Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Alla Lavagna! Interroghiamo.......Lupo Solitario
(19-03-2020, 09:25 PM)Manuel The Volder Ha scritto: Il nickname Winter è perchè ti piace l'inverno o perchè anche tu sei tifoso della beneamata Inter Wub ?

Tifosissimo dell inter
adesso quasi solo più da tv (solo 4 volte all anno allo stadio)
in più avevo un debole per Aron Winter 
grande centrocampista anni 90
 
Rispondi
(19-03-2020, 09:28 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto:
(19-03-2020, 08:57 PM)winter Ha scritto: 3) dopo il 98..per 15 anni , il doping
han preferito non distruggere il loro ciclismo
Io per 10 anni ho scritto in un forum francese.. (tra il 99 e il 09)
ci credevo poco e li prendevo pure in giro
Invece avevano ragione loro
tanti di quei risultati erano poco credibili

Però il ciclismo francese talune amnesie le ha sempre avute.

Tra il 1911 e il 1930 hanno vinto un Tour. Ciclismo a due velocità anche all'epoca?

E senza seconda guerra mondiale rischiavano di farsi un altro bel digiuno.

Se mettiamo a confronto il ciclismo francese con quello italiano o belga.....non ti sembra che, a livello storico, abbia prodotto poco?

Hanno avuto pochissimi grandi campioni da corse di un giorno. E per quanto concerne le corse a tappe hanno sfornato alcuni grandissimi campioni, ma pochi di quei corridori che ti vincono un GT in annata di stato di grazia, tipo Pambianco, Chioccioli, Garzelli e via andare.

Poi sì, vincere il Tour è forse sempre stato più difficile che vincere il Giro, ma non dimentichiamoci di tanti italiani che nemmeno si sono avvicinati a conquistare la Corsa Rosa e, invece, hanno colto il secondo posto alla Boucle: Battistini, Martano, Carlesi, Pancera, Morelli, Vicini, Favero.

Dunque, non ti pare che, presunte teorie astruse sul doping a parte, il ciclismo francese abbia sempre avuto un problema di sostrato rispetto a quello italiano e a quello belga?

Hanno sempre alternato periodi super a periodi di magra. Prima la generazione di Garrigou, Petit-Breton, Pottier e Lapize....poi il nulla tolti i Pelissier fino ai magici anni '30 di Magne, Leducq e compagnia....poi Vietto e poco altro fino a Bobet, Geminiani e, successivamente, Anquetil, Riviere e Poulidor. Dopodiché, altro periodo di relativa magra fino all'epoca di Hinault e Fignon. Quindi un periodo comunque buono tra la seconda metà degli anni '80 con Mottet e Delion, e i 90s con Jaja, Virenque, Le Blanc. Poi gli infausti anni 2000 e, quindi, l'epoca attuale dove il talento non manca (ma grossi prospetti francesi nati dopo '96, tanto per dire, al momento non si ne vedono).

Poi vorrei un tuo giudizio su Eric Cariteaux? Come mai non è riuscito a dare continuità al 1984?
1) be ma sul podio era presenti
guarda il miglior francese in qualche tour..anni 00
nnon erano credibili
2) corse di un giorno concordo
La loro mentalità ha sempre privilegiato le corse a tappe
e li son stati sempre presenti
Ricordo un Delfinato con presenti solo spagnoli e americani..
un anno che han fatto vincere una tappa a bassons
per darsi credibilità 
solo che bassons era il vero campione
3) Caritoux
non aveva il livello
da chi mi sarei aspettato di piu
Bernard per me ha ottenuto meno di quel che avrebbe potuto
alla vie claire doveva esser l erede di hinault
poi dopo la crono del ventoux.
invece ha finito per fare il gregario di indurain
E Charly Mottet
che credo come delion sia stato sfortunato..come epoca
 
Rispondi
Il Giro 84 e il Tour 89 li ritieni scippati a Fignon o è solo questione di sfortuna/dettagli e i due effettivi vincitori li hanno meritati?
 
