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Artista figurativo del decennio - CM Artist of the decade
#21
Testi per approfondire la storia dell'Arte

Sul piano divulgativo penso che la collana I maestri del colore I maestri della scultura editi da Fabbri tra 1964 e 1967 sia ancora oggi insuperata. 
I fascicoletti hanno però due difetti: hanno poche immagini, solo 16, ma di qualità altissima, e sono scritti spesso con un linguaggio un po' ostico per chi non ha già un'infarinatura generale di Storia dell'Arte.
Per questo motivo consiglio, prima di approcciarsi alla lettura di queste collane (composte in totale da circa 350 uscite), di leggersi un buon manuale: il migliore, secondo me, è Arte nel Tempo di Pierluigi de Vecchi ed Elda Cerchiari. Oppure, se odiate i manuali, esistono anche opere divulgative come quella di Ernst Gombrich (La storia dell'arte). 
Altre pubblicazioni interessanti di tipo divulgativo: Classici dell'Arte (sia quelli Rizzoli, che quelli usciti col Corriere della Sera tra 2003 e 2005), Art Dossier, Taschen.

Pubblicazioni che hanno fatto la storia della critica:
-Vite, di Giorgio Vasari
-Vite, di Giovanni Pietro Bellori
-Storia pittorica dell'Italia, di Luigi Lanzi
-Qualsiasi pubblicazione della coppia Cavalcaselle/Crowe
-I pittori italiani del Rinascimento, di Bernard Berenson
-Caravaggio, di Roberto Longhi
-Officina Ferrarese, di Roberto Longhi
-Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, di Roberto Longhi


I migliori storici dell'arte degli ultimi 2 secoli sono, in ordine sparso: Roberto Longhi, Giovanni Battista Cavalcaselle, Joseph Archer Crowe, John Rewald, Bernard Berenson, Kenneth Clark, Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan, Adolfo Venturi, Giovanni Morelli, Palma Bucarelli, Carla Lonzi, Giovanni Testori, Giovanni Carandente, Luciano Bellosi, Lionello Puppi, Germano Celant, Giovanni Agosti, Barbara Agosti, Evelina Borea, Alberto Martini, Giovanni Previtali, Maurizio Calvesi, Anna Maria Brizio, Rossana Sacchi, Carlo Ludovico Ragghianti, Anna Banti, Francesco Arcangeli, Alberto Graziani, Giuliano Briganti, Pierluigi de Vecchi, Tomaso Montanari, Ernst Gombrich, Erwin Panofsky, Pietro Toesca, Corrado Ricci, Salvatore Settis, Aby Warburg, Alois Riegl, Henri Focillon, Heinrich Wolffllin, Cesare Brandi, Claudio Strinati, Julius Von Schlosser, Marco Tanzi, Giovanni Romano...

Attingere con le pinze invece da: Philippe Daverio, Federico Zeri, Vittorio Sgarbi, Giovanni Carlo Federico Villa, Achille Bonito Oliva, Giuseppe Fiocco, Flavio Caroli.
 
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#22
Volete un nuovo topic sull'arte?


no
forse
 
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#23
Assolutamente sì.
 
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[+] A 2 utenti piace il post di Luciano Pagliarini
#24
No, non lo voglio perché è bastato questo per farti vincere il premio come competente in ambito extra ciclistico.

 
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[+] A 2 utenti piace il post di Paruzzo
#25
Allora stay tuned...

E pazientate che mi serve un po' di organizzazione Occhiolino
 
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#26
La fretta è una cattiva consigliera.
Non so perché non ho citato Lucian Freud (1922-2011) per i decenni 1990-99 e 2000-09.  Sweat
Faccio mea culpa.
In quei decenni il nipote di Sigmund, tedesco, ma inglese di adozione, diventa il pittore più pagato in vita. Ritrae persino la Regina Elisabetta e Kate Moss nuda, a quest'ultima tatua addirittura il fondoschiena.

Lo premio per il decennio 1990-99 perché in quello successivo la portata spirituale di Kiefer mi risulta di entità superiore.

