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Andrea Guardini
#10
Guardini, l'anti Petacchi
Quando ha vinto la sua prima corsa, in palio c’era una gallina: sarà anche durata poco, come ci racconta ridendo, ma gli ha decisamente portato bene.
Andrea Guardini, dopo il suo primo successo da G1, ha fatto sue innumerevoli uova, rigorosamente d’oro.
Grazie alla forza esplosiva che gli ha donato madre natura e a un’intelli­gen­za non comune per la sua giovane età, dal giorno in cui ha portato a casa questo curioso trofeo non ha fatto altro che vincere.
Senza contare le tante vittorie conquistate in pista, il campioncino ve­ro­nese di Colognola ai Colli, da Gio­vanissimo ha collezionato 98 vittorie.
Da tre mesi il “Guardia” corre tra i pro­fessionisti e a ventun anni può già vantare 6 vittorie nella massima categoria, cinque tappe (su dieci, ndr) della 16a edizione del Tour de Langkawi e l’ultima frazione del Tour of Qatar.

Com’è nata la tua passione per il ciclismo?
«Ho iniziato a correre da G1. Mio pa­pà Gianni, ex corridore dilettante, ap­pena ha potuto mi ha messo in bici. Prima ho praticato per due anni calcio, ma senza particolare interesse».

Ti ricordi la tua prima bici?
«La mia primissima bici era una semplice mtb, mi ricordo come fosse ieri che mentre aspettavo i miei compagni per il primo allenamento ero talmente in fibrillazione che non riuscivo a stare fermo, quindi facevo avanti e indietro per la via di casa. La prima vera bici da corsa che ho posseduto era una Ta­gliaro, bianca con le ruotine del venti. Fino alla categoria “esordienti” ho cor­so con le bici di Daniele Tagliaro, grande amico e mio meccanico di fiducia, poi via via con quelle delle squadre in cui ho militato. Sono cresciuto ciclisticamente nella Polisportiva Gaiga (la stes­sa che ha lanciato Damiano Cu­nego, ndr), poi da juniores sono passato alla Ausonia. Tra i dilettanti sono stato subito notato da Luca Scinto, che mi ha seguito e non mi ha più perso di vista. Per me Luca è davvero una persona speciale, proprio come Gaetano Zanetti, che mi ha insegnato moltissimo dal punto di vista tecnico».

E la prima gara?
«Da G1, ho iniziato a fine stagione. Al­la quinta corsa ho ottenuto la mia pri­ma vittoria, sai cosa c’era in palio per il primo classificato? Una coppa e una gallina. Il secondo ha portato a ca­sa venti uova, il terzo non ricordo: for­se una frittata…».

Da piccolo cosa sognavi di fare “da grande”?
«Sognavo di diventare un grande del ciclismo. Sono cresciuto vedendo un campione del calibro di Mario Cipollini vincere quasi tutte le volate del Giro. Non avrei potuto aspirare ad altro».

Il piccolo Andrea sarebbe felice di quello che è diventato?
«Anche il grande Andrea è felicissimo, anche se uno come me non è mai contento. Io guardo sempre avanti, penso piuttosto alle volate perse e non a quelle vinte. Mi piace imparare e guardare al prossimo traguardo».

Cos’è per te il ciclismo?
«Una passione grandissima. Senza ci­cli­smo non potrei vivere. Nel bene o nel male non c’è giorno che passi senza un pensiero alla mia bicicletta, anche quando sono lontano dalle gare. Per me il ciclismo è una scuola di vita. Vi­vo e amo questo sport per il suo lato estre­mamente competitivo: non saprei stare senza ciclismo, ma nemmeno sen­za gareggiare. Il mio primo stimolo è il confronto con gli altri».

E la volata?
«Adrenalina pura. L’emozione più grande che provo andando in bici è proprio quella che affiora dentro di me ai 150 metri dalla linea d’arrivo. Quan­do in quella infinitesimale frazione di secondi guardo sotto il braccio, non vedo la ruota degli avversari, capisco che nessuno mi può più superare e alzo le braccia al cielo. Solo un velocista può capire questa magia».

Un corridore che apprezzi?
«Uno su tutti, il più grande di tutti: Mario Cipollini. È il mio mito da sempre, anche se dal 2003 ho iniziato ad apprezzare molto anche McEwen. Ma­rio e Robbie mi piacciono come atleti, per lo spirito che hanno in gara e per come disputano le volate, per il carattere che dimostrano in bici e in generale nella vita. Sono sprinter puri, che han­no sempre saputo vincere anche senza treno».

Uno che invece non sopporti?
«Alessandro Petacchi. Non mi piacciono i velocisti che non si sanno arrangiare da soli, che quando perdono sono in grado solo di trovare scuse e, per natura, non impazzisco per chi ha sempre “il muso”».