Rispondi
Purtroppo si
Faccio una premessa
Il giro 1984 è il primo che mi ricordo (avevo nove anni)
Tifavo per Moser
Per anni ho pensato che ci fossero stati tanti episodi favorevoli..
Poi se guardi gli effettivi episodi..
Ovviamente non gli elicotteri della tappa di verona
ma le spinte promoser , la penalizzazione di Fignon , l'annullamento dello stelvio
In piu' l'indubbio vantaggio della bici di Moser
Il Tour 1989
resta il piu' bello della storia
Pero' traccia la fine del vecchio ciclismo (Fignon) con il nuovo (Lemond)
All'epoca tifavo l'americano
Perche' ero antifrancese (non c'era internet come oggi , le informazioni le avevi da 7 canali piu' in valle d'aosta avevamo la fortuna di aver Antenne 2 , poi diventata france 2 e la tv della svizzera romanda , quindi.. i francesi stavano antipatici un po' a tutti..)
La bici di Lemond era irregolare
La federazione internazionale (che sarebbe diventata poi uci) lo sapeva
eppure lo fece correre e vincere
Passi per la prima crono (dove la presentarono all'ultimo) ma dopo..
e senza quell'aiuto non avrebbe mai vinto
Il fatto che dopo il tour , a fignon fu impedito di correre credo a karlsruhe o al gp eddy merckx.. con appendici identiche..
è una vergogna
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di winter
Visto che ti sei espresso contro le cronometro molto lunghe, quanti chilometri a crono ci devono essere nel tuo Giro o Tour ideale?

E, per bilanciarli, quante tappe di montagna ci devono essere? E come devono essere strutturate? (Es. Chilometraggio, dislivello, arrivo in salita/discesa ecc.)


Salita preferita del Giro e del Tour?

Corridori preferiti tra quelli in attività?
E tra quelli ritirati che hai visto correre? (Ovviamente Pantani già lo sappiamo)

Alaphilippe potrà mai vincere il Tour, arrivare ancora nei dieci o non rientrerà più nemmeno in top 10?

Il Giro più bello e il Tour più bello dal 2000 ad oggi?
 
Rispondi
1) tra i 60 e gli 80
Un prologo di 8-10km , una crono di 30-40 e quella finale di 20-30
Niente crono a squadre
2) Gt deve essere tra i 3800 e i 4000 km
Massimo 4 arrivi in salita
dai 2 ai 3 tapponi , quelli di una volta con 5-6mila km , preferibilmente non con arrivo in salita e con km oltre i 190 (di modo da stare oltre le 6 ore in sella , una anche da 8 ore)
Grosso modo nove tappe di montagna totali
3) Giro Fauniera Tour Ventoux
4) Pochi , i colombiani e remco. La vittoria che preferirei pero' Pinot in giallo a parigi
5) Chiappucci , Bartoli , Bugno , Cunego , Herrera
6) Non potra' mai vincere il tour
magari arrivare nei 5 , dipende come lo disegnano

Tour.. 2000 (1) - 2011 (2) - 2019 (3)
Giro...2018 (1) - 2016 (2) - 2004 (3)
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di winter
Chi sono per te i tre corridori più underrated di questo periodo, e i tre più overrated, e perché

Se questa quarantena perdurasse, e si potesse fare solo una corsa da un giorno, vedendo anche gli interpreti odierni, quale sceglieresti?
 
Rispondi
(20-03-2020, 08:44 PM)cigolains Ha scritto: Chi sono per te i tre corridori più underrated di questo periodo, e i tre più overrated, e perché

Se questa quarantena perdurasse, e si potesse fare solo una corsa da un giorno, vedendo anche gli interpreti odierni, quale sceglieresti?

La Sanremo

sopravvalutati
Purtroppo trentin
gli manca sempre qualcosa 
tanti giovani nostrani
grandi aspettative..poi tra i pro..
bryan coquard
contratto milionario , risultati non all altezza

sottovalutati

forse Kung
ma credo sia lui stesso che si sottovaluta
 
Rispondi
Ti ripropongo la stessa domanda che ho fatto a CC/JJ: quali sono i ragazzi che seguivi da junior/U23 che ti hanno deluso di più da pro? E quelli che ti hanno sorpreso?