(Dovrò fare un post apposito per Kiefer e la sua installazione al Pirelli HangarBicocca)
 
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[+] A 4 utenti piace il post di Giugurta
#27
Video dedicato alla mia community in cui parlo del mio rapporto con l'arte. Di come la intendo e degli aspetti che ritengo più appassionanti. 



 
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[+] A 1 utente piace il post di Giugurta
#28
Hai citato Lucian Freud, che ovviamente non conoscevo, e hai accennato alla parentesi realista, questo mi dà lo spunto per porti una tematica che mi incuriosisce in merito al figurativo / realismo / iperrealismo e al ritratto in particolare, sia come evoluzione sia come spazio nell'arte moderna (considero scontato che i tuoi post richiedano tempo e interesse, puoi rispondermi anche tra anni o mai, solo se e quando hai tempo, voglia e interesse). 

Hai postato il bellissimo ritratto del padre di Serodine, straordinariamente moderno per l'epoca. 

[Immagine: Serodine_Ritratto_del_padre-762x1200.jpg]

Lucian Freud, autoritratto e working at night

[Immagine: 7feabd40-f075-11e9-ad1e-4367d8281195-e15...68x768.jpg]

[Immagine: working_at_night_david_dawsonc2a92005.jpg]

Ho accennato una volta a quanto mi abbia colpito il ritratto della madre di Giacomo Balla. 

[Immagine: a8da7c87f524cd7b762ae09d1fdf6b47.jpg]


Ovviamente, per un palato poco educato, c'è una "leggibilità" di partenza che aiuta. 
 
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[+] A 1 utente piace il post di OldGibi
#29
La capacità principale del ritrattista è saper trasmettere l'umanità del soggetto ritratto. Serodine, Freud e Balla sono dei grandi ritrattisti perché riescono in questo intento. 
L'esempio più clamoroso in questo senso è il ritratto di papa Innocenzo X, di Diego Velazquez, conservato alla Galleria Doria Pamphilj di Roma. 

L'opera è geniale, poiché non sembra essere una "posa" lunga svariate ore, ma solo un momento istantaneo: quello in cui il papa ha appena scorto la lettera di presentazione di Velazquez (che tiene ancora in mano), invitandolo ad entrare nella stanza per un colloquio privato. 

Innocenzo X era un uomo piuttosto severo, tirchio, sospettoso. Lo sguardo diffidente che mostra all'artista appena entrato in sala è probabilmente mutato dopo poco, dopo aver capito che Velazquez era una delle persone più tranquille e ben disposte che si potessero incontrare sul mercato dell'arte del 1650. 
Ma Velazquez lo ha immortalato rivelando appieno il suo carattere. Non c'è alcun tipo di idealizzazione.

[Immagine: Velazquez_Innocenzo_x.jpg]
Velazquez, 1650

E' bene ricordare come il ritratto moderno nasca in terra lombardo-veneta nell'avanzato cinquecento: Giovanni Battista Moroni (1520 - 1579 circa) è il pittore bergamasco "campione" dei ritratti non idealizzati.
Prima di lui quasi tutti i ritratti sono idealizzati, irreali. Raffigurano uomini ieratici, in evidente posa. Sono ritratti freddi in cui l'umanità traspare a fatica. Raffaello è un eccezione, Botticelli la regola. 

[Immagine: 800px-Giovanni_Battista_Moroni_001.jpg]
Moroni, "Il sarto", 1570

[Immagine: Schermata-2015-02-20-a-12.48.50.png]
Botticelli (1475)

In generale, esistono grandi artisti che nel ritratto non riescono mai a specilizzarsi.
Anche tra i contemporanei: Picasso non è mai ritrattista, nemmeno quando è "figurativo". Il ritratto è semplicemente un tema che utilizza ai  fini della sua poetica d'avanguardia. 
Potrebbero quasi essere assimilati ai ritratti idealizzati i suoi, dal momento che perseguono la sua "idea" di arte. 

[Immagine: 160578377.R2H8tZVY.jpg]
Picasso, 1944


A proposito di idealizzazione...

