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Inchiesta di Mantova - Procedimento chiuso: tutti assolti!
#81
Questo caso sta toccando davvero i limiti dell'assurdo... Blink

Di sicuro è stato uno dei piu' pompati dalla Gazza, quindi sai che goduria se avessero toppato così alla grande... Sese Asd Asd
 
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#82
Vuoi farti retrodatare la squalifica? Ottimo, restituisci lo stipendio di quei mesi alla squadra e tutti i premi e ne possiamo parlare
 
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#83
Scontro tra periti, ma il doping di Nigrelli è acqua
Le sostanze dopanti sarebbero prodotti omeopatici

Se volessimo buttare tutto in burla dovremmo gridare al miracolo. Miracolo miracolo, il testosterone è stato trasformato in acqua! Ma visto che la questione è più che seria facciamo in modo di trattare la questione con un pizzico di rispetto e serietà.

Non sappiamo se tutta questa vicenda sarà un buco nell'acqua, perché non possiamo essere né frettolosi né tantomeno superficiali, però qualcosa e molto più di qualcosa comincia scricchiolare nell'archittettura accusatoria costruita attorno alla figura del farmacista Nigrelli - inibito a vita - e di alcune figure centrali della Lampre. Oggi, dopo quattro mesi, si torna in aula per una nuova udienza, davanti al giudice monocratico Giuditta Silvestrini al tribunale di Mantova dopo sei anni di indagini, interrogatori e perizie di ogni tipo: imputati 28 tra corridori, dirigenti massaggiatori, medici, preparatori e cicloamatori.

La professoressa Donata Favretto, incaricata dal tribunale della perizia sulle sostanze sequestrate a Nigrelli, scrive nella sua relazione per 18 volte «non è sostanza vietata» (noi vi possiamo mostrare una parte del documento, con le conclusioni in calce della professoressa). Dieci fiale trasparenti che, secondo l’accusa, contenevano testosterone, la Favretto precisa invece che nelle due ampolle analizzate c’era «soluzione acquosa e nessun principio attivo». A noi risulta siano molto più semplicemente dei prodotti omeopatici (Damiana composita).

A fine luglio la professoressa padovana di tossicologia forense e antidoping all’università deposita l’esito della seconda perizia, chiesta dal procuratore capo Condorelli e autorizzata dal giudice: analizzare le sei fiale rimaste, per fugare qualsiasi dubbio. E anche stavolta il responso è stato negativo: solo acqua.

Insomma, la questione si fa delicata e imbarazzante. Le intercettazioni presenterebbero troppe, molte inconguenze sulle trascrizioni (qui la discussione deve ancora avere inizio), le dieci fiale contenenti testosterone secondo l'accusa, in realtà altro non è che Damiana composita. Il giudice Silvestrini ha chiamato a testimoniare due sottufficiali del Nas di Brescia che effettuarono i sequestri e le intercettazioni, ancora la Favretto e i consulenti dell’accusa Donati e Pacifici. Terzo e ultimo aspetto, da noi già evidenziato, è la posizione della Procura Antidoping del Coni, che in questi sei anni in pratica non si è mossa. Non pensiamo per immbilismo o negligenza, ma semplicemente perché con ogni probabilità, con i documenti di cui è in possesso, ben poco posso fare.

tuttobiciweb.it
 
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#84
Ballan, il Tas rinvia la decisione al 27 febbraio
Ancora un rinvio per il corridore veneto

Una vicenda infinita. Alessandro Ballan aspettava per oggi la sentenza del Tas per il suo ricorso contro la squalifica di due anni che il Tna gli ha inflitto il 16 gennaio scorso. Ma sentenza non ci sarà almeno fino al 27 febbraio: il Tas di Losanna ha informato ieri il legale di Ballan del rinvio, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Alessandro, quindi, non potrà fare altro che continuare ad allenarsi.
«Di mattina esco in bicicletta per l’allenamento - ha spiegato il veneto a La Tribuna di Treviso -. Pedalo con la solita compagnia di Tosatto e soci. In questo periodo soffro di solitudine, sono tutti in ritiro o cominciano a correre all’estero. Pazienza, faccio lo stesso. Non vedo l’ora di ricominciare a correre. Al pomeriggio mi godo la famiglia: sono con le mie due figlie. Voglio tornare a correre, anche se non ho una squadra: deciderò io quando appenderò la bicicletta al chiodo. Ritengo di essere stato fermato ingiustamente e alla fine della vicenda pagherò un prezzo molto salato. Ma l’esempio per continuare ce l’ho ogni giorno davanti agli occhi. Matteo Tosatto a maggio compirà 41 anni ed è il corridore più vecchio del World Tour. Se avrò la salute, altri cinque anni in gruppo non me li toglie nessuno».

