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Giro d'Italia 2015 | La presentazione delle tappe
#18
Giro d'Italia 2015: Anche nella presentazione Tour batte Giro
Le gaffe, lo streaming ballerino: come sta davvero RCS?
Alle volte ci chiediamo perché si debba considerare il Tour de France superiore al Giro d'Italia. La risposta è in presentazioni come quella a cui abbiamo assistito oggi: se su percorso e protagonisti si può stare a disquisire, i paragoni tra le due macchine organizzative sono impietosi. Lo stato di salute di RCS è da parecchio tempo instabile ed i sintomi di problemi interni non da poco sono visibili a tutti. Questo dà l'idea d'inficiare sulla qualità del prodotto Giro, o almeno di come lo si confeziona.

La presentazione è avvenuta al Palaghiaccio di Milano. Il contesto è ovviamente elegante e i corridori, per lo più invitati sfruttando la vicinanza col Lombardia, ce la mettono tutta per presentarsi diversi dal solito. La stella è Alberto Contador, che in giacca e cravatta diventa il sosia del parlamentare M5S Luigi Di Maio, accompagnato dal suo datore di lavoro Oleg Tinkoff, che per il tono delle boutades e per le continue sfide lanciate a destra e sinistra calza invece a pennello nel ruolo del Beppe Grillo della situazione (anche se Riis non ha proprio una capigliatura da Casaleggio). Il premio Come ti vesti? è stravinto con applausi scroscianti da Rigoberto Urán, convinto di essere un coniglietto di Playboy (a quanto pare il papillon rosa fa parte del corredo da testimonial per la lotta contro il cancro al seno), una prestazione hors catégorie che non si vedeva dai tempi di Riccardo Riccò. E niente male si presenta Domenico Pozzovivo, vestito da meteorologo inviato in una località nella quale sta per abbattersi un uragano (però con cravatta). Terzo posto per Nacer Bouhanni, il quale da vero bad boy ripudia l'abito da cerimonia e si presenta con una giacca a jeans degna di un qualunque dipendente di una segheria. Nell'ordinario gli abiti di vari Aru e Kwiatkowski mentre i Reverberi boys sfoggiano un look impeccabile, nonostante non siano al centro dell'attenzione, capeggiati da un Manuel Bongiorno che sfoggia le sue origini meridionali mantenendo una posa elegante degna del testimone di nozze di Pirazzi.

A condurre la presentazione c'era il direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti. Un personaggio più simile ad un manager che ad un giornalista, visto il numero di testate che ha girato come direttore. La sensazione che dà, da sempre, quelle volte che la sua strada incrocia quella del Giro, è sgradevole: è proprio quella del dirigente che deve trattare il prodotto e presentarlo agli stakeholders, ma «veloce che alle 18 ho appuntamento coi giapponesi al Pirellone». Ricordiamo che Andrea Monti è l'uomo sotto il quale Gazzetta sta aprendo le porte al mondo delle scommesse, cosa che ha fatto imbufalire i giornalisti (e dire che dopo le trasformazioni avvenute durante le dirigenze Calabrese e Verdelli era difficile fare peggio). Questa volta la presenza di Monti è stata però più intensa e possiamo capire che vista l'assenza di una diretta televisiva si possa anche evitare di affidare una presentazione a qualche presentatore navigato (il nostro vanta una breve esperienza da conduttore su LA7), ma Monti dimostra di non essere propriamente un mattatore quando Chiara Francini, madrina del Giro (anche l'anno prossimo? Non si sa...) afferma che «ci sono tanti direttori bravi in giro, e poi c'è Andrea Monti». Senza che lo stesso capisca di esser stato oggetto di un dileggio (volontario? Boh! Quando si tratta di eventi legati al ciclismo il fantasma di Beckett aleggia sempre).

È solo la prima di una serie di gaffes che anima la presentazione. Partendo da un Cadel Evans che dovrebbe essere l'invitato speciale: bollato da un "informatissimo" Monti come già ritirato (non è proprio così), Cadel ci tiene davvero a togliersi dalle scarpe i sassolini della tappa di Val Martello, facendo non proprio bella pubblicità al Giro (fosse successo sul palco del Tour, Prudhomme sarebbe salito in direttissima per mangiargli la faccia), passando poi per il video di presentazione delle tappe, dove Madonna di Campiglio viene presentata come una salita «tanto cara al Pirata» (sic), un'apoteosi dello sgradevole degna di un film di Leslie Nielsen. E non è finita qui, perché quando sale in cattedra Pier Bergonzi, anziché approfittare di un qualche traduttore (che con tanti giovani senza occupazione, magari sarebbe anche una buona azione), sfoggia il suo multilinguismo un po' schizofrenico, parlando col presidente dell'UCI di una non meglio precisata maledizione («Mr. President, what do you think about this curse?») e intervistando discretamente Nacer Bouhanni in francese, peccato però che non sappiamo cosa si siano detti, visto che al Nostro è mancata la premura di tradurre.

A tutto ciò aggiungiamo una diretta streaming a livelli amatoriali, saltata almeno quattro volte durante la presentazione, che avrà stizzito non poco lo sparuto pubblico da casa. Ben lontani i tempi in cui le cose venivano fatte molto meglio con la collaborazione della RAI. In generale, come troppo spesso capita quando si associano Italia e ciclismo, traspare dilettantismo e sciatteria ovunque: nel preparare gli interventi, le considerazioni, le domande ai protagonisti. Cosa costava informarsi sulle lingue parlate dagli atleti intervistati? Cosa costava far rileggere la presentazione a qualcuno competente, prima di registrare quell'abominio su Madonna di Campiglio? Sciatteria che la dice lunga su quanto il Giro d'Italia viaggi sul filo di un prodotto che non è amato da chi lo organizza per ciò che è, ma solo per quel che rappresenta a livello economico. Con l'eccezione di Allocchio e Vegni, che si sforzano di disegnare ogni anno un percorso sempre migliore rispetto all'edizione precedente.

Nicola Stufano per cicloweb.it
 
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RE: Giro d'Italia, svelato il percorso dell'edizione 2015 - da SarriTheBest - 09-10-2014, 05:53 AM

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