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La storia del Giro d'Italia
#4
<a name=TERZO></a><a href="#PRINCIPALE">Torna all'indice</a>

<p align="center">[Immagine: eddie_merckx.jpg]
Foto di Eddie Merck</p>
<b>Quarantunesima edizione: 1958</b>
E’ l’anno di Baldini, che vince il Giro e quattro tappe. Fortissimo a cronometro, andava bene anche in salita (vinse infatti anche a la Levico Terme-Bolzano, con tanto di passi dolomitici). Ma compare uno scalatore eccezionale: Federico Bahamontes, detto l’aquila di Toledo. Sbaraglia il campo in salita (vincerà sei volte la classifica della montagna al Tour), ma in discesa non sa andare: scende addirittura dalla bici. Vinse la tappa di Superga (4a). Emergono personaggi come Nino Defilippis (9a e 11a tappa: Viterbo e Scanno) e Guido Carlesi, il primo coppino, per via del naso.

<b>Quarantaduesima edizione: 1959</b>
La salita esalta un nuovo scalatore, Imerio Massignan. Nessun italiano indossa la maglia rosa. Emerge il belga Van Looy (vince a Salsomaggiore la prima tappa, a Roma, la 5a e a Rovereto la 14a). Nella cronometro di Valle Susa (19a tappa) si affaccia Anquetil che batte Baldini. Resiste Gaul che vince all’Abetone e sul Vesuvio e fa suo il Giro.

<b>Quarantatreesima edizione: 1960</b>
E’ l’anno della morte di Coppi. Il Giro va ad Anquetil su Nencini, Gaul e Massignan. Anquetil grande cronoman è battuto, proprio a cronometro nella tappa di Sorrento da un giovane tanto sconosciuto quanto di classe: Romeo Venturelli, una vera meteora del ciclismo, il giorno dopo, vittima si disse, di celebrazioni notturne, scomparve dal Giro e, praticamente, dal ciclismo. Anquetil riprende la maglia, passata sulle spalle del belga Hovenaerts, nella crono Seregno-Lecco (14a tappa, 68 km) e la porta fino a Milano. Il Giro va per la prima volta sul Gavia, il colle più terribile del Giro.

<b>Quarantaquattresima edizione: 1961</b>
Il Giro del centenario va ad Arnaldo Pambianco, romagnolo di 26 anni. Si va prima in Sardegna, poi in Sicilia, via nave. Ma a Marsala non c’è abbastanza fondo per far approdare la Capo S. Roque stracarica di corridori e mezzi. C’è un trasbordo difficoltoso su lance. Pambianco vince il Giro senza vincere una sola tappa. Toglie la maglia rosa ad Anquetil nella Ancona-Firenze (250 km, 14a tappa), con una fuga a sorpresa. E’ un Giro da scalatori, con tanto di Gavia e Stelvio in programma, ma una nevicata improvvisa bloccò il Gavia e si fece solo lo Stelvio, dal versante più dolce.

<b>Quarantacinquesima edizione: 1962</b>
Vittoria di Balmamion senza neppure un successo parziale. Gli organizzatori puntarono quasi esclusivamente su località turistiche, così la tappa di Chieti diventa quella di Valle della Rinascita; quella di Perugia: città della domenica; quella di Sestri: baia delle favole; la Belluno-passo Rolle divenne addirittura la Cavalcata dei monti pallidi. Si fa notare per la prima volta Adorni, che vince la Moena-Aprica.

<b>Quarantaseiesima edizione: 1963</b>
Più che per il bis di Balmamion (in fotocopia) questo Giro divenne famoso per la diatriba fra federazione e lega del ciclismo professionistico. Al via si presentarono due maglie tricolori (di campione d’Italia): Bruno Mealli per la federazione e Mario Fontana per la Lega. I giudici federali abbandonarono la carovana e il Giro venne fermato. A Roma ci fu una mediazione fra le parti in cui fu interessato anche il Governo (Segni). Si ripartì. La Carovana fu ricevuta da papa Giovanni XXIII nel cortile di S. Damaso. Il papa morì a Giro non ancora terminato. Balmamion, in rosa, corse con il lutto al braccio nella crono di Treviso. Si scopre il doping. Un corridore si sente male dopo un’endovenosa ed il medico della carovana Frattini protesta perché i corridori si autoinoculano chissà quali sostanze.

