Il caso: Nibali, dobbiamo preoccuparci?
Vincenzo è in ritardo ed a secco di vittorie. Ma al Tour manca molto
Torniamo a Brescia, 26 maggio 2013. Vincenzo Nibali siede su un trono, indossa una maglia rosa con la scritta "Astana", alza al cielo il Trofeo Senza Fine ed è festante, felice. Ha appena vinto il suo primo Giro d'Italia. Un mesetto dopo Chris Froome dominerà il Tour e Nibali, come da accordi (l'Astana punta sempre al massimo ed il top nel ciclismo, che lo si accetti o meno, si chiama Tour de France), sa che l'anno prossimo sarà lì, sui Campi Elisi. Per provare ad attaccare ancora quel podio, certo, e magari arrivare sul gradino più alto, 16 anni dopo Marco Pantani. D'altronde Nibali ha già lottato contro gli Sky, quando nel 2012 finì 3° a Parigi dietro Wiggins e Froome. Allora era stata una piacevolissima sorpresa, quest'anno il Tour è l'obiettivo principe. Però va da sé che in questo Vincenzo Nibali non ci si possa riconoscere.
Era andato non granché ad inizio stagione, alla Parigi-Nizza, e ci eravamo comunque tranquillizzati: c'è tempo, da qui al Tour. Aveva attaccato alla Sanremo, allungo tanto tanto spettacolare quanto pretenzioso, poi il ritiro sul Teide. Al ritorno dall'altura, in occasione delle classiche delle Ardenne, non pensavamo che il miglior piazzamento dal Belgio sarebbe stato un 14° posto alla Freccia Vallone; il ritorno dall'altura non dà subito brillantezza ma una Liegi coraggiosa era lecito attendersela. Fa niente.
Il Romandia invece, dopo il Tour of Oman di febbraio, era un ottimo banco di prova per Nibali, un'occasione di confronto con Chris Froome. L'ha perduta, e nemmeno troppo bene: «È stata una cronometro molto complicata - dirà Vincenzo a L'Équipe. È la conferma che ho avuto una prima parte di stagione difficile, in cui non ho potuto avere un picco di forma come lo scorso anno, quando avevo lavorato bene in alla Tirreno, al Giro del Trentino e poi al Giro vinto. Ho ancora un sacco di lavoro da svolgere in vista del Tour de France, quindi dovrò prendermi 4-5 giorni di riposo, non di più, perché devo recuperare. Sono un po' in ritardo nei confronti degli altri favoriti».
Ricapitolando: l'Astana da almeno un anno fissa l'obiettivo 2014, il Tour. Nel frattempo Nibali corre la Vuelta, rischiando di vincerla per la seconda volta, va vicino all'iride fiorentina e gareggia fino al Lombardia. Se la stagione scorsa era stata molto dispendiosa, l'inverno è impegnativo, come da sempre accade per un vincitore di Giro (e per il massimo esponente del ciclismo italiano): a fine febbraio Rachele, moglie di Vincenzo, dà alla luce Emma, poi le prime corse della stagione, gli attacchi alla Sanremo (ma non solo) e nelle altre classiche, gli occhi di tutti sono su di te. Nel frattempo il preparatore di fiducia, l'ottimo Paolo Slongo, ti ha raggiunto dalla Liquigas all'Astana, e non è cosa da poco.
Le aspettative per un appuntamento che si correrà a luglio sono già elevate a gennaio, al San Luis. Ovviamente né a Vino né a Nibali importa troppo di vincere corse-test (e qui Michele Acquarone inorridirà) come Parigi-Nizza, Romandia, o meglio ancora le classiche. Far bene sì, però. Nibali, ad oggi, è stato tanto fumo e poco arrosto? Non importa, l'obiettivo è uno e uno solo. Invece un po' importa. Perché il ciclismo vive (anche) di duelli, a distanza e non.
Va benissimo focalizzarsi sul Tour ma prendiamo gli altri primissimi aspiranti alla maglia gialla: Froome ha vinto l'Oman - ok, non sarà la regina delle classiche - ha corso un Catalunya sufficiente, ha ribaltato i rivali al Romandia. Contador è rinato (rispetto alla versione 2013): ha sfiorato Algarve e Catalunya, dominato la Tirreno ed il País Vasco, tanto basta. Valverde, semplicemente, è ad oggi l'uomo più vittorioso del 2014: 8 centri, perfino più dei velocisti, con due perle chiamate Roma Maxima e Freccia Vallone. Magari al Tour perderà un quarto d'ora alla prima foratura, ma ha dato un segnale: ci sono anch'io.