tuttobiciweb.it
 
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#85
Caso Ballan, tempi della giustizia inammissibili
La vicenda di Alessandro Ballan riporta alla ribalta un tema spesso dibattuto e preso in causa dall’Assocorridori: i tempi della giustizia, evidentemente troppo lunghi.
Nel caso specifico il corridore di Castelfranco Veneto aspettava per ieri la sentenza del Tas per il suo ricorso contro la squalifica di due anni che il Tna gli ha inflitto il 16 gennaio scorso, sentenza che invece non ci sarà almeno fino al 27 febbraio. Il Tas di Losanna ha infatti informato ieri il legale di Ballan del rinvio, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Per il bene dello sport, oltre che degli atleti, c’è bisogno di tempi di giudizio più rapidi. Non ha dubbi il presidente ACCPI Cristian Salvato che commenta: «Se un ragazzo è colpevole va punito, se non lo è deve poter correre. Deve potersi difendere e non perdere mesi e mesi in tribunale visto che la carriera di un atleta non è eterna. Per assurdo in questo caso se Alessandro si fosse dichiarato colpevole avrebbe avuto una pena minore di quella che in qualche modo gli è stata inflitta con questo stop e questi continui rinvii. Comunque andrà a finire questa storia, il ragazzo pagherà un prezzo troppo salato».
Un caso esemplare, da analizzare per rendere i procedimenti più celeri. L’accpi in questo senso si attiverà attraverso il CPA per portare all’attenzione dell’UCI la questione dei tempi della giustizia sportiva.

comunicato stampa ACCPI
 
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#86
Caso Ballan: sconto del TAS, può tornare a metà agosto
Cinque mesi in meno rispetto alla sanzione di due anni

La notizia arriva da Losanna: il Tas ha accolto il ricorso di Alessandro Ballan e ha ridotto la sua squalifica. Al corridore trevigiano sono stati tolti cinque mesi di stop, quindi la sua squalifica terminerà il 17 agosto 2015.
«Non conosco ancora il dispositivo della sentenza - ha spiegato Ballan raggiunto da tuttobiciweb - anche perché il mio avvocato Fabio Pavone è impegnato in udienza, quindi mi riservo di commentare in un secondo tempo la decisione del Tas. Posso confermare invece di avere la volontà di tornare, anche se ad agosto non sarà facile. Sono comunque in contatto con qualche squadra e non ho mai smesso di allenarmi perché ho sempre creduto ad un ritorno in sella».

Una vicenda infinita, la tua...
«È una vicenda del 2009, in un periodo fra l'altro in cui ero infortunato e non correvo. Io ho commesso un errore (si è sottoposto a sedute di ozono terapia, ndr) ma non così grave da giustificare una simile procedura: mi hanno sospeso la prima volta ad aprile 2010 alla vigilia della Roubaix, sono stato sentito al Tribunale Antidoping a luglio 2011 e hanno aspettato due anni e mezzo prima di allestire il processo. Il 16 gennaio 2014 sono stato condannato a due anni di squalifica, ho subito fatto ricorso al Tas e adesso è arrivata la sentenza e finalmente vedo un po' di luce un fondo al tunnel. Anche se è stata durissima perché con puntualità alla vigilia di ogni grande corsa arrivava un nuovo stop».

tuttobiciweb.it
 
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#87
Mantova: niente doping di squadra, assolvete la Lampre!
Clamorosa richiesta presentata dal pm Antonino Condorelli

Svolta clamorosa nel processo Nigrelli che si sta svolgendo a Mantova: il pubblico ministero Antonino Condorelli, procuratore capo della Repubblica di Mantova, ha concluso la sua requisitoria chiedendo l'assoluzione per Beppe Saronni, Fabrizio Bontempi e Maurizio Piovani, dirigenti della Lampre a carico dei quali non è stata identificata alcuna prova diretta, oltre che per Damiano Cunego e Mauro Santambrogio. Restano invece l'accusa per Alessandro Ballan di aver fatto ricorso a pratiche dopanti (il corridore veneto ha già scontato la squalifica per il caso dell'ozonoterapia) e per il farmacista mamtovano Guido Nigrelli, a carico del quale restano ovviamente responsabilità individuali.

