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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 12 maggio
#1
Graziano Battistini
[Immagine: 16680227411325Battistini,Graziano6.jpg]
Nato il 12 maggio 1936 a Pulica di Fosdinovo (Massa Carrara). Deceduto a Baccano di Arcola il 22 gennaio 1994. Passista scalatore. Professionista dal 1958 al 1968 con 7 vittorie. Per due anni ha iscritto il suo nome al rango dei papabili per le grandi corse a tappe. Poi, invece, s'è ritagliato uno spazio come corridore tenace, adatto alle giornate di tregenda e con una discreta regolarità complessiva. Forse, quando da lui si attendeva il salto verso i grandi traguardi, gli è pure mancata la presenza in squadra di un corridore di lunga esperienza e ancora birra in corpo, capace di equilibrarlo nei momenti di sbandamento. Che Graziano Battistini avesse particolari attitudini per le corse a tappe, lo si era visto già fra i dilettanti, dove vinse con sicurezza le maggiori prove di tal tipo per i "puri" di allora, ovvero la Ruota d'Oro e la San Pellegrino. Ed al passaggio fra i prof nel 1959, in seno alla Legnano, riuscì a confermarle, giungendo 7° in un Giro d'Italia dal grande cast e dove si piazzò 2° nella tappa di Vasto e terzo nella "storica" di Courmayeur. La sua grande stagione fu quella del 1960. Vinse tanto, collezionò diversi piazzamenti, ed entrò nell'olimpo dei podi del Tour.
Dopo la vittoria nella prima prova del Trofeo UVI a Lugagnano Val D'Arda e un Giro d'Italia sotto le aspettative (giunse 2° nella tappa di Belluno), si guadagnò la fiducia di Alfredo Binda e fu inserito nella Nazionale che partecipò alla Grande Boucle. Qui, esplose ben aldilà del 2° posto finale e delle vittorie di tappa ad Angers e nella "mitica" Briancon. Diede soprattutto segni di un grande futuro possibile. Futuro che parve confermarsi con la vittoria nella Coppa Sabatini e, per quello che potevano valere, nei circuiti di Borgomanero e della Brianza.
Partecipò poi al mondiale di Hohenstein, finendo 13°. Atteso ad un grande '61, vinse subito la dura frazione di Campobasso, della Roma-Napoli-Roma, ma poi dal Giro, chiuso al 12esimo posto e dal Tour, dove si ritirò all'undicesima tappa, arrivarono solo piazzamenti. Nel 1962, vincendo la tappa di Sestri Levante al Giro d'Italia, provò per la prima volta l'ebbrezza di portare la maglia rosa e quando, dopo la frazione della neve sul Passo Rolle, la riconquistò, parve riassaporare l'arrivo all'olimpo. Ma fu una gioia che si incrinò assai a Casale Monferrato e si sciolse definitivamente sulle Balconate Valdostane. Fra malanni e problemi vari, s'avviò ad un lento declino attenuato da qualche piazzamento. Tornò a ruggire nel 1965, vincendo fra la neve, sul Passo dello Stelvio, una tappa del Giro d'Italia che passerà alla storia: fu infatti quella salita la prima ad essere insignita del titolo di "Cima Coppi".
Graziano corse fino al '68, ma il suo '60 è ancora là che si chiede dei "perché". Terminata la carriera si impegnò nel proselitismo, poi, nel '94, un male incurabile se l'è portato via.

Pierre Brambilla
[Immagine: 1257671796BRAMBILLAPierre-2.jpg]
Nato a Villarbeney (Sui) il 12 maggio 1919, deceduto a Saint-Martin-le-Vinoux (Fra) il 13 febbraio 1984. Scalatore. Professionista dal 1939 al 1952, con 20 vittorie.
Una storia particolare la sua. Nato in Svizzera ma di nazionalità italiana (tra l’altro nipote di Cesare Brambilla buon corridore brianzolo fra i professionisti nella prima decade del secolo), poi francese per vita residenza ed incarichi. Uno che ebbe un gran momento di fama in Italia, perché stava vincendo, quando era ancora italiano, il primo Tour de France del dopoguerra, prima che una “alleanza potremmo dire di stato”, ad un passo da Parigi, portasse Robic al trionfo e lo relegò al terzo posto finale. Ciclisticamente un buon scalatore, ma incompleto su tanti altri aspetti. Le sue vittorie comunque sono state belle e di discreto spessore qualitativo.
Una crescita sportiva avvenuta totalmente in Francia, che ebbe il suo primo botto con la vittoria, a soli 20 anni, nella Lione-Grenoble-Lione. Di lì il suo crescendo divenne notevole negli anni di guerrà quandò andò a vincere la tappa di Reinosa alla Vuelta di Spagna ’42 e, nel ’43, le scalate del Mont Chauve, del Mont Ventoux e nel Tour de la Haute-Savoie in Francia
Nel 1947 partecipò con la nazionale italiana al Tour de France: Maglia Gialla prima dell'ultima tappa, 269 chilometri da Caen a Parigi, fu vittima di una piccola crisi e dell'attacco unito Robic-Fachleitner-Teisseire, terminò trentaquattresimo e scese al terzo posto della generale. Gli rioase la consolazione, oltre al podio, di vincere la Classifica degli Scalatori. Dopo quel Tour il suo rendimento calò e, nel 1949, grazie ad un decreto presidenziale poté acquisire la cittadinanza francese. Chiusa l’attività agonistica nel 1952, quattro anni dopo divenne direttore sportivo della Liberia Hutchinson, poi Liberia Grammont e restò in carica fino al 1961.
Tutte le sue vittorie. 1939 (2): Classifica Generale Finale e prima Tappa Lyon-Grenoble-Lyon. 1941 (1): Critérium du Centre a Montlucon. 1942 (4): 11esima Tappa Vuelta di Spagna, Classifica GPM Circuit de France, seconda Tappa 4 Giorni de la Route du Dauphinois, prioma Tappa Circuit des Villes d'eaux d'Auvergne. 1943 (6): Circuit du Mont Ventoux, GP de Haute-Savoie, Course du Mont Chauve, GP du Midi a Carcassonne, GP d'Espéraza, GP de Perpignan. 1944 (1): Classifica per équipes Paris-Dijon (con Louviot, Gauthier e Villar). 1945 (1): Annecy-Grenoble-Annecy. 1946 (1): Tour de l'Ouest. 1947 (2): Paris-Clermont Ferrand, Classifica GPM Tour de France. 1949 (1): GP Cahors. 1950 (1): quarta Tappa Circuit de la Cote d'Or.

