14-04-2011, 05:06 PM
BOTTA&RISPOSTA fra l'avvocato di Riccò e Gianni Petrucci
«Al momento attuale non ci sono motivi per aspettarsi da parte della Procura Antidoping una richiesta di squalifica per Riccò. Non vedo proveddimenti nel breve periodo». Queste le parole dell'avvocato Fiorenzo Alessi, legale del ciclista emiliano, al termine dell'udienza presso la Procura Antidoping del Coni.
«Molti parlano di sconfitta per il ciclismo - ha aggiunto - ma non sono d'accordo. Non condivido il pensiero del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che deve smettere di dire basta al ciclismo dopato: la cosa giusta da dire è basta con lo sport dopato e soprattutto basta con lo sport che vuole il risultato a tutti i costi. In questo senso, ritengo che la legge penale del 2000 sia ampiamente superata perché non è piu' attuale e andrebbe modificata».
Il legale di Riccò ha poi ammesso di sposare in pieno le parole dello scienziato, Umberto Veronesi, che in una recente intervista aveva ipotizzato la possibilità di liberalizzare alcune pratiche considerate illecite, come ad esempio, l'Epo.
«Esiste il diritto alla salute, ma non il dovere - ha spiegato - Non si possono escludere cure e farmaci a priori. Non è possibile che drogarsi non sia considerato reato, e doparsi sì. Bisogna fare nuovi ragionamenti per il bene del ciclismo».
Sul ritorno di Riccò non ha dubbi: «Se torna a correre - ha concluso - non è certo uno scandalo. Oggi per Riccardo torna a splendere il sole, e per il ciclismo è una giornata positiva a tutti gli effetti. Allo stato non c'è nessuna sanzione che gli impedisca di fare il professionista».
Ad incastrare Riccò ci sarebbero le dichiarazioni raccolte dal medico del pronto soccorso, al momento stesso del ricovero del corridore modenese, lo scorso 6 febbraio, a cui il Cobra avrebbe confessato di aver utilizzato del sangue conservato in frigo da 25 giorni per un'autoemotrasfusione. «Di solito non accade che un medico si comporti così. Nell'urgenza certe frasi possono essere recepite male. Le analisi non danno risultati univoci, e per questo abbiamo incaricato un nostro consulente per accertare quanto accaduto».
Immediata la replica del Coni alle affermazioni dell'avvocato Alessi. «Il Coni non risponde a considerazioni insensate»: così il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha commentato le parole dell'avvocato Fiorenzo Alessi, legale del ciclista Riccardo Riccò, che in mattinata aveva criticato le parole del numero 1 del Comitato Olimpico Nazionale sul doping nel ciclismo, e che si è detto favorevole all'ipotesi del professor, Umberto Veronesi, di legalizzare alcune pratiche illecite, chiedendo anche di riconsiderare l'attualita' della legge penale antidoping del 2000.
tuttobiciweb.it
«Al momento attuale non ci sono motivi per aspettarsi da parte della Procura Antidoping una richiesta di squalifica per Riccò. Non vedo proveddimenti nel breve periodo». Queste le parole dell'avvocato Fiorenzo Alessi, legale del ciclista emiliano, al termine dell'udienza presso la Procura Antidoping del Coni.
«Molti parlano di sconfitta per il ciclismo - ha aggiunto - ma non sono d'accordo. Non condivido il pensiero del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che deve smettere di dire basta al ciclismo dopato: la cosa giusta da dire è basta con lo sport dopato e soprattutto basta con lo sport che vuole il risultato a tutti i costi. In questo senso, ritengo che la legge penale del 2000 sia ampiamente superata perché non è piu' attuale e andrebbe modificata».
Il legale di Riccò ha poi ammesso di sposare in pieno le parole dello scienziato, Umberto Veronesi, che in una recente intervista aveva ipotizzato la possibilità di liberalizzare alcune pratiche considerate illecite, come ad esempio, l'Epo.
«Esiste il diritto alla salute, ma non il dovere - ha spiegato - Non si possono escludere cure e farmaci a priori. Non è possibile che drogarsi non sia considerato reato, e doparsi sì. Bisogna fare nuovi ragionamenti per il bene del ciclismo».
Sul ritorno di Riccò non ha dubbi: «Se torna a correre - ha concluso - non è certo uno scandalo. Oggi per Riccardo torna a splendere il sole, e per il ciclismo è una giornata positiva a tutti gli effetti. Allo stato non c'è nessuna sanzione che gli impedisca di fare il professionista».
Ad incastrare Riccò ci sarebbero le dichiarazioni raccolte dal medico del pronto soccorso, al momento stesso del ricovero del corridore modenese, lo scorso 6 febbraio, a cui il Cobra avrebbe confessato di aver utilizzato del sangue conservato in frigo da 25 giorni per un'autoemotrasfusione. «Di solito non accade che un medico si comporti così. Nell'urgenza certe frasi possono essere recepite male. Le analisi non danno risultati univoci, e per questo abbiamo incaricato un nostro consulente per accertare quanto accaduto».
Immediata la replica del Coni alle affermazioni dell'avvocato Alessi. «Il Coni non risponde a considerazioni insensate»: così il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha commentato le parole dell'avvocato Fiorenzo Alessi, legale del ciclista Riccardo Riccò, che in mattinata aveva criticato le parole del numero 1 del Comitato Olimpico Nazionale sul doping nel ciclismo, e che si è detto favorevole all'ipotesi del professor, Umberto Veronesi, di legalizzare alcune pratiche illecite, chiedendo anche di riconsiderare l'attualita' della legge penale antidoping del 2000.
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