tuttobiciweb.it
 
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#88
Processo di Mantova, tutte le richieste del pm: 2 anni per Ballan, 1 anno e 8 mesi per Ponzi, Bandiera, Francesco Gavazzi, Bruseghin e i fratelli Mori
Si completa la requisitoria del pubblico ministero Antonino Condorelli, procuratore capo della Procura di Mantova, il quale ha espresso le seguenti richieste di imputazione o assoluzione per i personaggi coinvolti nel cosiddetto Processo Lampre. Caduta l'accusa di doping di squadra ai danni del team, il pm ha chiesto l'assoluzione per il team manager Beppe Saronni, i direttori sportivi Fabrizio Bontempi e Maurizio Piovani, i corridori Damiano Cunego, Mauro Santambrogio, Mauro Da Dalto, Mirco Lorenzetto e Michael Rasmussen, e il medico spagnolo José Ibarguren.

Condorelli ha invece chiesto la condanna per i seguenti rinviati a giudizio:

- Guido Nigrelli (farmacista): 4 anni e 6 mesi di reclusione
- Sergio Gelati (preparatore atletico): 2 anni e 6 mesi di reclusione
- Alessandro Ballan: 2 anni di reclusione e 40mila euro di multa
- Roberto Messina (cicloamatore): 2 anni di reclusione
- Simone Ponzi: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Massimiliano Mori: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Manuele Mori: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Paolo Bossoni: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Marco Bandiera: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Francesco Gavazzi: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Marzio Bruseghin: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Pietro Caucchioli: 1 anno e 8 mesi di reclusione
- Paolo Pezzini (massaggiatore): 1 anno e 7 mesi di reclusione
- Matteo Zambroni (calciatore): 1 anno e 7 mesi di reclusione
- Nicola Castrini (biker): 1 anno e 7 mesi di reclusione
- Mariano Piccoli: 1 anno e 6 mesi di reclusione
- Fabio Della Torre (massaggiatore): 1 anno e 6 mesi di reclusione
- Sebastian Gilmozzi (cicloamatore): 1 anno e 6 mesi di reclusione

cicloweb.it
 
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#89
MANTOVA, TUTTI ASSOLTI!
Clamorosa conclusione di un procedimento durato più di due anni

Tutti assolti. Il Processo di Mantova si chiude con un clamoroso nulla di fatto e una mite condanna (otto mesi - pena sospesa -, 700 euro di multa, il pagamento delle spese processuali e la sospensione dalla professione di farmacista per la durata della pena (la richiesta dell'accusa rappresentata da Antonino Condorelli era di 4 anni e 6 mesi e 60mila euro di multa) per il farmacista Guido Nigrelli e per il cicloamatore Sebastian Gilmozzi, cinque mesi (pena sospesa).

Raggiunto al telefono da tuttobiciweb, l'avvocato Michele Re, difensore del medico spagnolo José Ibarguren, spiega: «Sono stati tutti assolti, in maggioranza con formula piena, perché il fatto non sussite. Qualcuno degli imputati per insufficienza di prove, ma per il Pubblico Ministero e per il Coni si è trattato di un vero disastro. Già il Pm nella sua arringa aveva chiesto l'assoluzione per alcuni personaggi ed era stata una autentica follia, perché tutto avrebbe potuto essere deciso in sede di udienza preliminare, rispramiano mesi se non anni. Il dispositivo della sentenza? Sarà depositato entro 30 giorni poi vedremo se per qualche posizione l'accusa o il Coni chiederanno l'appello, ma non sarà certo per Saronni, Bontempi, Ibarguren, Santambrogio, Piovani e Cunego, per i quali lo stesso Pm, come detto, aveva chiesto l'assoluzione»

tuttobiciweb.it
 
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#90
Credo che i pm abbiano lavorato malissimo. Si sono salvati tutti, buon per loro, ma non vadano a fare le vittime. Quello che si dice nell'ambiente riguardo la Lampre in quelle stagioni è tutt'altro che "tutti assolti"
 
