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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 21 maggio
#1
Ottavio Crepaldi
[Immagine: 15297818461325Crepaldi,Ottavio.jpg]
Nato a Taglio di Po (RO) il 21 maggio 1945. Passista scalatore, alto m. 1,72 per kg. 67/68. Professionista dal 1969 al 1979, con 5 vittorie.
Un gregario a quattro ante, che seppe segnare un’epoca, dove divenne popolare pur non vincendo con la frequenza di un evidente. Uno che è stato “angelo custode di Motta, Gimondi, Basso, Gosta Pettersson, Zilioli, Roger De Vlaeminck, De Muynck, Saronni, ed un lottatore formidabile nelle rare volte in cui è stato lasciato libero da compiti di squadra.
Nato a Taglio di Po, la sua famiglia, a seguito dell’alluvione nel Polesine, si trasferì a Legnano, quando Ottavio aveva sei anni. Nella cittadina lombarda si avvicinò al ciclismo entrando a far parte della Rescaldinese, per poi approdare tra i dilettanti dell’Ignis di patron Giovanni Borghi. Più piazzato che vincente, dopo la pausa per il servizio militare, corse nel ’67 per il G.S. Olmina, nome di una contrada storica di Legnano, con la cui maglia fu terzo, fra gli altri piazzamenti, al GP Carlo Mocchetti. Nel 1968, l’ultimo suo anno fra i dilettanti, vestì la maglia della Bonalanza Oleggio, vincendo la Piccola Tre Valli Varesine e la tredicesima frazione della Vuelta a Colombia.
Soprannominato “il mastino” per le sue qualità di “duro”, con doti di scalatore e di fondo ed una tenacia senza fine, passò professionista nel 1969, con la Sanson diretta dall’ex velocista Vendramino Bariviera. Nell’anno d’esordio, Ottavio finì secondo nella tappa di Pavia al Giro d’Italia (chiuso 52°), nonché secondo anche al G.P. Industria e Commercio di Prato. Nel 1970 la Sanson chiuse i battenti e Crepaldi s’accasò alla Salvarani, dove c’erano tanti campioni, con un contratto biennale. Qui affinò il ruolo tanto di spalla, quanto di gregario acquaiolo, ma riuscì pure a cogliere, nel biennio, il 3° posto in una classica come l’Henninger Turm di Francoforte, un 4° al Tour d’Indre et Loire, un 4° posto nella tappa di Poitiers al Tour de France ’71 (chiuso 25°) e la vittoria al G.P. Montelupo ’71, davanti a Roberto Poggiali e Wilmo Francioni.
Nel 1972, passò alla Ferretti diretta da Alfredo Martini, ottenendo il quarto posto nella tappa di Reggio Calabria al Giro d’Italia. Nella stagione successiva divenne alfiere della Zonca Lampadari di Voghera, con Ettore Milano alla direzione sportiva, ma fu un anno grigio per Ottavio, che colse solo il 2° posto al Gp Olgiate ed al Giro d’Italia si ritirò.
Nel ’74 passò alla Magniflex dei fratelli Franco e Giuliano Magni, col bolognese Primo Franchini in ammiraglia. Nella stagione vinse il Gp di Bagnara, fu 4° nella tappa di Montcada del Giro di Catalogna, 5° nel Gp Calenzano, 7° alla Coppa Bernocchi e 12° al GP Montelupo. L’anno seguente colse una importante vittoria al Giro della Svizzera sul traguardo di Oftringen, davanti al fenomenale Roger De Vlaeminck, leader indiscusso della corsa elvetica. Nel 1976 passò alla Brooklyn della famiglia Perfetti, guidata da Franco Cribiori. Con quei colori conquistò la quinta tappa del Giro di Puglia sul traguardo di Martina Franca, nonché il 2° posto nella tappa di Bastia al Tour di Corsica. Sempre come gregario, raccolse l’anno dopo due terzi posti nelle frazioni di Meiringen e di Effretikon al Tour de Suisse.
Nel ’78, tornò a vestire la maglia della Magniflex, venendo selezionato per i Campionati del Mondo del Nurbugring (dove si ritirò terminate le sue mansioni), dopo una stagione dove al suo gran lavoro come gregario, accostò il 3° posto nella tappa di Assisi al Giro d’Italia (chiuso 17°) ed il 2° posto nel GP Montelupo. L’anno successivo passò alla SCIC, guidata da Carlo Chiappano, con capitano Giuseppe Saronni. Nell’anno vinse la tappa di Barcellona al Giro di Catalogna e finì 2° nella Coppa Bernocchi. A fine stagione la Scic chiuse i battenti e Crepaldi decise di abbandonare il professionismo, trovando lavoro presso la Banca di Legnano, in quella che era davvero diventata la sua città d’adozione. Ed a Legnano, ha segnato la storia dell’U.S. Legnanese, curandone per anni il vivaio.

