Il Nuovo Ciclismo Supporter
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Sul finire del 2005, quando già avevo abbandonato il ciclismo come team manager, vidi una giovane correre e pedalare su prati e fango col passo e l’armonia alata. Mi impressionò. Si chiamava Marianne Vos. Contattai la mia federazione, la FCS, il mio team che, dalla mitica Alfa Lum s’era votato ad organizzare il giro di San Marino, ed ambiva, forte di dati alla mano, ad organizzare una prova di Coppa del Mondo e chiesi loro una mano per trovare uno sponsor degno e ripartire con una squadra dal niente, proprio come avevamo fatto con l’Alfa Lum. Aggiunsi che c’era un fenomeno pazzesco in Olanda, che non conosceva nessuno fra i possibili concorrenti e che, proprio perché non noto, non costava cifre: ce lo saremmo fatti crescere in casa e saremmo tornati al primo posto nel mondo con poco. Mi si disse che c’era una multinazionale di base olandese con succursale sammarinese, che poteva essere interessata, ma che bisognava aspettare il 2006 sul 2007. Risposi che l'interesse di quella azienda ed i relativi tempi, cozzavano con l'esigenza di far presto, perché la ragazzina sarebbe esplosa subito, vista l’enorme differenza rispetto alla media, ed i costi sarebbero lievitati enormemente. Mi rassegnai, ed accettai quella ipotesi che vedevo più piccola della capocchia d’un fiammifero, ma continuai ad osservare.
Marianne, nella stagione d’esordio fra le elite, cresceva di corsa in corsa. Andai a studiarmi ogni sua gara, analizzando le modificazioni su manifestazioni e quei relativi percorsi che ancora ricordavo bene. Giunsi alla convinzione che era la mia favorita per i Mondiali di Salisburgo. Esternai quelle impressioni che vedevo certezze, al mio vecchio diesse, che mi disse che ero un….”sognatore”. Niente di male, mi ero abituato: quando portai la Luperini in Sanson, nell’ambiente, mi si disse “che un tappo non faceva la storia” e quando telefonai a Joanne Somarriba (che aveva praticamente smesso) per portarla in Alfa Lum, lei stessa, viste le mie convinzioni sulla sua grandezza, mi disse che ero “loco”. Fatto sta, che il “giovin nettare di ciclismo astronomico” chiamato Vos, non solo vinse l’iride di Salisburgo, ma una acuta e onesta disamina di quella corsa, la mostrò come la più forte del lotto. Come temevo però, avendo ella uno sponsor banca, capii che era irraggiungibile. Mi rimaneva la soddisfazione dell’appassionato, che è sempre da anteporre a quella del professionista, ed aggiunsi ai miei detrattori della vigilia iridata, che era solo l’inizio. La storia ha fatto il resto.
Ceylin del Carmen Alvarado, se passerà alla strada con la convinzione che ha mostrato a dismisura nel ciclocross, diventerà la numero uno in poco tempo. Ha dei mezzi eccezionali, è scaltra e intelligente. In salita farà la differenza e d'inverno potrà continuare una buona attività sul fango. Non diventerà la Vos, che è la più grande della storia (.....e lo dice uno che nel ciclismo femminile, come team manager, ha vinto tutto), ma una big epocale certamente.