Raramente la scomparsa di un personaggio pubblico mi ha colpito così tanto. Sarà che leggevo su Superbasket del figlio di Bryant, al quale tanti pronosticavano un grande futuro. Quel bambino ha avuto il tempo di crescere, di diventare un campione, di vincere anelli e ori olimpici, fino a diventare una vera leggenda, del basket e dello sport in generale.
Colpisce l’ampiezza mondiale del cordoglio, sincero, traversale, profondo, e dalle tante parole emerge non solo il campione ma anche un uomo stimato ed apprezzato da tutti. Potrebbe sembrare molto, quasi troppo, questo dolore mondiale, condiviso e diffuso, eppure appare poco in confronto alla perdita, alla statura della leggenda. Perché? Forse è perché tutti abbiamo volato, almeno qualche istante, seguendo quella palla che volava verso il canestro… Tump… Flomp… Magia.
Trovo persino un ponte tra il giorno della memoria e il cordoglio per la scomparsa di una leggenda dello sport, sport che unisce, che appassiona, che incanta, che attraversa popoli e terre, in enorme antitesi agli orrori, alla sopraffazione, alla crudeltà, all’uccidere.
Grazie Kobe per averci regalato tanta magia.