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Fabian Cancellara
#21
Lo capico, meglio vincere 2 corse che 3 volte la stessa ; )
 
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#22
Cancellara: «Cassani si nasconde, Bufalino lo attacco al muro»
Fabian Cancellara, per scrivere la storia a volte bisogna rischiare di buttare via qualche pagina come domenica al Fiandre?
«Sì. Volevo fare qualcosa di perfetto. Non è andata così, ho dimostrato che sono umano e forse è meglio così. Sono felicissimo: erano in cinquanta dietro a un gladiatore. Uno spettacolo e una soddisfazione doppia: io ho perso, cercando di vincere, gli altri hanno corso solo per far perdere me. E alla fine ha vinto quello che è sempre stato a ruota. Bravo Nuyens, ma per me così non ha valore» .

Sarà lei l'uomo da battere anche alla Roubaix di domenica?
«Al Fiandre ero l’unico davanti dei big e allora dico che sono ancora il favorito numero uno. Sono l’unico al mondo che può fare un attacco come quello del Fiandre o della Roubaix nel 2010. Tutti sanno che se io sono al 100%devono mettere la cintura di sicurezza, come in aereo».

Nel caos del ciclismo lei è un punto fermo: si sente in qualche modo il corridore più importante anche fuori dal pavé?
«Cerco di aiutare il mio sport sempre. Ma i casini che ci sono adesso non li posso risolvere neanche io che sono tra i numeri uno. Riguardano la politica, i soldi e la dimostrazione di forza: io da solo contro tutto questo non posso che perdere. Purtroppo la "mafia"esiste dappertutto e ho capito che parlare troppo non è conveniente».

Nella sua voglia di stupire e nel suo stile cosa c'è di italiano?
«Mi sento davvero Spartacus: un gladiatore romano».

La vita da figlio di emigranti in Svizzera è stata sempre serena?
«Sì. Soprattutto rispetto a quella di turchi o albanesi».

Quando aveva 15 anni cosa sognava di fare da grande?
«Il corridore. E il Fabian di allora sarebbe fiero del Cancellara di oggi: mai avrei pensato di diventare quello che sono adesso».

Qual era il suo idolo ciclistico da ragazzino?
«Miguel Indurain, potenza ed eleganza».

Oggi qual è il suo mito nello sport? «
Sempre e solo Eddy Merckx».

È vero che ha iniziato con calcio?
«Giocavo ala destra, non ero male. Ma la bici è stata una folgorazione. Per me, apprendista elettricista che ha smesso per entrare nel team Mapei, è stata una scuola di vita impagabile: la strada ti sveglia fuori. E per arrivare al top devi lavorare tanto: non credo che un calciatore si alleni cinque ore al giorno».

Lei fa oltre cinquanta controlli antidoping all’anno. Non sarebbe più giusto che tutti gli sportivi di alto livello facessero altrettanto?
«Un maggiore equilibrio sarebbe importante. Se continuo così quest’anno batto il record di 58 controlli del 2009. Non mi sembra giusto e mi fa pensare male. A volte i diversi organismi antidoping sembrano lavorare uno contro l’altro. E vengono buttati un sacco di soldi».

Le polemiche sul motorino cosa le hanno insegnato?
«Cassani che ha fatto il video non si è mai presentato da me. Questo Bufalino che ha scritto il libro sulla bici dopata vorrei attaccarlo al muro. Se si presenta gli devo chiedere due cose: perché fa tutto questo e se ci vede bene».

Per inseguire il sogno del Tour ha detto che dovrebbe fare ancora più sacrifici. In particolare su cosa?
«Mi piace vivere la vita e mi piace troppo mangiare. Dal primo gennaio non sono mai stato a casa più di 5 giorni di fila. In inverno mi rilasso, prendo fino a 8-9 chili. Non esiste solo il ciclismo».

Boonen è già nella fase calante della carriera?
«Non lo so e spero di no. Ha vinto tanto da giovane e fatica ad uscire dalla crisi».

Basso può vincere il Tour de France?
«Se fa troppo caldo non credo».

Pozzato riuscirà mai a conquistare una grande classica sul pavé?
«Lo merita. Ma deve correre...».

Bettini potrà raggiungere i livelli di Ballerini come c. t. azzurro?
«No. Franco è inarrivabile».