Vittorio Cumino
[Immagine: 16050237611325Cumino,Vittorio.jpg]
Nato a Torino il 21 maggio 1943. Passista scalatore, alto m. 1,80 per kg. 70. Professionista dal 1970 al 1972, non ha ottenuto vittorie. Altro corridore che è passato tardi al professionismo, potremmo dire già spento per curare le proprie ambizioni. Adatto per forza di cose ad un oscuro lavoro di gregario. E dire che da dilettante era stato in primaria vista per anni, nonché azzurro ai Mondiali di Brno nel 1969, dove giunse 25°. La squadra che lo fece esordire nel '70 fra i professionisti fu la Filotex di quel gran nocchiero di Valdemaro Bartolozzi e di un capitano formidabile come Franco Bitossi. Nel primo anno Cumino imparò a far bene il suo nuovo lavoro e colse pure qualche piazzamento come il 9° posto al Giro di Toscana e il 10° alla Milano Torino. Partecipò al Giro di Svizzera che chiuse 48°. L'anno seguente fu 5° nella Coppa Agostoni e al GP Camucia, 9° nella Coppa Sabatini e 10° nel Giro delle Marche. Ripartecipò al Giro di Svizzera che concluse 28°. Nel 1973 poté finalmente partecipare al Giro d'Italia dove al solito lavoro di gregario, trovò modi di distinguersi: fu 2° nella tappa di Messina Circuito Peloritani e chiuse la Corsa Rosa al 59° posto. Nel resto di stagione fu 4° nella Milano-Vignola e 9° nel GP Camaiore. A fine stagione, a trenta anni, per sua decisione, decise di appendere la bicicletta al chiodo.

Mino De Rossi
[Immagine: 16722582351325DeRossi,Mino2.jpg]
Nato ad Arquata Scrivia (Alessandria) il 21 maggio 1931, deceduto a Quinto al Mare (Genova) il 7 gennaio 2022. Passista e pistard. Professionista dal 1953 al 1966, su strada ha ottenuto fino al 1957, dal 1958 si è dedicato esclusivamente alla pista come seigiornista. Su strada ha vinto due corse, su pista due Seigiorni.
La disamina della carriera di questo possente passista non può che annotare prima delle grandissime doti, una prorompente precocità. A 19 anni il 17 ottobre 1950, al Vigorelli di Milano, stabilì il Record dell’Ora per dilettanti in 42,481 km e l’anno seguente, fu capace di vincere il Titolo Mondiale dell’Inseguimento, superando il belga Glorieux e il Titolo Italiano della medesima specialità. Sull’onda di quell’annata eccezionale alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952, fu peculiare nella conquista della Medaglia d’Oro nell’Inseguimento a Squadre, assieme a Morettini Campana e Messina. Nell’anno si confermò Campione Italiano nell’Inseguimento individuale e finì 2° ai Mondiali. A fine ’52, Fausto Coppi in persona lo volle alla Bianchi e De Rossi esordì fra i professionisti. Atteso anche su strada per le sue poderose accelerazioni e per quella ritmicità che garantiva un sicuro protagonismo nell’amica specialità dell’inseguimento, l’alessandrino però non fu capace di confermarsi. Nel 1953 fu 3° nel Criterium d’Oran, 10° al Giro di Lombardia e fi un paio di volte 2° su pista nell’omnium insieme a Coppi. Il piazzamento nel Lombardia, comunque, stava a dimostrare che avrebbe potuto emergere quanto prima. Ed infatti nel 1954 fu un protagonista della “Classica delle foglie morte” che chiuse al 3° posto. Nell’anno aveva colto anche altri piazzamenti di un certo valore: finì 4° al Giro di Romagna, 5° nel GP Cattabrighe e nella Coppa Boero, 6° nel Trofeo Fenaroli. Chiuse poi 3° il Tricolore dell’Inseguimento, ma ai Mondiali della specialità, fu eliminato nelle batterie. Ancora senza vittorie nel 1955 (stagione nella quale lasciò la Bianchi per passare alla Chlorodont), nonostante una buona serie di piazzamenti ed alcuni sprazzi di evidenza. Fu 2° al GP di Giulianova, 3° nel Giro della Valle del MEtauro, 4° nel GP di Busto Arsizio, 11° al Giro di Lombardia e 12° nel Giro dell’Appennino. Fu poi ancora 3° nel Tricolore dell’Inseguimento. Nel 1956 passò alla Frejus ed arrivò finalmente il primo successo su strada al GP di Oleggio. Nella stagione fu sempre 3° agli Italiani dell’Inseguimento e chiuse 8° il Trofeo Fenaroli. Partecipò per la prima volta al Giro d’Italia, ma si ritirò. Nel 1957, in maglia Ignis, decise di dedicarsi quasi esclusivamente alla pista, ed iniziò a partecipare alle Seigiorni. Nell’anno fu 2° nel Tricolore dell’Inseguimento, 3° nella Seigiorni di Chicago e 3° in quella di Lousville, mentre nelle rarissime presenze su strada fu 2° al GP Vighizzolo e 7° nella Milano Mantova. La stagione ’58, passata in maglia Calì Broni Giorardengo, gli regalò il secondo successo su strada, al