Mario Cipollini, uno contro tutti
Elegante come un modello appena sceso dalla passerella, nobile nel suo incedere, esclusivo più dei club riservati ai miliardari, ha il fascino del campione affermato e il nazionalismo del patriota consumato, personaggio lo è di natura. Chiamatelo SuperMario, Cipolla o Re Leone. La sostanza non cambia. Lui è Mario Cipollini. Unico, inimitabile, ammirato ed invidiato, amato ed osannato dal pubblico dell'intero mondo dello sport, riconosciuto e applaudito anche quando passeggia per strada. Uno, da solo, contro tutti. Non passa certo inosservato l'ospite del Gruppo Euromobil a Pieve di Soligo dove lo attendeva ieri sera il faccia a faccia con Luca Gialanella, il numero 1 del ciclismo nella redazione della Gazzetta dello Sport.
![[Immagine: mario.jpg]](http://www.ciclismoweb.net/images/novembre/mario.jpg)
FREUD PER UN VELOCISTA - Dalla vittoria di tappa al Giro d'Italia del 1989, nella Mantova-Mira, con il "Coppino" Franco Chioccioli a fargli da apripista, al 2012, annus horribilis dell'economia e del ciclismo. Le sue parole rimangono lì, pesanti come delle sentenze, taglienti più delle lame "Bisognerebbe riesumare Freud per sapere cosa passa nella testa di un ciclista" scherza il Campione del Mondo di Zolder. "Il giorno prima del mondiale, nonostante le dichiarazioni di Ferretti, insieme a Franco Ballerini, Paolo Bettini e Alessandro Petacchi decidemmo la tattica e da uomini veri ci bastarono poche parole per capirci." Il risultato lo conoscono tutti ma quell'ultimo chilometro tirato interamente da AleJet rimane nel cuore di Re Leone "Da quel giorno non ho più visto Alessandro come un avversario ma come l'uomo che mi ha fatto vincere il mondiale. Poteva fare il bischero ed invece è stato un uomo, per questo ancora oggi quando lo vedo in allenamento mi giro per andarlo a salutare."
UN SOGNO PER MARCO - Uomini veri quelli che componevano il gruppo negli anni '90, gli stessi anni infangati dagli scandali e dalle confessioni degli ultimi tempi "Io guardo gli atleti di oggi e non vedo la stessa grinta. Noi ci rispettavamo ma quando si correva non si guardava in faccia nessuno. Oggi, anche Contador e Schleck sembrano dei signorini a passeggio per Londra, gli manca solo il borsellino a tracolla". Si parla di volate, di salite, di imprese a Pieve di Soligo e il ricordo non può non andare a Marco Pantani "Tra atleti di un certo livello ci si capisce senza bisogno di parlare. Nel 2002 dopo il mondiale la mia carriera era conclusa, volevo fare qualcosa per Marco. Volevo porgere una mano ad un uomo prima che ad un campione perché ero convinto che la mia squadra aveva un gruppo solido, fatto di amici e l'ambiente era l'ideale per aiutarlo in quel momento così particolare. Attraverso Fabrizio Borra, l'osteopata che mi aveva presentato Marco qualche anno prima quando ero caduto in Spagna, mi misi in contatto con Marco e iniziammo a parlare di questa possibile squadra comune. Lui mi chiamava dalla Grecia e mi sembrava sorpreso che ci fosse qualcuno che volesse fare qualcosa per lui in maniera disinteressata. Il problema furono i manager delle nostre due squadre: a noi i soldi non interessavano, ma loro volevano fare l'affare e tutto saltò. La mia più grande aspirazione era fare da gregario a Marco con la maglia di campione del mondo. Io sognavo il mio treno, con i miei amici, e con me a tirare per lui per prendere l'ultima salita".
E di sogni, Mario Cipollini ne ha conservati nel cassetto, compresa l'Olimpiade del 1988 "Avevo corso il Giro di Puglia contro tutta la DDR. Loro arrivavano tutti costruiti, tirati e professionali, io venivo dal Bottegone. Vinsi tre tappe a quel Giro di Puglia ed ero pronto per giocarmi anche l'Olimpiade di Seoul. Purtroppo un incidente stradale non mi consentì di essere al via di quella Olimpiade. Rimane un traguardo non conquistato ma è giusto così".
