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Christopher Froome
Gran Bretagna, Froome "ufficiale dell'Impero"
La regina Elisabetta premia il re del Tour

Per la Gran Bretagna è l’appuntamento tradizionale di Capodanno: stiamo parlando dei riconoscimenti che la regina Elisabetta II assegna ai campioni dello sport.
Tra loro quest’anno anche Chris Froome che è stato nominato Ufficiale dell'Impero britannico, dopo essere divenuto il primo suddito di Sua Maestà della storia conquistare per due volte la vittoria al Tour de France.
Froome si è detto «estremamente orgoglioso» del riconoscimento che lo porta ad affiancare campioni del pedale come Chris Hoy e Bradley Wiggins.
L'ordine cavalleresco di cui farà parte Froome è stato fondato nel 1917 da Giorgio V. «Lo rietngo un ulteriore riconoscimento per il ciclismo e il coronamento di questa fantastica stagione. Tutto questo non sarebbe possibile senza l'aiuto dei miei compagni di squadra, degli allenatori e, naturalmente, senza l'amore e il sostegno della mia famiglia» scrive Froome sul sito del Team Sky.

Gli altri sportivi insigniti di onorificenze quest’anno sono il fantino Tony McCoy e il campione del mondo di motociclismo e di Formula 1 John Surtees, poi Denis Law, stella del Manchester United nel 1960 e Francis Lee campione d'Inghilterra con il Manchester City nel 1968: sono stati tutti nominati Comandante dell'Ordine dell'Impero britannico.

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Sky, Froome rinnova fino al 2018
Ha scelto Port d’Alcudia, isola di Maiorca, per dare l’annuncio che era da giorni nell’aria. Chris Froome, leader del Team Sky resterà fino alla fine del 2018 con il team nerazzurro. Il sudafricano punta, senza tanti giri di parole, al suo terzo Tour de France e all’oro olimpico di Rio. Per lui l’esordio agonistico è fissato a inizio febbraio in Australia all’Herald Sun Tour e non dovrebbe essere né alla Parigi-Nizza né alla Tirreno-Adriatico. «La squadra è stata fondamentale per i miei successi, è stata una decisione facile», ha detto il re dei Tour 2013 e 2015. «I loro valori sono i miei - assicura il corridore inglese -. Io sono orgogliso di correre per una squadra che ha dimostrato che si può vincere le più importanti corse al mondo in modo pulito».

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Le scelte di Froome
Come cambia il lavoro del britannico secondo gli obiettivi

Un’ambizione troppo grande per poter essere confessata esplicitamente e il lavoro di ogni giorno, ora, minuto, consacrato a realizzarla. Nella testa di Chris Froome non c’è “soltanto” la maglia gialla del Tour de France, già sua nel 2013 e nel 2015: l’anno olimpico, e una cronometro a dir poco arcigna che sembra disegnata per uno come lui (non a caso Tony Martin lo ha indicato come il grande favorito), gli permettono di fare più di un pensiero all’oro a cinque cerchi. Non è impossibile. Anzi: magari si tende a dimenticarlo ma quattro anni fa riuscì. E riuscì a un certo Bradley Wiggins, che di Froome doveva essere - era - connazionale e compagno di squadra, in realtà si detestavano neanche troppo cordialmente. La storia dice: 2012, Wiggo primo a Parigi e poi, una settimana scarsa dopo, oro olimpico a cronometro. Nel 2016 dopo la capitale francese a Froome toccherà Rio de Janeiro. Ha già detto, dal ritiro invernale di Sky a Maiorca: «Se devo scegliere, prendo la terza maglia gialla, perché il Tour è il Sacro Graal dei ciclisti». La realtà però racconta di un doppio lavoro per un doppio obbiettivo, reso particolarmente gustoso dalla possibilità di eguagliare l’impresa del grande nemico. A cominciare dalla scelta del programma, dopo l’esordio d’inizio febbraio all’Herald Sun Tour, in Australia.