Quali italiani ti ispirano più fiducia tra quelli nati tra il '97 e il 2001?

Brenner farà la fine di diversi suoi connazionali o manterrà le aspettative?

Meglio Bartoli o Bettini? 

Se Trentin è sopravvalutato cosa dovremmo dire di gente come Vanmarcke, Stuyven, Naesen o Benoot, considerando che possono contare su mezzi addirittura superiori a quelli del vicecampione del mondo?
 
Rispondi
1) Deluso in tantissimi..
faccio solo 4 nomi..
Il primo nome Valentino China
Premettiamo negli 90 le informazioni erano molte poche
pero' le gare erano dieci volte di piu'.. 
Era praticamente imbattibile
1995.. in una tv locale piemontese danno una trasmissione di Rodella..
riguarda il trittico piemontese juniores..
l'arrivo è al santuario di san magno (a 1760... una salita cosi' dura.. tra gli junior.. adesso impossibile)
E' gia' in maglia , fa uno show incredibile
la strada è quella del fauniera.. sembra di vedere un professionista.. uno da top 10 al giro.. solo che a 17 anni
Nemmeno il remco di due anni fa lo avrebbe tenuto 
Poi lo rivedo al campionato del mondo
L'italia è imbattibile
I pronostici danno un solo favorito lui..
logica tripletta.. il primo dei normali Mayo.. a quasi 4 minuti
gia' da under.. le cose erano cambiate..
Alessandro Bertolini
ad ogni pedalata , la classe pura
Se qualcuno si ricorda i campionati del mondo dilettanti del 1993.. 
mi domando come abbia fatto a perdere quella corsa

vinceva tutte le gare di un giorno che voleva
Jaroslaw Popovytch
l'ho gia' scritto da altre parti..
i suoi due anni con locatelli..
degni di merckx


ma potrei citarne.. luca sironi.. andrea guardini.. valentino fois.. clement betuigt suire..stefano locatelli..


sorprese
1) Bettini
alla grassi-mapei non sembrava un fenomeno 
anzi parevano piu' promettenti pieri e balducci
dei 5 del mondiale di lugano sembrava il meno promettente..
da pro lo vedevo come massimo spalla di bartoli
2) Garzelli
io ne senti parlare la prima volta al giro della valle
credo passo' pro senza aver mai fatto una crono..
e come corse a tappe non penso ne abbia fatte piu' di 4 in tutta la carriera under/elite..
poi arriva il giro 1997..
il gatto nero.. finisce da neopro.. 9 al giro d'italia
3) Froome
be..
giro delle regioni.. la rai allora lo dava 
Un keniano nel ciclismo
ed è pure bianco
fu protagonista ma mai avrei potuto pensare che sarebbe diventato il dominatore assoluto dei gt

Giovani nostrani..
Con gli anni mi sbilancio molto meno 
Fancellu sembra molto interessante
di scalatori ne avremmo un gran bisogno

Brenner
fara' la fine degli altri


Bettini ha un palmares superiore
a Bartoli è mancato il mondiale
in qualche occasione è stato sfortunato..
in altre.. era un'altra nazionale
c'erano tantissimi campioni.. di carattere..
Lugano 1996..
I nostri tiravano nel gruppo di museeuw.. nel gruppo dietro e in quello dietro ancora
poi l'assurdo attacco di tafi..

Belgi
Hai ragione
su Benoot
un giornale belga anni fa (forse anche ora) faceva un ranking dei migliori allievi , junior , under , elite ecc
con punteggi in base alle gare
Benoot da junior era primo..
ma in tutto l'anno aveva vinto due gare
Negli anni in Belgio il numero di gare si è ridotto
ma VDB ne vinceva 20..
Purtroppo sara' sempre un corridore da poche vittorie
Vanmaercke idem
Son corridori alla dhaenens , hoste
magari ci scappera' anche una vittoria di prestigio ma niente di piu'

da stuyven mi aspettavo di piu
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di winter
Mandiamo a posto Fabio e proviamo a chiamare, semmai dovesse avere tempo e voglia, il grande Morris.
 