Ramon Gonzales Arrieta (Esp)
[Immagine: 16538262941325GonzalezArrieta,Ramon.jpg]
Nato a Bilbao il 12 maggio 1967. Passista scalatore. Professionista da 1990 al 2001 con tre vittorie.
Un corridore di grande sostanza, votato al gregariato, ma in possesso di ottime qualità di scalatore. Uno che ha sempre anteposto il proprio capitano o le esigenze di squadra alle sue risultanze. Silenzioso, ma pure grintoso e con una volontà ferrea nel perseguire gli obiettivi. Ramon Gonzales Arrieta è il marito, all’epoca agonistica il fidanzato di Joana Sommariba vincitrice di due Giri d’Italia e tre Tour de France ed è stato confuso sovente col compagno di squadra in Banesto Josè Luis Arrieta. Ramon ha militato sempre in grandi team come Lotus Festina, Banesto ed Euskaltel Euskadi ed è stato a lungo uno dei gregari più fidati e forti di Miguel Indurain. A livello personale ha vinto il Criterium Basauri nel 1994, la Classica delle Alpi nel 1995, e la Classifica GPM all’Euskal Bizikleta nel 1999. In carriera ha corso 2 Giri d’Italia (miglior piazzamento 16esimo nel ’92), 4 Tour de France (miglior piazzamento 32esimo nel ‘93 e ’94) 6 Vuelta di Spagna (miglior piazzamento 26esimo nel ’96). È stato Nazionale spagnolo ai Campionato del Mondo in due occasioni, nel 1995 a Duitama, quando si ritirò dopo aver terminato il proprio compito e l’anno seguente a Lugano, dove chiuse 25esimo. Si ritirò a fine del 2001 per seguire direttamente la Somarriba fino alla fine della carriera. In quel lasso la sia consorte vinse 2 Tour de France, il Mondiale a cronometro, l’Emakumen Bira e il Trophée d’Or.

Giuseppe Martano
[Immagine: 16364858861325Martano,Giuseppe.jpg]
Nato a Savona il 12 maggio 1910. Deceduto a Torino il 2 settembre 1994. Passista scalatore. Professionista dal mese di ottobre 1930 al 31 dicembre 1931, dal 1933 al 1939 e nel 1948, con 16 vittorie.
Può considerarsi per taluni, anche se una disamina attenta lo nega, come l’incompiuto forse maggiore del ciclismo italiano fra le due guerre. Un corridore formidabile fra i dilettanti dove riuscì a vincere, oltre al Titolo Tricolore, due volte il Campionato del Mondo su strada, nel 1930 e nel ’32, primato che divide col tedesco orientale Adolf Schur, che l’accoppiata la fece nel 1958-’59. Sulle risultanze iridate di entrambi, comunque, pesano le constatazioni di vittorie non da “puri”, come per anni furono definiti i dilettanti: per il tedesco il professionismo era nelle cose, anche se coperto dallo Stato, mentre per Martano, ci fu la non certo edificante manovra degli organismi sportivi italiani del tempo che, dopo il 1931 passato fra i prof (con non eccelsi risultati tra l’altro), fu appositamente riqualificato dilettante affinché potesse vincere il mondiale della categoria. Nato in Liguria, ma a tutti gli effetti piemontese di Giaveno, a due passi da Torino, Giuseppe Martano passò poi totalmente al professionismo nel 1933. Qui, quella brillante completezza che lo aveva spinto ad essere un grande vincente da dilettante, si trasformò in una regolarità di livello notevole, ma senza quel brio che l’avrebbe portato ai traguardi di storia. Fu subito grande e promettente al Tour de France, dove fu il primo degli individuali e il terzo assoluto, dietro Speicher e Guerra, mentre nel 1934 si classificò addirittura 2°, alle spalle di Antonin Magne, vincendo pure la tappa di Gap. Non si ripeté nelle altre tre partecipazioni ('35, '37, '38). Al Giro d'Italia fu 2° nel 1935, dietro Bergamaschi, ma davanti a Gepin Olmo e Learco Guerra. Vinse buone ed importanti corse, come il Giro del Lazio, la Milano Torino e il GP di Cannes, ma non riuscì a cogliere mai quel grande risultato a cui era atteso dopo le grandi promesse da dilettante.
 Dopo la Seconda Guerra Mondiale tornò a correre, ma nel più pieno anonimato e, ben presto, avviò a Torino una attività di costruttore di cerchi per biciclette. Tutte le sue vittorie da professionista. 1931: GP Roma; Coppa Fatigati; Coppa Pegazzini. 1932: Giro del Lazio; Giro del Piemonte. 1934: 8a tappa del Tour de France. 1935: Giro del Lazio e 1a tappa dello stesso; Giro delle Quattro Province e 2a tappa dello stesso; Criterium degli Assi; Circuito di Sandrina. 1937: Milano-Torino; GP Cannes; 3a e 4a tappa della Parigi Nizza.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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