INTENTI. «Ho scelto di correre di meno all’inizio di stagione - spiega Froome, che in autunno è diventato papà di Kellan - per cercare di arrivare più fresco nella fase centrale che è cruciale, con i Giochi dopo il Tour. Penso che in Francia il mio rivale più pericoloso sarà Quintana. Avrà 26 anni e sarà più forte di quanto abbiamo visto finora. Poi c’è Contador, che non avrà il Giro d’Italia nella gambe e allora sarà davvero un contendente serio. Mentre il vostro Aru, beh, è vero che sarà al debutto ma mi sono già scontrato con lui alla Vuelta. È forte in salita e fortissimo nella testa. Non lo considero un semplice outsider, ma una reale minaccia».
È anche vero che Sky, stante la volontà di diventare indiscutibilmente il team numero uno al mondo, ha completato una campagna acquisti importante, af­fiancando a Froome due come Landa e Kwiatkowski.
«Se c’è spazio per tre stelle così? Ma una squadra come la nostra ne deve avere 20 di stelle. C’è anche Geraint Thomas, che per buona parte dell’ultimo Tour è stato in lotta per il podio. Io e lui nei tre sarebbe stato lo scenario dei sogni. Ci riproveremo. E non temo che possa diventare un problema, quanto successo con Wiggins (Chris fu secondo nel 2012 al Tour dietro il Baronetto non senza attriti, ndr) non si ripeterà. Il rapporto tra me e G (così in squadra tutti chiamano Thomas, ndr) è diverso».

PAPÀ. E non è da trascurare la motivazione venuta dalla recente paternità: «Sì, è cambiato tutto. Adesso, non si tratta di correre semplicemente per me, i compagni, la squadra. Ora devo avere veramente una ottima ragione per al­lontanarmi da casa e perdermi dei giorni in cui mio figlio cresce».
E anche la psicologia gioca la sua parte.
«Ho molta più fiducia in me stesso rispetto a quella che avevo nel 2014, quando cominciava la mia prima stagione da vincitore in carica del Tour de France. Diciamo che due anni mi sentivo come se avessi il peso del mondo intero sulle mie spalle. Invece stavolta ho due anni in più di esperienza e ho già provato che un Tour non l’ho conquistato per caso, visto che è arrivato il bis. E non credo che il miglior Froome si sia ancora visto. Sento di potere ancora migliorare in molti aspetti. Per esempio, sulla posizione a cronometro, a cui ho dedicato molto tempo. Ho vissuto un periodo eccitante, come sempre sono i giorni prima di iniziare a correre di nuovo, perché hai voglia di farlo, non vedi l’ora che quel momento succeda».

AMORE. «È il mio amore. La mia vita. La mia passione». Michelle Cound lo ripete come un mantra, quando si tratta di definire in poche parole il rapporto con il marito Chris Froome. Non molti sanno che la Cound, gallese, si era trasferita in Sud Africa con la famiglia quando aveva cinque anni, e soprattutto che conobbe Froome attraverso la comune amicizia del sudafricano Daryl Impey, allora compagno di Chris alla Barloworld. Fotografa e manager del marito (si sono sposati a sorpresa a fine 2014, ndr), si può dire che sia lei a “portare i pantaloni” in casa, e non si è fatta problemi a difendere Froome da polemiche e sospetti: «Ehi giornalisti, il fatto che Lance Armstrong fosse uno psicopatico non vi dà il diritto di trattare Chris come un punching-ball», disse durante un Tour. La nascita di Kellan, il primogenito, ha inevitabilmente cambiato i ritmi familiari anche se mamma e figlioletto hanno di recente seguito almeno una parte dell’allenamento in Australia di papà, prima del debutto stagionale.
«Quando ci sono mi piace aiutarla con il bambino - ha detto Froome -, però lei è bravissima e se si tratta di svegliarsi di notte ci pensa lei affinché io possa riposare bene e essere pronto per gli allenamenti».

PROGRAMMAZIONE. Niente è lasciato al caso nella programmazione di Froome. Prendete ad esempio il rinnovo del contratto (scadeva alla fine del 2016, ndr) con Sky, che adesso arriverà fino al 2018 rendendolo un vero e proprio corridore bandiera, visto che Froome è approdato nello squadrone britannico alla nascita, nel 2010. Una cosa non certo comune nel ciclismo contemporaneo. Era scontato che ampliasse la durata - lo immaginate forse con una qualsiasi altra maglia? - però il fatto di averlo annunciato a inizio anno toglie ulteriori pensieri alla mente della maglia gialla in carica, permettendogli di concentrarsi soltanto sul lavoro. Quanto alla cifra, secondo fonti bene informate si tratterebbe di un record per il ciclismo, visto che Froome guadagnerebbe 4 milioni all’anno non di euro ma di sterline, al cambio oltre 5 milioni di euro. Quindi di più anche di Nibali, Quintana, Contador e l’iridato Peter Sagan, cui Oleg Tinkov aveva fatto ponti d’oro quando si era trattato di ingaggiarlo.