Questo è un ritratto di bottega raffaelesca di Lorenzo de Medici (non il magnifico, ma il duca di Urbino)

[Immagine: 800px-Portrait_of_Lorenzo_di_Medici.jpg]

Idealizzato sì, ma senza estremismi

Questo è invece Lorenzo de Medici duca di Urbino, secondo l'idealizzazione di Michelangelo

[Immagine: lorenzo-duca-durbino-1.jpg?w=410&h=569]
 
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[+] A 2 utenti piace il post di Giugurta
#30
@"Giugurta"  tra Fistallone, Lucio Fontana, Jean Fofan e Tanguely chi preferisci ?
 
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#31
Lucio Fontana e Tinguely sono gli unici esistiti. 
Quindi la sfida è tra loro due.

Il colpo di genio di Fontana è stato quello di scolpire la pittura, tagliando e bucando le sue tele. Ma aggiungendoci anche sabbia, brillantini, glitter.
Come scultore puro è molto particolare: grumoso, materico, deflagrato.
Tinguely invece è sempre stato un irreprensibile dadaista: ha criticato la società meccanizzata moderna creando per tutta la carriera "macchine inutili" con mezzi di scarto e recupero.

Il suo capolavoro è l' Omaggio a New York: un enorme marchingegno costruito per autodistruggersi da solo.

Scelgo Fontana, perché era un vero maestro della scultura

FONTANA
.[Immagine: 169-cinotti806-large.jpg]


TINGUELY



 
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#32
Ma come ? Fistalloni assieme a Jocelyn e Godard ha dato il via alla corrente alternata. Facepalm
 
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#33
Tra febbraio e marzo l'artista a cui si pensa è indubbiamente Michelangelo, nato il 6 marzo 1475 e morto due settimane e tre giorni prima del suo 89esimo compleanno, il 18 febbraio 1564 (forse qualcuno di voi facendo i conti dirà "no, sono due settimane e due giorni", ma sappiate che quell'anno era bisestile Tsk). 

Questa analisi numerologica possiamo farla anche per un esimio collega di Michelangelo (sebbene dalle testimonianze a noi giunte non pare che fossero buonissimi amici): Leonardo da Vinci. Leonardo morì esattamente 2 settimane e 3 giorni DOPO il suo genetliaco (67esimo).
Piccoli giochi del destino...

La tomba incompiuta di Michelangelo

Il 25 febbraio 1547 morì Vittoria Colonna, amica e confidente di Michelangelo Buonarroti, la persona con cui più di ogni altra poteva condurre dissertazioni poetiche, filosofiche, artistiche e letterarie. Entrambi promotori di una segreta religiosità nuova e riformata, da contrapporre tanto alla chiesa di Roma quanto a quella protestante. 
Lei morì che aveva circa 57 anni, Michelangelo era allora 72enne. 

La perdita di uno dei pochissimi affetti lo portò a meditare immediatamente sulla propria morte. 
Mentre terminava gli affreschi nella Cappella Paolina in Vaticano e lavorava ai progetti architettonici di Palazzo Farnese e della Cupola di San Pietro, decise di ritagliare il suo unico impegno scultoreo per un gruppo di figure marmoree da collocare sulla propria tomba. 
Per ben otto anni, tra 1547 e 1555, si dedicò alla cosiddetta Pietà Bandini, ossia un Cristo morto sorretto da Nicodemo, dalla Madonna e da Maria Maddalena. Michelangelo scelse il proprio autoritratto per la figura del vecchio Nicodemo. A prestare il volto alla Maddalena doveva forse essere Vittoria Colonna, vista l'importanza che rivestiva la "discepola" di Cristo nella fede riformata di Vittoria.

[Immagine: pieta-bandini-1.jpg]
Pietà "Bandini" (1547-1555)

Costantemente insoddisfatto per la posa delle gambe di Gesù, l'81enne Buonarroti fu preda nel 1555 di uno scatto d'ira e distrusse il monumento. 

I frammenti furono venduti nel 1561 allo scultore Tiberio Calcagni che li ricompose aggiungendo ex novo la piccola  Maddalena sulla sinistra.

Quello che ora vediamo al museo dell'Opera del Duomo di Firenze è sostanzialmente un accrocchio. Capolavoro, ma frutto di un rimaneggiamento successivo estraneo alle volontà del genio fiorentino. 

