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infatti io non ho mai avuto dubbi che in passato usavano sostanze OGGI illecite.
non do giudizi morali. anche oggi magari usano cose che domani saranno proibite.
è mia opinione però che ci si debba limitare a perseguire e punire gli illeciti di OGGI.
inutile andare a rianalizzare cose del 98 (e perche non 90 o 85 o 80 ecc). andiamo a vedere cosa prendevano anquetil, hinault, fignon. perché non rianalizzano tutto?
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Comunque, visto che continuate a dire che l'Epo nel 1998 era lecito, in realtà era vietato dal 1990
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ma allora perché non lo trovavano? non c'erano controlli precisi? che senso ha vietare una cosa se poi non riesci a trovarla?
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Il test è stato introdotto nel 2000 se non sbaglio, l'ematocrito era ed è tuttora un indicatore validissimo dell'Epo, però credo che non si potesse usare in sede legale come "prova" (come si utilizza ora una positività, per dire).
Il discorso di vietare una cosa che non si può provare non è banale, però anche in quest'ottica le analisi retrospettive hanno senso. Vero che l'Epo non si poteva ancora trovare nei test, ma ad esempio c'erano le perquisizioni, non per forza cercare l'Epo significa cercarlo nel sangue degli atleti
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25-07-2013, 02:53 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 25-07-2013, 02:58 AM da Carles Puyol 1.)
Cit.
Potete dire e scrivere quello che volete, potete “scoprire” post-mortem tutti gli scandali del mondo, ma io sarò sempre vicino a Marco Pantani. Non farò mai parte del folto gruppo di sciacalli che, da un giorno all’altro, lo abbandonarono.
Marco fu ucciso due volte. La prima a Madonna di Campiglio, il 5 giugno 1999, quando gli tolsero un Giro già vinto con un controllo “a sorpresa” pieno di falle. La provetta unica (dovevano essere due e il ciclista doveva sceglierle personalmente), l’anticoagulante che forse non c’era, il nervosismo degli addetti ai lavori, le rivelazioni di Renato Vallanzasca che in carcere venne a sapere giorni prima che “il pelatino non sarebbe arrivato a fine giro”. Anche i giornalisti lo seppero prima. Perché? Dietro a tutto questo c’era un giro di scommesse clandestine? E soprattutto: perché l’ematocrito di Pantani in quella provetta era del 52% (il limite massimo, al tempo, era 51%) ma sia la sera prima in hotel sia poche ore dopo a Imola era ampiamente sotto il 50%? Pantani sapeva che ci sarebbe stato quel controllo, non era scemo. Si era preparato. Oltretutto quel controllo non rivelò sostanze dopanti. Paradossalmente era un controllo per tutelarne la salute, fu fermato (due settimane: il tempo esatto di perdere il Giro) per “salvarlo” e non per punirlo. Non fu una “squalifica”, avrebbe già potuto correre al Tour (ma lo disertò per la depressione). Eppure tutti vendettero la notizia parlando di doping, fu fatto uscire dall’hotel scortato come un mafioso. E d’un tratto molti italiani, che ne avevano amato i trionfi e le rinascite dopo le troppe sfortune e infortuni (l’auto che lo investe, i gatti che lo fanno cadere), lo abbandonarono. Compresi tanti giornalisti, su tutti Candido Cannavò, che scrisse un editoriale violentissimo sulla Gazzetta (un maestro, Cannavò, ma quell’articolo era davvero discutibile).
Lo ha scritto Andrea Scanzi (non è tutto l'articolo). A qualcuno qui dentro leggere potrebbe servire a capire qualcosa (se gersh e andy si sentono chiamati in causa, ben venga)
Potete togliergli il Giro, il Tour. Potete fregarvene delle parole di sua mamma Tonina, dei giornalisti biografi (in particolare Philippe Brunel ed Enzo Vicennati) che da anni provano a sottolineare le tante anomalie nella sua vita e nella sua morte. Fate quello che volete, ma io ero e resto fedele al Pirata. Ha regalato emozioni e azzardi irripetibili. Vederlo era un rituale, era un’appartenenza. Chi non ha visto in diretta i suoi scatti in salita, non sa veramente cosa sia (stato) il ciclismo.
L’ho amato, come pochi altri sportivi. L’ho conosciuto, l’ho difeso, l’ho pianto. Ha sbagliato, come tanti. Ma ha pagato, ferocemente, molto più di quanto meritasse.
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Uci: quei nomi non andavano pubblicati
Esami svolti a puro titolo di ricerca
In questi ultimi anni il ciclismo ha voltato pagina: opggi si può correre e vincere in maniera pulita ed il ciclismo oggi possiede il più sofisticato sistema esistente di lotta al doping. Ed è in questo contesto che arrivano oggi i risultati della Commissione d’Inchiesta del Senato di Francia che riportano alla luce i risultati delle analisi retroattive sui campioni prelevati durante i Tour del 1998 e del 1999.
L’Uci era al corrente di questi esami condotti nel quadro di un programma di ricerca scientifica. Nel 2005 l’Uci stessa era stata informata del fatto che le analisi avevano rivelato la presenza di Epo in un certo numero di campioni.
I controlli retroattivi dei campioni sono stati effettuati dal laboratorio francese ai fini di ricerca e non hanno seguito gli standard dei normali controli antioping. E non sono stati rispettati i principi di anonimato che sono alla base dei normali protocolli. Questi risultati quindi non possono essere considerati come una prova legalmente valida e l’Uci non può al proposito aprire alcuna inchiesta contro i corridori coinvolti.