<b>Quarantasettesima edizione: 1964</b>
Anquetil vince tenendo la maglia rosa dal quinto al 22esimo giorno. Dietro di lui Zilioli, De Rosso, Adorni e Motta: il meglio d’Italia degli anni 60.

<a name=1965></a><b>Quarantottesima edizione: 1965</b>
Vince Adorni su Zilioli e Gimondi (che era suo gregario). Per la prima volta il Giro parte dall’estero (S. Marino). Il Giro viaggia con una grande orchestra (Gorni Kramer, Quartetto Cetra) al seguito: ad ogni tappa migliaia di persone sono interessate allo spettacolo. E’ la prima edizione in cui la cima più alta dl Giro viene battezzata Cima Coppi. Ma proprio quell’anno una slavina impedì ai corridori di arrivarci (si fermarono a 300 metri). Adorni inventa il ciclista colto, educato, buon parlatore. E’ l’anno dell’ultima vittoria italiana al Tour con Gimondi.

<a name=1966></a><b>Quarantanovesima edizione: 1966</b>
Vince Gianni Motta, l’uomo del dualismo con Gimondi. Anquetil fra indigestione di lumache e champagne già alla prima tappa. Nella seconda (Diano marina-Imperia) Gimondi fora, Motta lo attacca, ma va in rosa lo spagnolo Jmenez, favoloso arrampicatore e mangiatore. Si racconta che nella sua stanza tenesse sempre un prosciutto crudo, per mangiare in ogni momento della notte. Motta vince la Levico Terme, dominando sul terribile Vetriolo (sopra il lago di Caldonazzo) e togliendo la maglia ad Adorni. Sale alla ribalta Franco Bitossi di Firenze, irresistibile in salita quando il suo cuore glielo permetteva, costretto talvolta a fermarsi per le palpitazioni che lo costringevano su un paracarro. Divenne subito cuore matto.
Viene introdotta la Classifica a Punti, determinata dai piazzamenti dei corridori al traguardo.

<a name=1967></a><b>Cinquantesima edizione: 1967</b>
La prima volta di Gimondi ma c’è anche un certo Eddy Merckx, che vince anche la tappa (12) che arriva al Block Haus (Maiella). E’ un Giro che mette in mostra i velocisti. Michele Dancelli tiene alto l’onore degli sprinter italiani vincendo a Mantova (15); si fa vedere Zandegù, altro velocista. Gimondi è dapprima in difficoltà per via di una bronchite, poi migliora con l’avanzare della corsa. Epico un suo duello con Anquetil sul Tonale e sull’Aprica. La tappa Udine-Tre Cime di Lavaredo (19) viene annullata per irregolarità. Ci fu polemica per le spinte in salita, coinvolto anche Gimondi che prende la maglia nella tappa 21 (arrivo a Tirano).
La Classifica a Punti viene contraddistinta dalla Maglia Rossa.

<b>Cinquantunesima edizione: 1968</b>
La prima di Merckx: il ciclismo apre l’era del merckxismo e del cannibale¡. Impressionante la sua vittoria alla Tre Cime di Lavaredo (12), con la quale ipoteca il primo dei suoi 5 Giri. Nella crono di San Marino (16) vince Gimondi. Si fa avanti un nuovo sprinter, Marino Basso che vince a Imola (15). Sul Block Haus si impone “cuore matto” Bitossi.

<a name=1969></a><b>Cinquantaduesima edizione: 1969</b>
L’anno della squalifica di Merckx: il belga vince a Montecatini (3), a Terracina (7), a S. Marino (15), poi viene trovato positivo all’antidoping nella tappa di Savona. La sua squalifica dividerà l’Italia. Il Giro passa in mano a Gimondi. Bella la vittoria di Adorni nella Cavalese-Folgarida (22), ma Gimondi gli resiste bene.
Cambia il colore della maglia per la Classifica a Punti, dal rosso si passa al Ciclamino.

