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Storia e gloria del grande ciclismo prima della seconda guerra mondiale
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[Immagine: cyclist-gaetano-belloni-of-italy-picture-id530798276]

Nel 1919, dopo 5 anni, torna, finalmente, il Giro d'Italia. La corsa si snoda in 10 tappe, parte da Milano, arriva fino a Napoli, e poi torna su per concludersi laddove era iniziata. Girardengo prende la testa della classifica già nella prima tappa, ove conquista il successo parziale superando, in volata, altri quattro atleti: Alfonso Calzolari, Alfredo Sivocci, Giuseppe Santhià e Giovanni Roncon. Tano arriva a oltre 11'. Il campionissimo, in seguito, serve il bis il giorno successivo, questa volta staccando tutti e giungendo in solitaria sul traguardo di Trieste, precedendo di 3'30" Calzolari, 5' Santhià, 7'10" Clemente Canepari e 9'5" un Belloni che pare in crescita.

Oscar Egg, il campione svizzero, spezza il dominio dell'omino di Novi vincendo una volata di 14 atleti a Ferrara. Il leader della classifica generale è comunque secondo, mentre Tano giunge terzo. Ezio Corlaita trionfa nella frazione più lunga del Giro, 411 km da Ferrara a Pescara, superando, in uno sprint a 2, Luigi Lucotti. Girardengo e Belloni arrivano nel primo gruppo inseguitore a 8'23". Nella Pescara - Napoli, invece, è finalmente la volta del cremonese, che conquista il suo primo successo parziale sulle strade della corsa rosa, regolando, un arrivo a tre, Girardengo e il campione belga Marcel Buysse.

Negli ultimi 5 giorni la gara diventa un monologo, Girardengo è straripante e vince sempre, Belloni deve accontentarsi di un paio di piazzamenti sul podio di tappa, nelle due frazioni conclusive, e del secondo posto in classifica generale a 51'56" dal vincitore. Terzo arriva Buysse, primo straniero sul podio del Giro d'Italia.

Tano è nuovamente secondo dietro a Girardengo anche al Lombardia. La corsa si mette subito male per il cremonese, il quale fora e subisce l'attacco dei fratelli Pélissier, intenti ad approfittare della sfortuna che ha colpito il campione uscente. Tuttavia i due, mentre sono in fuga Ottonello e Azzini, si scontrano con un tram e finiscono per terra, permettendo al grosso del gruppo di rientrare su di loro. Sul Brinzio, poi, si scatena una bufera di neve e con lei anche l'omino di Novi. Non curante del tempo da leoni, infatti, il piemontese attacca e si leva tutti di ruota. In seguito, sull'inedito Ghisallo, mentre il campionissimo, in testa, continua a guadagnare su tutti, Belloni e il fenomeno svizzero Heiri Suter staccan o il resto della compagnia.

Girardengo ha 17' di vantaggio sui due inseguitori, ma, improvvisamente, lo colpisce lo stesso problema che, 98 anni dopo, azzannerà Tom Dumoulin giù dallo Stelvio. L'omino di Novi è costretto a fermarsi e perde 4', mentre dietro, Tano, avvertito del problemi del rivale, accelera e stacca Suter. La corsa sembra potersi realmente riaprire quando Costante scende dalla bici una seconda volta, ma, alla fine, il campionissimo riesce a ripartire e giunge al traguardo con 8' di vantaggio sul cremonese.

Il 1920 è l'anno d'oro di Tano Belloni. La stagione inizia con la solita Milano - Sanremo, corsa, quest'anno, movimentata sin dall'inizio. Il favorito Girardengo, infatti, fora e immediatamente partono gli attacchi. Ben presto, in testa, si forma un gruppetto composto da Alavoine, Luguet, Henri Pélissier, Lombardi, Cerutti, Gremo, Annoni, Sivocci, Torricelli, Azzini, Belloni, Brunero e Oliveri. Il campionissimo rientrerà sul Turchino insieme a Francis Pélissier. In seguito, in testa alla corsa, rimangono solo i due Pelissier, Brunero e Luguet. A Savona, tuttavia, Henri fora e l'andatura, giocoforza, rallenta, in quanto Francis decide di aspettare il fratello. Ne approfitta Tano che rientra. Il francese tornerà sotto a Capo Noli, insieme a Girardengo e Giuseppe Azzini. Il campionissimo ha nuovamente problemi meccanici ad Alassio, ma, con un grosso sforzo, riprende i battistrada appena giù dal Capo Berta. Tuttavia, al termine della salita, per non perdere la scia delle ammiraglie, decide di non cambiare rapporto e resta col 46x18. Si arriva, così, allo sprint, dove la Bianchi, forte del fatto di avere tre uomini (Tano, Henri Pélissier e Azzini), la fa da padrone lanciando il cremonese il quale, contro un Girardengo penalizzato dall'avere il rapporto da salita, ha vita facile e vince la sua seconda classicissima precedendo il compagno Pélissier e lo stesso campionissimo, che deve accontentarsi del gradino più basso del podio.

La Bianchi domina anche al Giro d'Italia. Tripletta della prima tappa con Giuseppe Olivieri che precede Angelo Gremo e Tano Belloni. Il giorno successivo, tocca, invece, al Cremonese, il quale vince la Torino - Lucca regolando, in una volata a due, il giovane Giovanni Brunero. Mentre Tano balza in vetta alla classifica generale, Girardengo, caduto il giorno prima sul Monte Ceneri, è costretto al ritiro.

Belloni serve il bis nella Lucca - Roma, dove batte Gremo in volata. La Bianchi continua a spadroneggiare, vincendo anche le frazioni numero quattro e sei col francese Jean Alavoine. Nella settima e penultima tappa Tano chiude la pratica con un successo in solitaria. Belloni dà un saggio di tutta la sua forza e giunge al traguardo di Trieste con 2'04" su Ugo Agostoni e 25'37 sul sopraccitato Alavoine. Nell'ultimo giorno di gara la corsa vede la vittoria parziale assegnata a ben 9 corridori, vale a dire Agostoni, Sala, Rossignoli, Petiva, Buysse, Belloni, Alavoine, Gremo e Di Biase. Il motivo è presto detto, nel circuito dell'ippodromo di Milano il pubblico ha invaso la la pista, non permettendo ai corridori di disputare la volata.Poco male, ad ogni modo, per Tano Belloni che conquista il suo primo e unico Giro d'Italia con 32'24" su Gremo e 1h 01' 14" sul Alavoine.

L'annata, poi, si concluderà in modo trionfale con la vittoria di entrambe le prove, cronocoppie e australiana, e della classifica generale nel Giro della Provincia di Milano, al quale partecipa insieme al fido Giuseppe Azzini. Al Lombardia, invece, deve accontentarsi di un tragicomico 3° posto. Tano, Henri Pélissier e Brunero sono in testa da soli a pochi km dalla fine. Il cremonese fora e, benché l'ammiraglia fosse subito dietro, ci mette un po' a cambiare la ruota. Brunero, il quale era stretto nella morsa Bianchi, prova ad approfittare del colpo di fortuna, ma la dea bendata ne ha anche per lui. Il torinese, infatti, è vittima di un salto di catena che spiana la strada verso la sua terza vittoria nella classica delle foglie morte a Pélissier.
 
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RE: Storia e gloria del grande ciclismo prima della seconda guerra mondiale - da Luciano Pagliarini - 24-10-2018, 05:54 PM

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