Riccò tornerà in qualche modo nel ciclismo?
«No, mai. Gente così non deve vedere neanche più una corsa per quanto male ha fatto al nostro sport».

Contador vince ma rischia la squalifica. Che ne pensa?
«È una brutta situazione per il ciclismo. C’è troppa politica dietro».

Lei ha vinto moltissimo: a settembre sfaterà il tabù del mondiale?
«Non lo so, ci devo pensare» (sorride).

E la maglia rosache le manca?
«Forse l’anno prossimo sarà quello giusto anche per quella» .

da «Il Corriere della Sera» del 5 aprile 2011 a firma Paolo Tomaselli
 
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#23
(05-04-2011, 09:18 PM)SarriTheBest Ha scritto: Oggi qual è il suo mito nello sport? «
Sempre e solo Eddy Merckx».

Naturalmente non cita Peter Sagan perchè ancora suo avversario Sisi
 
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#24
Cancellara ha fatto capire che vincere non gli basta. Vuole entrare nella storia.
 
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#25
La Liegi è troppo in salita per Cancellara, secondo me...
 
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#26
Leopard-Trek, un martedì difficile per Cancellara

Nella giornata di ieri il fresco campione nazionale su strada Fabian Cancellara è stato sottoposto ad un test antidoping a sorpresa. Al corridore svizzero, però, non sarebbero andate molto a genio le modalità dell'operazione. Secondo quanto scrive il trentenne su Twitter il controllo avrebbe in primis rovinato il programma di allenamento della mattinata, oltre ad impedirgli di salutare la famiglia prima della partenza per il Tour de France in programma dal prossimo 2 luglio.

A rovinare ulteriormente la giornata di Spartacus poi hanno provveduto anche il viaggio in aereo che lo ha portato dalla Svizzera in Francia: dopo il decollo, infatti, a causa di avverse condizioni atmosferiche, il velivolo ha subito diversi vuoti d'aria, agitando non poco il corridore della Leopard - Trek. Laconica la frase di chiusura di Fabian: “Ora ho solo voglia di dormire e dimenticare al più presto questa giornata".

spaziociclismo.it
 
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#27
(02-04-2011, 10:05 AM)rainbow04 Ha scritto: a Mendriso era al top della forma e non ha vinto nulla, queste non son le sue gare

Per me a Mendrisio pagò la pressione che aveva addosso, e esagerò. Nel 2012 corrono nel Limburgo, con arrivo proprio a Valkemburg mi pare, quindi potrebbe essere proprio quella la sua (ultima?) occasione. Farebbe bene in quel caso a snobbare la crono, tanto ormai c'ha pieno l'armadio di maglie iridate a cronometro: la prova in linea invece gli dà sicuramente molti più stimoli.
 
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#28
mi sono dispiaciute le sue parole ieri...capisco che ci siano interessi in ballo però detto poi da un campione della Roubaix....

Cancellara: "E' un brutto Tour"
Il ciclista svizzero critico sul percorso: "Troppe stradine e discese pericolose, speriamo almeno che torni il sole"

"Mi spiace dirlo ma questo è un brutto Tour de France". Fabian Cancellara senza peli sulla lingua: il ciclista svizzero del Team Leopard se la prende con il percorso della Grande Boucle, giudicato "troppo pericoloso. Ci sono un sacco di stradine e troppe discese insidiose. L'avevo già detto, quello di quest'anno non è un bel Tour. Speriamo almeno che da domani torni il sole".

Redazione Datasport



a sto punto con la neve non si corre più...ci manca davvero la safety car davanti al gruppo quando piove e le strade sono strette e siamo appostoDoh
 
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#29
Meglio che stia zitto e pedali, altrochè. D'ora in poi facciamo il Tour de France con 21 tappe nelle autostrade Francesi così sarà contento. Meglio iniziare a pedalare Fabian, dato che non è che sia una stagione da ricordare Rolleyes
 
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#30
Quello che pensa lui conta poco poco. E' un brutto Tour e una delle cause principali sono i suoi capitani e la sua squadra in generale. Le stradine e la pioggia non fanno che renderlo spettacolare per il pubblico, se poi Andy non è capace di andare in bicicletta Cancellara non trovasse scuse...
Stradine e discese...ma lui non ha vinto due volte la Parigi-Roubaix sui sassi? Allora quella corsa andrebbe eliminata subito dal calendario, come Fiandre, Liegi, Freccia, Amstel...
 