Abbandonata la "Pietà Bandini", Michelangelo decise di ricominciare da capo il monumento per il proprio sepolcro. Scelse di nuovo il soggetto della "Pietà", ma soltanto con la Madre e il Figlio, esattamente come nel suo capolavoro più noto, scolpito quando aveva tra i 22 e i 24 anni (1497-99) per la Basilica di San Pietro. 
Opera che più di ogni altra lo rivelò al mondo.

[Immagine: pieta-768x877.jpg]
Pietà Vaticana (1497-1499)

Nella Pietà per la propria tomba Michelangelo decise però di rappresentare entrambi i personaggi in piedi, come se una madre potesse sostenere il corpo adulto del figlio morto. 

La madre di Michelangelo morì quando lui aveva solamente 5 anni e il fatto che l'artista scelga un abbraccio materno come immagine per la propria sepoltura è quasi commovente. 

Michelangelo riuscì a completare la scultura ma, insoddisfatto, si mise a rielaborarla completamente nonostante l'età incredibilmente avanzata.

Una lettera al nipote del dicembre 1563 testimonia un forte tremito alle mani.

Sabato 13 febbraio 1564 Michelangelo lavorò tutto il giorno al monumento, per poi mettersi a letto febbricitante sul far della sera. Spirò la mattina di giovedì 18 e l'opera restò in un'eterna e straordinaria incompiutezza... 

[Immagine: 800px-Michelangelo%2C_piet%C3%A0_rondani...%2C_01.JPG]
(Pietà "Rondanini", 1555-1564)

Michelangelo Buonarroti si trova ora sepolto nella chiesa di Santa Croce a Firenze, dentro una tomba che forse lui non apprezzerebbe più di tanto, essendo in buona sostanza una rielaborazione stanca e priva di mordente di suoi modelli, uniti in un progetto da Giorgio Vasari, ma messi in opera da maestranze non eccezionali.

[Immagine: Centinaia-i-donatori-per-il-restauro-del...00x600.jpg]

Michelangelo e Milano. Il monumento al Medeghino. Il ruolo di Leone Leoni.

Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, era un condottiero e soldato di ventura milanese, morto nel 1555 e sepolto con tutti gli onori nel Duomo di Milano. Suo fratello, Giovanni Angelo Medici, era un cardinale e sarebbe diventato papa nel 1559 col nome di Pio IV. 

Il primo intervento politico di Pio IV fu di commissionare una bella tomba per il fratello maggiore. Chiamò ovviamente il vecchio Michelangelo ad eseguire il compito, il quale - impegnato com'era per la propria tomba - declinò l'offerta e raccomandò un altro scultore toscano: il fumantino Leone Leoni (Arezzo, 1509 ca. - Milano, 1590).

[Immagine: Gian_Giacomo_Medici_grave_in_Milan_Duomo.jpg]
Leone Leoni, Monumento funerario a Gian Giacomo Medici, 1560-63, Duomo di Milano

Leone Leoni due decenni prima si era fatto alcuni anni di lavori forzati nelle galere pontificie per aver aggredito e sfregiato il gioielliere personale del papa (Paolo III Farnese all'epoca).

A riabilitarlo agli occhi della corte pontificia fu anche la raccomandazione di Michelangelo, a cui Leone fu estremamente grato, tanto da regalargli una medaglia nel 1561, forse in occasione del compleanno. Errore fatale però sull'età incisa nella medaglia: 88 invece di 86  Asd

[Immagine: medaglia.jpg]

Sul Recto della medaglia il profilo schiacciato (per un pugno ricevuto da adolescente) dell'anziano maestro; 
sul verso c'è invece un vecchio mendicante cieco guidato da un cane. 

Simbolicamente è quanto di più vicino ci sia alla filosofia di vita di Michelangelo.

Il cieco è un pellegrino il cui obiettivo è il raggiungimento di un fine ulteriore, ultraterreno. E' cieco poiché coi soli mezzi del suo corpo non può andare da nessuna parte, gli occhi lo fermerebbero ad una dimensione meramente mondana e contingente. Il cane invece simboleggia la Fede che guarda per lui, portandolo verso un qualcosa di cui non è possibile avere conoscenza durante la vita.