Cipollini ha vinto 189 corse in carriera, Petacchi per ora è a quota 170 ma ha di­chiarato di voler battere il primato di Su­perMario. Visto quello che hai appena di­chiarato, appena avrai l’oppor­tu­ni­tà di gareggiare contro Alessandro farai di tutto per impedire il sorpasso?
«A parte le simpatie e le antipatie, sto in ogni caso parlando di due grandissimi velocisti. E poi il mio approccio mentale sarà sempre lo stesso: cercare di battere chiunque, anche Petacchi. Se poi battendolo, contribuisco a difendere il record di vittorie ottenute da Ci­pol­lini, meglio».

Qual è la vittoria che ricordi con più piacere?
«Ora non posso che risponderti quelle tra i professionisti. Mi sembra ancora incredibile, ma sono già sei. Oltre a queste non scorderò mai l’Europeo del Keirin che ho vinto sulla pista di Cot­tbus, in Gemania nel 2007. Una grande emozione».

Il rammarico più grande che hai legato alla bici?
«Il mondiale Keirin che mi sono lasciato sfuggire ad Aguascalientes, in Mes­sico, nel 2007. Ho chiuso settimo in semifinale, ma per la forma che avevo avrei potuto aspirare tranquillamente al po­dio. Mi mangio ancora le mani anche per altri grandi appuntamenti in campo internazionale, tra cui l’europeo su strada dell’anno scorso. Ad Ankara ho rotto la catena a tre chilometri dalla fine dopo 180 km di corsa, non è stato per niente divertente».

Come atleta sappiamo che sei un velocista puro.
«Sì, 1.68 cm per 67kg. Potenza massima di 1700 watt, a riposo 42 battiti. Quando sono in forma riesco a fare volate anche di 250-300 metri, con una forte accelerazione iniziale e una successiva progressione che spesso mi permette di non farmi superare dagli avversari. Il mio punto debole è la salita, se voglio giocarmela coi migliori nelle corse che contano devo migliorare per lo meno la mia tenuta sugli strappetti».

Svelaci qualcosa di più sul tuo carattere.
«Sono competitivo e istintivo. La sconfitta mi fa male. Finora nella vita come in corsa non mi ha mai regalato niente nessuno, quindi io regalerò il meno possibile ai miei avversari. Può essere un modo scomodo di comportarsi, ma è la mia filosofia».

Chi ti supporta nella tua professione?
«Parenti e amici, su tutti mia sorella Katia, più grande di me e sposata da due anni, e soprattutto mia mamma Marinella. Lei è la mia prima tifosa da quando ho mosso le prime pedalate, ora che sono spesso lontano da casa le pesa molto non vedere dal vivo le mie corse, ma cerca di starmi sempre vicino come può. Ex impiegata delle Ferrovie dello Stato ora è in pensione, ma è sempre in movimento: è una casalinga impegnatissima. Punto di riferimento della famiglia è anche il mio cane Raf, che quando torno a casa mi sta sempre vicino perché ormai mi vede così po­co».

E papà?
«Mio papà purtroppo non è più con me da quando avevo dieci anni. Sicu­ramente la sua scomparsa mi ha fatto crescere in fretta e mi ha responsabilizzato molto. È lui che mi ha messo in sella ed è lui che porterò sempre insieme a me, nelle vittorie e nelle sconfitte».

Sei fidanzato?
«No e per ora sto bene così. È difficile trovare una ragazza che capisca i sacrifici che un corridore deve affrontare, in più sono sempre lontano da casa quindi sarebbe complicato gestire una relazione a distanza».

Quali sono tuoi hobby?
«Sono molto interessato da tutto ciò che ha a che fare con l’elettronica e la tecnologia: computer, videogiochi… Ah, ultimamente ho scoperto il gioco del poker, mi appassiona molto».

Musica, film, libri…
«Mi piacciono tutti i generi di canzoni, non disprezzo la musica commerciale di attualità, ma prediligo il Rock Pop. I miei gruppi preferiti sono: Red Hot Chili Peppers, Sum 41 e Green Day. Per quanto riguarda il cinema, il mio attore preferito è Will Smith, i film che riguardo volentieri sono Ocean’s 11/12/13, Rounders e Alla ricerca della Felicità. Non mi piace particolarmente leggere, più che altro diciamo che navigo tra i siti web di ciclismo e saltuariamente leggo riviste dedicate alle due ruote».

Colore preferito?
«Blu elettrico».

Oggetto da cui non ti puoi separare?
«Non saprei, non sono particolarmente attaccato a nulla al punto di non poterne fare a meno».

Vacanza ideale?
«Al caldo, con gli amici».