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#31
ma che facesse meno il difensore del diavolo e pedali, gli altri non si lamentano e lui sì, se non hai voglia di pedalare in quelle strade prendi la macchina e vattene a casa
 
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#32
È una tattica che usava il buon (?) vecchio Riis, quando la pressione bisogna toglierla al capitano bisogna fare sparar una diavoleria da un altro big. Sisi
 
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#33
Ieri non ha brontolato???

Ah bhè,se i fratellini traggono vantaggio dalla strada pericolosa allora non fa le sparateAsd
 
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#34
Cancellara, sei ore in ospedale per la puntura di un'ape
Giornata di paura per Fabian Cancellara: il campione svizzero ha trascorso infatti sei ore in ospedale a causa della puntura di un'ape che gli ha causato una reazione allergica. A darne notizia è stato lo stesso corridore su twitter: Cancellara ha spiegato di essere stato punto in allenamento vicino all’occhio destro, che si è gonfiato fino al punto da non poter essere più aperto. Problema curato e risolto, Cancellara sarà regolarmente al via della Vuelta che scatta sabato da Benidorm.

tuttobiciweb.it
 
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#35
Fiu, che fortuna! A me un'ape ha punto nel naso e non è stato molto divertente anche perché ci ho messo ore a toglierla, bravo Fabian Heart
 
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#36
Cancellara: rivoglio il mio posto
Il ciuffo sulla fronte continua ad essere ribelle, la maglia è cambiata, ma gli obiettivi di Fabian Cancellara restano sempre quelli. Gli obiettivi di un numero uno che sta lavorando per riprendere il suo posto sul trono.

Fabian, pronto per una nuova stagione?
«Non vedo l’ora. Questa sarà per me, e non solo per me, una stagione molto importante. Abbiamo voglia di riprenderci quello che ci spetta. Sulla carta, il nostro team è il più forte del mondo, ma la strada dovrà confermare le nostre ambizioni. I due primi ritiri, tra cui quello di Calpe, hanno già dimostrato l’importanza del lavoro svolto da Johan Bruyneel. E poi, quando si ha il lusso di avere all’interno del proprio team gente come Chris Horner e Andreas Klöden, lo staff ha solo l’imbarazzo della scelta per le gare come il Tour».

Nel 2010 hai vinto il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix. Nel 2011 non sei riuscito a ripeterti: quanto ti è bruciato?
«Molto, perché perdere non fa mai piacere a nessuno, soprattutto ad atleti come me che sono abituati a vincere. In ogni caso, non posso rimproverarmi nulla, perché in entrambe quelle corse ho dato il 110%. Non è mai facile ave­re il peso del pronostico: tutti ti curano, ti marcano, ti osservano. Io penso di essere stato molto forte, ma spesso per vincere tutto ciò non basta. E quest’anno spero di riuscire a dare altrettanto».

Quest’anno gli organizzatori del Giro delle Fiandre hanno deciso di cambiare il percorso: ti piace quello nuovo?
«Il Vecchio Kwaremont piazzato al chilometro 255 invece che al 160° farà molto male e resterà nelle gambe di tanti corridori. Sarà questo il nuo­vo punto nevralgico, di una corsa che resta durissima e affascinante. Il pavé del Kwaremont è molto irregolare ed è certamente più difficile del Mur di Grammont o del Bosberg. Per gli ap­pas­sionati, in ogni caso, non cambierà un granché: questa corsa re­sterà la fe­sta del ciclismo».

Johan Bruyneel, il tuo nuovo team manager, ha detto che la squadra per le classiche del nord costruita attorno a te è molto forte: sei d’accordo?
«La squadra è stata sicuramente rafforzata, questo è innegabile. Anche se, se­condo me, l’assenza di un corridore co­me Stuart O’Grady si farà sentire».

Ma l’arrivo di Rast e la scelta di dirottare Popovych verso le classiche potrebbero ri­velarsi vincente.
«Lo penso anch’io. Sia Rast che Po­po­vych sono due ottimi corridori che han­no già dimostrato una grande attitudine per questo tipo di corse e la loro esperienza è senza ombra di dubbio importante. E poi non avrò solo loro due, ma anche corridori come Wagner e Irizar che sapranno farsi valere».