Rispondi
Quali sono le persone con cui ha lavorato più volentieri tra giornalisti, DS e corridori ? E quali meno ?

Cosa ne pensi di Gimondi ?
 
Rispondi
Chiedo la stessa domanda che ho fatto a Luca
Come mai , secondo te , il Piemonte da regione faro del ciclismo italiano (e Mondiale) è sparita da tutti gli albi d'oro negli ultimi 50 anni ?
Zilioli ultima top 10.. in un giro d'italia .. 5° nel 1970

Grazie Morris
 
Rispondi
(27-03-2020, 06:23 PM)winter Ha scritto: Chiedo la stessa domanda che ho fatto a Luca
Come mai , secondo te , il Piemonte da regione faro del ciclismo italiano (e Mondiale) è sparita da tutti gli albi d'oro negli ultimi 50 anni ?
Zilioli ultima top 10.. in un giro d'italia .. 5° nel 1970

Grazie Morris

Ci sono tante ragioni di carattere culturale, antropologico e ….persino politico. Ma impegnarsi su un simile terreno, significherebbe aprire un sipario interminabile, col rischio di apparire logorroico ed inconcludente, nonché esageratamente breriano. Ma del grande Brera un qualcosa su cui partire in questa breve disamina c’è: in Piemonte si è da troppo tempo legati, con grande intensità, su aurore “monarchiche”. Già prima coi Savoia, indi coi loro sostituti Agnelli e la conseguente sudditanza interamente italiana, unica per dimensioni e genuflessione fra i paesi capitalistici, verso la Fiat. 
Non a caso il ciclismo non è l’unico settore, tema o argomento dove il comunque bellissimo e dignitosissimo Piemonte, non è altri che un “pezzo con poche punte” del suo passato. Una costante infatti c’è, ed è il peso politico, di interessi sociali e sportivi, sui quali Fiat ed indotti, continuano a far vivere quella sorta di reame così particolare. Un Piemonte che, ovviamente, resta una bella regione con una qualità della vita molto buona, ma niente a che vedere con quello che si chiede, in una disamina sociologica, ad un territorio realmente leader. 
Ora, giungendo allo sport del pedale (si spera ancora spinto a motore umano….), è bene premettere che non è pensabile nemmeno attraverso riforme perfette, un ritorno piemontese su quei vertici passati. Semplicemente perché non ci potranno più essere, per determinanti ragioni indipendenti dal Piemonte stesso, che fanno parte della incredibile crisi che attraversa il ciclismo italiano (quello vero, non quello imponente degli amatori che, agonisticamente, non vale un tubo!).  Certo, dirai, basterebbe ritornare a livelli dignitosi, magari con qualcuno nei 10 di un GT ogni tanto: che so….tre in 20 anni. Qui però, a frenare possibili risultanze, intervengono due ordini di fattori: uno generale ed uno particolare. 
Il generale nasce dalla moria di numeri che ha attraversato l’Italia negli ultimi 25 anni. Abbiamo perso mediamente l’80% dei ciclisti che un tempo venivano definiti dilettanti ed in alcune regioni sono scomparsi o quasi i team che li organizzavano. Nelle categorie prettamente giovanili la moria è stata meno accentuata, ma a rendere “grave la temperatura” ci hanno pensato le storture e le miopie mai corrette dell’avviamento insistente, ovvero quello vivente sul “fai pedalare e basta”. Se vuoi fare un ciclista devi prima fare un atleta e devi seguire le linee del suo sviluppo fisico e mentale senza intervenire imponendo, di fatto, delle linee snaturanti. Le storture della competitività, a 10 anni o anche a 15, sono deleterie. Col calo dei numeri poi, s’è scatenata una diminuzione ancor più grave alla luce delle prospettive: quella dei team. Ed il calo dei sodalizi ha ulteriormente lasciato per strada (sovente