Com’è il tuo rapporto con il cibo?
«Ottimo, sono una buona forchetta. Cer­to per correre a buoni livelli bisogna stare attenti alla dieta, quindi quando devo mi “tiro indietro”. I piatti di una mia giornata tipo? A colazione mangio di tutto e di più (sorride, ndr), a pranzo un buon risotto e per cena una bella tagliata di manzo».

E con il denaro?
«I soldi non danno la felicità, ma servono. Quando ero più piccolo non ho mai ricevuto la paghetta, ma con le buste delle vittorie non mi sono mai fatto mancare niente. I miei genitori mi han­no insegnato il loro valore e che si guadagnano solo con la fatica».

Politica?
«Non sono un grande esperto, non ho un partito di riferimento forte e chiaro, ma sono di destra. Il mio pensiero si può connotare da quella parte».

A scuola come te la cavavi?
«Il mio motto era: “Ottieni il massimo risultato con il minimo sforzo”. A par­te gli scherzi, non ho mai studiato mol­to, ma sono sempre andato bene. “È bravo, ma non si applica” era la frase che a ogni colloquio le insegnanti ripetevano ai miei genitori. Forse avrei po­tuto dare di più, comunque sia mi sono diplomato Perito Elettrotecnico con un onorevole 74/100 all’Istituto Ferraris di Verona. Per un attimo ho anche pensato di fare l’università, ingegneria elettronica, ma non era compatibile con la mia attività di ciclista ormai a tempo pieno».

Tour de Langkawi: 5 vittorie. In pochissimi sono riusciti a vincere così tanto alla prima occasione tra i professionisti…
«Già. In molti pe­rò han­no detto che quel­le vittorie non han­no molta importanza, che le ho ottenute perché non ho in­con­trato grandi av­versari… Io non so­no d’accordo. Sicura­men­te sono sta­to avvantaggiato dal fatto che le tappe del Tour de Langkawi erano cor­te e caratterizzate da scatti e contro scatti, assomigliavano un po’ a quelle a cui ero abituato da dilettante, ma non è mai facile vincere. In più, giusto per fare un nome, ho battuto un certo Robert Forster (United Heal­thcare Pro Cy­cling), che nel suo palmares ha due vittorie di tappa al Giro d’Italia. Sono soddisfatto di quello che ho fatto e orgoglioso che un atleta come lui mi abbia detto che vuole vedermi battere i vari Cavendish, Petacchi, Hu­shovd, Greipel & company al Giro».

Per zittire tutti e conquistare anche i più scettici hai pensato bene di vincere in Qa­tar…
«Sì, ancora faccio fatica a crederci. Lì di avversari ce n’erano e tanti (Boonen, Bennati, Chicchi, Bos, Renshaw…) ed essere riuscito a mettere la ruota da­vanti a loro è stata davvero una soddisfazione indescrivibile. In più la vittoria più importante finora della mia carriera è arrivata in un giorno speciale, l’undicesimo anniversario della morte di mio padre. La motivazione di dedicargli il successo mi ha dato quel qualcosa in più che mi ha permesso di avere la meglio su tutti».

Dopo quest’inizio scoppiettante cosa ti aspetti per il resto della tua stagione?
«Siamo proprio all’inizio inizio, ho an­cora molto da dimostrare. Da ora in poi dovrò affrontare corse sempre più difficili, nelle quali cercherò di non deludere chi si aspetta molto da me. Sono arrivato in Malesia da sconosciuto, oggi in tanti si stanno chiedendo chi è questo Guardini. Magari anche campioni come Caven­di­sh e McEwen si stanno chiedendo chi sono».

È possibile. Cosa diresti loro per dargli un’idea di chi sei?
«Spero di poter far vedere loro chi so­no in corsa, senza bisogno di troppe parole. Avere la possibilità di confrontarmi testa a testa con loro è un onore per me, ma non ho ti­mori reverenziali nei confronti di nessuno».

Queste vittorie tra i grandi cosa ti danno?
«Ora come ora morale, ma anche un po’ di pressione. Mi stanno facendo camminare tre metri sopra terra, mi danno fiducia per il futuro, ma non mi tolgono dalla testa l’idea che domani è un altro giorno e mi aspetta un gradino in più. Alla vigilia della prima gara tra i professionisti ero molto teso, non riuscivo a dormire; questi successi mi danno maggiore sicurezza, ma sono sicuro che anche prima delle prossime corse sarò agitato. Quello che farà la differenza nella mia carriera nei prossimi anni sarà la testa».

Stai diventando un personaggio pubblico…
«Basta pensare a Facebook, ormai vera e propria finestra del mondo: dopo la prima tappa del Tour de Langkawi in 7 giorni ho ricevuto più di 400 richieste di amicizia. Questa nuova situazione mi piace, ma mi spaventa anche un po’. Le mie parole e il mio parere avranno sempre più un peso maggiore, dovrò stare attento. Sono un ragazzo molto istintivo, dovrò imparare a controllarmi di più. In Malesia il primo giorno avevo il panico di dover rilasciare interviste ai media stranieri, giorno dopo giorno ho cercato di fare del mio me­glio. Diciamo che ho imparato tre frasi in inglese e le uso per ogni occasione».