Quindi, tutto bene...
«Ogni anno è diverso dall’altro. Il 2011 è stato davvero difficile, per mille e più motivi. Al Fiandre Poosthuma cade, O’Grady non è al meglio, così mi ritrovo in pratica solo. Di contro, la BMC scol­lina sul Mu­ro con 6 o 7 corridori, ma alla fine raccoglie poco più di niente. In una corsa così importante e selettiva, spesso la differenza la fa proprio il fattore fortuna: ti deve sempre girare tutto alla perfezione. Con Poosthuma e O’Grady in condizione di fare il loro lavoro, non so come sarebbe andata a finire».

Gilbert e la sua BMC sono i numero uno le classiche?
«Potenzialmente hanno 6 o 7 corridori che possono vincere il Fiandre. Ma va­le anche per loro lo stesso discorso fat­to in precedenza: come arriveranno a queste corse? Con quale condizione? Loro saranno in ogni caso il punto di ri­ferimento per tutto il gruppo nelle cor­se del Nord, ma noi non siamo da meno».

Secondo te, come si gestisce una squadra con tanti big?
«Io sono in una buonissima squadra e i big non mancano, ma questo non è un problema. Se ti riferisci alla BMC, francamente non so se tutti nel team svizzero-americano sono pronti a sacrificarsi per il bene comune. Inoltre, per crea­­re un certo feeling tra grandi corridori occorre anche tempo. Loro di tem­po a disposizione ne hanno poco, non so cosa riusciranno a fare».

Quale sarà il tuo programma per arrivare alle classiche nella forma ideale?
«Seguirò la stessa programmazione del 2011. Quindi inizierò con il Qatar, poi farò Giro dell’Oman, Eroica, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo prima di andare al Nord con il GP E3, che sarà per me l’ideale per rifinire la preparazione in vista del Giro delle Fiandre».

Qual è la bellezza e il fascino di queste corse?
«La Parigi-Roubaix, che ho vinto an­che nel 2006, è forse la gara che più mi esalta, anche se è difficile fare un confronto con il Fiandre, perché nel loro genere sono davvero uniche. Quello che richiede fisicamente l’In­fer­no del Nord ad un corridore è davvero indescrivibile: il fisico di un atleta vie­ne messo a dura prova, tutto il suo cor­po è messo alla frustra. Ma questa però è la bellezza della Roubaix».

Un anno fa sei stato grande protagonista anche alla Sanremo. È un obiettivo?
«È un obiettivo che ho avuto la fortuna di centrare, quindi sarebbe bello ripetersi. Tutto dipenderà da come uscirò dalla Tirreno-Adriatico. In ogni caso, anche questa corsa per me resta speciale, soprattutto per la lunghezza della gara: unica al mondo. E poi in ottica classiche del Nord è strategica».

È vero che quest’anno potresti puntare anche all’Amstel Gold Race?
«Probabilmente sì, è una gara che mi solletica la fantasia. In ogni caso dovrò prima valutare la mia condizione alla vigilia della classica olandese».

Vuoi scommettere su altre gare?
«I Giochi Olimpici saranno il mio se­condo obiettivo della stagione. Sto la­vorando duramente con la squadra per avere una base ottimale in ottica olimpiadi di Londra. Più fondo avrò e più avrò possibilità di mantenere la forma il più lungo possibile».

Il Tour de France ti aiuterà per preparare i Giochi Olimpici?
«Innanzitutto andrò al Tour per aiutare Andy e Frank. Poi è chiaro che disputare una corsa come il Tour in prossimità delle Olimpiadi sarà sicuramente un vantaggio: non solo per me, però».

Tony Martin è indicato come il tuo avversario numero uno.
«È così: Tony sarà il mio rivale principale. Lo sarà per tutte le gare in cui ci affronteremo. La scorsa stagione, Tony è stato più forte di me: ha lavorato be­ne, sicuramente più di me, curando i dettagli. Ma dopo quattro o cinque stagioni, nelle quali ho reso più del previsto, per me è stato difficile rimanere su altissimi livelli. Però so perfettamente quello che devo fare per riprendere il mio posto».

