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Tour de France, svelata l'edizione n° 100
#28
Tour de France 2013: Un Tour fatto di passione e dedizione
Svelata a Parigi la 100a Grande Boucle

[Immagine: 12tourpres528.jpg]
Il direttore del Tour de France Christian Prudhomme presenta il percorso della 100a Grande Boucle © it.eurosport.yahoo.com

Per il Tour de France numero 100 il leitmotiv non poteva che essere 100%. Una Grande Boucle totalmente francese, e non accadeva dal 2003, era il Tour del Centenario, ma è anche una corsa (la corsa, per la precisione) fatta di passione, di magnificenza, di emozioni.

Tutti elementi e sentimenti che vogliono far rinascere il Tour, buttato nella polvere dall'UCI, che ha utilizzato il caso US Postal, cancellando le sette vittorie sugli Champs-Élysées di Lance Armstrong. Per chiunque avesse subito una batosta appena lunedì scorso non sarebbe stato facile rialzarsi e correre di nuovo, come prima e più di prima, appena due giorni dopo. Vuoi che il ciclismo è stato fin troppo abituato a cadere sempre più in basso, decade dopo decade, vuoi che il desiderio di ammirare ed applaudire i propri beniamini è terribilmente più grande della cronaca riguardante fatti di doping, il Tour s'è svelato stamane in tutta la sua consueta grandeur.

A dire il vero il percorso del 100° Tour de France era già uscito nella prima mattinata sui social network, portando avanti il marketing dell'anticipazione (l'anno scorso la corsa francese fu svelata "per errore" una settimana prima della presentazione e fu seguita in questo disvelamento, non si sa quanto involontario, anche dal Giro). Al Palazzo dei Congressi di Parigi, pienissimo, alle 11.30 in punto è iniziata una cerimonia quasi sacra, praticamente una messa, che come fine aveva la presentazione delle singole tappe, con altimetrie, chilometraggi, spostamenti (due belli tosti che peseranno sullo staff delle squadre). Come a teatro, il Tour entra in scena e la trama è chiara soltanto alla fine.

Subito un count down come sfondo. Negli ultimi dieci secondi, quando tutti attendono che entri in scena qualcuno o qualcosa, non succede nulla. O meglio, come dall'interno di un uovo, il pulcino forma delle piccole crepe per farsi spazio, aprirsi al mondo; così il Tour da sotto ad un 100 gigante si apre tanti piccoli varchi, escono tanti raggi di luce gialla ed infine, sullo sfondo, ecco la pianta della Grande Boucle 2013, sotto gli occhi di tutti.

Le tappe si possono scorgere ma prima dei dettagli, quelli che tutti attendono, la parola va a Jean-Etienne Amaury, presidente di Amaury Sport Organisation (quella che noi tutti siamo soliti definire semplicemente ASO): «Quest'anno più che mai sarà un Tour fatto al 100% di passione, di dedizione. Sarà una festa popolare, anche. È il 100° Tour, ognuno di quelli corsi finora ha una storia diversa dall'altro ma tutti sono accomunati dagli stessi elementi: le montagne, l'entusiasmo della folla sulle grandi salite, la bicicletta naturalmente. Il Tour attrae ogni anno milioni di spettatori, sia sulle strade che sui social network. Ogni anno combattiamo il doping e le confessioni che sono uscite fuori nelle ultime settimane incoraggiano a combatterlo sempre di più».

Purtroppo la strada imboccata dal discorso ciclismo va a finire sull'argomento doping, stessa cosa che accadrà per il direttore del Tour, Christian Prudhomme. Da un lato è inevitabile, vista la freschezza delle decisioni prese per il caso US Postal. Dall'altra è un po' come se al sorteggio dei gironi di Champions League, estraendo la pallina che contiene ogni singola squadra, ci si mettesse a discutere dell'annoso problema della moviola in campo o dei gol fantasma. Fuori luogo ma (purtroppo) inevitabile, diciamo così.

Christian Prudhomme sale sul palco, punta deciso al leggio, e lì, come se si trovasse al timone di una nave, rimarrà fino alla fine della presentazione: «Non ho mai visto così tanta gente alla presentazione del Tour de France, ma siamo alla centesima edizione, un momento unico», è l'esordio fiero di Prudhomme. Il direttore della Grande Boucle prosegue: «Il Tour è fatto da uomini che ci entusiasmano e ci fanno sognare ma a volte ci tradiscono. Saranno 3500 chilometri di sorrisi, di gente che aspetta ore per applaudire i corridori, di pubblico, di emozioni, di donne che incoraggiano i propri uomini. Ecco il Tour è soprattutto questo, il Tour è di tutti coloro che lo amano».

Inevitabile, come detto, il riferimento ai casi di doping ed alla necessità di una partenza decisa ed immediata: «Saremo più forti del doping e dei truffatori. Voglio sottolineare una cosa: i corridori sbagliano ma i loro staff giocano un ruolo chiave: i manager sono essenziali, devono essere loro i primi ad affiancarci nella lotta al doping. Le regole che adottiamo sono più severe di quelle di UCI e WADA. Siamo convinti che questa sia la strada da seguire e la seguiremo senza guardare in faccia nessuno. Non c'è una barriera che divide i buoni dai cattivi, e il doping non esiste solo in una squadra: dopo il caso Festina si pensava che si usassero trucchi solo in una squadra, invece si trattava di un metodo diffuso. Ci sono squadre impegnate a non ingaggiare corridori che hanno avuto problemi con il doping in passato, squadre che fanno firmare ai loro affiliati dei codici etici... Gli uomini che li hanno seguiti e sottoscritti, questi codici etici, sono l'esempio da seguire. Per organizzare il Tour occorre una cosa più di tutto: il territorio. E noi abbiamo la Francia».