BAKALA FOR PRESIDENT - E' sceso di bicicletta da un pò, Mario Cipollini, ma appartiene ancora al presente, anzi al futuro del ciclismo. Lui che si è sempre dimostrato "più avanti" del sistema, lui che ha introdotto novità e bizzarrie per fare colpo sui media ha una idea precisa sul ciclismo moderno "Oggi nel ciclismo e nello sport in generale non ci sono più i personaggi di un tempo. E' il mondo ad essere diverso, tutto è più accessibile, mentre una volta l'atleta lo vedevi solo in corsa e quindi veniva un pò mitizzato. A me piaceva più il mondo che ho vissuto io: ora c'è un sistema che appiattisce tutto. La politica impone alle squadre un certo tipo di comportamento e le squadre, di riflesso, lo fanno con gli atleti. Per questo non c'è più nessuno sopra le righe, perchè lo sport è un business ed è più facile da gestire se tutti stanno al loro posto. Al Tour de France non interessa chi corre, interessa vendere il proprio prodotto, ed ecco che i corridori sono passati in secondo piano. Negli anni '90, in tutti gli sport, a decidere erano i grandi campioni: pensate alla Formula Uno, dove Senna e pochi altri imponevano le regole. Nel ciclismo si faceva altrettanto. Oggi invece è l'Uci a gestire tutto".
Non ha alcuna remora Mario Cipollini che punta il dito diritto contro chi non è riuscito a valorizzare il ciclismo italiano "A me non piace vedere squadre britanniche che in pochi anni conquistano ogni traguardo mentre noi in Italia non abbiamo una squadra seria di professionisti. Ma è mai possibile che non si riesca a coinvolgere un grande gruppo industriale anche qui da noi? I soldi ci sono, bisogna andare a prenderseli, bisogna bussare al campanello del Berlusca di turno e dirgli "Servono 20 milioni per creare il Milan del ciclismo". Noi invece, ora, ciclisticamente parlando, siamo l'ultima ruota del carro".
Il Cipollini-pensiero sposa anche il progetto della Champions League del ciclismo proposto da Bakala "Finalmente si è capito che a gestire il ciclismo non deve essere l'UCI ma i grandi investitori. La differenza tra il calcio ed il ciclismo è proprio questa: nel calcio chi investe ha una SPA ed un ritorno economico, nel ciclismo no. L'unica che ci guadagna è l'UCI. Se quelli che investono nel ciclismo si siedono attorno ad un tavolo parlano tutti la stessa lingua e sono certo che, viste le aziende che rappresentano, avranno certo più capacità dell'UCI nella gestione di questo mondo. Non è un caso se solo nel ciclismo i casi di doping sono sempre sotto la luce del sole mentre in altri sport non si vedono manco i controlli. L'Uci si deve limitare a scrivere le reole e a visionare i percorsi, a comandare ci pensano i manager."
I GIOVANI - Non mira ad una poltrona da politico, non ha bisogno di collezionare voti ma riscuote applasi, Mario Cipollini, lui ora pedala per godersi il panorama e quando incontra un amatore "Gli sistemo la sella e la posizione in bicicletta. Poi magari questo è straniero, non mi conosce e mi guarda pure male ma io mi diverto così".
SuperMario parla anche di sicurezza, della cultura della bicicletta che ancora manca nel nostro Paese e dei giovani talenti che si stanno proponendo alla ribalta, per tutti ci vorrebbe "Un ds vero, in grado di guidarli. Io ho avuto la fortuna di correre con Luciano Pezzi e con lui era come aprire una finestra su di un campo di girasoli. Con i tecnici di oggi, per la maggior parte, è come aprire una finestra sulla steppa. C'è tanta confusione..." L'uomo del futuro potrebbe essere Moreno Moser "Ha talmente tanto talento che sarà lui stesso a rivelare le proprie caratteristiche e a scegliere se diventare un corridore da classiche o da gare a tappe." Da Vincenzo Nibali, invece, Cipollini si aspetta più coraggio "Deve ancora maturare dal punto di vista umano. L'atleta c'è ma deve avere più coraggio, credo che in questo lo potrà aiutare molto un uomo come Vinokourov". Andrea Guardini il suo erede? "Deve stare attento a migliorare in resistenza, senza perdere in esplosività. Ora è in una grande squadra e potrà fare bene". Il binomio pista e strada, incarnato da Elia Viviani, non piace a Cipollini "Un consiglio ad Elia? Di mollare subito la pista, non gli serve a niente. Lo ha dimostrato Wiggins, da quando ha lasciato la pista è diventato un fenomeno. Elia ha sbagliato a correre le Olimpiadi su pista. E' arrivato ad un punto in cui può essere grandissimo protagonista su strada, ma si deve concentrare solo su quella. Se lo farà sarà un corridore da grandi corse come la Milano San Remo e tante altre".
L'ultima bordata, Mario Cipollini, la rifila al mondo del calcio "In questo momento mi sono chiuso in me stesso, non seguo il calcio, lo odio, odio quel sistema per cui in Italia non può esistere altro che il calcio. Un'altra cosa che mi fa inc... è vedere gli atleti e gli appassionati di ciclismo che sbaraccano tutto in fretta perchè alla sera c'è da andare a vedere la partita di calcio. Io amo il ciclismo e faccio il tifo per i ciclisti".
Andrea Fin - ciclismoweb.net