11-05-2012, 03:44 PM
Scinto a Guardini: «Ascolti oppure vada via»
Non ha ancora lasciato il segno. E non ci è andato neppure vicino. Nelle prime cinque tappe del Giro d'Italia ci sono state tre volate e il miglior piazzamento di Andrea Guardini è stato il decimo posto di Horsens, terza tappa: nel giorno del contatto Ferrari-Cavendish, le responsabilità del fatto che non fosse arrivato un risultato migliore si potevano dividere tra lui e la squadra. Va anche detto che domenica, a Herning, era rimasto coinvolto nella caduta all'ultima curva quella innescata da Bonnet e Bos; ed era finito a terra pure mercoledì nella cronosquadre di Verona. Ma ieri la volata non l'ha fatta, perché si era staccato prima nonostante nella tappa non ci fossero difficoltà altimetriche particolari: ha chiuso 180° a 9'14" da Cavendish, rimediando una bocciatura pesante. Bisogna sottolineare, comunque, che nel suo gruppo c'erano pure due uomini di primo piano come Farrar e Hushovd.
Sfogo «Andrea deve ancora migliorare molto», dice Luca Scinto, suo direttore sportivo alla Farnese Vini-Selle Italia. Guardini è al debutto «rosa» e non ha ancora 23 anni il veronese è nato il 12 giugno 1989, ma le attese sono alte: l'anno scorso da neoprofessionista vinse 11 corse plurivittorioso italiano. Nel 2012, però, finora è andato peggio: è vero che sono arrivati sei successi, ma tutti al Tour de Langkawi, in Malesia, e contro rivali di secondo piano. L'anno scorso, per esempio, era andato a segno in Qatar davanti a Chicchi e Bos e al Giro di Turchia battendo gente come Farrar, Greipel e Petacchi, nelle stesse corse in questa stagione è rimasto a secco. «Sono deluso perché pensavo che il lavoro svolto quest'inverno potesse dare risultati migliori — ammette Scinto —. Deve ancora crescere per diventare un corridore vero, migliorare su distanza e in salita. Se mi ascolta, bene. Altrimenti può andare anche da un'altra parte. Se vuole diventare subito grande, altrove lo può fare, a suo rischio e pericolo. E poi c'è troppa gente attorno a lui che gli fa credere di essere un fenomeno».
da «La Gazzetta dello Sport» dell'11 maggio 2012 a firma Ciro Scognamiglio e Claudio Ghisalberti
Non ha ancora lasciato il segno. E non ci è andato neppure vicino. Nelle prime cinque tappe del Giro d'Italia ci sono state tre volate e il miglior piazzamento di Andrea Guardini è stato il decimo posto di Horsens, terza tappa: nel giorno del contatto Ferrari-Cavendish, le responsabilità del fatto che non fosse arrivato un risultato migliore si potevano dividere tra lui e la squadra. Va anche detto che domenica, a Herning, era rimasto coinvolto nella caduta all'ultima curva quella innescata da Bonnet e Bos; ed era finito a terra pure mercoledì nella cronosquadre di Verona. Ma ieri la volata non l'ha fatta, perché si era staccato prima nonostante nella tappa non ci fossero difficoltà altimetriche particolari: ha chiuso 180° a 9'14" da Cavendish, rimediando una bocciatura pesante. Bisogna sottolineare, comunque, che nel suo gruppo c'erano pure due uomini di primo piano come Farrar e Hushovd.
Sfogo «Andrea deve ancora migliorare molto», dice Luca Scinto, suo direttore sportivo alla Farnese Vini-Selle Italia. Guardini è al debutto «rosa» e non ha ancora 23 anni il veronese è nato il 12 giugno 1989, ma le attese sono alte: l'anno scorso da neoprofessionista vinse 11 corse plurivittorioso italiano. Nel 2012, però, finora è andato peggio: è vero che sono arrivati sei successi, ma tutti al Tour de Langkawi, in Malesia, e contro rivali di secondo piano. L'anno scorso, per esempio, era andato a segno in Qatar davanti a Chicchi e Bos e al Giro di Turchia battendo gente come Farrar, Greipel e Petacchi, nelle stesse corse in questa stagione è rimasto a secco. «Sono deluso perché pensavo che il lavoro svolto quest'inverno potesse dare risultati migliori — ammette Scinto —. Deve ancora crescere per diventare un corridore vero, migliorare su distanza e in salita. Se mi ascolta, bene. Altrimenti può andare anche da un'altra parte. Se vuole diventare subito grande, altrove lo può fare, a suo rischio e pericolo. E poi c'è troppa gente attorno a lui che gli fa credere di essere un fenomeno».
da «La Gazzetta dello Sport» dell'11 maggio 2012 a firma Ciro Scognamiglio e Claudio Ghisalberti