La preparazione di Froome non è un monolite. Ci sono dei principi base, uno dei quali è chiaramente lo sfruttamento di una altissima frequenza di pedalata in salita, marchio di fabbrica. Altro è lo studio quasi maniacale del percorso del Tour, anche in loco: Froome aveva pianificato da mesi, e esattamente in quel punto, l’attacco a La Pierre Saint Martin, la salita pirenaica dell’ultima Boucle che gli ha permesso di acquisire sui rivali un vantaggio poi rivelatosi decisivo per la maglia gialla di Parigi. Ma a seconda degli impegni, bilanciamenti e carichi cambiano. Pren­dete l’ultimo Tour: nella crono individuale iniziale di Utrecht, quasi 14 km, Froome non era andato particolarmente bene. Solo 39° a 50” dal vincitore Dennis, 7” peggio di Vincenzo Nibali. E di certo non era un problema di forma, anzi. Il fatto è che quella era l’unica crono individuale del Tour, e Chris sapeva che non avrebbe particolarmente influenzato la vittoria finale. Così, nel 2015 aveva lavorato molto meno del solito con la bici da crono. In questa stagione, visto l’obiettivo della crono olimpica, la prospettiva cambia e non di poco. Infine, le radici in Sud Africa gli permettono di allenarsi molto oltre i 1.800 metri nei dintorni di Johannesburg, e dunque aggiunge naturalmente giorni di altura a quelli che già fa con la squadra sul vulcano del Teide.

PROSPETTIVA. Balla ancora un’ultima domanda a proposito del keniano bianco: resterà sempre Tour de France-centrico nella sua carriera? Oppure si metterà in gioco in qualche dura corsa di un giorno (vedi Freccia Vallone o Liegi-Bastogne-Liegi o Giro di Lombardia) e soprattutto al Giro d’Italia? La prima occasione sarebbe la corsa rosa 2017, a suo modo storica perché si tratterà dell’edizione numero 100 della gara Gazzetta. E - particolare curioso - il primo Tour vinto da Froome (2013) pure era il numero 100 della serie. «Lo prenderò in considerazione, sarà uno stimolo in più a pensare di partecipare. La doppietta del Giro col Tour e più difficile di quella Giro e Vuelta e anche di quella che comntempla Tour e Vuelta».

La sensazione è che dopo il Tour 2016 la situazione comincerà a chiarirsi: se Froome lo vincesse, potrebbe essere davvero solleticato dalla possibilità di arrivare a 5 ed eguagliare Merckx, Hinault, Anquetil e Indurain. A quel punto, “rischierebbe” di fare prima la corsa rosa? Non facile. Se invece non lo vincesse, sarebbe diverso e la cosa potrebbe portarlo a considerare nuove esperienze. «Dipenderà dal percorso, dalle intenzioni della squadra, da tante cose. Ma l’Italia e il Giro sono nel mio cuore». Perché le apparenze possono anche ingannare: Chris programma tutto - la raccomandazione ai cronisti di lavarsi le mani prima delle interviste per evitare i batteri dice tutto - ma di cuore nei suoi successi ce ne mette davvero tanto.

Ciro Scognamiglio, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=87551
 
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Curiosità: gli anni in cui Martin Fourcade ha vinto l'oro mondiale nell'individuale, Chris Froome ha sempre vinto il Tour de France...
 
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"Sono stanco della vita da corridore": Chris Froome annuncia il ritiro.
 
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Andare così forte al ventesimo giorno della Vuelta dopo aver corso il Tour e le Olimpiadi dall'altra parte del mondo è una cosa veramente notevole.
 
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Sky: Chris riposa, il clone lavora
Un ingegnere italiano dietro questa soluzione innovativa

[Immagine: showimg.php?cod=96045&resize=10&tp=n]
 
Mentre Chris Froome si gode gli ultimi scampoli di sole e di mare, nella fredda Trondheim c'è chi lavora per lui. Guardate bene la foro: quello impegnato in sessioni di lavoro nella galleria del vento dell’Università norvegese della scienza e della tecnologia non è il campione britannico, ma un suo clone, realizzato perfettamente sulle sue fattezze.
In sella alla Pinarello di Chris, il clone ha "lavorato" per migliorare ulteriormente la posizione aerodinamica del corridore e le soluzioni tecniche previste da tutti i partner del Team Sky.