Il paradosso di Michelangelo è stato sempre quello di voler estrarre dalla materia grezza ciò che andava al di là del contingente, estrarre l'idea stessa di perfezione. Battaglia persa in partenza poiché non è possibile ridare la vista a quel cieco pellegrino prima della sua morte...  e dunque della sua ascesi.
 
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[+] A 6 utenti piace il post di Giugurta
#34
Anticipo che questo mio intervento non è basato su fonti scritte che tengo ora sottomano, ma su una lezione da me ascoltata molto attentamente all'Università, ormai 4 anni fa.
Chiedo venia per eventuali inesattezze.


P. P. P. e la Storia dell'Arte

Non posso in alcun modo dire di conoscere l'opera e il pensiero di Pier Paolo Pasolini, nato il 5 marzo di 100 anni fa. Infatti non ho ancora letto un suo libro e quando mi sono trovato a visionare le sue pellicole sono rimasto spesso deluso per non dire interdetto.
Ammetto il mio limite: io non capisco (per il momento?) Pier Paolo Pasolini e di lui ho apprezzato soltanto "La Ricotta". 
Uccellacci e Uccellini, Edipo Re, Il Vangelo Secondo Matteo, Teorema, I racconti di Canterbury e Salò o le 120 giornate di Sodoma li ho visti senza capirli e conseguentemente senza apprezzarli.
Il documentario "Comizi d'amore" è invece un pezzo fondamentale per comprendere la storia culturale dell'Italia e non posso non citarlo in questa sede.

Pasolini tuttavia stava per diventare uno storico dell'arte, forse sarebbe anche vissuto più a lungo con questa professione.
Cercherò ora di raccontare la storia del suo rapporto con l'arte...

Siamo nell'estate del 1943 e il 21enne Pasolini è sfollato a Casarsa, in Friuli, terra d'origine della madre. Sta studiando, con ottimi risultati, alla facoltà di Lettere dell'Università di Bologna e deve pensare su quale argomento scrivere la tesi di laurea.
Folgorato dalle lezioni dello storico dell'arte Roberto Longhi decide di rivolgersi a lui tramite una lettera nella quale espone 3 possibili temi degni di un approfondimento...

Il primo è dedicato alla pittura emiliana contemporanea, e soprattutto alle figure di Giorgio Morandi e Filippo De Pisis.

[Immagine: de-pisis-milano-590x393.jpg]
F. De Pisis, Natura morta

Il secondo è invece rivolto all'approfondimento di un poco noto pittore friulano: Pomponio Amalteo

[Immagine: uc-pomponio-amalteo-0.jpg]
Pomponio Amalteo, Ultima Cena, Udine. 

Il terzo argomento è sicuramente quello più bizzarro: la Gioconda Nuda.

[Immagine: DSCN8612-Exposure.jpg]
Imitatore di Leonardo, Gioconda Nuda

L'idea di "spogliare" l'immagine della Gioconda è ricorrente in molti imitatori di Leonardo da Vinci, soprattutto francesi, cioè quelli che la Gioconda reale potevano più facilmente vederla dal vivo, essendo stata trasportata oltralpe da Leonardo stesso durante il suo ultimo trasloco, che lo vide nel 1517 (due anni prima della morte) andarsene da Roma al Castello di Amboise, al servizio del Re Francesco I. 

Una di queste "Gioconde Nude" era posseduta a Roma da un collezionista amico personale del giovane Pasolini.

Longhi, appena riceve queste proposte di tesi, rimane abbastanza turbato dall'ultimo argomento. Longhi giudica la Gioconda nuda un soggetto estremamente triviale e non apprezza il fatto che un suo studente lo abbia scelto come possibile argomento per la tesi.

Sappiamo queste opinioni di Longhi grazie ad un carteggio pubblicato che vede uno scambio opinioni con Carlo Ludovico Ragghianti, giovane storico dell'arte all'epoca suo amico e collaboratore. 
L'accademico di Bologna ci va giù pesante: definisce "pederasta" il collezionista romano amico di Pasolini, mentre allo studente affibbia l'epiteto di "dandy motorizzato".

