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Riccò al capolinea
La notizia della squalifica di Alberto Contador ha destato sconforto in quasi tutti i ciclisti del gruppo. La squalifica dello spagnolo ha spaccato i tifosi tra innocentisti e colpevolisti. Stesso destino e stesse lungaggini sono legate al caso di Riccardo Riccò. Anche in questa vicenda gli appassionati sono spaccati tra innocentisti e colpevolisti ed anche in questo caso, ad un anno dal fatto, ancora non si conosce la conclusione. Lo spagnolo ha dichiarato di voler al più presto riprendere a correre (la squalifica finirà il 5 agosto, ndr), mentre, il ciclista di Formigine ci ha confidato il suo stop all'attività agonistica.

Contador - Le autorità - prime tra tutti l’UCI – hanno gioito per il risultato del caso legato a Contador, non vergognandosi, invece, per la tempistica lunga, lunghissima, della vicenda. Nessuno può entrare nel merito della decisione, ma tutti hanno il diritto di commentare la condotta dell’UCI. La lunga querelle ha screditato ancora il ciclismo, sbeffeggiando tutti gli appassionati che hanno assistito e palpitato per corse, poi falsate da un colpo di spugna. Escludere Contador subito dal Tour de France 2010, avrebbe posto basi importanti per avvicinare il ciclismo alla gente e ridargli quella credibilità persa da troppo tempo.

Riccò - Altro caso, altre lungaggini, altri interrogativi irrisolti. Riccardo Riccò è in attesa di giudizio. Come dimenticare il caso che ha coinvolto il ciclista modenese: Riccò viene portato al pronto soccorso in pericolo di vita. Dopo pochi minuti e sottolineo solo dopo minuti, si apprende la nostizia, che il ciclista è stato ricoverato per un blocco renale provocato, secondo quanto dichiara il medico che per primo ha assistito Riccò, da una emotrasfusione fatta con sangue mal conservato. A differenza di Contador, il “Cobra” di Formigine è stato attaccato da tutti, in primis dai suoi colleghi ciclisti. Riccò sarà anche antipatico, sarà una persona che in gruppo non ha saputo farsi ben volere, ma schierarsi contro di lui, ci è sembrato un autogoal pazzesco. I massimi esponenti del ciclismo, avrebbero fatto bene ad aspettare che l’uomo Riccò non fosse più in pericolo di vita e poi attaccare eventualmente l’atleta. Avrebbero fatto bene ad attaccare il dottore, che in barba ad ogni protocollo deontologico - forse preso da un raptus di megalomania - ha spifferato notizie sensibili su un paziente. Una violazione della privacy pazzesca. Ma tutto si è concentrato solo nell’annientamento di Riccò, non capiamo il perché e personalmente non capisco le motivazioni. Riccò, in questi ultimi tempi ha provato a scomparire non rilasciando più dichiarazioni. Il suo essere guascone è stato annientato da persone solo in cerca di clamore. Sono stato legato alla persona Riccò e mai ho provato a dare una soluzione alla vicenda doping che lo vede coinvolto. Non ho mai giudicato. Posso solo dire che il "diavolo" Riccò, si è sempre dimostrato disponibile e molto sincero. La mia impressione?: una persona fragile.

Smetto - Ho contattato Riccardo, mi sono accertato delle sue condizioni e gli ho domandato cosa ne pernsasse del rinvio (causa neve a Roma, ndr) del Tas in merito alla sua vicenda: “mi interessa poco. Tanto non corro più”, queste sono state le parole dell’ex atleta della Vacansoleil. Abbiamo chiesto le motivazioni: “non c’è nessuno disposto a prendermi”. Il Riccardo combattivo che avevo conosciuto sembra scomparso. Lo spirito goliardico e guascone sembra svanito, annientato dal troppo accanimento. Gli chiediamo cosa ne pensa della sua vicenda: “Ormai è andata così. A livello scientifico hanno in mano, meno di zero. Però mi condanneranno ugualmente”.

Comunque vada a finire, la vicenda Contador e quella di Riccò hanno delle similitudini incredibili: personaggi diversi tra loro, legati da un unico, triste destino: aver a che fare con la burocrzia del ciclismo.

cyclingtime.it