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Renato Di Rocco
#28
Di Rocco: «Mi ricandido per completare il lavoro svolto»
«Lotta al doping e strutture sono le priorità da seguire»

Il presidente Di Rocco è stato premiato a Gragnano alla manifestazione dedicata alla Fedeltà allo Sport organizzata da Walter Nieri ricevendo la Sfinge d'Oro.
Di Rocco annuncia in questa intervista la sua ricandidatura alla guida delle federazione italiana di ciclismo.
Il bilancio del quadriennio 2013-2016, il momento che sta vivendo il ciclismo in Italia, le speranze, gli obiettivi per il futuro, alcuni solo dei temi trattati in questa intervista. Lo stesso Ivano Fanini, patron di Amore e Vita, ha dichiarato che non ci sono altri candidati migliori di lui alla presidenza della Fedderazione Ciclistica Italiana: "Nessuno può sostituire la sua esperienza e le sue capacità. Se un domani quando nascerà l'uomo nuovo, a mio avviso l'unico potrebbe essere Pier Augusto Stagi direttiore di tuttoBICI".

Presidente nel momento in cui annuncia la sua volontà di ricandidarsi alla guida della federazione italiana di ciclismo, quali sono stati  i momenti più importanti di questi ultimi 4 anni di presidenza?
«Momenti importanti ce ne sono stati tanti, ma se do retta al cuore direi le vittorie di Nibali al Giro d'Italia nel 2013 e quella al Tour de France nel 2014, e quella di Aru nella Vuelta del 2015. Le corse a tappe sono sempre un qualcosa di speciale che resta per sempre nel cuore e nella mente degli appassionati. Devo dire che anche la vittoria di Gasparotto alla Amstel Gold Race mi ha emozionato. Il fascino delle classiche è come una bella donna, non passa mai di moda».

Come vede l'attuale momento del ciclismo italiano?
«Partiamo dall'affermare che il ciclismo è molto cambiato, in Italia la crisi ha fatto perdere i grossi sponsor. Prima erano italiane le migliori squadre, adesso sono invece straniere le squadri più forti. Questo comporta che alcuni dei nostri migliori corridori cito per esempioTrentin e Tosatto, che potrebbero essere capitani di squadre di livello, sono agli ordini di capitani stranieri, e anche se hanno le loro possibilità sono ovviamente tenuti ad osservare le regole che il gioco di squadra impone».

C'è un corridore di cui molti parlano, Elia Viviani: cosa ci può dire?
«Elia rappresenta il classico modello di campione di questo tempo: bello, estroverso, attivo sui social, capace di esprimersi bene sia su strada che in pista, insomma con  tutte le caratteristiche per essere oltre che un bravo atleta anche un bel personaggio».

Su di lui sono riposte anche le speranze per una medaglia a Rio: è d'accordo?
«Sì, indubbiamente Viviani ha tutte le qualità per essere uno dei protagonisti alle prossime olimpiadi. Andiamo però con grandi speranze anche per la prova su strada. Una squadra formata da 5 elementi fra cui due come Nibali e Aru è una grande squadra».

Il ciclismo adesso è ormai uno sport globale, abbiamo  ancora speranze per  tornare ad essere una delle nazioni guida?
«Se dovessimo andare indietro nel tempo vedremo che i campioni appartenevano sempre alle solite nazioni europee (Italia, Francia; Spagna, Olanda, Belgio ecc..), chi avrebbe detto che il tour de France lo potesse vincere un atleta che se anche di passaporto inglese nasce in Kenia, oppure che campioni del mondo su strada potessero diventare atleti australiani, polacchi e slovacchi. Tra l'altro Sagan è veramente un campione del mondo che fa bene al ciclismo. Noi dobbiamo pensare a lavorare perche' la nostra scuola è sempre una delle migliori. Chi prima ho ricordato e cioè Evans, Froome e Sagan hanno cominciato in Italia. In Italia ha iniziato anche il grande Cancellara, un'icona per il nostro sport, un uomo "grande" sia su strada che nella vita».

Quali saranno presidente i punti principali del suo programma per i prossimi 4 anni?
«Sicuramente continuare nella lotta al doping. Ci abbiamo messo la faccia e lo faremo ancora con maggior forza. Vogliamo evitare che ombre e sospetti possano diventare una "pubblicità negativa" per questo sport, ancora molto popolare, e che suscita emozione e passione in milioni di tifosi. Inoltre se vogliamo cercare di ridurre il gap con i paesi emergenti dobbiamo continuare a cercare di avere strutture adeguate. Penso ai velodromi, pensi soltanto che in Francia, Inghilterra ne hanno 4, in Olanda 5 e tutti al coperto. Noi abbiamo per ora quello di Montichiari, che ci consente di dare ospitalità e con esso nuovo vigore alle specialità su pista, di  cui una volta eravamo i maestri. Senza impianti è dura però. Ecco perchè vorrei che nel prossimo mio mandato si definisse la costruzione anche del velodromo di Treviso, un altro importante passo per cercare di ritornare i protagonisti che eravamo e che vogliamo continuare ad essere».

Marco Materassi da La Gazzetta di Lucca
 
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Renato Di Rocco - da SarriTheBest - 25-10-2010, 07:32 PM
RE: Renato Di Rocco - da SarriTheBest - 25-10-2010, 07:35 PM
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RE: Renato Di Rocco - da Paruzzo - 14-10-2012, 07:55 PM
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RE: Renato Di Rocco - da Manuel The Volder - 14-10-2012, 09:20 PM
RE: Renato Di Rocco - da Luciano Pagliarini - 14-10-2012, 09:33 PM
RE: Renato Di Rocco - da SarriTheBest - 16-10-2012, 02:54 AM
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