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#91
Saronni: «La vittoria più bella»
La prima intervista dopo «il caso Mantova»

Ha sempre fatto discutere, ha contribuito a dividere l’Italia del ciclismo degli Anni Ottanta e l’hanno anche accusato di essere, rispetto all’acerrimo rivale Francesco Moser, meno scenico e più speculativo, diciamo molto più essenziale. Beppe Saronni ha sempre fatto dell’intelligenza tattica la sua cifra stilistica: meno forza più strategia. Cosa che mandava in bestia lo sceriffo - così veniva chiamato in quegli anni Moser in gruppo - e i suoi innumerevoli seguaci. Sapeva nascondersi Beppe Saronni, ma non avrebbe mai immaginato di doverlo fare anche nella vita reale, quando un pm di Mantova un giorno di sei anni fa ha deciso di elevarlo agli onori delle cronache con l’accusa tutt’altro che gradevole di essere la mente di un sistema di doping di squadra.
Beppe Saronni non ha mai amato i riflettori, neanche quando era una star della bicicletta. Ha sempre preferito far parlare i risultati, tanti, più di 200 vittorie, con un mondiale, due Giri d’Italia e un’infinità di classiche con Sanremo e Lombardia a risplendere. Più che ad attaccare, era portato a rispondere, anche quando lo attaccavano verbalmente. In questo caso, per l’inchiesta di Mantova, ha invece dovuto farsi ancora più piccino, quasi invisibile: ha lasciato parlare gli altri. Ora che tutto è finito, con l’assoluzione piena decretata da un giudice monocratico, ma chiesta direttamente da quel pm che aveva costruito il castello accusatorio, ha deciso di dire qualcosa anche lui: e lo fa per la prima volta con tuttoBICI.

«Che i giudici debbano fare il loro lavoro è sacrosanto - spiega il 58enne campione di Parabiago -. Che debbano indagare se hanno il sospetto che qualcosa non quadri è nel loro diritto, ma nel nostro Paese si finisce troppo spesso e troppo presto in pasto all’informazione solo sulla base di ipotesi. Devo dire che di questo ne avevo solo sentito parlare e letto, purtroppo in questi sei anni l’ho imparato sulla mia pelle. E con me parte del mio staff tecnico e diversi corridori».

Ora, però, ne è uscito a testa alta…
«Sì, ma a quale prezzo? Sei anni di udienze, indagini, carte bollate e inchieste giornalistiche violente che ci hanno messo seriamente a rischio-sopravvivenza. Non so come ho fatto e, soprattutto, come hanno fatto i miei sponsor a sopportare tutte quelle pagine di inchieste che gettavano fango sulla credibilità del nostro team. Sono stati degli eroi a non aver mollato il colpo. La famiglia Galbusera, i titolari della Lampre (azienda brianzola di Usmate che produce lamiere preverniciate, ndr) è da 23 anni sponsor del team. Loro e non solo loro hanno davvero dovuto subire, a cicli quasi cadenzati, rivelazioni giornalistiche che parlavano di prove schiaccianti e situazioni, dal nostro punto di vista, semplicemente drammatiche. Per l’opinione pubblica, eravamo dei mostri. Per questo, oggi, mi sento anche in dovere di dire loro grazie. Molti, al loro posto, avrebbero tolto volentieri il disturbo. Non si spendono milioni di euro all’anno per poi finire in una macchina del fango. La cosa più semplice da fare era quella di alzare i tacchi e andarsene: loro hanno scelto di combattere questa battaglia della verità restando al nostro fianco. Questa è stata la vittoria più bella. Quella che riguardava la nostra faccia, la nostra credibilità».

