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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 23 febbraio
#1
Luca Celli
[Immagine: 15545566631325Celli,Luca.jpg]
Nato a Forlimpopoli il 23 febbraio 1979. Passista. Professionista dal 2004 al 2010 con 3 vittorie.
La sua storia raccoglie appieno, quanto si tende a stereotipare dei caratteri di Romagna e Svizzera. Già, perché Luca, di padre romagnolo e madre elvetica, si mostrò presto tanto socievole e goliardico, quanto preciso e pragmatico. Iniziò lo sport con sci e tennis. Bravino in entrambi, niente più. Fuoriclasse invece nello studio, fino a diplomarsi al liceo scientifico col massimo. Stesso andamento all'università in Economia Politica. A quasi 20 anni, per curiosità, comprò una bici da corsa, ma iniziò ad usarla bene più avanti. A 22 anni, nonostante le sue dichiarazioni agonistiche, le risultanze si mostrarono utili solo alla derisione dei più. Pungolato, incentivò l'impegno, senza diminuire la bravura di studente vicino alla laurea. Dopo 3 positivi mesi nelle granfondo, grazie ad un amico, convinse Roberto Drei a farlo e-sordire fra gli under 23. Il risultato nella prima gara non lasciò dubbi: aveva stoffa! Un anno e mezzo dopo, divenne prof con la Caldirola. Di lì sette anni nel grande ciclismo, in cui mostrò belle doti sul passo, disponibilità alle fughe da ardito e pure il suo bel segno vincente. Nel 2005, trionfò solitario nella prima tappa del Giro di Vallonia, corsa che poi vinse con vantaggio incrementato. Nel 2007, fu sua, sempre in solitudine, la 3a tappa del Giro di Renania, dove poi finì 2°, a 5” dal vincitore. Nel 2008 fu 2° nel Campionato Italiano a cronometro. Lo stop ad una carriera che avrebbe potuto lasciare qualche altra buona tappa, avvenne nel 2010, quando fu accusato di doping in virtù di una inchiesta assai farraginosa. Partì la solita gogna e si concretizzò l’addio all’ormai sicuro consistente contratto con una grande squadra. Il primo ottobre 2013, la Corte d’Appello di Perugia, promulgò l’assoluzione di Celli da tutte le accuse, con una motivazione tanto chiara quanto inappellabile poiché “il fatto non sussisteva”.  A Luca rimanevano la beffa e l’ingiustizia, ben poco attenuate dalle scuse. Ciclisticamente, vista l’età, restavano a Celli solo le pedalate amatoriali delle granfondo.

Camille Le Menn (Fra)
[Immagine: 16429562901325LeMenn,Camille2.jpg]
Nato a Brest (Bretagna) il 23 febbraio 1934. Passista, alto 1,65 m. per 63 kg. Professionista dal 1958 al 1966 con 13 vittorie. Un “peperino” dalla storia particolare e più forte di ciò che ha trasmesso sulle strade nelle corse d’élite. Uno con convinzioni profonde, testardo come pochi, ma alla fine uno che sapeva trasmettere e che non ha caso divenne allenatore di valore. Insomma, un personaggio cresciuto con una moderata passione verso il ciclismo, ed una decisamente più grande verso la divisa militare. Poi, trovatosi riformato dall’esercito per la statura (una mondiale idiozia in ogni paese), giocoforza pensò di diventare qualcuno nel pedale. Da dilettante fu un evidente: entrò nella Nazionale che partecipò alla Corsa della Pace, la famosa Praga-Varsavia-Berlino, per due anni consecutivi, come del resto fu protagonista in diverse altre corse. In altre parole: un Le Menn poco vincente, ma sempre, appunto, evidente. E dire che pur essendo “sveglio” in termini di preparazione, non si dannava mai l’anima per arrivare a certi livelli. La Peugeot BP (che poi sarà il suo sodalizio per antonomasia), lo fece passare professionista nel 1958. Camille, salutò l’arrivo nel ciclismo che conta e fa più di tutti storia, vincendo dapprima il Gp Lanester, indi la tappa di Avignone del Criterium del Dauphiné Liberéé, Questa vittoria lo spinse verso il Tour de France nella formazione del Sud Ovest. Ed il Tour lo vide a Parigi 54°. Nel ’59 vinse il Gp Libersac, fu 2° nel Gp Foumies e 5° nel Trophy dell’Isola di Man, ma non partecipò al Tour de France. L’anno successivo vinse il Prix de La Ville-Gozet, la prima tappa del Circuito Provenzale (allora corsa di peso) e la prima tappa del Tour del Sud-Ovest. Fu 3°nella Parigi-Camembert e chiuse la Grande Boucle al 66° posto. Fu poi autore di un gran finale di stagione col 4° posto nel GP delle Nazioni a cronometro e col 3° nel Trofeo Baracchi (corso in coppia con Bernard Valdois). Aprì il 1961, con una grande prestazione al Giro delle Fiandre, dove corse sempre all’attacco e chiuse 6°, solo perché privo di compagni di squadra in grado di sostenerlo. Fu poi protagonista al Gp di Fourmies con un 2° di tappa ed il 3° finale e, soprattutto, alla mitica Bordeaux Parigi, che chiuse 3°. Dopo altri piazzamenti minori e la vittoria in una tappa del Tour de L’Oise, partecipò al Tour de France, ma stavolta si ritirò per una caduta e brutte condizioni generali, nel corso della 12esima frazione. Fu poi ancora protagonista nelle gare a cronometro, col 4° posto al GP delle Nazioni e al Trofeo Baracchi (in coppia con Duez).
Nel ’62 vinse il Prix Nouan-le-Fuzelier e fu 2° nella Bordeaux-Saintes. L’anno successivo, vinse il Prix Gourin e la Bernos-Beaulac e fu 3° nel Circuit de la Vienne, mentre nel 1964 fece suoi il Prix Montmorillon ed il Criterium di Saint-Claud. Chiuse poi il Tour de France al 69° posto. Nel 1965 fu 2° nella Parigi-Camembert. Tornò al successo, l’ultimo, nel ’66 al Gp di Hénanbihen. Chiuse la carriera dedicandosi alla pista dove, nel Campionato Nazionale dell’Inseguimento, giunse 2° nel ’66 e 3° nel ’67. All’indomani, il sogno di stare in divisa si avverò: fu nominato allenatore della nazionale militare e rimase in carica per venti anni. Come i suoi atleti anch’egli tornò ad allenarsi e lo fece come mai l’aveva fatto da dilettante e da prof.  A quarant'anni iniziò a correre tra i veterani divenendo quasi imbattibile in Francia ed in Europa. Tornato civile si mantenne poi allenatore molto apprezzato.