costringendoli ad abbandonare), quei giovani corridori più in ritardo sul piano fisico. A tutti questi problemi va aggiunto il progressivo stress che la morte di gare e team hanno creato sui giovani ciclisti e le rispettive famiglie, sia in termini di spostamenti, che di spese. In altre parole, solo come costi, un ciclista grava su famiglie o sodalizi, anche dieci volte più di un calciatore. L’imponente diminuzione di numeri ha poi reso ancora più tenui le accennate politiche federali verso ciclodromi, circuiti protetti e  utilizzo più razionale dei velodromi esistenti e quelli recuperabili. 
Su questi che sono i principali guai generali, vanno aggiunti quelli particolari del Piemonte. 
Innanzi tutto il disimpegno progressivo e tangibile di Fiat verso il ciclismo, arrivato al punto zero già da lustri. Ad esempio il Team Fiatagri di dilettanti di 1a e 2a serie, con direttore sportivo Italo Zilioli, chiuse i battenti nel 1990 e nei primi anni del millennio s’è chiuso anche il sostegno in termini di mezzi all’organizzazione del Giro d’Italia e di altri importanti momenti organizzativi italiani. Su questo filone non possono fare testo occasionali interventi a carico di talune concessionarie e vi è poi da rimarcare la sibillina o rarefatta presenza delle aziende di varia tipologia del Gruppo Fiat, fra gli sponsor di team e, addirittura, nei momenti d’organizzazione del movimento ciclistico. E quando il re va verso il disimpegno mostrandolo pure sui giornali che controlla, anche i vassalli dell’industria e della conseguente economia, non rimangono insensibili, soprattutto quelli a più alta sensibilità simpatetica (sarà un caso, ma in Italia, il ciclismo non ha mai visto squadre di portata abbinate a banche e telefonia….) e, naturalmente, anche quelle geograficamente più vicine. E qui, dal mondo Fiat alla Ferrero il passo è breve. Certo il defunto titolare del colosso dolciario era un appassionato di ciclismo ed ha continuato a sponsorizzare il Giro d’Italia, col marchio Estathe, ma qui ci si dimentica che ci sono merceologie dove qualsivoglia direzione marketing, sa che un grande evento come il Giro è più competitivo, ad esempio, di un considerevole numero di spot televisivi normali. Ma l’azienda di Alba è forse mai entrata con un team di evidenza nel mondo del pedale? E lo han fatto per caso le consorelle di quello che è da considerarsi un altro gruppo? Bèh … per il movimento è molto più importante un team abbinato, piuttosto che l’inserzione sulla maglia rosa. 
Sembrano dunque addirittura preistorici i tempi dove si poteva fare a meno degli indirizzi sponsoristici provenienti dalle grandi aziende citate, tanto è vero che piccole entità come la Baratti venivano naturali verso il pedale, per non parlare poi di industrie in perfetta fase di lancio sul distinguo italiano della pasta, come la Gazzola. 
Negli anni poi sono venute a mancare quelle figure di riferimento un po’ tecniche e d’immagine e un po’ manager, che sapevano raccogliere e collegare il movimento, fungere persino ad una forma di garanzia per quegli sponsor medi, atti a raggruppare e mantenere in vita sodalizi e, conseguentemente, gare e corridori. Figure che potevano persino cementare quadri dirigenziali e costruire più facilmente una nuova leva di tecnici. Personaggi, per citarne alcuni, dai più lontani ai meno, scomparsi o inutilizzati da tempo, come Giuseppe Graglia, Antonio Covolo, Guido Messina, Italo Zilioli, Domenico Cavallo. È rimasto Gianni Savio, ma potremmo definirlo più “poliglotta del ciclismo” che piemontese. 