Vincenzo c'è, ha corso, l'abbiamo visto, è pure volenteroso, molto volenteroso, però non ha inciso per niente. Poteva provare a far meglio nelle classiche di inizio stagione, ma perché mettere l'abito da sera il lunedì se l'appuntamento galante è al sabato?
Avremmo accettato pacificamente anche quest'impostazione della stagione di Nibali, fiduciosi in vista di luglio e del Tour, se lo Squalo dello Stretto non avesse twittato un paio di volte, tra Sion (prima tappa del Romandia, con annesso attacco finito male) e Neuchâtel: «Le gambe girano bene! La determinazione e la cattiveria ci sono, ma quest'anno la prima vittoria stagionale non arriva proprio!!», dopo il bell'attacco in discesa verso Sion. «Si chiude la prima parte di stagione non molto felice!! Si ritorna a casa...», dopo l'insipida cronometro di Neuchâtel.
Anche dalle dichiarazioni alla stampa, tra Aigle - arrivo del tappone romando - ed oggi, danno l'idea di un Vincenzo un po' giù di corda (ma non arrendevole, questo mai): l'anno scorso ero un Nibali di un altro pianeta, oggi sono normale, terrestre; ho attaccato Froome in salita ma non credevo che fosse già così avanti; la prima parte di stagione non è andata bene, ora tiriamo una riga e ripartiamo, visto che il Tour non comincia domani ed io non sono scoraggiato. E via andare, non esattamente sulle ali dell'entusiasmo.
Mettiamoci anche il fatto che l'Astana sembri seguire lo stato di forma del suo capitano: ultimo team del World Tour a cogliere la vittoria (con Guardini il 1° marzo, in Malesia), ha collezionato appena quattro centri (due di Guardini, uno di Westra e l'ultimo di Landa). Anche i due uomini da Giro, Scarponi ed Aru, al Trentino sono andati benino ma non benissimo, e ciò dà da pensare: forse non vorrà dire nulla, forse qualcosa significa.
Tornando a Vincenzo, ricordando l'avvicinamento alla Grande Boucle 2012, va detto che nella prima parte di stagione era sì andato forte, vincendo la Tirreno, cogliendo il podio a Sanremo, sfiorando la Liegi (tutte prove che davano una gran fiducia), ma al Delfinato sembrava non muoverla. Poi iniziarono le tre settimane più importanti del ciclismo e tutto cambiò per Nibali. Se il trend è quello, abbiamo ottime speranze di vedere il Nostro nei piani alti della classifica a luglio. Certo, Froome pare ancora di un altro pianeta, Contador è agguerrito e Valverde pure è capace di far bene.
Ecco, oltre ad un bel reset, a cui seguirà una preparazione ottimale, Vincenzo Nibali potrebbe cercare proprio Contador per provare a contrastare Froome. Con lo spagnolo che cercherà in tutti i modi di far saltare il britannico, o qui o là, Nibali potrebbe rivelarsi prezioso alleato, e magari trarne giovamento (ma di sante alleanze è presto per parlare).
Dopo un 2013 bello pieno di appuntamenti, da gennaio a fine settembre, ci sta anche una prima parte di stagione sotto tono rispetto agli standard a cui Nibali ci ha abituati. Adesso bisogna tracciare una linea, ripartire e colmare il divario, da qui a due mesi, con chi vorrà vincere (o rivincere) il Tour de France.
L'obiettivo stagionale, su cui Vincenzo Nibali ha puntato un'intera stagione, rischiando. D'altra parte il rischio è una sua cifra stilistica: quando, per dire, attacca sulla Cipressa per provare ad arrivare a Sanremo, rischia grosso. Altrimenti non si chiamerebbe Nibali.
L'importante è che lo Squalo del Tour sia quello che un anno fa fece un sol boccone degli avversari al Giro, stravincendolo, mandando in tilt Wiggins e respingendo di forza sia Evans che Urán. Se invece il Nibali del Tour fosse come quello del Romandia, quello terrestre, per parafrasare il numero uno dell'Astana, allora sì che dovremmo preoccuparci.
Francesco Sulas per cicloweb.it