Fiorenzo Tomasin
[Immagine: 15968209383538Tomasin59.jpg]
Nato a Cimetta di Codognè (TV) il 23 febbraio 1934, deceduto a Vazzola (TV) il 22 ottobre 2019. Passista. Professionista dal 1959 al 1961 con una vittoria.
Evidente delle categorie giovanili e dei dilettanti. Cominciò da allievo a far parlare di sé, quando vinse assieme a Cestari, Foltran e Pavan la Coppa Adriana, ovvero una sorta di campionato italiano cronosquadre. Proseguì da dilettante dove fu azzurro ai Campionato Mondiale di Frascati, nel 1955. Qui l'Italia fece tripletta con Ranucci, Grassi e Bruni e Tomasin dopo aver lavorato per loro, chiuse 26°. Il trevigiano fu poi azzurro anche ai Mondiali '56 a Copenaghen, dove si ritirò. Non passò professionista come logica avrebbe voluto, restò a sgomitare fra i dilettanti, che allora correvano su distanze talvolta anche marcatamente più lunghe del pessimo ciclismo odierno, voluto da "idrovora" UCI. Il salto di categoria per Fiorenzo Tomasin avvenne solo nel 1959, all'interno della San Pellegrino di Gino Bartali. Nella sua prima stagione fu più che discreto: vinse il Gran Premio Boldrini, una cronocoppie con Ernesto Bono, fu 7° nel GP Ponzano Magra, 7° nel Trofeo Baracchi (con Bono), 8° nel GP Cerro Maggiore, a cui fecero seguito tanti piazzamenti minori. Si ritirò al Giro d'Italia però. Nel 1960 passò all'Atala, ed il calo del suo rendimento fu vistoso: si ritirò ancora al Giro e per il resto il suo miglior piazzamento fu il 30° posto al Giro di Toscana. A fine stagione, l'Atala di Sivocci, lo lasciò libero e per Tomasin non restava altro che correre da isolato con qualche contratto parziale. E così fu. Corse il Giro d'Olanda con l'olandese Caballero e alcune gare italiane con l'Europhon, ma non brillò mai ed a fine stagione chiuse col ciclismo agonistico.

Eddy Van Haerens (Bel)
[Immagine: 16309556581325Vanhaerens,Eddy.jpg]
Nato a Torhout il 23 febbraio 1954. Professionista dal 1977 al 1988 con 50 vittorie. Uno di quei corridori che hanno vinto tanto, pur non avendo numeri di eccellenza, ma lo hanno fatto grazie a sagacia tattica e volontà. Van Haerens era solo discretamente veloce, ma sapeva sempre cogliere l'attimo giusto per partire, lo stesso anche quando c'era da tentare l'assolo. Bravo ad entrare nelle fughe, nonché gran lottatore nelle gare vallonate. Nel suo palmares, pingue per numeri, non ci sono grandi corse, ma diverse semiclassiche, che vanno viste come il termometro dei suoi valori. A ribadirli, ci sono pure grandi piazzamenti nelle classiche. Inutile dire che uno come lui, oggi, nella era dei ciclisti telecomandati, vincerebbe di più e manderebbe sovente in tilt, tanti diagrammi di corsa stampati sulla monotonia dell'ovvio. Tutte le sue vittorie.
1977: Giro delle Fiandre Orientali; 3° Tappa del Giro di Catalogna. 1978: Circuito del Brabante Occidentale; GP di Londra; Criterium Wingene. 1979: Criterium Westrozebeke. 1980: 5a Tappa della Quattro Giorni di Dunkerque; Criterium di Koekelare, Kortemark, Niel e Hannut. 1981: Criterium di Moorsele e Zomergem. 1982: 15a e 19a Tappa della Vuelta di Spagna; Vuelta d'Aragona; 1a, 2a e 3a Tappa della Vuelta d'Aragona; Erembodegem-Terjoden; 2a Tappa del Giro d'Olanda; GP Denain; Omloop van het Houtland; Criterium di San Sebastian, Keiem e Torhout. 1983: Omloop van de Vlasstreek; 1a e 5a Tappa della Vuelta d'Aragona; Classifica a punti Vuelta d'Aragona; Criterium di Gistel, Gullegem, Kortemark, Olsene e Westrozebeke. 1984: 3a Tappa del Giro di Catalogna; Criterium di Kortemark, Oostrozebeke e Westrozebeke. 1985: Bruxelles- Ingooigem; Campionati delle Fiandre; Circuito delle Regioni di Frontiera; Criterium di Alken, De Haan, Houthulst e Kortrijk. 1986: 2° Tappa del Giro di Danimarca; Criterium di Deerlijk e Mussidan. 1987: Criterium di Deerlijk.

Maurzio Ricci detto Morris
 
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