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Paolo Tiralongo
#17
Tiralongo a Cyclingtime "Il ciclismo ha bisogno di regole univoche"
Scritto da Andrea Terraneo
Venerdì 06 Giugno 2014 07:23

E’ il 27 maggio del 2011; per quel giorno è programmata la frazione Bergamo-Macugnaga: arrivo in salita. Il Giro d’Italia quell’anno ha trovato in Alberto Contador il suo tiranno e c’è chi scommette che “il Pistolero” solleverà ancora le braccia al cielo sotto quel traguardo. Il copione della corsa vede il tentativo da lontano di qualche temerario in cerca di gloria che puntualmente viene riassorbito a poche decine di km dall’arrivo, e poi i migliori a giocarsi la vittoria. Ai meno sette km dalla vetta evade dal gruppo un italiano che corre per il team Astana, lo stesso per cui Contador ha corso fino alla stagione precedente.

L’azzurro procede bene; il successo e lì distante solo 1200 metri quando nel gruppo alle sue spalle si innesca la bagarre; Joaquim Rodriguez, Gadret e ancora lui: Alberto. L’azione della maglia rosa è impressionante - sembra che stia viaggiando su una motocicletta - dribbla il francese e il connazionale e in un lampo si riporta sull’ex compagno di squadra. Quel che era il battistrada solitario ora procede con una cadenza appesantita, non può sfuggire al recupero del madrileno; Alberto però una volta raggiunto il fuggitivo si rivolge ad esso con un “vieni!” - immortalato dalle telecamere -. A poche centinaia di metri dal traguardo però, i ruoli si invertono. La maglia rosa scorta al traguardo l’ex gregario, che quel giorno conquista il suo primo successo da professionista. Il vincitore quel giorno è Paolo Tiralongo. Nato ad Avola, Sicilia, provincia di Siracusa, l’8 luglio 1977 Paolo è uno dei “senatori del gruppo”. Passato professionista nel 2000 con la Fassa Bortolo, Tiralongo ha poi corso con la Ceramiche Panaria (2002-05), il team Lampre (2006-09) e dal 2010 è emigrato in Kazakistan per far parte del Team Astana, divisa che veste tutt’oggi. In carriera non ha vissuto molte giornate simili a quella di Macugnaga. Ha bissato il successo sulle strade del Giro l’anno seguente a Rocca di Cambio, ma Paolo è un gregario: nel ciclismo i gregari sono costretti a sacrificare le ambizioni personali per aiutare i capitani ad ampliare i loro palmares. Visto così allora il bagaglio di successi costruito dal siciliano può vantare un Tour De France anno 2010, ai servizi di Alberto Contador (titolo poi revocato a tavolino) e il Giro 2013 firmato Vincenzo Nibali. Ultimamente impegnato sulle strade del Giro (con l’edizione 2014 ha raggiunto l’undicesima partecipazione, ndr) Tiralongo è stato raggiunto - in esclusiva - telefonicamente da Cyclingtime.it. Con Paolo abbiamo parlato di Giro, della tappa dello Stelvio, di Aru, ma ache di programmi futuri, di Vuelta e del suo ruolo per le prossime stagioni.

Paolo, si è appena concluso il Giro d’Italia: riflessioni generali sulla corsa? “E’ stata una corsa combattuta, resa ancor più dura dal tempo piovoso che ci ha accompagnati nella prima parte di Giro, e dall’asfalto scivoloso del Sud Italia che ha favorito le cadute”.

Il Giro d’Italia 2014 è coinciso con la tua undicesima esperienza in questa manifestazione: è ancora possibile imparare dopo aver accumulato così tanta esperienza? “Imparare nel ciclismo, così come nella vita, è sempre possibile. Quest’anno in particolare il Giro mi ha lasciato una riflessione: oggi tutto il mondo sportivo si sta evolvendo a differenza del ciclismo che è ancora poco regolamentato nelle sue regole di gara. L’esempio è la tappa con arrivo in Val Martello: il tempo in primis e la direzione hanno creato difficoltà e confusione. Quando la temperatura è inferiore ai 5 gradi centigradi bisognerebbe evitare di affrontare i passi che si articolano oltre i 1500 metri di altitudine; il problema non sono tanto le salite, piuttosto ciò che crea problemi sono le discese, a Val Martello ero completamente gelato”.

Per la questione confusione invece fai riferimento al caso Quintana che ha tenuto banco fino all’arrivo a Trieste? “Al GPM dello Stelvio per un problema meccanico non ho scollinato con i primi, perciò non ho assistito in prima persona alla condotta di Quintana. La radio aveva però comunicato di stare dietro alle safety moto”.

Dopo la vittoria ottenuta nel 2013 con Vincenzo Nibali il Team Astana si è confermato sul podio finale questa volta grazie a Fabio Aru, terzo a Trieste. Il sardo è il volto nuovo del ciclismo italiano: quali sono le sue doti principali? “A Belfast eravamo partiti con Michele Scarponi in veste di capitano con Fabio prima alternativa. A causa della caduta nella tappa di Montecassino Michele è uscito di classifica lasciando ad Aru il ruolo di leader, da lì è cominciata la sua corsa al podio. La caratteristica principale di Fabio è la sua capacità di programmazione: arriva nelle migliori condizioni agli appuntamenti che si predispone; in questo ricorda Alberto Contador. Caratterialmente è un ragazzo intelligente che sa quando battere i pugni sul tavolo e quando stare in silenzio ad ascoltare”.

In un ciclismo ormai globalizzato molti giovani ciclisti italiani, come nel caso di Aru, sono costretti ad emigrare all’estero: nell’ Astana oggi sono presenti 10 atleti azzurri, quanto è importante trovare un gruppo di connazionali per un neo professionista in una formazione straniera? “Più che l’aspetto nazionalità oggi per un giovane è importante trovare all’interno del team per cui andrà a correre una persona che gli faccia da tutor. Rispetto alle categorie giovanili dove è il direttore sportivo a pensare a tutto nei professionisti devi saperti muovere in prima persona. Io proprio nel caso di Aru ho assunto questo ruolo di “chioccia” nei suoi confronti e oggi che ha l’attenzione dei media concentrata su di se, sento di dovergli rimanere ancora vicino. Se prima del Giro riflettevo se continuare o no a fare il corridore Aru mi ha ridato gli stimoli per proseguire; ovviamente da parte mia la voglia di faticare e far sacrifici è ancora viva”.

Nel 2014 Vincenzo Nibali cercherà di conquistare il Tour de France: farai parte della rosa di gregari del tuo conterraneo, oppure la tua stagione si svilupperà seguendo altri appuntamenti? “Ad oggi l’Astana non mi ha ancora comunicato i programmi per il resto della stagione. A meno di sorprese non dovrei far parte della comitiva che accompagnerà Vincenzo al Tour, piuttosto dovrei esser ancora a fianco di Aru ad agosto sulle strade della Vuelta”.

cyclingtime.it
 
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Paolo Tiralongo - da SarriTheBest - 04-01-2011, 04:28 PM
RE: Paolo Tiralongo - da SarriTheBest - 04-01-2011, 04:29 PM
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