato una ferocia rara nella storia del ciclismo.
Pambianco da dilettante era un'iradiddio (gli rubarono pure un Mondiale), da professionista qualche anno di gregariato e qualche infortunio lo rallentarono, ma ottenne comunque ottimi risultati già prima di quel Giro del 1961 in cui fece il fenomeno tra i fenomeni. Per motivi che non dipendono dalle sue mere qualità atletiche, successivamente, non ha dato continuità a quel risultato fantastico.
Ramon Hoyos Vallejo, sicuramente il nome più esotico presente nel girone, giganteggiò sulle Ande per un decennio. Vinse cinque edizioni della Vuelta a Colombia e confermò il suo dominio al di là dell'oceano conquistando anche l'oro nella prova in linea dei giochi panamericani nel 1955. I crepuscolari Fausto Coppi e Hugo Koblet, quando lo affrontarono al Clasico El Colombiano, non poterono nulla contro di lui. E' comunque troppo poco per poter realmente inquadrare il suo valore.
Vado col +4 a Gimondi, premiandone la longevità e la polivalenza, e il +2 a De Roo.