Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 5 aprile
#1
Emile Georges Engel (Fra)
[Immagine: 1572952975170EngelEmile.jpg]
Nato il 5 aprile 1889 a Colombes, deceduto il 10 settembre 1914 a Maurupt-le-Montois. Fondista, professionista dal 1909 al 1914 con 5 vittorie.
Fratello minore di Louis, anch’egli corridore professionista, mostrò presto un talento superiore: in assoluto uno dei migliori dell’ultimo lustro antecedente la Prima Guerra Mondiale. Emile era un corridore completo, bravino un po’ su tutto, magari non dotato di talune eccellenze, ma comunque in grado di giungere ovunque verso i vertici. A diciannove anni nel 1908 finì 2° nel Campionato di Francia dilettanti. L’anno dopo, entrato stabilmente nell’élite ciclistica, vinse la Parigi Beaugency, Nel 1910 vinse la decima tappa del Circuit Francais Peugeot, una sorta di Tour de France riservato agli indipendenti o giovani professionisti. Fu terzo poi terzo nella Parigi Tours , 3° nella Parigi Amboise e 3° nella Parigi Roubaix riservata agli indipendenti. Nell’anno successivo vinse la dodicesima tappa del Circuit Francais Peugeot. Dopo un 1912 passato fra i militari, tornò fra i professionisti del pedale nel ’13 e si mostrò subito vincente. Fece sua la prima tappa del Giro del Belgio e giunse 2° nella frazione successiva. Partecipò poi al suo primo Tour de France dove si piazzò in diverse tappe, nonché 2° nell’ultima, concludendo la Grande Boucle al 10° posto. Fu poi 8° alla Parigi Tours.
Nel 1914 il suo talento ebbe modo di evidenziarsi maggiormente. Finì 2° nella Parigi Menin. Ancora 2° nella classica che più amava, ovvero la Parigi Tours e nel Campionato di Francia. Al Tour de France, prima di essere costretto al ritiro per una caduta, fece in tempo ad arrivare 3° in due frazioni e di vincere la tappa di Brest. Poi i venti di guerra lo portarono all’irreparabile. Arruolato come caporale nel 72° reggimento di fanteria fu ucciso dal fuoco nemico nei pressi di Maurupt, il 10 settembre 1914. Aveva solo 25 anni.

Giovanni Battista Gabelli
Nato il 5 aprile 1933 a Castellazzo Bormida (AL) ed ivi deceduto il 6 novembre 2011. Passista veloce, alto m. 1,70 per kg. 66. Professionista nel 1956 e 1957 con 3 vittorie.
Buon dilettante convinse Costante Girardengo a farlo correre con la sua squadra professionistica agli inizi del 1956. Il giovane Gabelli, non ancora ventitreenne, si era distinto soprattutto per la sua combattività ed uno spunto veloce di nota. Ed il giovane di Castellazzo Bormida, aveva comunque un sogno: vincere tappe al Giro d’Italia. Sapeva di non avere grandi qualità in salita, quindi si sentiva precluso per la classifica, ma era convinto di avere qualità sufficienti per puntare a qualche frazione. Le sue speranze andarono deluse, non già per mancanza di qualità, ma per un motivo sostanziale: la Girardengo Icep non partecipò al Giro d’Italia ’56. Deluso, si scatenò nell’ultima parte d stagione andando a vincere in Francia. Teatro della rottura del ghiaccio col successo fu la Nizza-Annot-Nizza, facente parte di una breve corsa a tappe che assegnava il Trophée Nice-Matin anch’esso vinto da Gabelli. L’anno seguente una ulteriore delusione che lo spinse verso una dura decisione: la Girardengo Erg schierata al Giro d’Italia era interamente composta da corridori olandesi. Giovanni Battista che nella stagione ’57 aveva vinto la Coppa Sabatini a Peccioli, era giunto 5° nel GP Quarrata, 9° nel GP Tarquinia e 9° nel Trofeo Mastromarco, a fine stagione cecise di appendere la bicicletta al chiodo.