È così che Prudhomme annuncia che la centesima Grande Boucle si correrà tutta in terra di Francia, dopo dieci anni di sconfinamenti più o meno sensati, più o meno accolti col sorriso. A questo punto c'è chi non aspetta altro che visionare sulla carta le tappe e chi, dopo un discorso bello tosto come quello di Prudhomme, è sull'orlo del sonnellino (il campione uscente Bradley Wiggins ammetterà a fine cerimonia: «Non ho seguito molto, guardavo tutti quei disegni delle tappe...»).

La grandezza del Tour sta anche (soprattutto) nell'offrirsi ai suoi fruitori, presentandosi sì ricco di contenuti ma inframezzandoli con spazi toccanti e divertenti. Ad esempio l'emozionante clip riassuntiva di tutti i momenti decisivi del Tour 2012 o l'intervista multipla ai corridori più significativi. Prendi Thibaut Pinot, Mark Cavendish, Jurgen Van den Broek, Cadel Evans, Chris Froome, Alberto Contador e chiedi loro che cos'è il Tour, qual è stato il momento migliore alla Grande Boucle, come la definirebbero in poche parole. Infine un piccolo quiz per i nostri, con le risposte più disparate e divertenti alla domanda «Qual era il soprannome di Bernard Hinault?». Chi guarda nel vuoto, come Pinot, chi è ben preparato, chi è in gran forma come Alberto Contador e risponde: «La volpe!».

Destati dal torpore, corridori, giornalisti e team manager ascoltano nuovamente Prudhomme, ora sì intento a presentare le tappe nel dettaglio. Molti inediti, sin da Le Grand Départ, in Corsica; tre tappe di cui una per velocisti, la prima, e due che si riveleranno davvero impegnative. Le cronometro, con 90 km in totale tra la cronosquadre, l'individuale di Mont Saint-Michel e la prova non certo per specialisti a Chorges. L'anno scorso erano stati 95 km di cronometro per passistoni, e s'è visto l'esito finale.

Quattro gli arrivi in salita (Ax 3 Domaines, Mont Ventoux, Alpe d'Huez ed Annecy-Semnoz), la grande fatica del Ventoux dopo 242 km (Andy Schleck ritiene quella tappa il punto chiave delle tre settimane) e la seconda cronometro, l'ultima. Dopodiché un tris d'Alpi a precedere soltanto la passerella degli Champs-Élysées. Novità anche qui: sulle Alpi con la doppia scalata all'Alpe d'Huez, arrivando allo scollinamento del Col de Sarenne al primo giro (e sperando che non si riveli una tappa da attendisti come fu il doppio Pampeago all'ultimo Giro); sugli Champs-Élysées con l'arrivo in serata, attorno alle 21.45. Si percorreranno i giardini di Versailles, quindi a Parigi si girerà attorno all'Arco di Trionfo prima di una passerella inedita, che attirerà senza dubbio molta più gente (sebbene il Tour sia sempre il Tour).

Un rapido giro di opinioni tra i corridori più quotati vede Froome leggermente deluso («Percorso impegnativo, due crono ed il trittico alpino come gran finale, ma mi aspettavo salite più dure. È un Tour per Contador»), Evans soddisfatto dell'equilibrio della corsa («È un bel mix di tutte le tipologie di tappe percorse in 100 Tour de France»), Cavendish che vuole arrivare a Parigi anche quest'anno per vincere la quinta volta sugli Champs-Élysées («Le Alpi alla fine saranno mostruose ma la conclusione a Parigi in notturna sarà inedita. Importante perciò arrivarci. Spero di vincere e di avere una squadra a mia disposizione»).

Wiggins dichiara di voler correre il Giro da leader («Insieme al Tour ed alla Roubaix il Giro è una corsa di livello») ed aiutare Froome al Tour mentre Contador, che pare il grande favorito, subito si smarca: «Ci sono quattro arrivi in salita, due crono individuali, è difficile vincere ma è un percorso adatto anche a me. Non c'è una tappa decisiva, non bisognerà commettere errori in nessuna tappa. Le crono non sono lunghissime ed in questo modo il Tour sarà aperto a più corridori. Non mi sento favorito, ci sono diversi corridori nelle mie condizioni. Froome dice che parto in pole position ma lo stesso vale per lui: non sappiamo quanto fosse forte nel 2012, quando ha aiutato molto Wiggins. C'è anche Evans, che l'ha già vinto un Tour, senza dimenticare Andy Schleck che può dare spettacolo. Il Tour sarà molto aperto sino ai piedi dell'Alpe d'Huez, è da lì che si potrà decidere».

Lo spettacolo - perché il Tour è spettacolare sin dalla presentazione - è finito, c'è chi scrive, chi fotografa, chi appunta dichiarazioni, come sempre, come ad ogni corsa. Impietoso il paragone con la presentazione del Giro. Da noi Contador e Cavendish (ma non solo) vestiti da cuochi, a Parigi Wiggins con una giacca molto particolare e le basette notevolmente accorciate. Da noi un monologo del direttore della Gazzetta dello Sport Andrea Monti, con Pier Bergonzi ed in precedenza Giorgia Wurth a cercare di tenere vivo il pubblico, a Parigi tanti, forse troppi discorsi legati al doping come rilancio del Tour dopo questo periodo buio, con un Prudhomme capace di tenere la scena per più di un'ora.

Anzi no: è il Tour che per tutto il tempo ha occupato il palcoscenico nel ruolo di protagonista, tutti gli altri, compreso Prudhomme, erano solo comparse.

Francesco Sulas - cicloweb.it
 
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