09-02-2019, 12:54 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-02-2019, 10:53 PM da OldGibi.)
Ancora dal sito Universo Astronomia un piacevole articolo sulla Via Lattea vista con gli occhi degli antichi aborigeni australiani.
In questo topic di un annetto fa accennavo al fatto che, con il nostro inquinamento luminoso, non vediamo più le stelle, quanto meno non la magnificenza delle "innumerevoli" stelle di una notte davvero buia. Io non ho mai visto la Via Lattea in tutto il suo superbo splendore ma, nell'unica occasione in cui ho potuto percepirla, comunque con troppe luci notturne a disturbare, mi ha incantato, una immagine che ho in memoria.
Varrebbe la pena di andare sul Monte Amiata (uno dei cieli meno inquinati d'Italia) già solo per questo.
Non si può rimediare con un telescopio, serve l'ampiezza dello sguardo ad occhio nudo, passando qualche minuto al buio completo perché le pupille si dilatino al massimo.
I primi passi nell'astronomia si fanno proprio ad occhio nudo (in un bel cielo buio, con un buon seeing si dice in astronomia), distinguendo le stelle principali e le varie costellazioni. "E quella luminosissima come si chiama?".
"Quella non è una stella, è Giove..." risponderemo con falsa modestia (poi, se con la signorina andrà bene o male non sarà certo colpa o merito di pianeti o stelle... ).
Pian piano, osservando, la magia del cielo ci contagia, si deposita nell'anima, rendendoci uomini con una piccola esperienza, una percezione in più.
Gli uomini di 20.000 o 40.000 anni fa non erano diversi da noi, stessi sapiens, stesse potenzialità intellettive. Dopo la caccia, in una notte estiva magnificamente stellata, sulla pianura australiana, ci fermiamo a guardare il grande emù...
In questo topic di un annetto fa accennavo al fatto che, con il nostro inquinamento luminoso, non vediamo più le stelle, quanto meno non la magnificenza delle "innumerevoli" stelle di una notte davvero buia. Io non ho mai visto la Via Lattea in tutto il suo superbo splendore ma, nell'unica occasione in cui ho potuto percepirla, comunque con troppe luci notturne a disturbare, mi ha incantato, una immagine che ho in memoria.
Varrebbe la pena di andare sul Monte Amiata (uno dei cieli meno inquinati d'Italia) già solo per questo.
Non si può rimediare con un telescopio, serve l'ampiezza dello sguardo ad occhio nudo, passando qualche minuto al buio completo perché le pupille si dilatino al massimo.
I primi passi nell'astronomia si fanno proprio ad occhio nudo (in un bel cielo buio, con un buon seeing si dice in astronomia), distinguendo le stelle principali e le varie costellazioni. "E quella luminosissima come si chiama?".
"Quella non è una stella, è Giove..." risponderemo con falsa modestia (poi, se con la signorina andrà bene o male non sarà certo colpa o merito di pianeti o stelle... ).
Pian piano, osservando, la magia del cielo ci contagia, si deposita nell'anima, rendendoci uomini con una piccola esperienza, una percezione in più.
Gli uomini di 20.000 o 40.000 anni fa non erano diversi da noi, stessi sapiens, stesse potenzialità intellettive. Dopo la caccia, in una notte estiva magnificamente stellata, sulla pianura australiana, ci fermiamo a guardare il grande emù...