In ogni caso non è stato facile andare avanti…
«Assolutamente no. Questa inchiesta è stata come avere costantemente una spada di Damocle sulla nostra testa. Lavorare in quelle condizioni non è facile per nessuno. Poi questa inchiesta mi ha portato a dover prendere delle decisioni tutt’altro che facili. Io stesso ho dovuto farmi da parte, ho preferito mantenere un profilo più bas­so per il bene del team e dei miei collaboratori. Alcuni nostri tecnici, come Maurizio Piovani o Fabrizio Bontempi, sono stati in pratica demansionati. Alcuni corridori sono andati via, altri hanno smesso. Chi è rimasto ha dovuto confrontarsi con questo stato di cose. Per ogni persona è stato un trauma notevole trovarsi sotto indagine, do­vere affrontare tutti i passaggi di un processo, vedere il proprio nome sbattuto sui giornali e leggere articoli nei quali si era già giunti alla conclusione, tutti colpevoli. Per non parlare delle spese legali né dei tanti sponsor che si erano avvicinati al no­stro team e si sono allontanati non appena è iniziata questa storia. Fortunatamente, oltre alla Lampre, marchio italianissimo, ne sono entrati di altri da Oriente, come la Merida, colosso taiwanese della bicicletta. Insomma, nonostante le avversità, siamo riusciti a navigare in acque tempestose e a portare la nave in porto».

Tutto questo però è il passato: e per il futuro…
«Al futuro ho sempre guardato, anche in questi anni bui e non facili. È stata la nostra forza, per non dire la nostra prerogativa. Giovani da lanciare, talenti da scoprire, mercati nuovi da esplorare, soprattutto quelli asiatici (prima società mondiale, a dotarsi di un sito in lingua cinese, ndr): gran parte del nostro budget, il 60%, viene da lì. Abbiamo stretto rapporti di collaborazione con team giovanili come la Colpack di Giuseppe Colleoni, una delle realtà nazionali più floride, autentica fucina di talenti che da quest’anno è diventata a tutti gli effetti il nostro serbatoio giovanile. Noi siamo un team che ha base operativa a Usmate, nel cuore della Brianza, ma la nostra visione è assolutamente globale: i nostri occhi sono sul mondo e quello che più mi rende felice e orgoglioso è non doverli più abbassare. Oggi possiamo andare in giro a testa alta, in attesa di tornare ad alzare anche le braccia al cielo».

tuttobiciweb.it
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=87519
 
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#92
La sentenza Lampre «senza prove» e senza scuse
Oggi è la Gazzetta dello Sport a parlare di quelle 172 pagine

Lo si è letto questa mattina, su «La Gazzetta dello Sport». La sentenza Lampre è un discreto libro di 172 pagine, che spiegano punto per punto la verità giudiziaria di uno dei processi più dolorosi del ciclismo degli ultimi anni. Ventotto imputati, con la figura di Guido Nigrelli il farmacista di Volta Mantovana al centro di tutto. E poi una serie di nomi di dirigenti, corridori e tecnici, ma su tutti quello del General Manager Beppe Saronni. La fine la conoscete, risale al dicembre scorso: uniche condanne perNigrelli 8 mesi e Gilmozzi 5 per le sostanze dopanti al cicloamatore Messina. Tutti gli altri assolti. Dal primo all’ultimo. Il perché lo legge e lo riporta Luca Gialanella sulla Gazzetta, dopo aver letto attentamente le 172 pagine della sentenza depositata lo scorso 7 febbraio. «Niente prove». Scritta almeno 52 volte. Anche su Ballan: «Non è emersa alcuna prova della sussistenza della fattispecie contestata». E ancora: «Neppure dalla trascrizione delle conversazioni telefoniche e ambientali è emersa la prova dei reati contestati». Sarebbe stato bello che qualcuno avesse anche scritto in qualche modo o in qualche maniera, parole che assomigliassero vagamente e lontanamente a delle scuse. Ma anche questo è chiedere troppo. D'altronde «niente prove», niente scuse.

Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
 
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#93
La seconda sezione del Tribunale Nazionale Antidoping ha disposto l'archiviazione di Marco Bandiera (FCI), Simone Ponzi (FCI), Manuele Mori (FCI), Francesco Gavazzi (FCI) e Damiano Cunego (FCI), accogliendo le proposte dell'Ufficio di Procura Antidoping, in merito ai procedimenti aperti a seguito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Mantova.

(comunicato stampa CONI)
 
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#94
Un duro colpo per gli hater di Cunego. A loro va tutta la mia solidarietà...
 
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#95
Non ho mai creduto neanche per un attimo che Cunego avesse fatto uso di doping nella sua carriera. Per ovvi motivi...
 
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#96
Io invece credo il contrario.

E con ciò che sappiamo oggi sui primi anni 2000 mi sembra anche abbastanza facile capire il perché.
 
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