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Rebellin: «Il ciclismo è vita, l'età è uno stato mentale»
«Penso di correre ancora un anno, perché pedalare è vivere»
Coppa Sabatini, 198 chilometri, 106 corridori. Maglia arancione, bicicletta Guerciotti, dorsale 86: Davide Rebellin, 9 agosto 1971, 44 anni e due mesi.
A una donna non si chiede mai l’età, agli uomini sì, a lei sempre.
«Perché non sono una donna, ma un corridore. E per un corridore l’età ha peso, valore, significato. Comincia con una corsa di battesimo, diventa una data di scadenza».
L’età è uno stato mentale. Ma il giorno dopo la corsa?
«E’ sempre uno stato mentale. Testa, motivazione, volontà. E come ci si sente il giorno dopo, dipende dalla corsa del giorno prima: da zero a stanchi morti».
Si dice: chi non è bello a 20 anni, non è forte a 30, non è ricco a 40, non è saggio a 50, non sarà mai bello, forte, ricco e saggio.
«Bello a 20 anni: non bisogna chiederlo a me. Forte a 30: sì. Ricco a 40: no. Saggio a 50: vedremo».
Si dice anche: con gli anni crescono gli affanni.
«Non è detto. Si matura, si migliora».
Hemingway sosteneva che la saggezza dei vecchi è un grande inganno. Perché non si diventa saggi, ma attenti.
«Vero. Attenti a tutto. Attenti a tutti gli errori commessi, perché è dagli errori che s’impara».
Cicerone scriveva: “I vecchi non sanno distinguere il vero dai sogni”.
«Ma sognare è bello, sognare fa bene, sognare aiuta».
Guccini canta: “Nessuno è tanto vecchio da non credere di poter vivere un altro anno”. E pedalare?
«Ma sì, io penso di sì, pedalare ancora un anno, e pedalare è vivere».
Coppa Agostoni 2015: primo Rebellin, secondo Nibali. La gente della strada diceva: “Rebellin non si fa comprare”.
«Mi è sempre piaciuto vincere. E comunque non c’è stata alcuna trattativa. Anche a Nibali piace vincere».
La gente della strada sostiene che in tutti gli sport di alto livello non si possa fare a meno del doping.
«Non è vero. Si può. Anche nel ciclismo».
Rebellin, lo sport fa ringiovanire o invecchiare?
«Lo sport fa stare bene».
Marco Pastonesi per tuttobiciweb.it
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Perché non ci può mai essere un minimo di oggettività nel raccontare il ciclismo, sempre iperboli, metafore, retorica. Per anni Rebellin è stato un appestato, ora sembra il Cristo redento e redentore. Semplicemente è un corridore che si è dopato finché non è stato scoperto, continua a mentire e ora continua a correre perché ci riesce e in questo modo guadagna di più che con qualsiasi altro lavoro potrebbe fare. Invece no, ogni volta che un giornalista scrive di ciclismo si sente una specie di evangelista. Dopo aver chiesto lezioni di vita a Rebellin da chi andrà Pastonesi, da Costantino Vitagliano?
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Su dieci domande ce ne sono solo due che riguardano il ciclismo e sono pure domande idiote.
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Lo sguardo di Rebellin è triste anche in corsa, chissà se è dettato da uno stato emotivo o è semplicemente la sua normale espressione.
Comunque ha colpito anche me l'altro giorno quando alla Sabatini(?) due compagni provavano a portarlo avanti per imboccare l'inizio salita nelle prime posizioni, e mi chiedevo se sia stata giusta l'esclusione forzata dal Giro d'Italia, ha sbagliato lui come tanti altri non capisco questo trattamento differenziato..
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Diciamo che una medaglia olimpica ritirata per positività (mi pare sia stata la prima nella storia del nostro paese) e la relativa battaglia per dimostrare la sua innocenza lo abbia reso poco gradito in Federazione.
Anche in passato comunque i rapporti non è che fossero idilliaci: vedi la famosa vincenda dell'Argentina.
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Ancora un anno in gruppo per Davide Rebellin: nel 2016 continuerà a correre con la CCC Sprandi
Lo ha annunciato lui stesso ai propri tifosi con un messaggio su Facebook: dopo 23 stagioni da professionista, Davide Rebellin andrà ancora avanti e nel 2016 sarà nuovamente in gruppo con la formazione polacca CCC Sprandi Polkowice. «Il cuore ha sempre l'ultima parola - ha scritto Rebellin - e visto che il corpo e la testa sono pronti ancora per nuove battaglie: avanti tutta per una nuova stagione e belle emozioni da condividere assieme! Con l'entusiasmo di un bambino e l'esperienza che porta 23 anni di carriera, con i suoi alti e bassi che mi rendono più consapevole per dare il meglio di me! Grazie a tutti voi per avermi incoraggiato cosi tanto a continuare e grazie alla CCC per questa nuova avventura. Sono ancora troppo motivato e determinato per mettermi a riposo! La passione non ha età». Nel 2015 Rebellin, che ha compiuto 44 anni ad agosto, ha vinto la Coppa Agostoni e la tappa più dura del Giro di Turchia e ha ottenuto anche numerosi piazzamenti importanti, anche ad alto livello come dimostra l'11° posto finale al Giro di Polonia.