Importante sarà anche gestire la pressione che questi grandi appuntamenti genereranno.
«In questi anni ho imparato a gestire bene la pressione e lo stress. So cosa significhi vincere una medaglia olimpica. Nel 2008 ho vinto l’oro della crono e l’argento nella prova in linea: anche quest’anno ho grandi aspettative, e la pressione non mi farà certo tremare le gambe. A me non tremano quasi mai».

Sei cresciuto nel vivaio della Mapei con tanti ragazzi che sono poi divenuti campioni: quest’anno Johan Bruyneel ha creato una squadra Continental sulla falsa riga di quel progetto che per certi versi fu rivoluzionario. Cosa ne pensi?
«È una bellissima iniziativa. Johan è uno che è abituato a guardare avanti, a programmare, a progettare e questo team di giovani talenti va in questa di­rezione. Il ciclismo ha bisogno di queste iniziative. Guardate quello che sta facendo il calcio: squadre blasonate come il Manchester United o il Bar­cellona hanno settori giovanili che sposano in pieno progetti della prima squadra, la nostra Continental affidata all’esperienza di Adriano Baffi, dovrà fare la stessa cosa. Far crescere con gradualità giovani talenti, che devono imparare a respirare fin da subito la filosofia della prima squadra».

Come giudichi il ciclismo italiano?
«Ha vissuto momenti di grandissima gloria, ora sta vivendo quello di un naturale cambio generazionale. Quan­do ero giovane, c’era gente come Bet­tini, Bartoli o Bortolami che dominavano. Oggi tutto sembra perso ed è difficile per me dare una risposta. Forse è una questione di soldi. Però vedo se­gnali di risveglio, non tutto è perduto e il ciclismo italiano ben presto tornerà a recitare il ruolo che gli compete. L’I­ta­lia ha sempre avuto grandi corridori e grandi corse come la Sanremo, il Giro d’Italia e il Lombardia. Adesso, c’è anche la Monte Paschi Strade Bianche che ogni anno cresce, che mi piace molto e nella quale voglio tornare ad essere protagonista. Il ciclismo italiano è storia e la storia si ripete, con i propri corsi e ricorsi. Vedrete, per voi sta tornando il sole…».

Pensi di potere vincere un giorno tutte le Classiche?
«È un sogno che è diventato l’obiet­tivo della mia carriera. Ma definirlo un sogno è sbagliato, perché i sogni sono cose irrealizzabili, io ho invece dei desideri, degli obiettivi, e io sono convinto che prima o poi una Liegi o un Lombardia sarò in grado di vincerli. Lo stesso discorso vale per il record dell’ora: non so quando, ma lo tenterò, questo è sicuro. I sogni sono desideri: realizzabili. E questi li realizzerò tutti. Vedrete».

di Jerome Christiaens
per il mensile tuttoBICI di Febbraio - www.tuttobiciweb.it
 
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#37
Ha una sicurezza di sé stesso veramente incredibile, forza Fabian!!!
Comunque sarà veramente dura gestire la BMC, devono inventarsi qualcosa per evitare situazioni analoghe a quelle dell'anno scorso... vincere la Liegi per lui purtroppo la vedo veramente dura
 
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#38
A distanza di un anno, cambia il tema della gara, non cambia il risultato alla Sanremo.
Secondo me, però, quest'anno può affrontare le classiche del Nord con una tranquillità maggiore: la squadra mi sembra più affidabile rispetto a quella dell'anno scorso; al Fiandre -e soprattutto alla Roubaix-, considerando anche come ha perso queste corse l'anno scorso, questo potrebbe rivelarsi un fattore decisivo.
 
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#39
Per quanto riguarda il record dell'ora e da tempo che penso che lui possa batterlo, come mi chedo come mai non faccia anche il ciclismo su pista, con le sue gambe potrebbe vincere anche li.
 
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#40
No, non roviniamocelo con la pista, per carità. La pista serve per far "fare l'occhio" ai giovani corridori, e al massimo agli scarsoni su strada che comunque hanno un ottimo spunto veloce, o ai Malesi e Cinesi...

E comunque in linea di massma sono d'accordo con Huck Finn, anche se oggi ho visto solo il Popo per gli Shack davanti al gruppo Confuso
 
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