La caduta dei quadri tecnici è stata negli anni un’altra costante, basti citare che il grandissimo Messina ha fatto il preparatore-insegnante per tanti anni dopo l’età che consideriamo pensionabile, così come il Piemonte ha visto la decadenza, fin quasi alla scomparsa, dell’impiantistica. Certo, il Motovelodromo di Torino esiste ancora, ma è inutilizzato da tanto tempo e l’azienda che ha ricevuto l’incarico di farlo rivivere, è impegnata nel paddle. Un solo impianto valido (e bello) è rimasto: il Velodromo Francone di San Francesco al Campo di Torino. Un anello attivo contro i cinque del Veneto, i quattro della Lombardia, i tre dell’Emilia Romagna, i due della Toscana, dell’Abruzzo, del Friuli e della Sicilia. Inutile dire che i velodromi anche di 400 metri in cemento, rappresentano al netto “delle puttanate dell’Uci”, un grandissimo e peculiare veicolo di formazione dell’atleta ciclista. 

Se questi sono a grandi linee i motivi della crisi del ciclismo agonistico in Piemonte, va però rimarcata, a conferma di un trend nazionale, la crescita anche nella regione piemontese, del movimento femminile. La più forte ciclista Italiana, perlomeno in termini di completezza e competitività, Elisa Longo Borghini, è piemontese. Idem la grande speranza Elisa Balsamo. Non sono casi isolati, dietro c’è una bella vivacità e delle autentiche icone nella promozione e nell’avviamento come la “Racconigi Cycling Team”.
 
Rispondi


[+] A 4 utenti piace il post di Morris
Morris come sempre è uno spettacolo leggerti
d'accordissimo con quello che scrivi
 
Rispondi
(27-03-2020, 04:00 PM)Manuel The Volder Ha scritto: Quali sono le persone con cui ha lavorato più volentieri tra giornalisti, DS e corridori ? E quali meno ?

Cosa ne pensi di Gimondi ?

Up
 
Rispondi
(09-05-2020, 01:59 PM)Manuel The Volder Ha scritto:
(27-03-2020, 04:00 PM)Manuel The Volder Ha scritto: Quali sono le persone con cui ha lavorato più volentieri tra giornalisti, DS e corridori ? E quali meno ?

Cosa ne pensi di Gimondi ?