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Rebellin: "Voglio tornare grande nelle classiche delle Ardenne"
"Continuerò a correre finchè pedalare non mi pesa e mi diverto. Non voglio avere rimpianti quando scenderò di bicicletta". La voce è quella di Davide Rebellin: mentre si racconta alla platea delle Glorie Veronesi il suo viso è sereno, il suo sguardo determinato.
25 ANNI DOPO - Davanti a questi "grandi ex" delle due ruote scaligere si era già presentato quando aveva appena 18 anni: era il 1989, ancora due anni e avrebbe spiccato il salto nel mondo del ciclismo che conta diventandone attore protagonista. In questi 25 anni il mondo è cambiato, ciò che non è cambiata è, invece, la passione di Davide Rebellin: "Alla mia età devo curare i minimi particolari per essere competitivo ma lo faccio con piacere perchè è la mia passione. Non mi pesano le ore di allenamento e nemmeno i sacrifici. Ho una squadra che mi lascia tutto lo spazio che cerco e che mi sostiene, cosa potrei chiedere di più?"
Il 9 agosto compirà 45 anni eppure gli stimoli non mancano. "Ci sono tante corse che non ho ancora vinto e che mi piacerebbe conquistare" spiega Rebellin "La Coppa Agostoni, ad esempio: l'ho vinta quest'anno e prima di allora non ero mai riuscito ad impormi su quel traguardo. Gli obiettivi, certo, non fanno difetto. Bisogna solo pedalare..."
SOGNO LE ARDENNE - Salito sull'Olimpo insieme ai protagonisti degli anni novanta e duemila. Immolato nella gogna dell'antidoping, Rebellin ha saputo rialzarsi. Con umiltà, come ha sempre fatto e con tanto lavoro. Escluso dai mondiali della sua Verona nel 2004 per una scelta tecnica, oggi fuori dalla nazionale per il suo passato, il suo cassetto è ancora pieno di sogni. Uno in particolare: "Corro per una formazione professional per cui dobbiamo programmare la nostra stagione sulla base degli inviti che riceveremo dagli organizzatori. Personalmente vorrei tornare a correre le classiche del nord, quelle delle Ardenne che ho già vinto e sulle quali sono convinto di potermi esprimere al meglio. Vincere su uno di quei traguardi avrebbe un significato unico".
Con 24 anni da professionista sulla spalle e uno ancora da affrontare Rebellin guarda con uno sguardo dolce ai tanti ragazzi che decidono di salire in sella per la prima volta: "Devono correre per divertirsi. Il risultato non conta, quello che conta è sentire l'aria sulla faccia, scoprire posti nuovi e conoscere i propri limiti. Tutto il resto verrà di conseguenza..."
Andrea Fin per ciclismoweb.net
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IL MORGAN DEL FORUM
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A 46 anni Davide Rebellin trionfa per distacco nella prima tappa del Tour de Banyuwangi Ijen
L’ultima vittoria di Davide Rebellin in una corsa internazionale del calendario UCI era data 2015 quando, il 16 settembre, riuscì ad aggiudicarsi la Coppa Agostoni: a distanza di due anni l’inossidabile corridori italiano è tornato a tagliare per primo un traguardo e la sua passione lo ha portato a farlo quasi dall’altra parte del mondo, in Indonesia.
A 46 anni Davide Rebellin si è imposto infatti nella prima tappa del Tour de Banyuwangi Ijen (Wongsorejo-Banyuwangi di 137.7 km), una breve ma impegnativa gara a tappe di categoria 2.2: il portacolori della Kuwait-Cartucho.es è addirittura arrivato da solo al traguardo staccando di 1’35” Drew Morey, di 1’39” Marcus Culey e di 1’45” un gruppetto regolato da Loic Desriac. Rebellin è ovviamente il primo leader della classifica generale, ma durante la tappa ha conquistato anche la maglia dei gran premi della montagna
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Che bello il ciclismo in Italia, da una parte i finti buoni e dall'altra gli appestati...
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27-09-2017, 07:20 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 27-09-2017, 07:20 PM da Luciano Pagliarini.)
Professionista dal MILLENOVECENTONOVANTADUE.
Leggenda.
Cioè, quando lui è passato pro Contador aveva dieci anni.
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Da un lato lo stimo perchè dimostra un reale amore per la bici e per il ciclismo, però dall'altro mi lascia molto perplesso.
Mi sembra uno di quei politici che sono ancora attaccati alla poltrona a 90 anni e potrebbero benissimo lasciare posto a qualcuno di più giovane.
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Finché è meglio dei giovani ben venga
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Il fatto è che quei politici sono delle zecche, lui è ancora meglio di molta gentaglia che c'è in gruppo.
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se ama correre perchè dovrebbe smettere. spero solo per lui che non si riempa il corpo di schifezze
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27-09-2017, 10:32 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 27-09-2017, 10:35 PM da jwill.)
Mi ricordo che l'anno che è passato professionista (estate 1992) si parlava di portarlo ai mondiali di Benidorm.
Mi ricordo anche che all'epoca le convocazioni e il ciclismo in generale era più seguito e sulla Gazzetta dello Sport qualche settimana prima delle convocazioni cominciava a comparire la lista dei possibili convocati con le percentuali che venivano aggiornate dopo ogni premondiale.
Ma queste belle cose credo che solo OldGibi se le possa ricordare in questo forum
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