[Immagine: c1.jpg]

Dietro questa soluzione inedita, si nasconde il genio italiano, nello specifico quello dell'ingegner Luca Oggiano. «Cinque anni fa ho completato la mia tesi di dottorato sull’aerodinamica. Da allora ho lavorato per il Comitato Olimpico e Paralimpico norvegese e con l’Adidas - ha spiegato l'ingegnere ad un quotidiano britannico - poi la scorsa estate ho ricevuto un’e-mail dal Team Sky, così abbiamo iniziato a collaborare con Simon Jones, che è il direttore dello sviluppo del Team».

tuttobiciweb.it
 
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Il prossimo anno al tour manda  il fantoccio allora  Asd Asd
 
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[+] A 1 utente piace il post di Jussi Veikkanen
Più che altro potevano spartirsi Giro e Tour Asd
 
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Programma classico per il 2017 di Chris Froome: Cadel Evans Great Ocean Race (29 gennaio), Herald Sun Tour (1-5 febbraio), Volta a Catalunya (20-26 marzo), Tour de Romandia (25-30 aprile), Critérium Dauphiné (4-11 giugno) e Tour de France (1-23 luglio).
 
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Per me prima di tentare il Giro, vorrà arrivare a 5 Tour per condividere il record con Merckx, Anquetil, Indurain e Hinault.
 
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Rischia di essere fuori tempo massimo, ammesso e non concesso che ci arrivi a 5 Tour...
 
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Verissimo però se quest'anno dovesse vincere il quarto, impossibile che non punti al quinto. Dipende abbastanza dal risultato del Tour 2017
 
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L'altro giorno pensavo ad una cosa quando qualcuno ha fatto l'elenco dei fortissimi e numerosi gregari (di lusso) Sky: la formazione portata alla Vuelta scorsa è scaturita da una serie di "emergenze" (penso a Nieve che ha dovuto fare anche il Giro, Landa che ha dato il Tour, Intxausti malato etc) che hanno portato a scegliere quei corridori oppure è frutto di una scelta politica, chi lo sa, indotta? Chi vince troppo da fastidio, specialmente dopo un Tour anestetizzato da una Sky formidabile...
 
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Indotta da chi?

No perché essendo che hanno messo il loro uomo a capo dell'UCI la tua teoria mi pare a dir poco surreale.
 
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Più che indotta avrei dovuto scrivere "consigliata".

Come scritto prima è molto probabile che abbiano dovuto puntare su quella formazione a causa di diversi imprevisti occorsi a diversi corridori però si potrebbe leggere anche nell'altra maniera, dopo aver dominato il Tour con una squadra paurosa, alla Vuelta c'era una squadra non all'altezza consideraro l'organico della Sky.

Intoppi vari uniti al valore che Sky della Vuelta (niente a che vedere col Tour) sono la spiegazione più plausibile però il dubbio a me è venuto.
 
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Sono LA spiegazione Duilio.

Dell'UCI già detto, mentre ASO sono gli stessi che al Tour sono passati sopra il regolamento appena la Sky ha minacciato il ritiro in massa della squadra dopo il Ventoux.

Nessuno, oggi come oggi, ha il potere per "consigliare" alla Sky cosa fare né, tantomeno, per indurli a fare qualcosa.
 
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Allo stesso modo escludi che all'interno della Sk abbiano potuto fare, autonomamente, una scelta simile?
 
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Questo è un altro paio di maniche, però sicuramente non fanno scelte di un certo tipo per favorire gli avversari.

Chiaramente quando tutto il clan degli spagnoli, eccetto Lopez, è venuto meno hanno preferito dare ruoli di rilievo ai più deboli, ma più freschi: Konig, Kwiatek e Kennaugh piuttosto che far fare l'accoppiata Tour - Vuelta a Poels e Thomas.

Visto come è andata si direbbe che non è stata la scelta corretta, ma non è detto che Poels e Thomas, con il Tour nelle gambe, avrebbero fatto meglio.
 
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