[Morris]

Tifo Argentina praticamente da sempre, da quando mi innamorai di una squadra, il Racing Club, che aveva un faro incredibile in Humberto Maschio, “quell’angelo dalla faccia sporca” che aveva consumato troppo della sua carriera nella terra dei genitori.
La “Selecion”, a questo Mondiale era una squadra terribile, sapevo che poteva andare poco lontano e non ho provato gran delusione nell’eliminazione agli ottavi. Anzi, se devo essere sincero, mi sono stupito di come la Francia, ovvero l’innalzata dei “bidonari” (il termine oggi più concreto per volgere al dispregiativo una categoria come quella dei giornalisti sportivi), abbia così faticato a vincere. Inoltre sui platensi ha pesato non poco l’invecchiamento di calciatori decisivi come Mascherano, gran trascinatore e uomo squadra, che al minor tasso atletico dettato dall’età, ha aggiunto l’arroganza decisionista da spogliatoio, col conseguente peso sulle scelte dell’inadatto Sampaoli. Come Messi, che non sarà mai Maradona e che in Nazionale, è costretto a dimostrare d’esser un leader, quando s’è forgiato come tassello virtuoso d’una squadra fondata su un gioco ed un telaio che è lontanissimo dall’antropologia calcistica dell’Argentina. E così, Messi in Selecion, sarà sempre decisivo più dalla parte della delusione, piuttosto che dell’esaltazione. E come dimenticare “I Guai” (Higuain, ovviamente), un giocatore che da tifoso argentino considero nefasto per essersi divorato reti da giocatore scarso di terza categoria, ad un Mondiale e due Coppa America. Tre grandi finali negli ultimi 4 anni, che tengono comunque l’Argentina fra le grandi del calcio, nonostante il semi-vaticinio del penoso Alberto Brandi, direttore di Sport Mediaset, esternato in una delle peggiori trasmissioni pseudo sportive di sempre, come Balalaika.
 
La mia seconda oasi d’amore calcistico, per quanto riguarda le nazionali, è rimasta in corsa fino a ieri pomeriggio: l’Uruguay. Qui il dolore è stato davvero forte, perché più che la Francia (che potrà pure vincere il Mondiale, ma è di un sopravvalutato, come del resto taluni suoi alfieri, da far incazzare un santo), è stata la sfortuna di vedersi privare per infortunio di un giocatore totale ed in formissima come Edison Cavani. “El Matador” gioca in Francia, conosce i galletti e sa come sono battibili se pressati con intelligenza, senza declinare quel pizzico di imprevedibilità che è patrimonio dei sudamericani. Non a caso, il miglior argentino contro la Francia, è stato quell’Angel Di Maria, che gioca con Edison al PSG, e che sta vivendo non certo un gran bel momento. Eppure, per i francesi, Angel è stato un incubo. A compromettere il risultato per la Celeste, ci ha poi pensato Karius-Muslera. Giuro, che a 63 anni, mi sono scese le lacrime ad ogni inquadratura del “Maestro” Oscar Tabarez, un signore in tutto e per tutto, ed un uomo che il calcio dei distorsori suoi dirigenti e della lunga serie di “bidonari-lacchè”, non merita. Una persona splendida, che ha saputo leggere i segni atletici altalenanti di un popolo non numeroso, per saldarvi le volontà che devono animare uno sport di squadra, fatte di compattezza, sacrifici e tanta determinazione. L’Uruguay di Tabarez, nella somma dei valori in campo ieri, secondo i procuratori e i bidonari, non giungeva ad un quinto, eppure se non ci pensava una papera, erano lì a giocarsela. Oscar Washington è una leggenda vivente di quel popolo, proprio come Obdulio Varela “ermeneutica dello sport” e la Farfalla  Luis Cubilla, ovvero le due monografie che posterò fra poco in questo spazio-argomento.
 
E sul Mondiale?
Belgio e Croazia sono le più forti come gioco e con singoli di spessore primario quanto i tanto decantati francesi o il Kane d’anglosassone sudditanza italica. Poi, come sempre, si vedrà alla luce degli episodi. Di sicuro, il risultato finale sarà credibile. Non come nel ciclismo delle corse a tappe….