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Letteratura & Ciclismo: libri e racconti sul ciclismo
#5
AUTOBIOGRAFIA. David Millar: «Riccò era abile con le siringhe»
<img border="0" src="http://www.tuttobiciweb.it/showimg.php?cod=39565&tp=n&resize=5" align="left" hspace="5" vspace="5">La traduzione letterale del libro «Racing through the Dark, the fall and rise of David Millar» , 354 pagine, è «Correndo nell’oscurità, la caduta e la rinascita di David Millar». Ma l’autobiografia dello scozzese è un viaggio nell’inferno del doping, dove sprofondò nel 2001 e da dove riemerse il 22 giugno 2004, quando fu arrestato a Biarritz dalla polizia francese. Millar confessò di aver fatto uso di Eprex — l’Epo —, perse il titolo mondiale a cronometro 2003, fu squalificato per 2 anni e, a differenza di molti colleghi ricaduti nel vizio, è tornato alle corse «pulito» , diventando un testimonial della lotta al doping.
DALLO STILISTA SMITH Il suo libro, presentato ieri a Londra nel negozio di moda del suo amico Paul Smith, a due passi da Covent Garden, è una confessione libera. Millar mette tutto a nudo: la passione per il ciclismo che soffocò le inclinazioni artistiche, il primo impatto — traumatico — con il doping, i consigli di un vecchio campione che non aveva voluto saltare il fosso, le telefonate angosciate con la madre, il tentativo di imporre la sua purezza in un mondo infangato dalla chimica, il rapporto con Armstrong, Come un muro Riccò era il più sospetto di qualsiasi altro corridore. Cercavo di parlargli, era come un muro Il medico Ferrari La prima volta mi chiese altezza, peso, soglia, potenza. Il ciclismo per lui non era romantico, era solo numeri Il cinismo Lentamente gli ideali vacillano e diventi cinico. che non
doparsi Alla fine è più facile doparsi l’incontro con il dottor Ferrari, l’ebbrezza dei tre giorni in giallo nel Tour 2000, la caduta all'inferno, in Toscana, nel 2001, quando per la prima volta s'iniettò l’Epo, nella casa di quello che lui nel libro chiama l'Equipier, ma che nella confessione del 2004 era l’ex corridore Massimiliano Lelli.
PANTANI E L’ITALIA C’è molta Italia in questo libro. C'è il dottor Michele Ferrari, «ossessionato dalla bilancia. Quando lo incontrai la prima volta, mi chiese altezza, peso, soglia e potenza. Il ciclismo non era romantico ai suoi occhi, ma solo numeri» . C’è Marco Pantani, gelido di fronte alla sua prima gialla: «Tutti, anche Armstrong, mi fecero i complimenti. Solo Pantani si mostrò freddo» . C’è Francesco Casagrande, che invece di congratularsi con il giovane Millar che aveva vinto pulito «per dimostrare che si poteva arrivare al successo anche non superando il 40 di ematocrito» , chiese invece infastidito «perché non fossi a 50» . E c'è Riccardo Riccò, che lo scozzese incrocia quando l'italiano ha 22 anni. «Riccò era famoso nel gruppo perché ai controlli del sangue sfiorava sempre la soglia di 50 di ematocrito. Era il più sospetto di qualsiasi corridore che avessi incontrato ed osservava me, il ciclista pentito, nella totale incomprensione. Quando cercavo di parlargli, era come dialogare con il muro. Sebbene avesse solo 22 anni, aveva una totale dimestichezza con gli aghi. Prima della grandi corse, si sedeva nel bus della squadra (la Saunier Duval 2006 e 2007, ndr) e s’iniettava le sostanze» .
DA CASERMA C’è il cinismo dell’ex corridore svizzero Tony Rominger, al quale il giovane Millar chiede se sia possibile vincere senza il doping: «Le grandi classiche, si possono vincere. Ma le corse a tappe, senza il doping è impossibile» . Emerge un ciclismo da caserma. Il giovane di belle speranze è trattato come una recluta, al quale va nascosta all'inizio la verità. Sarà la realtà quotidiana ad uccidere sogni e speranze: «Lentamente gli ideali vacillano e diventi cinico. Alla fine, è più facile doparsi che non doparsi». Ma ci sono anche momenti dove il ciclismo si riscatta, come il risveglio dopo la prima notte da maglia gialla: «Aprii gli occhi e la prima cosa che guardai era la maglia gialla, appesa ad una sedia» . Era il 2000. Millar era ancora un corridore «pulito».

da «La Gazzetta dello Sport» del 7 giugno 2011 a firma Stefano Boldrini
 
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