[Immagine: Giorgio-Morandi-e-Roberto-Longhi.jpg]
Roberto Longhi (a destra) con il pittore Giorgio Morandi

Alla fine Longhi accetta la tesi sui "Pittori emiliani contemporanei".

Pasolini inizia febbrilmente a battere a macchina, ma il 1° settembre è chiamato alle armi e si arruola, pronto a partire per il macello bellico, portando con sé le pagine già battute della tesi. 
L'8 settembre, giorno dell'armistizio, è immediatamente fatto prigioniero dei tedeschi, ma riesce a scappare; di lì a poco diventerà partigiano e inizierà tutta un'altra storia...

[Immagine: pasolini-pier-paolo-libretto-smarrito-so...=600%2C313]
Pier Paolo Pasolini 21enne

Di ritorno alla normalità, Pasolini sceglie di non continuare la vecchia tesi (le cui pagine terminate erano andate perdute), per laurearsi in letteratura italiana. 

Tuttavia la passione per la materia non cesserà mai.

Per esempio ne "La ricotta" (1963) il regista ricrea due celeberrime pale del manierismo fiorentino: la deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino e il Compianto di Pontormo. 

[Immagine: CS9wT_tW4AEibU-?format=jpg&name=900x900]
"La ricotta" di Pasolini e Rosso Fiorentino/Pontormo

Nel 1975, l'anno della morte, Pasolini risiede nella stupenda torre di Chia (in provincia di Viterbo) e si dedica con una certa frequenza al disegno.
In particolare, è solito tracciare su molteplici fogli di carta il profilo caricaturale del suo professore Roberto Longhi, morto nel 1970, del quale la Mondadori ha da poco pubblicato l'Opera Completa nella celebre collana dei "Meridiani".

[Immagine: schermata-03-2457106-alle-00-53-33.png?format=1500w]
I "Meridiani Mondadori" e le caricature di Pasolini del 1975.

L'omaggio di un allievo geniale ad un maestro altrettanto geniale con il quale non era mai riuscito a comunicare veramente

[Immagine: torre-di-chia-2-696x461.jpg]
Torre di Chia, ultima residenza di Pasolini.
 
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[+] A 4 utenti piace il post di Giugurta
#35
Giugy, auspicando che i tuoi sintomi svaniscano a breve, fermo restando che puoi rispondermi tra anni o mai, a seconda di tempo e voglia, che ne pensi di Bansky (e/o della street art in generale)? 

[Immagine: banksy-street-art-graffiti-soldier-and-girl-i116468.jpg]

[Immagine: 1464070609-banksy-thug-flowers-mural-des...1464070609]

[Immagine: _108824273_chimps2.jpg]
 
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#36
Parere non richiesto - Bansky mi fa cagare
 
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[+] A 2 utenti piace il post di SeppVanMaffen
#37
Non richiesto ma gradito, almeno per me, ogni visuale allarga l'orizzonte. 
Nella mia percezione, Bansky produce opere semplici, di impatto grafico / colore molto meno potente rispetto a tantissimi spettacolari esempi di street art. Per giunta, con un significato / morale diretto, in pronta consegna, spesso facile (bambini vs guerra, ad esempio). Eppure c'è qualcosa nelle sue opere che mi colpisce. Ho poi la sensazione di una "mano" notevolissima, una capacità di tratto grafico fuori dal comune, qualcosa che va oltre la tecnica. 
 
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#38
Si chiama Banksy
 
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#39
Avevo scritto Banksy ma ho modificato fidandomi del prode GB
 
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#40
Il prode GB ha ormai un cervello con pochi mega liberi di RAM, capace di ripetere errori molte volte nonostante le correzioni apportate. Mesi fa mi ero accorto che quello che i miei occhi leggevano come Bansky era in realtà Banksy. L'ho ovviamente dimenticato... In compenso so scrivere Kruijswijk senza controllare!  Rockeggio 



P.S.: mi ero mangiato la r di Kru...  :D
 
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