A breve quali obiettivi vorresti raggiungere?
«Vorrei confermarmi su traguardi più prestigiosi».

Ti concentrerai solo sull’attività su strada come fa la maggior parte dei tuoi colleghi o pensi di continuare a gareggiare in pista?
«La pista mi ha dato molto, ma non è il mio futuro. Ho perso il treno per di­ventare un velocista puro a livello in­ternazionale. Ho scelto la strada perché dà più certezze per il futuro. Non ho intrapreso la via più semplice, sono uno sprinter puro quindi per far bene nelle gare che contano devo migliorare in salita. Continuerò a frequentare i velodromi per la preparazione invernale e, se ci sarà l’occasione, per correre delle sei giorni».

In base a quanto deciso dalla federazione italiana, essendo passato tra i professionisti, quest’anno non potrai correre il mondiale della categoria Under 23…
«Penso che a questo punto sarebbe un sogno essere anche solo riserva nella nazionale maggiore. A parte gli scherzi, pensare al mondiale ora sarebbe precoce: sono 280 km e l’arrivo è troppo proibitivo per me, 600 metri al 5%, forse non mi permetterebbero di giocarmi la vittoria neanche tra gli Under 23. Al pri­mo ritiro con la Farnese Vini Neri Sot­toli a Donoratico ho sentito parlare Bet­ti­ni, già quella per me è stata un’e­mo­zione. Diceva che di velocisti che oltre una certa soglia di chilometri riescono a essere vincenti ormai in Italia ce ne sono pochissimi. Spero col tempo di migliorare sulle lunghe distanze e di essere un giorno tra quelli che possono indossare la maglia azzurra».

Cosa sogni per il tuo futuro?
«La vittoria nella Milano - Sanremo. Per un velocista è la corsa più importante di tutte, nella lista delle gare da sogno viene an­cora prima del mondiale. In più vorrei diventare un bel personaggio pubblico, possibilmente amato e non odiato».

Bene. Non so più che chiederti…
«E io no so più che risponderti. Vi ho davvero detto tutto».

da tuttoBICI di Marzo
a firma di Giulia De Maio
 
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Andrea Guardini - da SarriTheBest - 23-11-2010, 05:00 PM
RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 23-11-2010, 05:12 PM
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RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 25-02-2013, 05:18 PM
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RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 27-02-2013, 07:58 PM
RE: Andrea Guardini - da Hiko - 27-02-2013, 08:11 PM
RE: Andrea Guardini - da Gershwin - 27-02-2013, 08:30 PM
RE: Andrea Guardini - da Luciano Pagliarini - 29-11-2013, 03:11 PM
RE: Andrea Guardini - da Gershwin - 29-11-2013, 03:16 PM
RE: Andrea Guardini - da Giugurta - 29-11-2013, 03:22 PM
RE: Andrea Guardini - da Gershwin - 08-12-2013, 09:59 PM
RE: Andrea Guardini - da Hiko - 09-12-2013, 11:26 AM
RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 14-04-2014, 06:20 PM
RE: Andrea Guardini - da Giugurta - 29-07-2014, 04:30 PM
RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 16-09-2014, 03:57 AM
RE: Andrea Guardini - da sito - 16-09-2014, 10:06 AM
RE: Andrea Guardini - da Hiko - 16-09-2014, 11:05 AM
RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 15-11-2014, 03:50 PM
RE: Andrea Guardini - da SarriTheBest - 05-03-2015, 11:37 AM
RE: Andrea Guardini - da Hiko - 18-03-2018, 11:15 AM
RE: Andrea Guardini - da Hiko - 14-11-2021, 11:37 AM
RE: Andrea Guardini - da Jussi Veikkanen - 14-11-2021, 01:23 PM
RE: Andrea Guardini - da jan80 - 14-11-2021, 04:38 PM
RE: Andrea Guardini - da Lambohbk - 14-11-2021, 05:52 PM
RE: Andrea Guardini - da Luciano Pagliarini - 14-11-2021, 06:08 PM
RE: Andrea Guardini - da Lambohbk - 14-11-2021, 07:01 PM
RE: Andrea Guardini - da Luciano Pagliarini - 14-11-2021, 07:29 PM
RE: Andrea Guardini - da Lambohbk - 14-11-2021, 08:54 PM
RE: Andrea Guardini - da Luciano Pagliarini - 14-11-2021, 09:49 PM
RE: Andrea Guardini - da Gershwin - 05-08-2011, 09:26 AM

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