GP di Vauvert in Francia. Fu poi 2° alla Seigiorni di Parigi e agli Italiani dell’Inseguimento. Col 1959, il suo rapporto con la pista divenne pressoché totale ed intensificò il suo essere giramondo attorno al fascinoso mondo delle Seigiorni. Proprio una di queste, quella di Buenos Aires, in coppia con Jorge Batiz, fu la prima a finire nel suo palmares. Fu poi 3° nella Seigiorni di Monaco di Vestfalia, e 2° nel madison dell’allora famoso Prix Dupré Lapize di Parigi. Indi, sull’amico inseguimento, finì 2°agli Italiani e arrivò ai quarti di finale nei Mondiali. Gli anni sessanta rimarcarono le sue presenze sugli anelli anche se non arrivarono, nella prima stagione del decennio, particolari acuti. Nell’unica sortita su strada del ’60 però, sfiorò la vittoria: fu 3° nel GP di Cerro Maggiore. Ormai protagonista delle Seigiorni, tornò al successo a Montreal nel ’63 in coppia con Nando Terruzzi. E nel ’64 sfiorò nuovamente la vittoria nella medesima Seigiorni finendo 2°, così come 2° fini in quelle del Quebec e 3° in quella di Buenos Aires. Popolare in Canada, nel 1965 finì 2° nella Seigiorni di Toronto. Mino De Rossi continuò come seigiornista fino al 1967, chiudendo lì una carriera che pur non essendo stata sincronica alle speranze che aveva lanciato nel 1952, attutì la delusione con un lungo, onesto e più che buon segmento su quei velodromi che allora sapevano radunare folle incredibili.

Gianni Ghidini
[Immagine: 16096985313538GhidineLygie.jpg]
Nato a Golese (Pr) il 21 maggio 1930, deceduto a Baganzola (Pr) il 20 giugno 1995. Passista veloce. Alto m. 1,71 per kg. 70. Professionista dal 1953 al 1954 con tre vittorie.
Per chi, magari ancor oggi, crede alla maledizione della maglia iridata dei dilettanti, sicuramente troverà in Gianni Ghidini un bel esempio. Già, perché questo corridore parmense, forte sul passo e molto veloce, fu un personaggio in gran vista fra i dilettanti della sua epoca e, se vogliamo, anche in una più vasta area di confronto. E grazie ad un crescendo di risultati e di protagonismo evidenti, Proietti, lo storico Comissario Tecnico della Nazionale dei dilettanti degli anni cinquanta, lo schierò con compiti possibili di primato ai Campionati del Mondo di Varese, nel 1951. La risposta? Vinse di un'inezia (non c'era il fotofinish) sul toscano Rino Benedetti, che era convinto (come tanti spettatori del resto) di aver tagliato prima del compagno il traguardo. Fatto sta che Rino passò nel '52 fra i professionisti e lì determinò una bella carriera, mentre Gianni, rimase dilettante a godersi quell'arcobaleno e a pedalare verso le Olimpiadi di Helsinki '52, dove finì 7° nella prova in linea e conquistò l'Argento a squadre. Ma quando, nel '53, passò prof, nel breve volgere di un paio d'anni divenne un ex corridore.
A dargli l'accasamento fu l'Atala, che correva alternata alla Lygie, la propria filiale e che credeva e sperava, di aver fatto un bel colpo portandosi Ghidini in squadra. Invece, le cose andarono diversamente. L'esordio di Gianni fu abbastanza buono, perlomeno per un corridore normale, ma il parmense non era visto come uno dei tanti,bensì come l'iridato dei dilettanti,ed il sodalizio dello storico diesse grigio-azzurro Alfredo Sivocci, non rimase contento, tanto è che a fine anno si concretizzò il divorzio. La vittoria di Ghidini nella tappa di Tienen al Giro del Belgio per indipendenti, il 2° posto nel Circuito della Valle del Liri, il 3° nel Giro dell'Appennino, il 4° nel GP d'Autunno, il 5° nella Coppa Sabatini, il 6° nella Milano-Modena, il 7° nel Trofeo Matteotti, l'8° nel Giro della Provincia di Reggio Calabria, il 9° nella Coppa Bernocchi, il 10° nel Trofeo Fassi, ed un buon "Lombardia" chiuso 19°, erano poco, troppo poco per l'Atala. Tra l'altro Ghidini si era ritirato al Giro, senza mai dare segni di vitalità nelle tappe concluse. A fine anno, come detto, ci fu la separazione ed il parmense finì alla Girardengo. Il 1954 di Ghidini, in risultanze fu questo: vinse la cronotappa di Gela al Giro di Sicilia, ed una frazione del Giro di Croazia e Slovenia, corsa che poi chiuse 3° nella Generale Finale. Nell'anno, fu inoltre 9° alla Milano Torino e 11° nella Tre Valli Varesine. In ogni caso, Girardengo confermò Ghidini anche per il '55. Ma il parmense, afflitto da vari malanni, non corse quasi mai, ed appese la bicicletta al chiodo.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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