Willy Planckaert (Bel)
[Immagine: planckaert_willy2.jpg]
Nato a Nevele il 5 aprile 1944. Velocista. Professionista dal 1965 al 1988 con 86 vittorie.
Il più anziano della dinastia dei Planckaert di Nevale, poi spostatisi nella vicinissima e più grande Deinze. In tutto ben cinque professionisti! Oltre a lui e suo figlio Jo, i suoi fratelli Walter ed Eddy ed il figlio di questi, Francesco. Venne chiamato il "piccolo Van Steenbergen" perché di piccola taglia fisica, ma con lo spunto velocistico richiamante il grande Rik. Nelle categorie giovanili il ruolino di Willy fu impressionante: 159 vittorie da debuttante e dilettante, delle quali ben 44 nella sola stagione '64 che lo vide secondo nel campionato mondiale a Sallanches, dove si impegnò in un regale sprint vincente, senza sapere che, davanti a lui, era già trionfalmente arrivato Eddy Merckx. Pianse Planckaert, ma poi fra i due, la rivalità si trasformò in amicizia. Tra i professionisti, pur non mancando di centrare bersagli a ripetizione, non è mai riuscito a imporsi nelle classiche: il miglior piazzamento, fra i comunque tantissimi di nota, è stato il secondo posto, alle spalle di Gi-mondi, nella Parigi-Bruxelles del '66. Si è fatto apprezzare vincendo tappe in volata: da ricordare le tre nel Giro d'Italia del '67, dove sconfisse due volte Zandegù e una Basso.
Nel Tour ha colto un bel successo nella Classifica a punti nel 1966, impreziosito da due vittorie di tappa. Nel suo palmares, figurano varie semiclassiche del Belgio, ma anche un lunghissimo elenco di kermesse, il suo pane in tutti i sensi. Basti citare il suo singolare comportamento negli ultimi anni di carriera: senza far parte di nessuna squadra, riusciva ugualmente a trovare sponsor personali per i quali, sino a 44 anni continuò a disputare, appunto quelle kermesse, dove continuava a meritarsi l'ingaggio per lo spettacolo che riusciva ancora a dare. Una carriera lunghissima, dunque, senza mai esaltare la convinzione di molti, chi scrive compreso, di vederlo come il più forte della sua famiglia.

Pietro Tamiazzo
[Immagine: 152036915518495Tamiazzo,Pietro.jpg]
Nato a Villanova del Sillaro, in provincia di Lodi il 5 aprile 1945. Scalatore, alto m. 1,70 per kg. 62. Professionista dal 1969 al 1972, senza ottenere vittorie.
Un corridore che, forse, ha raccolto meno di quel che era nelle sue possibilità, pur mantenendo sempre un buon livello di serietà. Sicuramente pativa le lunghissime distanze, in ogni caso ha fatto discretamente il gregario, in un periodo dove certi “comfort” in gara non c’erano e spettava alle spalle crearli e cederli ai capitani. In altre parole, la stessa acqua, che oggi abbonda nel gruppo, allora significava per i gregari surplus di fatica e avventura.  
Tamiazzo arrivò presto al ciclismo, che era la passione di famiglia, ed altrettanto presto evidenziò buone qualità. Fra i dilettanti, in seno alla Società Ciclistica Excelsior Milano, praticamente il suo unico team nella categoria, si dimostrò un gran piazzato più che un vincente, anche perché difettava assai allo sprint. Fra le sue vittorie due volte, nel 1966 e ’67, la Coppa Città del Marmo e la Rho-Macugnaga ’67. Fra i piazzamenti, il 2° posto al G.P. Industria del Cuoio e delle Pelli nel ’67, anno nel quale ottenne il 3° posto al Campionato Italiano ed il quarto nella Milano-Rapallo, nonché il 2° posto nella Tre Valli Casteggiane ’68.
Nel 1969, arrivo per Pietro l’esordio fra i professionisti con le maglie biancorosse della Max Meyer. Poco ambientamento e subito una corsa in grande ascesa come la Tirreno Adriatico che Pietro concluse in un buon 14° posto. Qualche settimana dopo un GT come la Vuelta di Spagna. Tanti big in gara, ed un gran lavoro per Michelotto. Poi, nell’undicesima tappa che si concludeva a San Feliu de Guixolsin, in una giornata di maggiore tranquillità, Tamiazzo colse un bel settimo posto. Il giorno dopo però, a causa di una probabile indigestione, fu costretto al ritiro. La squadra lo schierò anche al vicino Giro d’Italia che, senza infamia e senza lode, ma con tanto lavoro a monte per il capitano Michelotto, concluse al 66° posto. Pochi giorni dopo la conclusione della Corsa Rosa finì 9° il Giro dell’Appennino. Terminò l’anno, dopo aver colto un interessante 13° posto al Giro dell’Emilia e il 20° a quello del Veneto.
Nel 1970, con la chiusura della Max Meyer, Tamiazzo passò alla Ferretti e dopo aver corso un incolore Midi Libre, poté provare il Tour de France. Fu una conoscenza molto breve, perché durante la 4a tappa, si ritirò. Nel 1971 il calo del suo rendimento fu evidente. Nella stagione, di nota solo il 15° posto al Giro del Piemonte e il 19 al Trofeo Matteotti. Nel 1972 il ciclista lodigiano passò alla Zonca, ma ormai aveva poco da dare e dopo un anno e mezzo incolore a metà ’73 abbandonò il professionismo.

Maurizio Ricci detto Morris
 
Rispondi


[+] A 3 utenti piace il post di Morris
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)