Considerato che non è possibile dimostrare che i corridori si siano dopati e che gli stessi non disponevano del campione B per difendersi, l’Uci considera inopportuna la pubblicazione dei loro nomi.
Quanto al resto, l’Uci studierà con attenzione le 60 proposte del Senato francese con l’intenzione di migliorare ulteriormente la lotta al doping. E ricordiamo che nel 1998 non esisteva un esame che potesse direttamente smascherare l’Epo, messo a punto solo nel 2001.
Oggi il ciclismo supera qualsiasi altra federazione per numeri di controlli a sorpresa svolti: lo scorso anno ci sono stati 14 168 controlli antidoping, dei quali 7558 in competizione e 6610 a sorpresa. 5218 sono stati gli esami realizzati nel quadro del passaporto biologico.
comunicatio stampa Uci
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A me non può fregare di meno se ora tutto questo branco di gentaglia si mette a scrivere parole vuote su Pantani facendo finta che gli interessi che sia morto, insistendo con questa ridicola tesi che il fatto che squalificarlo è stato equivalente ad ucciderlo. Imbrogliava, prendeva l'Epo, si è messo nella condizione di farsi squalificare e gli è andata male. Scoprire se è stato squalificato per altri interessi ha senso per la giustizia e per tante altre cose ma come può influire sul giudizio che si deve dare della sua carriera sportiva precedente alla squalifica? Altra cosa, tutta questa gente ora piange, sbraita e si dispera, ma dov'erano quando aveva l'ematocrito al 60% con effettivi rischi per la sua salute? Perché non gli hanno consigliato di smettere di cercare di ammazzarsi oppure magari di cercare di comportarsi in maniera corretta? Magari i soldi che portava gli facevano comodo...ora gli manca perché non porta più a casa lo stipendio.
Ultima cosa, a livello formale: tutta questa retorica mi fa venire il vomito, letteralmente
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Pantani fu trovato con ematocrito a 60 dopo l'incidente alla Milano-Torino. Questo però non indica alcunchè visto che i medici avrebbero potuto fargli qualsiasi trattamento per salvargli la vita e la gamba...
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Che palle con questa storia, il ciclismo non avrà mai pace.... Detto questo se Pantani ha superato la soglia del 50% di ematocrito è giusto che vada punito ma non ne vedo l'utilità, anche perchè allora sarebbe giusto neutralizzare l'albo d'oro di qualsiasi corsa ciclistica. Se invece avesse assunto EPO pur rimanendo sotto la soglia consentita io archivierei il tutto fossi un signore dell'antidoping, è evidente che in quegli anni la prima patologia stesse nel sistema, non si può pretendere che un corridore non si dopi se facendolo rimane sotto una soglia consentita, è come dare in mano a un ladro 500 euro e poi pretenderli indietro.
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Tour 1998-1999, non ci scordiamo i 44 campioni negativi
Quando uscì per la prima volta la questione della lista del Senato Francese, ci interrogammo sul perché far uscire solo i nomi dei positivi e non quelli dei negativi. Ci fu giustamente risposto che una non positività in quel momento non significasse obbligatoriamente che il doping non vi era stato. Risposta giustissima, come conferma Stuart O'Grady, risultato sospetto e poi reo-confesso di aver fatto uso di EPO ma scampato a due controlli, ma fosse anche se tra i seguenti nomi ce ne è uno solo che davvero non ha fatto uso di doping - in quel Tour o in quella sua carriera - questo articolo avrà avuto un senso.
Purtroppo non è stato possibile risalire ai nomi di tutti i corridori negativi (così come di tutti quelli positivi), per cui su nove (più uno incerto) campioni negativi al Tour de France 1998 e 35 (alcuni incerti) al Tour 1999 se ne possono attribuire solo, rispettivamente, sette e cinque (più due incerti). Oltre al già citato O'Grady, risultano negativi al Tour '98 anche Robbie McEwen, Jan Svorada, Maarten Den Bakker e George Hincapie (due volte); mentre l'anno successivo Marcos Serrano, Andrea Peron, Abraham Olano - che invece risulta positivo nel 1998 -, Lylian Lebreton e Gabriele Colombo, ai quali vanno aggiunti i "sospetti negativi" Mariano Piccoli e Jorg Jaksche.
Ognuno tragga le conseguenze che vuole da questi nomi, ma, come era giusto parlare dei positivi e dei sospetti, era giusto anche il ragionamento inverso.
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Se volete dare un premio a tutti quelli che non hanno mai usato Epo mi propongo anch'io
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diamo il Tour 1998 a Rinero...se non fosse che Rinero non essendo mai arrivato nei primi 3 in una tappa non è mai stato controllato
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NEMICO DEI BOVINI
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per me hanno ragione.
e per rispondere all'altra cosa si le non positività non sono non positività.
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Il prete scientista
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Beh, ovvio che tutti i genitori avrebbero fatto lo stesso.
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Zabel ri-confessa: ho preso Epo e fatto trasfusioni
«Amavo la vita del corridore, ho ceduto all'egoismo»
Dopo O’Grady e Durand, confessa anche Erik Zabel. O meglio ri-confessa. « EPO, cortisone, e poi anche doping ematico. Era molto davvero» ha spiegato l’ex corridore tedesco alla Süddeutsche Zeitung.
Nell’intervista, Zabel confesa di aver iniziato ad assumere EPO nel 1996 e di aver fatto trasfusioni sanguigne nel 2003, cosa che finora aveva sempre negato, anche nella sua precedente confessione pubblica. «Volevo continuare la mia vita da sogno, la mia vita da ciclista professionista. La amavo tantissimo, quella vita, amavo lo sport, i viaggi, tutto. Semplicemente mi facevo comandare dal mio egoismo».
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