23-06-2019, 07:42 PM
Pena à la Peraud, sulla bici da strada è messo come sulla mtb. Risultato: l'orrore
Quanto va però...
La direzione data da Cassani, non solo col Giro ma anche con la nazionale alle corse pro, è quella giusta, tuttavia si tratta di azioni che vanno a toccare solo la punta della questione U23 e non la base.
Insomma, alla lunga rischiano di essere fini a sé stesse se non sono accompagnate da misure capillari come quelle che hai elencato.
L'avvicinamento al Giro, per i corridori che fanno solo il calendario italiano, andrebbe ripensato, quest'anno più che mai si è sentita l'assenza di una corsa a tappe di preparazione. Però poi ci si scontra anche con il metodo di qualificazione al Giro stesso, caricando i mesi precedenti si rischierebbe che i ragazzi si finiscano ulteriormente alla ricerca dei punti per partecipare.
Aggiungiamo le prevedibili resistenze di alcune squadre "attente" a preservare i loro non facendoli partecipare a solo 1 corsa a tappe l'anno (ma che poi non si fanno problemi a farli rischiare nei circuitini) e si capisce come il quadro non sia dei più predisposti a una volontà di riforma.
Alla fine, il via libera alle continental è quello che ha permesso, da un lato, di far migliorare i corridori che ne fanno parte, e dall'altro di salvaguardare l'equilibrio del sistema, il quale in fondo rimane sempre lo stesso.
Quanto va però...
La direzione data da Cassani, non solo col Giro ma anche con la nazionale alle corse pro, è quella giusta, tuttavia si tratta di azioni che vanno a toccare solo la punta della questione U23 e non la base.
Insomma, alla lunga rischiano di essere fini a sé stesse se non sono accompagnate da misure capillari come quelle che hai elencato.
L'avvicinamento al Giro, per i corridori che fanno solo il calendario italiano, andrebbe ripensato, quest'anno più che mai si è sentita l'assenza di una corsa a tappe di preparazione. Però poi ci si scontra anche con il metodo di qualificazione al Giro stesso, caricando i mesi precedenti si rischierebbe che i ragazzi si finiscano ulteriormente alla ricerca dei punti per partecipare.
Aggiungiamo le prevedibili resistenze di alcune squadre "attente" a preservare i loro non facendoli partecipare a solo 1 corsa a tappe l'anno (ma che poi non si fanno problemi a farli rischiare nei circuitini) e si capisce come il quadro non sia dei più predisposti a una volontà di riforma.
Alla fine, il via libera alle continental è quello che ha permesso, da un lato, di far migliorare i corridori che ne fanno parte, e dall'altro di salvaguardare l'equilibrio del sistema, il quale in fondo rimane sempre lo stesso.