30-12-2018, 11:45 PM
Purtroppo lo streaming ad un certo punto ha iniziato a bloccarsi e credo di essermi perso gran parte dei passaggi più importanti della gara, compreso l’incidente capitato all’iperfenomeno poi ugualmente vincitore . Percorso molto bello, fatto di un mix ben dosato sulle specificità del cross moderno. È pur vero comunque, che tutto diventa radioso quando in gara c’è il talento spumeggiante e di portata storica di Mathieu Van der Poel!
Sarò troppo classico, ma a dei bambini, o ragazzini, Mathieu va fatto vedere ore: per come pedala, per come sta sulla bicicletta, per come è fatto e per dir loro che mangia sulla linea del buon senso, non del sacrificio che porta su viali nebbiosi e danteschi. Per dire a questi ragazzi che il talento di Mathieu può fare cose mostruose anche oggi, nell’era degli anoressici moderatamente campioncini o brillantemente scarsi e che è dunque possibile essere grandiosi con lo stesso segmento antropometrico di un antico come Eddy Merckx (407), un indice di complessità quasi pari a quel belga lontanissimo (2,21 contro 2,23), ed un differenziale praticamente identico (9 Van der Poel, 8 Merckx).
Ebbene sì, grazie soprattutto a lui, il ciclocross divide col ciclismo su strada delle gare di un giorno, quella palma di speranza e di chiarore, che spinge un vecchio come me, che ha scritto di circa 9000 corridori, a riguardare con giovanile entusiasmo una corsa in bicicletta. Quell’entusiasmo, per intenderci, che è stato sciolto nell’acido di vomito che lascia da troppo, troppo, troppo tempo il pedale delle corse a tappe.
Tornando a Diegem, mi è piaciuto Michael Vanthourenhout che per me sarà sul podio ai prossimi mondiali, ed ha ormai superato le punte del fratello Dieter e del cugino Sven. Bravo anche il vecchio Pauwels. Sottotono Van Aert (che è un grande talento, la cui unica colpa è di essere nato nell’era di M. Van del Poel e che sarà protagonista in diverse classiche di primavera).
Sarò troppo classico, ma a dei bambini, o ragazzini, Mathieu va fatto vedere ore: per come pedala, per come sta sulla bicicletta, per come è fatto e per dir loro che mangia sulla linea del buon senso, non del sacrificio che porta su viali nebbiosi e danteschi. Per dire a questi ragazzi che il talento di Mathieu può fare cose mostruose anche oggi, nell’era degli anoressici moderatamente campioncini o brillantemente scarsi e che è dunque possibile essere grandiosi con lo stesso segmento antropometrico di un antico come Eddy Merckx (407), un indice di complessità quasi pari a quel belga lontanissimo (2,21 contro 2,23), ed un differenziale praticamente identico (9 Van der Poel, 8 Merckx).
Ebbene sì, grazie soprattutto a lui, il ciclocross divide col ciclismo su strada delle gare di un giorno, quella palma di speranza e di chiarore, che spinge un vecchio come me, che ha scritto di circa 9000 corridori, a riguardare con giovanile entusiasmo una corsa in bicicletta. Quell’entusiasmo, per intenderci, che è stato sciolto nell’acido di vomito che lascia da troppo, troppo, troppo tempo il pedale delle corse a tappe.
Tornando a Diegem, mi è piaciuto Michael Vanthourenhout che per me sarà sul podio ai prossimi mondiali, ed ha ormai superato le punte del fratello Dieter e del cugino Sven. Bravo anche il vecchio Pauwels. Sottotono Van Aert (che è un grande talento, la cui unica colpa è di essere nato nell’era di M. Van del Poel e che sarà protagonista in diverse classiche di primavera).