Up

Manuel che fai mi dai del lei? :D
Fra i giornalisti conosciuti, Marco Pastonesi, lo metto in cima ai positivi. Bene anche Paolo Viberti. Tra i meno, una larga fetta, anche se i nomi preferisco non farli e mi capirai. Di sicuro, a tanti "scrivani" del pedale, farebbe bene un bel bagno d'umiltà, unito ad ore ed ore di studio. Fra i diesse mi son trovato bene con tutti, così come con gli allenatori degli altri sport che ho seguito in carriera. Coi corridori, come con gli altri atleti, ho sempre cercato di fare il fratello maggiore e, talvolta, pure lo psicologo, senza darlo a vedere. Con qualcuno parlavo tantissimo, con altri molto poco, non certo per antipatia, ma ritenevo che fosse quello il modo migliore per sostenerli.
Poi mi capita ancora oggi di pensare a certe interlocuzioni che non so bene come inquadrare, ma che mi rendono fiero in un oceano di nostalgia e rimpianto.  Con Luciano Pezzi, ad esempio. Tutte le volte che mi son trovato con lui a conferenze o incontri pubblici, lo facevo piangere parlandogli di ciclisti del passato (ma della sua gioventù) e di Coppi in particolare. E tutte le volte mi faceva vedere l'orologio che il Campionissimo gli aveva regalato e che ormai, a forza di portarlo, mostrava tutti ii segni del tempo. Quando invece ci si sentiva telefonicamente, non perdeva mai occasione di dirmi: "se tu non fossi così impegnato, ti vorrei con me". Poi, nell'ultimo nostro incontro, quella frase di commiato che alla lunga è divenuta un cruccio. Il 10 dicembre 1997, portai  a Dozza, alla sede operativa della Mercatone Uno, ricavata da una chiesa sconsacrata trasformata in palestra, il mitico Charly Gaul, con la moglie Marie Josee e la figlia Fabienne. Lì c'erano tutti i corridori della squadra, con Pantani in primis, nonché Marcellino Lucchi,l pilota collaudatore dell'Aprilia appassionato di ciclismo, che si stava allenando in palestra con loro. Naturalmente Luciano, le cui condizioni di salute non erano buone (e poi sappiamo come finì), fu felicissimo di poter vedere il grande Charly col suo "figlio" Marco e si intrattenne con noi per un bel pezzetto. Poi, appunto, quando stavamo per partire in direzione dell'aeroporto di Bologna, mi chiamò in disparte e mi disse: "Maurizio, mi hai fatto un regalo immenso. Rivedere Charly dopo 35 anni, qui, col nostro Marco, è stata un'emozione fortissima. Spero mi regga il cuore ancora un po'. Sono davvero simili vero? Comunque, se puoi, stai vicino a loro". Purtroppo, ancora oggi mi chiedo se potevo fare qualcosa verso di loro.....e perché Luciano lo ha chiesto a me...
Un'altra interlocuzione che rivivo ancora e che a differenze della precedente mi fa sorridere, l'ebbi con una delle più grandi atlete seguite in carriera: Joane Somarriba. Nell'estate del '97, l'avevo convinta a trasferirsi alla Sanson per la stagione '98. Poi, sia il sottoscritto, che la sponsorizzazione dell'azienda del Cavalier Teofilo, prendemmo altre strade, ma Joane corse davvero quella stagione con quella squadra diversamente sponsorizzata. A fine '98 però, dopo mesi di lavoro in appoggio a Fabiana Luperini, decise di smettere, anche perché il compagno Ramon Gonzales Arrieta gran gregario di Miguel Indurain, voleva pure lui appendere la bici al chiodo. Sapevo quanto Joane fosse forte e quanto avesse fatto vedere nulla di quel che valeva. Così mentre stavo costruendo l'Alfa Lum, decisi di chiamarla, per offrirle il ruolo di capitana della nuova squadra. A metà gennaio 1999 le telefonai e le dissi che puntavo su di lei per vincere il Giro d'Italia e ben figurare a alla Grande Boucle. Lei mi rispose: "Ma tuuuuuuuuuu sei loco!". Non mi arresi e la convinsi a continuare. Morale: cinque mesi dopo vinse il Giro d'Italia davanti a due compagne di squadra,  unico caso nella storia del ciclismo, poi nel 2000 fece doppietta Giro-Tour e nel 2001 rivinse la Grande Boucle.  :)  

Mi chiedi di Gimondi?
Telegraficamente (riprenderò più tardi): un corridore di spessore primario, che deve alla sua tenacia nell'inseguire Eddy Merckx, le sue fortune ciclistiche. Non ci fosse stato il belga, probabilmente avrebbe vinto meno.
 
Rispondi


[+] A 5 utenti piace il post di Morris
Quali sono i corridori di oggi che avrebbero primeggiato anche in epoche più competitive dell'attuale?

Merckx ha detto che MvdP può vincere il Tour, ha ragione?

Sagan ha realizzato una gran parte o una minima parte del suo potenziale?

Questa la chiedo a tutti: un corridore su cui puntavi a occhi chiusi ma che ti ha deluso.
 
Rispondi
E come persona ? A me han colpito molto le parole di Merckx il giorno della sua morte. Conoscendolo me l'aspettavo più freddo, invece si poteva capire la stima che aveva per l'uomo e l'avversario di mille battaglie.

Un'altra cosa. Adorni, Armani, Gualazzini e altri professionisti di quegli anni. Negli anni 60/70 la mia Parma era a livello delle scuole più prestigiose del ciclismo Italiano, ma da quei tempi abbiamo sfornato pochi campioni, Malori grandissimo rimpianto. L'hai già spiegato nell'intervista con Luca cos'è che non va, ma volevo un tuo ricordo della nostra grande nidiata di campioni, senza dimenticare Giulio Rossi, primo Italiano a vincere la Roubaix e Gianni Ghidini, campione del mondo ed olimpico tra i dilettanti ed originario del mio comune.
Ah, avevamo anche due squadre come Salvarani e Scic che hanno investito tantissimo.
 
Rispondi
Che Gimondi senza Merckx avrebbe vinto meno non l'avevo mai sentita come versione ma è un punto di vista molto interessante.
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)