26-04-2021, 04:13 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-04-2021, 05:26 PM da OldGibi.)
Nonostante la crescita della preparazione e dei materiali, il pavé continua ad essere difficile da domare e sta dando una ottima longevità alla Parigi – Roubaix e al Giro delle Fiandre. Non è così per la Sanremo e, in misura minore, per la Liegi, in cui le difficoltà del tracciato risultano meno selettive rispetto al passato. Ho provato a dare una occhiata più approfondita, la “decana” è tra l’altro la classica con il maggior dislivello tra le tradizionali del nord.
Le variazioni del percorso degli ultimi anni mostrano come gli organizzatori stiano cercando una formula più adatta, dopo che nell’ultimo ventennio il ruolo della Redoute è diventato via via quello di una salita “intermedia” e di attesa. Da notare come il tracciato presenti sempre piccole variazioni di anno in anno, l’idea di tradizione è un po’ diversa rispetto all’idea “monolitica” che si ha della Sanremo, la stessa Redoute è stata inserita solo nel 1975.
L’edizione 2012 è abbastanza tipica del tracciato dopo l’introduzione della Cote de Saint-Nicolas (1998) e della Cote de la Roche aux Faucons (2008), con l’arrivo in salita ad Ans, presumibilmente con l’intenzione di rendere il finale ancora più avvincente ma, in realtà, togliendo importanza alla Redoute e favorendo un certo attendismo fino ai chilometri finali.
Nel 2016 un tentativo di variazione, probabilmente nella direzione sbagliata, rinunciando alla Cote de Stockeu e al tradizionale Mont Theux prima della Redoute e inserendo una rampa dopo la Cote de Saint-Nicolas, la brevissima Cote de la Rue de la Naniot (500 mt. al 8,4%).
La “Naniot” sparisce già nell’edizione successiva e una piccola svolta arriva nel 2019 senza la Cote de Saint-Nicolas, inserendo però tra Redoute e Roche la storica Cote de Forges. La speranza evidente è quella che la corsa si accenda ad una certa distanza dal traguardo. Il finale è lo stesso delle successive e ultime due edizioni. In questo 2021 però una piccola ulteriore variante di rilievo, saltando il “morbido” Col du Maquisard e inserendo la Cote de Desnier (il realtà si potrebbero percorrere facilmente entrambe queste salite).
Tutto sommato direi che l’andamento di queste ultime tre edizioni conferma la bontà della scelta di non percorrere la Cote de Saint-Nicolas, anche se la corsa resta un po’ sonnacchiosa fino alla Redoute. Proprio la Redoute è a mio avviso la chiave di volta, a che distanza dal traguardo e con quali difficoltà a precederla. Manuel, nel topic della corsa di quest’anno, annotava come sarebbe preferibile andare direttamente da Redoute a Roche, idea che condivido.
La Redoute nelle varie edizioni si colloca tra il km. 210 e il km. 224. Io penso che bisognerebbe accumulare più fatica prima, arrivarci intorno al chilometro 240 e dopo un tracciato reso più duro.
Purtroppo non riesco più a tracciare percorsi su La Flamme Rouge (dovrei importare una mappa / GPS, cosa che non ho idea di come si faccia). Mi sono messo a cercare altimetrie storiche della Liegi, senza trovarne, con l’idea di verificare meglio il passato. Mi sono imbattuto però in questo magnifico articolo del 2018 sull’ottimo sito Lasterketaburua.
L’autore, Raffilpt, ripercorre la storia del tracciato (costata evidentemente tempo e ricerche!) e propone una soluzione che cerca appunto di aumentare le difficoltà che precedono la Redoute. Questa la sua proposta, ampiamente argomentata, in particolare rispetto ad un percorso che favorisca la rottura del gruppo e renda difficile rientrare.
Preferirei qualche chilometro in più, con l’idea di inserire sia Col du Maquisard che Cote de Desnier, e chiudere con la coppia Redoute / Roche (la distanza della Redoute dal traguardo sarebbe in entrambi i casi di 27 km.).
La corsa la fanno i corridori, vero, ma bisogna anche dargli il terreno per renderla più bella e combattuta. E la "tradizione" per la Doyenne, come dovrebbe essere anche per la Sanremo, è che sia splendida e incerta.