<b>Cinquantatreesima edizione: 1970</b>
L’impero di Merckx, che vince a St. Vincent, Brentonico e la crono di Treviso. Gimondi secondo. I plurivincitori di tappa sono sopratutto sprinter: Basso (2), Dancelli (4); ma trova spazio anche Bitossi (4).

<b>Cinquantaquattresima edizione: 1971</b>
Non c’è Merckx, ma vince ugualmente uno straniero: lo svedese (primo nella storia del Giro) Gosta Petterson: il migliore di quattro fratelli, tutti ciclisti. Sull’ammiraglia dello svedese c’è Alfredo Martini. Il Giro inizia a perdere popolarità.

<b>Cinquantacinquesima edizione: 1972</b>
Ancora lui, Merckx, il “cannibale”. Sono gli anni d’oro del belga che non ha rivali. Ci provano gli spagnoli guidati da Fuente, che sferra attacchi su attacchi in salita; ma il belga controlla e spesso va addirittura all’attacco per intimidire e fiaccare gli avversari. Vince per la terza volta la corsa rosa. Dietro di lui l’armata spagnola: Fuente, Galdos e Lopez Carril. Il primo degli italiani è solo quinto Wladimiro Panizza.

<b>Cinquantaseiesima edizione: 1973</b>
Merckx in rosa dall’inizio alla fine, dimostra uno strapotere impressionante: sei vittorie di tappa e Gimondi staccato di ben 8 minuti. Ancor più dell’anno precedente i corridori belgi monopolizzarono la corsa, aggiudicandosi 13 tappe. Ottimo terzo posto finale per il neo-professionista Giovanni Battaglin. Merckx fu il primo corridore nella storia del Giro a indossare la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa (Girardengo nel ‘19 e Binda nel ‘27 guidarono anch’essi la classifica dalla prima all’ultima tappa, ma al loro tempo la maglia rosa non esisteva ancora).

<a name=1974></a><b>Cinquantasettesima edizione: 1974</b>
Merckx non è più brillante come gli anni precedenti, ma vince ugualmente. Fatica e supera di soli 12” il giovane emergente GB. Baronchelli. Sempre lo stesso anno lo spagnolo Fuente, grandissimo scalatore, vince alle Tre Cime di Lavaredo, precedendo proprio Merckx e Baronchelli. Il belga si salvò con uno sforzo immane nell’ultimo chilometro, quello più duro.
Per la prima volta viene assegnata la Maglia Verde, che va ad indicare il leader della Clasifica dei Gran Premi della Montagna.

<b>Cinquantottesima edizione: 1975</b>
Il Giro di Fausto Bertoglio. Vince contenendo l’attacco dello spagnolo Galdos (altro mitico scalatore) nell’ultima tappa che, stranamente, si concludeva in cima allo Stelvio. Galdos vince la tappa, ma Bertoglio gli resiste e mantiene la maglia rosa.

<a name=1976></a><b>Cinquantanovesima edizione: 1976</b>
Torna Gimondi che 34 anni vince il suo terzo Giro d’Italia. Precede di soli 19″ il belga De Muinck. Terzo è Bertoglio, il vincitore dell’edizione precedente che perde la piazza d’onore nella tappa a cronometro di Arcore, decisiva per la classifica finale. Moser è quarto a 1′7″.
Dopo la Maglia Verde viene inserita la Maglia Bianca che andrà a contraddistinguere il miglior giovane del Giro.

<b>Sessantesima edizione: 1977</b>
Tutti aspettano Francesco Moser, ma vince il belga Pollentier, gregario di Maertens, che domina persino nella specialità più cara al trentino: si impone, infatti, nella crono di Binago, penultima tappa. Le prime tappe sono un duello fra i velocisti Maertens e Van Linden, ma i due rovinano in una tremenda volata al Mugello, e sono costretti al ritiro. La tappa sarà di Basso.

<i>Fonte: repubblica.it</i>
 
  


Messaggi in questa discussione
La storia del Giro d'Italia - da Francesco G. - 30-09-2010, 07:07 PM
RE: La storia del Giro d'Italia - da Francesco G. - 30-09-2010, 07:15 PM

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